IV domenica di Quaresima: Dio, Padre della misericordia

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Questa è la domenica ‘laetare’, domenica della gioia, perché ci fa scoprire l’amore misericordioso di Dio, vero Padre che si prende cura di ciascuno di noi. Davanti a Dio, al Padre nostro, non ci sono figli buoni e figli cattivi, ma ci sono figli, che Dio ama e come ha liberato il popolo d’Israele dalla schiavitù e l’ha condotto nella Terra promessa, così ama ciascuno di noi per il quale il Verbo eterno si è incarnato, ha accettato la passione e morte e, prima della passione, ci ha lasciato l’Eucaristia, il farmaco dell’immortalità.

La parabola del figlio prodigo è assai eloquente: Dio ha creato l’uomo libero e responsabile delle sue azioni; l’uomo ama la sua libertà e Dio la rispetta, ma il suo cuore è sempre pronto ad abbracciare il figlio che, disancorato da Dio, si butta nell’ebbrezza della vita, dimentico che vivere è amare, e l’amore è giustizia e servizio.

Nella parabola, dove Gesù si rivolge agli scribi e ai farisei che mormoravano accusandolo di ‘accogliere i peccatori e mangiare con loro’, si evidenziano questi aspetti fondamentale: da una parte emerge la figura del Padre sempre pronto a perdonare e che spera anche contro ogni speranza; d’altra parte questo Padre ha due figli e li ama entrambi di amore profondo;

lo stesso amore che spinge il Padre ad attendere il figlio minore che volle andare via, sperperò tutto il patrimonio e si ridusse a guardiano di porci, ma, quando questo figlio pensò di ritornare, il Padre gli va incontro, lo abbraccia, lo invita ad entrare ed organizza la festa: ‘Questo figlio era morto ed è risuscitato, era perduto ed è stato ritrovato’.

Lo stesso amore, lo stesso atteggiamento il Padre riserva al figlio maggiore, che è rimasto sempre in casa, ma ora si dimostra indignato per l’agire del Padre e non condivide l’amore paterno per il figlio che ha sbagliato; il Padre gli va incontro, lo invita ad entrare: ‘Quello che è mio è tuo; ma questo è tuo fratello che era morto ed è risuscitato, era perduto ed è stato ritrovato’. 

Sono le parole con le quali Gesù chiarisce agli scribi e ai farisei cosa significa amare: amare è perdono, è dimenticare, è sapere voltare pagina, è avere il coraggio di rimettersi sulla giusta carreggiata.  Davanti a Dio siamo tutti uguali, tutti figli e il cuore del Padre è per tutti misericordia infinita.

La parabola è un invito a levarci e ad andare da Lui chiedendo perdono dei peccati : ‘Padre, ho peccato contro il cielo e contro Te’; e lo stesso Padre ricorda al figlio maggiore di non essere superbo, orgoglioso ma di amare e perdonare: ‘Questo è tuo fratello perduto e ritrovato, morto e risuscitato’.

Entra allora in casa, dice il Padre, partecipa al banchetto imbandito: è la cena che ti fa forte per rimanere nell’amore di Dio. E’ il momento, amico che ascolti, di prendere vera coscienza dell’infinito amore di Dio per l’umanità; un amore che non si può misurare con la logica terrena ma con la logica divina perché Dio è amore. Ogni riconciliazione comincia sulla terra e continua nel cielo: da qui la domenica della gioia, la buona notizia: il Signore è sempre vicino a chi lo cerca.

A metà dell’itinerario quaresimale la domanda che ci pone Gesù è la stessa che pose al paralitico:  vuoi guarire? Amico, siamo disposti a lasciarci guarire da Cristo Gesù? O preferiamo rimanere affezionati alla nostra malattia, debolezza, fragilità? 

Il rinnovamento ecclesiologico, auspicato dal Papa, mira a farci prendere coscienza, a riscoprire che la Chiesa è comunità, una grande famiglia dove non esiste la ‘gerarchia’ ma la ‘diaconia’ e se un membro soffre, tutto l’organismo ne risente. Il peccato è un rompere i rapporti con Dio e con la Chiesa; un membro che soffre fa soffrire tutto l’organismo.

Il confessore non è il giudice del fratello ma è il padre, il medico, l’amico dello sposo; in questa chiave il nostro itinerario quaresimale acquista significato e partecipazione alla Pasqua del Signore. Sarà una Pasqua bella e salutare se sarà una Pasqua di risurrezione.

Allora ‘mi alzerò ed andrò da mio Padre’, come il figlio prodigo, perché il Signore è vicino a chi lo cerca. La vergine santa, la Madonna delle grazie, ci accompagni e ci conduca all’abbraccio con Dio grande e misericordioso.

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