Papa Francesco ai seminaristi: essere in relazione con il mondo

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Lunedì scorso papa Francesco ha dialogato con i seminaristi ed i sacerdoti che studiano a Roma, rispondendo a 10 domande su 205 proposte, che hanno riguardato la fede, spaziando dalla direzione spirituale dei giovani sacerdoti al rapporto scienza e fede con una prima domanda riguardante la direzione spirituale:

“A volte è importante essere accompagnato da qualcuno che conosca la mia vita, e che non è necessario sia il confessore; a volte va, ma l’importante è che siano due ruoli distinti. Tu vai dal confessore perché ti perdoni i peccati e vai preparandoti sui peccati. Vai dal direttore spirituale per dirgli le cose che stanno succedendo nel tuo cuore, le mozioni spirituali, le gioie, le rabbie e cosa succede dentro di te.

Se ti relazioni solo con il confessore e non con il direttore spirituale, non saprai crescere, sarà una cosa che non va. Se ti relazioni solo con un direttore spirituale, un accompagnatore, e non vai a confessare i tuoi peccati, questo pure non va.

Sono due ruoli diversi, e nelle scuole di spiritualità, per esempio quella gesuitica, Sant’Ignazio dice che è meglio distinguerli, che uno sia il confessore e un altro il direttore spirituale. A volte è lo stesso ma sono due cose diverse, che forse fa una sola persona, ma due cose diverse”.

Il papa ha ribadito che la direzione spirituale è un ‘carisma battesimale’: “I preti che fanno direzione spirituale hanno il carisma non perché preti, ma perché laici, perché battezzati… Può essere un sacerdote, ma non è esclusivamente dei sacerdoti.

E per essere direttore spirituale ci vuole un’unzione grande. Per questo, alla tua domanda, direi: prima di tutto essere sicuro che io devo essere accompagnato, sempre. Perché la persona che non è accompagnata nella vita genera ‘funghi’ nell’anima, i funghi che poi ti molestano. Malattie, solitudini sporche, tante cose brutte. Ho bisogno di essere accompagnato. Chiarire le cose”.

Ed anche sul rapporto tra scienza e fede è stato chiaro: “E’ importante non negare il ruolo della scienza, anche della scienza che va avanti, la scienza che fa ricerca, è importante, è molto importante… Dobbiamo dare una risposta all’altezza, degna dell’uomo, e questo credo che sia molto importante: guardare con orizzonti larghi…

Alla maggior parte delle cose possiamo rispondere noi perché le sappiamo. Quando gli studenti universitari vengono con un dubbio, vi do un consiglio: quando ti portano un dubbio da parte dell’università, per esempio, gli studenti (forse questo è il settore di maggior lavoro), se è possibile, rispondere con un altro dubbio, e così tu sei attento e lo stesso gesto che lui fa a te tu lo fai a lui, così che non si senta troppo sicuro…

Il dialogo con la scienza sempre aperto. E dire: questo non so spiegartelo, ma tu devi andare da questi scienziati, da queste persone che forse ti aiuteranno. Fuggire dalla contrapposizione religione/scienza, perché questo è un cattivo spirito, non è lo spirito vero del progresso umano. Il progresso umano farà andare avanti la scienza e anche conservare la fede”.

Un’ulteriore domanda ha riguardato la formazione nei seminari: “Ma la vita è uno squilibrio continuo, perché la vita è camminare e trovare, trovare difficoltà, trovare cose belle che ti portano avanti e queste ti squilibrano, sempre…

Ma l’equilibrio, nella vita, è anche l’equilibrio con l’esperienza di perdono e di misericordia per il peccato. Ma grazie a Dio che siamo peccatori, caro, e grazie a Dio che abbiamo bisogno di andare tutte le settimane o ogni quindici giorni dal confessore perché ci perdoni. E questo è uno squilibrio grande perché ti porta all’umiltà. La vita cristiana è un continuo camminare, cadere e alzarsi”.

Ed ha insistito sulla formazione dei seminaristi: “La formazione dei seminaristi: i seminaristi devono avere una buona formazione spirituale. ‘Io vado al seminario, sto imparando filosofia, teologia…’. Sì, ma lo spirito, che cos’è? Prima di tutto, una buona formazione spirituale.

Anche nel propedeutico. Il fine del propedeutico, oggi, è questo: abituare il seminarista al discernimento spirituale, alla formazione spirituale, alla scienza, alle scienze dello spirito. Secondo, una seria formazione intellettuale”.

Ed ha raccontato la sua esperienza: “Quando chiedevo informazioni per promuovere uno agli ordini, sia al diaconato sia al presbiterato, quando ero gesuita, chiedevo ai fratelli coadiutori, a tanti ma sempre ai fratelli coadiutori e alla gente della parrocchia; e le migliori informazioni non mi venivano dai professori: erano buone, ma le migliori venivano dai fratelli coadiutori e dalle donne delle parrocchie.

E’ curioso: hanno il fiuto… Dunque, la formazione in seminario ha quattro cose: la formazione spirituale deve essere seria, direzione spirituale seria; formazione intellettuale seria, non da manuale; formazione comunitaria tra i seminaristi; e formazione apostolica”.

E riguardo ai social media ha raccontato la sua esperienza: “Credo che queste cose si debbano usare, perché è un progresso della scienza, fanno un servizio per poter progredire nella vita… L’unica cosa che sono riuscito a usare è una Olivetti con la memoria, di una riga soltanto, che ho comprato quando ero in Germania in un Angebot, 59 marchi, niente. E questa mi ha aiutato, ed è rimasta a Buenos Aires, l’ho usata fino adesso. Non è il mio mondo. Ma voi dovete usarli, dovete usarli solo per questo, come l’aiuto per andare avanti, per comunicare: questo va bene”.

Ed infine una domanda sul ruolo della Chiesa nel conflitto nell’Europa dell’est: “La Chiesa cattolica, la Chiesa, la santa madre Chiesa, è madre, madre di tutti i popoli. E una madre, quando i figli sono in litigio, soffre. La Chiesa deve soffrire davanti alle guerre, perché le guerre sono la distruzione dei figli.

Come una mamma soffre quando i figli non vanno d’accordo o litigano e non si parlano (le piccole guerre domestiche) la Chiesa, la madre Chiesa davanti a una guerra come questa nel tuo Paese, deve soffrire. Deve soffrire, piangere, pregare. Deve assistere le persone che hanno avuto delle conseguenze brutte, che perdono la casa o ferite di guerra, morti…

E poi è una madre anche creativa di pace: cerca di fare pace in certi momenti… In questo caso non è molto facile, ma il cuore aperto della madre Chiesa… Voi cristiani non prendete partito in questo. E’ vero che c’è la propria Patria, questo è vero, dobbiamo difenderla. Ma andare oltre, oltre a questo: un amore più universale. E la madre Chiesa deve essere vicina a tutti, a tutte le vittime”.

(Foto: Vatican Media)

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