Mons. Battaglia: Napoli sia città della gioia
E’ stata una lettera appassionata alla città di Napoli il discorso dell’arcivescovo di Napoli, mons. Domenico Battaglia, nel giorno in cui si è celebrata l’Immacolata Concezione, nella chiesa del Gesù Nuovo, attraverso la terza Lettera d’Avvento. Questa Lettera è dedicata ‘alla città della gioia’, che non ha ‘negato i problemi, ma ha avuto la forza per superarli con la tenacia di gettare il cuore oltre l’ostacolo’.
Ai piedi della Vergine, dinanzi alla quale i Vigili del fuoco hanno deposto fiori, segno di preghiera e gratitudine, l’arcivescovo ha affidato Napoli (dopo aver rivolto un pensiero alle vittime delle zone di Ischia, martoriate dalla frana), chiedendo di custodire tre ‘gioie’: i bambini, l’incontro, la bellezza.
Nella lettera l’arcivescovo ha sottolineato la bellezza di questa festa, che apre al Natale: “… è particolarmente bello essere con voi in questo giorno così caro al popolo napoletano, il giorno dell’Immacolata, giorno di festa e di affidamento, giorno di attesa di una nascita ma allo stesso tempo giorno in cui l’attesa nasce e si fa concreta, attraverso i segni natalizi degli addobbi, dell’albero e soprattutto del presepe, che dalle nostre parti rappresenta la Nascita di Cristo non nel suo tempo ma nel nostro, non nella sua terra ma nella nostra terra, tra le nostre strade, nella nostra Napoli”.
Per questo Napoli è la città della gioia: “Non della gioia superficiale, non di quell’allegria che fugge dai problemi trovando nella superficialità un rifugio dall’impatto con la dura realtà quotidiana. No, tu sei la città della gioia perché hai imparato nel corso del tempo, tra le vicende della storia, anche quelle più recenti, a guardare oltre le nuvole nella certezza che il sole c’è sempre, anche quando per qualche attimo viene ostruito dal grigiore della tempesta”.
La gioia è sinonimo di tenacia: “La gioia per te non è mai stata negazione dei problemi ma forza per superarli con la tenacia di gettare il cuore oltre l’ostacolo. Quante tempeste e mareggiate abbiamo vissuto o viviamo ancora in questo periodo! Penso alla tempesta della pandemia, in cui tu, Napoli, hai dato una dimostrazione smisurata di solidarietà e attenzione ai piccoli e agli ultimi, impedendo che fosse ulteriormente ferito chi già barcollava in un equilibro precario”.
Ed ha raccontato le battaglie affrontate dalla città: “Penso alla tempesta del lavoro, che ha visto numerosi operai, piccoli commercianti e artigiani privi del lavoro e dell’occupazione che con dignità avevano diligentemente portato avanti per anni!
Penso alla tempesta della camorra, un cancro mortifero della nostra terra sempre arginato e combattuto da tanti uomini e donne che attraverso il proprio lavoro istituzionale, l’associazionismo, l’impegno della denuncia e il volontariato ne hanno ostacolato e tuttora ne ostacolano la vittoria, avvicinandone sempre più la sconfitta, si perché come ogni fenomeno di male anche questo, anche la camorra sarà sconfitta, ve lo assicuro, senza titubanza alcuna”.
Per tutte queste battaglie affrontate Napoli è la città della gioia: “Napoli quante battaglie hai affrontato e affronti ogni giorno ma non lo fai mai con gli occhi tristi e il viso spento; lo fai invece con una decisa allegria, con una gioia radicata nel cuore, con quell’audace entusiasmo sostenuto dalla speranza e rafforzato dalla certezza di non essere soli, di essere comunità, di essere popolo.
Si, il popolo napoletano è gioia, e la sua gioia si alimenta nella scelta quotidiana di camminare insieme, di tenersi la mano, di non andare soli, perché soli si perde sempre sul lungo termine ma insieme, anche se forse è più faticoso, si vince sempre.
E tu Napoli nella storia questo lo hai dimostrato tante volte e sono certo che anche oggi, in questo tempo complesso e difficile, lo dimostrerai, vincendo con il bene ogni male, con la medicina del tuo amore ogni ferita sanguinante”.
E proprio questo segno di una Madre che attende il Figlio occorre custodire: “Da ‘custodire’ non nel senso di ‘chiudere in un cassetto, al riparo da sguardi indiscreti o da mani furtive’. Ma da valorizzare. Anche rischiando. Sfidando la rassegnazione che troppe volte ci afferra in un immobilismo che ostacola la speranza”.
Poi l’arcivescovo ha citato l’ultimo film di Paolo Sorrentino, ‘E’ stata la mano di Dio’: “Napoli torna a far incontrare le tue membra, abbatti gli steccati difensivi tra classi sociali, aiuta i tuoi figli a sentirsi tutti solidali gli uni con gli altri. Napoli, prendo a prestito le parole di uno dei tuoi figli e ti prego: non ti disunire”.
E quindi ha affidato alla Madonna i bambini: “Napoli, la prima gioia che ti voglio affidare è la gioia dei bambini, la gioia dei più piccoli, dei più giovani che sono in fondo il segreto dell’allegria e della speranza di ogni città, come di ogni famiglia. Tu hai una grande ricchezza, un patrimonio sconfinato di umanità che deriva proprio dal tuo essere una città giovane, una delle città più giovani di Italia e di Europa”.
Ed ha ricordato il patto educativo: “Napoli, custodisci te ne prego la gioia dei tuoi piccoli, diventa voce della loro speranza, poni segni concreti per il loro presente e non solo per il loro futuro. Che ogni tua scelta politica, amministrativa, corporativa, sociale, ecclesiale tenga conto di loro, delle loro necessità e che queste abbiano la meglio su tutto, su ogni interesse di parte. In questi mesi hanno mosso i primi passi, sulla scia del Patto Educativo, i tavoli di Forcella, Ponticelli e Soccavo: come è stato bello vedere realtà diverse, a volte apparentemente distanti, mettersi insieme per pensare al bene di ogni tuo figlio piccolo e fragile”.
La seconda gioia è quella dell’incontro: “Nel tuo codice genetico è iscritta la bellezza dell’incontrarsi, del confrontarsi, del contaminarsi e dell’ospitarsi vicendevolmente nel cuore prim’ancora che in una casa o in una piazza.
E mentre ti dimostri sempre capace di essere in prima linea quando si tratta di accogliere tra le tue braccia figli distanti, stranieri venuti da lontano per visitarti o per chiederti aiuto e ospitalità, non sempre sei solerte nel far incontrare delle parti di te, delle membra del tuo unico corpo, che troppo spesso rischia di apparire smembrato e diviso.
E’ per questo che ti chiedo di custodire e far crescere sempre più la gioia dell’incontro partendo proprio da te, dalle tante realtà che ti compongono e che a volte rischiano di apparire città diverse, distanti, incomunicabili tra loro”.
E’ un appello a conservare l’unità attraverso la ‘convivialità delle differenze’: “Conserva la gioia dell’incontro, moltiplicala trasformandola nella letizia dell’unità ritrovata, santificala riscoprendo che la gioia è reale, vera, duratura solo quando condivisa con tutti, partendo da coloro che hanno meno motivi e possibilità per gioire! Che a tutti i livelli si riscopra la gioia dell’incontro, la bellezza dell’ascolto profondo dell’altro e la forza del dialogo e dell’unità.
E’ anche se è normale e oserei dire necessario confrontarsi partendo da punti di vista distanti e differenti, questi non si trasformino mai in assolutismi che impediscono l’incontro e il dialogo ma diano piuttosto vita a quella ‘convivialità delle differenze’ tanto cara ad un profeta del nostro sud! Napoli, Maria stessa, donna dell’ascolto, madre dell’unità, ti affida la grazia dell’incontro, chiedendotene cura!”
Ed infine ha affidato Napoli alla Madonna: “Ed è proprio la gioia della bellezza. Guardati, specchiati nel mare che ti bagna, lasciati illuminare dal sole caldo che ogni giorno sorge sulle tue strade, adornati con i gioielli di arte che fanno di te non la cartolina di un’epoca ma un film ancora in corso, il cui finale di speranza, va scritto insieme. Sii consapevole della tua bellezza. E non sfoggiarla solo nelle grandi occasioni e nei grandi eventi. La gioia della bellezza raggiunga ogni quartiere, ogni periferia, ogni strada, ogni vicolo, ogni piazza, ogni casa, ogni cuore.
Ricorda però che la bellezza non è un fatto di facciata, non basta un bonus edilizio per ridarle splendore perché la bellezza vera, quella integrale, parte dal cuore. Perché la bellezza vera, quella duratura, ha a che fare con il bene e con la bontà. Papa Francesco, che è tuo amico e ti segue sempre con affetto, ce lo ha ricordato tante volte parlandoci di ecologia integrale”.
Dalla bellezza nasce la gioia: “Che parte dal cuore dell’uomo e arriva alla creazione, che inizia dall’anima e si manifesta nell’arte, che nasce nella mente umana e si traduce in scelte politiche, urbanistiche, ambientali. E’ solo dalla bellezza ‘integrale’ che nasce la gioia. E solo una bellezza condivisa che dà frutti duraturi, capaci di generare speranza.
Custodisci amata Napoli la gioia della tua bellezza, che ogni tuo figlio si adoperi con coraggio nel restaurare prima ancora che le strade la propria vita, prima ancora che i condomini le relazioni, prima ancora della viabilità l’urbanistica del cuore, liberando le strade occluse dall’individualismo, spazzando via i detriti del rancore e dell’indifferenza, illuminandolo nuovamente con le luci dell’amore e della solidarietà.
Diventa sempre più per la nostra Italia e per l’intera umanità il segno di una bellezza buona, di una bontà gioiosa, di una gioia eterna, capace di sconfiggere ogni tristezza e di diramare ogni tenebra”.
L’affidamento è avvenuto attraverso una preghiera alla Madonna: “E tu Maria, donna bellissima, fonte della nostra gioia, Madre della nostra città, continua ad accompagnare Napoli tra le strade del tempo e della storia.
Tu che dall’alto di quest’obelisco che ti raffigura Immacolata, sembri penetrare con il tuo sguardo discreto ogni strada, ogni casa, ogni cuore, aiutaci a riscoprire la grazia del camminare insieme, l’importanza del custodire la gioia dei piccoli, la bellezza che nasce dall’amarsi gli uni gli altri!”
Mentre in occasione del Natale l’ultima lettera dell’arcivescovo racconta il presepe: “Il presepe dalle nostre parti rappresenta la nascita di Cristo non nel suo tempo ma nel nostro, non nella sua terra ma nella nostra terra, tra le nostre strade, nella nostra Napoli. E mi rivolgo proprio a te Napoli, affinché tu possa continuare a essere ciò che già sei, una città colorata dalla natura, illuminata dalla bellezza, riempita di gioia dalla creatività e dall’amore dei suoi figli”.
Ed ha appellato Napoli ‘città della gioia’: “Sì, il popolo napoletano è gioia, e la sua gioia si alimenta nella scelta quotidiana di camminare insieme, di tenersi la mano, di non andare soli, perché soli si perde sempre sul lungo termine ma insieme, anche se forse è più faticoso, si vince sempre.
E tu Napoli nella storia questo lo hai dimostrato tante volte e sono certo che anche oggi, in questo tempo complesso e difficile, lo dimostrerai, vincendo con il bene ogni male, con la medicina del tuo amore ogni ferita sanguinante”.
E’ un invito a non rassegnarsi: “Custodire significa invece proteggere e valorizzare. Anche rischiando. Sfidando la rassegnazione che troppe volte ci afferra in un immobilismo che ostacola la speranza. Sì, la rassegnazione ci impedisce di custodire la gioia e soprattutto genera indifferenza.
Un’indifferenza apatica, rassegnata alla credenza pessimista che nulla può cambiare, perché il mondo va così. Invece no. Il mondo può cambiare se si custodisce nel cuore la gioia. E l’unico modo per custodire la gioia è farla crescere. E questo tempo di Avvento, questo periodo che declina le sue note sul pentagramma dell’attesa, può esserci di aiuto, insegnandoci l’arte del custodire la gioia”.
Maria, che tra mille difficoltà ha protetto nel cuore la Parola di salvezza e la carne del suo Figlio, ci insegna che anche la gioia ha una sua gestazione, e che questa gestazione deve tradursi in una nascita, che nel tuo caso, Napoli, è la nascita di una città ancor più gioiosa perché fondata sul bene dell’unità, della pace, della giustizia. Maria ci aiuti a riscoprire la grazia del camminare insieme, l’importanza del custodire la gioia dei piccoli, la bellezza che nasce dall’amarsi gli uni gli altri”.
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