Vicenza ha un nuovo vescovo che sceglie pastoralità ed ospitalità

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Domenica 11 dicembre la diocesi di Vicenza ha accolto il nuovo vescovo mons. Giuliano Brugnotto con il rito di ordinazione presieduto dal vicentino card. Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano,  con il suggerimento a chiunque avesse intenzione di fargli un dono, di devolvere un’offerta a sostegno di un piccolo ospedale in allestimento in Pakistan sostenuto dall’Associazione Missione Shahbaz Bhatti Onlus (MSB) che opera in Pakistan per la difesa dei diritti delle minoranze religiose e cristiane (IBAN: IT23B0306961904100000003808 – BIC BCITITMM), che si si ispira al pensiero e all’impegno di Shahbaz Bhatti, ministro federale delle Minoranze Religiose e dell’Armonia Nazionale del Pakistan, assassinato il 2 marzo 2011.

Ed a conclusione della celebrazione eucaristica il vescovo novello, salutando i fedeli, ha sottolineato che i momenti di tristezza sono trasformati in gioia dalla speranza cristiana, come recita il salmo: “I sentimenti di tristezza, consegnati a Dio con fiducia, vengono trasformati dalla speranza cristiana in gioia perché il Signore è il mio e nostro pastore: nulla ci manca. Ho a lungo meditato in queste settimane il salmo 23 che spesso cantiamo nella versione di p. David Maria Turoldo. Oggi quella preghiera fa risuonare le corde più profonde del cuore e sono motivo di gioia. Il salmo coniuga nell’unica lode la pastoralità e l’ospitalità”.

Quindi è Gesù che trasforma la tristezza in speranza: “Riconosciamo presente in mezzo a noi l’unico Pastore che è Cristo Signore. Lui guida la Chiesa, con il suo Santo Spirito. Lui ristora e dona forza e ci indica il sentiero giusto nel quale camminare verso il regno.

E’ Lui che ha scelto gli apostoli, non quali sostituti, bensì quali suoi servitori inviati ad annunciare il Vangelo… Raccolgo il testimone per continuare la corsa. In questo nostro tempo siamo invitati ad una nuova sequela di Gesù che un autore ha recentemente indicato come ‘mistico-politica’. Sequela mistica per una relazione, personale e comunitaria, piena di affetto e fiducia in Cristo rivelatore del Padre”.

L’altra parola che il salmo evidenzia è quella dell’ospitalità, che si manifesta nell’Eucarestia: “Insieme alla pastoralità con il salmo rendiamo grazie per l’ospitalità. Dio ha preparato una mensa per noi, ospitandoci oggi tutti presso suo Figlio al banchetto dell’Eucaristia.

E’ stato versato dell’olio sul mio capo chiedendo a Dio che renda fecondo il mio ministero. E come sarà fecondo? Con la fraternità. L’ospitalità del Signore genera fraternità. Una fraternità che ho vissuto; ora mi aspetta una nuova fraternità”.

E dopo i ringraziamenti alle persone, che lo hanno accompagnato in questo cammino mons. Brugnotto ha rivolto un saluto alla sua famiglia: “La bontà del Signore si è manifestata inizialmente nella mia famiglia. C’è qui mio papà con le sorelle, il cognato e i nipoti e altri parenti. Mia mamma ci sta seguendo in tv dalla Casa di riposo delle suore francescane in città a Treviso insieme ad altre anziane”.

Ha concluso con un ringraziamento particolare al card. Parolin, che ha officiato il rito: “Il dono che Lei ci ha fatto diventa per me, come penso lo sia già per questa Diocesi, un impegno: accompagnare Lei e Papa Francesco nel servizio alla Chiesa universale e al mondo intero.

Vi affidiamo al Signore per il delicato compito, anche diplomatico, di essere messaggeri e costruttori di pace nei dolorosi conflitti presenti in diverse parti del mondo compresa l’Europa. Preghiamo anche perché trovino stabilità gli accordi attualmente provvisori tra Santa Sede e Repubblica Popolare di Cina sulle nomine dei vescovi.

Infine vi siamo grati per l’impegno costante nell’ascoltare e farvi voce del grido dei poveri e del grido della terra”.

Nell’omelia il card. Pietro Parolin ha ricordato la funzione del ministero episcopale nella Chiesa: “Il Vescovo deve manifestare con la sua vita e il suo ministero episcopale la paternità di Dio, la bontà, la sollecitudine, la misericordia, la dolcezza e l’autorevolezza di Cristo, che è venuto per dare la vita e per fare di tutti gli uomini una sola famiglia, riconciliata nell’amore del Padre… Nessuno è escluso dal cuore del Vescovo!”.

Ed ha indicato tre caratteristiche dell’essere vescovo, la cui prima è la gioia: “La gioia dell’Avvento, la gioia del Natale, la gioia dell’incontro, quotidianamente rinnovato, con il Signore Gesù, come dice papa Francesco nell’incipit dell’Evangelii Gaudium: ‘La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù … Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia’… Ci parlano di beatitudine, di felicità, di gioia, ci parlano delle condizioni della gioia per un Vescovo”.

Dopo la gioia delle beatitudini occorre la pazienza, citando il card. Siri e santa Teresa d’Avila: “Siate pazienti ci esorta san Giacomo (costanti, traduce la versione liturgica)… Sii, caro don Giuliano, un Vescovo paziente!”

Ed infine il card. Parolin raccomanda la concretezza: “Gesù cita le parole con cui il profeta Isaia, ben sette secoli prima, aveva meravigliosamente descritto l’irruzione dei tempi messianici. In lui, nei miracoli che egli compie, gli antichi sogni di Isaia stanno diventando realtà.

E per annunciare il Vangelo oggi, compito primario della Chiesa come ci ricorda con insistenza papa Francesco, una Chiesa, un Vescovo, un cristiano non potrà che farlo continuando il metodo e lo stile di Gesù: cominciando dalle opere dell’amore”. 

(Foto: diocesi di Vicenza)

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