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Da Parigi un grido per fermare la guerra
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Da Parigi a Roma nel prossimo anno è stato l’invito del presidente della Comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo, che ha ringraziato la capitale francese per l’ospitalità: “Grazie Parigi ! Da questa città-mondo dove hanno risuonato tutte le tradizioni, senza nessuna che si imponesse sulle altre, oggi vediamo meglio che la pace è possibile”.
Riprendendo l’appello dell’arcivescovo parigino il prof. Impagliazzo ha esortato ad essere ‘incisivi’ in favore della pace: “Andare in profondità è insieme un esercizio di umiltà e di resistenza. Umiltà perché il ritorno alle fonti ci fa capire che c’è qualcosa di più grande delle nostre emozioni, delle nostre sensazioni o dei modelli cristallizzati. C’è qualcosa che va al di là di noi, del nostro presente e dell’attualità. Resistenza ad una cultura semplificatrice che si abitua ai conflitti e che ruota tutta attorno all’ego”.
E’ stato un invito a gridare la pace: Tornando alle nostre fonti spirituali noi abbiamo scoperto un orizzonte che ci unisce e ci fa sperare. Anche nei momenti più bui noi intravediamo una luce. Insieme, questa sera, dopo aver dialogato ed esserci confrontati, vogliamo innalzare un grido forte di protesta: un grido di resistenza di fronte alla guerra e a tanta violenza.
Vuol dire protestare di fronte al mondo per tutti i morti (la maggioranza vittime innocenti). Noi protestiamo contro tutta questa violenza, contro tutto questo odio, estranei alla nostra volontà di vivere in pace, a quella di tanti uomini e donne. No! la guerra non è il nostro futuro, non può essere il nostro destino!”
Si deve trasmettere il sogno della pace: “Vedo qui molti giovani. Noi desideriamo trasmettere l’eredità del sogno della pace da una generazione all’altra, trasmettere un mondo più in pace: le giovani generazioni devono ricevere questo dono da parte di coloro che li hanno preceduti.
Vogliamo rafforzare e mai spezzare questa catena di solidarietà fra le generazioni! Il sogno della pace non può limitarsi a una sola generazione. Esiste già una via per uscire da un clima di guerra permanente: é stata tracciata da quelli che ci hanno preceduto e che hanno sognato un mondo più giusto per i loro figli su tutti i continenti”.
E’ stato un invito ad avere il sogno della pace: “Bisogna avere il coraggio di rischiare la pace. In questo incontro si sono espresse tutte le lingue e tutte le culture, capendosi e scoprendo che nella profondità c’è un’inquietudine di pace comune a tutti. Un’inquietudine che chiede a tutti i livelli più dialogo.
Ci siamo ascoltati e l’abbiamo capito: bisogna uscire, cominciando da se stessi, da posizioni bloccate. Anche se c’è la guerra, è necessario pensare oggi la pace di domani: è un’opera di saggezza. La pace è la nostra vittoria: non una vittoria contro gli altri ma con gli altri”.
E nel messaggio papa Francesco ha ricordato le parole pronunciate da papa san Giovanni Paolo II ad Assisi nel 1986 con l’invito a proseguire nello ‘spirito’ di Assisi: “Lo Spirito di Assisi è una benedizione per il mondo, per questo nostro mondo che ancora oggi è lacerato da troppe guerre, da troppa violenza. Questo ‘spirito’ deve soffiare ancor più forte nelle vele del dialogo e dell’amicizia tra i popoli.
E’ stato un invito a pregare per la pace, ricordando Notre Dame: “Quest’anno fate tappa a Parigi: questa sera siete raccolti davanti alla Cattedrale che, dopo il drammatico incendio, sta per riaprire le sue porte per la preghiera. Abbiamo bisogno di pregare per la pace. Il rischio che i numerosi conflitti invece di cessare si allarghino pericolosamente è più che concreto. Faccio mio il vostro grido e quello dei tanti colpiti dalla guerra e lo rivolgo ai responsabili della politica: ‘Fermate la guerra! Fermate le guerre!’ Stiamo già distruggendo il mondo! Fermiamoci finché siamo in tempo!”
Quindi per papa Francesco sono necessari spazi per immaginare la pace: “C’è bisogno di incontrarsi, di tessere legami fraterni e di lasciarsi guidare dall’ispirazione divina che abita ogni fede, per immaginare assieme la pace tra tutti i popoli. Abbiamo bisogno di ‘spazi per dialogare e agire insieme per il bene comune e la promozione dei più poveri’. Sì, in un mondo che rischia di frantumarsi nei conflitti e nelle guerre, il lavoro dei credenti è prezioso per mostrare visioni di pace e favorire ovunque nel mondo la fraternità e la pace tra i popoli”.
Mentre prima della conclusione Gilberte Fournier, nata nel 1931, ha raccontato la sua esperienza durante la Seconda Guerra Mondiale a Parigi, ricordando i momenti più drammatici della sua infanzia: “La guerra è una cosa orribile. Mi fa paura, oggi, quando sento parlare di guerre e di voci di guerra. Perché io l’ho vissuta, la guerra. E non l’ho mai dimenticata. Non la si può dimenticare, nemmeno a 93 anni.
Dovevamo scendere continuamente in cantina non appena suonava la sirena. Un giorno la porta si è aperta all’improvviso a causa dell’esplosione di una bomba. C’erano urla e grida. Avevamo molta paura, anche gli adulti. Dovevamo rimanere sdraiati il più possibile. C’erano sacchi di sabbia ovunque davanti ai portoni. Ho visto le bombe cadere non lontano da me. Non è bello per un bambino vedere queste cose”.
La sua è stata una testimonianza per non far morire la memoria contro la guerra: “Prendo la parola oggi su invito dei miei amici di Sant’Egidio, perché quelli della mia generazione sono sempre di meno a poter testimoniare il grande male che è la guerra. Tuttavia, non bisogna dimenticarlo. Voglio dirlo in particolare alle giovani generazioni: la guerra distrugge tutto. La guerra distrugge la vita, come quella di molte delle mie piccole amiche della mia strada, rue Saint Martin, o del quartiere, costrette a portare la stella gialla e che non ho mai più rivisto.
Un periodo triste in cui si ha il cuore pesante. Coloro che non l’hanno vissuto non sanno cosa sia. Quando sento le persone parlare come se la guerra fosse un gioco! Non si rendono conto. Non l’hanno vissuta. Sono qui, davanti a voi, per dirvi che non bisogna perdere la memoria del grande male, della grande sconfitta per l’umanità che è la guerra”.
Infine nell’Appello di Pace consegnato dai bambini ai leader religiosi è stata richiamata ‘la diffusa rassegnazione di fronte ai conflitti aperti, che rischiano di degenerare in una guerra più grande e travolgente’: “Rischiamo di trasmettere alle giovani generazioni un mondo bellicoso, segnato dal terrorismo e dalla violenza. Rischiamo di trasmettere loro la riabilitazione della guerra come strumento per risolvere i conflitti o per affermare i propri interessi. Questo è un mondo che si distrugge con la guerra e la crisi ecologica.
Le religioni, nel profondo della loro tradizione e dei tesori della loro sapienza, sanno che la pace è la vita del mondo. Sanno che la guerra in nome di Dio è una bestemmia. Non hanno forza militare o economica. La loro forza è debole e umile, ma piena di speranza. Attraverso il dialogo, le religioni possono immaginare la pace. Non rinunciano a credere che la pace è la migliore condizione di esistenza per i popoli. Anzi l’unica veramente umana e degna”.
Ed infine, proprio dalla piazza della basilica andata a fuoco si è innalzato un grido di libertà per un mondo in guerra: “Per questo, pur consapevoli dei complessi intrecci politici, chiediamo oggi di compiere una svolta profonda. Lo chiediamo ai responsabili politici, ai signori della guerra, ai popoli tutti. La svolta è cercare quelle vie di pace che esistono anche se nascoste dal buio della guerra. Abbiamo pregato Dio che conceda la pace al mondo con sentimento unanime. Ed oggi, di fronte alla basilica di Notre Dame, colpita dal fuoco e oggi ricostruita, diciamo con convinzione: noi possiamo liberare il mondo dal fuoco della guerra e ricostruirlo più pacifico e giusto!”
(Foto: Comunità di Sant’Egidio)
Da Milano ad Assisi i giovani per ‘incontrare’ Carlo Acutis
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Fino al 24 aprile è in programma ad Assisi il pellegrinaggio dei preadolescenti (11- 14 anni) dell’arcidiocesi di Milano, che quest’anno coinvolge circa 1500 ragazzi: sarà un’immersione nella spiritualità di San Francesco e Santa Chiara e nei luoghi della loro vita ma anche l’occasione per rendere omaggio a Carlo Acutis, beatificato nel 2020, che ora riposa nel Santuario della Spogliazione.
Dalla Comunità di Sant’Egidio si alza un appello alla pace
Il papa ad Assisi invita a resistere
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Oggi papa Francesco è ritornato ad Assisi, dove ha incontrato ha incontrato 500 tra uomini e donne, giovani e anziani, in stato di disagio, in vista della Giornata mondiale dei poveri, che si celebra domenica prossima, tenendo in mano in mano il bastone in legno del pellegrino, simbolo di tutti i fedeli che nei secoli si sono messi sulle orme di san Francesco, consegnato da Abrhaley Tesfagergs Habte, rifugiato eritreo e cieco da quando aveva 5 anni a causa di una mina antiuomo.
A Roma le religioni pregano per la pace
La nuova enciclica ad Assisi tra san Francesco e Giovanni Paolo II
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Nella città di san Francesco sabato 3 ottobre il Papa promulgherà l’enciclica ‘Fratelli tutti’ sulla fraternità e l’amicizia sociale; la scelta di Assisi è certamente dovuta al Santo (cfr. Francesco il misericordioso. La sfida della fraternità, Ed. Terrasanta, Milano 218) davanti alla cui tomba sarà firmato tale documento.
Ecco i numeri dei cammini francescani in Umbria
Ad Assisi oltre 2000 giovani da 115 paesi sulla ‘nuova’ economia
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Assisi si prepara ad accogliere gli oltre 2000 economisti e imprenditori under 35 provenienti da tutto il mondo per partecipare a ‘Economy of Francesco’, l’evento voluto da Papa Francesco che si terrà dal 26 al 28 marzo. Sono più di 3300 le richieste giunte da oltre 115 paesi. La città di San Francesco sarà organizzata in 12 ‘villaggi’ che ospiteranno i lavori dei partecipanti sui grandi temi e interrogativi dell’economia di oggi e di domani: lavoro e cura; management e dono; finanza e umanità; agricoltura e giustizia; energia e povertà; profitto e vocazione; policies for happiness; CO2 della disuguaglianza; business e pace; economia è donna; imprese in transizione; vita e stili di vita.