Papa: con la cura si sconfigge la lebbra

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“Oggi ricorre la Giornata Mondiale dei Malati di Lebbra. Esprimo la mia vicinanza a quanti soffrono di questa malattia e auspico che non manchino loro il sostegno spirituale e l’assistenza sanitaria. E’ necessario lavorare insieme alla piena integrazione di queste persone, superando ogni discriminazione associata a un morbo che, purtroppo, colpisce ancora tanti, specialmente in contesti sociali più disagiati”: così al termine dell’Angelus di domenica scorsa papa Francesco ha ricordato la 69^ giornata mondiale dei malati di lebbra.

E nel messaggio per questa giornata il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Integrale ha chiesto di superare lo stigma per quanti sono affetti dalla malattia, e riafferma il diritto, per quanti sono colpiti dal morbo di Hansen, di ‘una vita degna libera dalle discriminazioni causate dalla malattia’.

E lo fa grazie all’impegno che la Chiesa mette in campo per aiutare i malati di lebbra con i suoi 610 lebbrosari, di cui 192 in Africa, 55 in America, 352 in Asia, 10 in Europa e 1 in Oceania. Lo scorso anno, ci sono stai 127 mila nuovi casi di lebbra riportati nel mondo:

“La lebbra (morbo di Hansen) è una malattia tropicale negletta devastante, anche se curabile, che è stata in calo per diversi decenni. Da quando è stata introdotta la terapia multifarmacologica negli anni ’80, i sintomi fisici di questa malattia sono diventati gestibili e hanno dato la speranza di un’eliminazione definitiva della lebbra…

L’anno scorso sono stati segnalati circa 127.000 nuovi casi, un numero significativamente inferiore a quello dell’anno precedente, anche se la diminuzione è probabilmente dovuta alla minore rilevazione e segnalazione durante la pandemia.

Oltre alle scoraggianti sfide fisiche associate alla lebbra, la sconfortante realtà dello stigma rimane un formidabile ostacolo alla salute totale e alla guarigione”.

Il tema di quest’anno è stato ‘Uniti nella Dignità’: “Esso con fiducia indica che tutti coloro che sperimentano la lebbra abbiano il diritto di avere una vita dignitosa libera dallo stigma e dalla discriminazione legati alla malattia…

Le persone con la lebbra spesso portano un doppio fardello; non solo devono affrontare la realtà fisica della malattia, ma ‘molte persone con la lebbra sperimentano ansia, depressione, disagio psicologico, isolamento e pensieri suicidi’.

Una visione integrale della salute considera la dimensione corporea così come quella spirituale, comprendendo la salute psicologica e fisica. Lo stigma e la discriminazione colpiscono l’intera persona, e richiedono la risposta completa degli individui e di una comunità integrata e compassionevole”.

Secondo il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Integrale la malattia non deve creare divisioni: “Nella nostra cura dei malati di lebbra non dobbiamo mai lasciare che lo stigma e la discriminazione ci dividano. E’ la nostra comune dignità umana che ci unisce come una cosa sola. Gesù Cristo ce lo insegna con le sue parole, e ancor più con il suo esempio”.

Purtroppo questo periodo ha ridotto sensibilmente le cure per debellare la malattia: “La pandemia da COVID-19 ha reso questo molto difficile in diversi luoghi del mondo, poiché ha complicato l’assistenza sanitaria in generale.

Ma nessuna pandemia può cambiare la dignità della persona umana né il suo valore inviolabile nella società, perché quando ‘la dignità dell’uomo viene rispettata e i suoi diritti vengono riconosciuti e garantiti, fioriscono anche la creatività e l’intraprendenza e la personalità umana può dispiegare le sue molteplici iniziative a favore del bene comune’.

Questo sarà il risultato finale del nostro essere uniti nella dignità, la fecondità della creatività che permette alle comunità e agli individui di riconoscere il valore di ogni persona, specialmente di coloro che soffrono di malattie e disabilità”.

Il messaggio è un monito a sconfiggere tale malattia: “Rispondere con successo alla sfida della lebbra è alla nostra portata, poiché la medicina e la tecnologia hanno fornito aiuti e cure che prima non erano disponibili.

La diagnosi precoce e la terapia multifarmaco continuano a portare speranza e guarigione a migliaia di persone. Quello che ci rimane ora è di andare avanti uniti nella dignità, nella speranza di vedere presto sconfitti anche lo stigma e la discriminazione”.

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