Dalla Comunità di Sant’Egidio si alza un appello alla pace

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Ieri a Roma si è aperto l’incontro delle religioni, ‘Il grido della pace’, organizzato dalla comunità di Sant’Egidio, la cui conclusione avverrà domani al Colosseo con la presenza di papa Francesco, come ha detto al termine dell’Angelus:

“Dopodomani, martedì 25 ottobre, mi recherò al Colosseo a pregare per la pace in Ucraina e nel mondo, insieme ai rappresentanti delle Chiese e Comunità cristiane e delle Religioni mondiali, riuniti a Roma per l’incontro ‘Il grido della pace’. Vi invito ad unirvi spiritualmente a questa grande invocazione a Dio: la preghiera è la forza della pace. Preghiamo, continuiamo a pregare per l’Ucraina così martoriata”.

Salutando i partecipanti la dott.ssa Hilde Kieboom, vicepresidente della Comunità di Sant’Egidio, ha sottolineato la particolare importanza di questo incontro, un po’ ‘provocatorio’: “Nel continente europeo che da quasi 80 anni vive il ‘no more war’ si è aperta la ferita della mancanza di dialogo e fratellanza universale in una guerra tra popoli fratelli in Ucraina, ma anche altre violenze e conflitti persistono come in Siria, nel Corno d’Africa e nel Nord del Mozambico.

Il tono drammatico del mondo si riflette nel titolo un po’ provocatorio di questo incontro: il grido della pace. Grido perchè vogliamo fare nostri l’ansia ed i gemiti di pace che esistono in tanti uomini, donne, bambini nel mondo, ma che spesso sono soffocati o poco ascoltati. Questa platea con dei protagonisti di così alto livello vuole dare voce in modo autorevole alla voglia di pace che vive -spesso contro ogni speranza- in tanti oggi. Quindi facciamo nostro il grido per la pace”.

Introducendo i lavori della giornata il fondatore della Comunità di Sant’Egidio, prof. Andrea Riccardi, ha invitato ad ascoltare il ‘grido della pace’: “Le religioni non sono fossili, che la modernità e il pensare scientifico alla fine seppellirà, come credeva tanto pensiero pubblico occidentale. Sono organismi vivi: raccolgono gli aneliti di comunità radicate nelle terre, vicine al dolore, alla gioia e al sudore delle persone.

 Ho visto la preghiera dei disperati in luoghi inumani o nei viaggi terribili dei profughi. Le religioni non si chiudono nella bolla come parecchie istituzioni. Restano in genere sulla terra e tra le case: la sinagoga, la chiesa, la moschea, il tempio. Per questo, se si vuole umiliare l’anima di un popolo, si distruggono i luoghi sacri e si violano le donne”.

Purtroppo in Europa si è dimenticata la guerra: “Negli anni, è cresciuta l’assuefazione all’idea che la guerra sia una compagna naturale della storia. Si è andato smorzando quel patrimonio di tensioni, ereditate dal Novecento che tendevano a unire i destini oltre i confini. Giorgio La Pira, l’iniziatore dei dialoghi mediterranei, le chiamava ‘tensioni unitive’:

tensioni alla pace, l’ecumenismo, la responsabilità verso i mondi più poveri, la cooperazione per una giustizia planetaria. Questo avviene oggi, proprio mentre la crisi della terra rivela, con un’evidenza indiscutibile, che abbiamo un solo destino: ‘tutti sulla stessa barca’, ha detto papa Francesco durante la pandemia”.

E l’apertura dell’incontro è stato aperto dal presidente della Repubblica francese, Emanuel Macron, e da quello della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, che ha ricordato lo ‘spirito di Assisi’: “La preghiera di Assisi è stata un seme gettato consapevolmente dai leader religiosi di fronte alla aggressione recata al bene della vita, al diritto della persona, di ogni persona, a vivere in pace”.

Nel discorso ha ricordato che la pace ha bisogno di multilateralismo, sottolineando che la guerra è sfida ai valori della pace: “La sciagurata guerra mossa dalla Federazione Russa contro l’Ucraina rappresenta una sfida diretta ai valori della pace, mette ogni giorno in grave pericolo il popolo ucraino, colpisce anche il popolo russo, genera drammatiche conseguenze per il mondo intero. Quella aggressione stravolge le regole, i principi e i valori della vita internazionale.

Approfondisce le divisioni nella comunità globale chiamata, invece, a trovare soluzioni cooperative urgenti a problemi comuni: le crisi sanitarie e alimentari, gli effetti devastanti dei cambiamenti climatici, le minacce terroristiche. Più che mai, in questo momento, abbiamo bisogno di un multilateralismo efficace”.

E’ stato un invito a riannodare i fili della pace per non far propagare la ‘faglia’ della guerra: “Occorre impedire che una nuova linea di ‘faglia’ attraversi il mondo e si aggiunga alle troppe che già caratterizzano l’Europa, il Medio-Oriente, in tanti luoghi del mondo, separando i popoli con rinnovate cortine di odio…

Dobbiamo saper raccogliere l’urlo della sofferenza e il grido della pace che viene dalle donne e dagli uomini del pianeta, per tradurli in atti concreti che diano forza a un impegno condiviso e traducano in realtà la comune speranza”.

Poi la parola è stata lasciata alla testimonianza dell’ucraina Olga Makar, che ha raccontato ciò che fa la Comunità di Sant’Egidio nel Paese invaso: “Sono stata a Irpin per portare aiuti: la città ha vissuto molte cose terribili, le case e le scuole sono state distrutte, le persone in strada ti raccontano come hanno perso i loro cari. Ma proprio a Irpin’ abbiamo aperto una scuola della pace. Per molti bambini è diventata il primo luogo dove hanno riso di nuovo, hanno giocato, hanno trovato amici…

Così, passo dopo passo, cuore dopo cuore, ripristiniamo la pace spezzata. Noi resistiamo alla guerra, abbiamo bisogno della pace, noi la sogniamo. Un giorno questa guerra finirà e quel giorno sarà il giorno di una nuova nascita per ognuno”.

Mentre il presidente della Cei, card. Matteo Zuppi, ha ringraziato la Comunità di Sant’Egidio per la tela di pace tessuta: “E’ essenziale scegliere la pace e i mezzi per ottenerla. E dovremmo chiederci: abbiamo fatto tutto quello che potevamo con intelligenza e determinazione? Lo abbiamo fatto con la stessa passione che avremmo se si trattasse dei nostri figli? Sono i nostri figli! Non dimentichiamo, non cadiamo nell’inganno…

Anche ogni guerra che continua. Facciamo nostro l’appello di papa Francesco per l’Ucraina e chiediamo che l’impegno per la pace e la giustizia, che vanno necessariamente assieme, trovi in tutti, ad iniziare dagli uomini di governo, delle risposte all’altezza. Dovremo certamente riprendere un discorso forte sul riarmo, per evitare che l’unica logica sia quella militare, chiedere che tutti i soggetti, con audacia, concorrano a tessere la tela della pace”.

Ed infine Shaykh Muhammad bin Abdul Karim al-Issa, segretario generale della ‘Muslim World League’, ha lanciato l’invito a ‘tutelare’ il mondo: “Tutelare il nostro pianeta è una responsabilità collettiva e tocca ai leader religiosi ispirare la gente sul piano spirituale, in una maniera sincera ed efficace.

Pertanto la loro alleanza religiosa è fondamentale, grazie ai loro denominatori comuni, per diffondere nel mondo intero un messaggio collettivo, forte e dinamico. Questa è anche una responsabilità dell’ONU, l’organismo internazionale che ha adottato uno statuto per garantire la pace nel nostro mondo”.

(Foto: Comunità di Sant’Egidio)

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