Il papa invita i giovani ad avere il coraggio della speranza

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Papa Francesco ha concluso il 35^ viaggio apostolico a Cipro ed in Grecia ed è atterrato a Roma, ringraziando la presidente della Repubblica ellenica, Katerina Sakellaropoulou, per l’accoglienza, ma ha avuto ancora tempo per incontrare i giovani alla Scuola ‘San Dionigi’ delle Suore Orsoline a Maroussi, e dopo aver Dopo aver ascoltato le loro testimonianze li ha invitati ad essere più sociali, riprendendo le testimonianze:

“Vorrei dire a te e a tutti voi: non abbiate paura dei dubbi, perché non sono mancanze di fede. Non abbiate paura dei dubbi. Al contrario, i dubbi sono ‘vitamine della fede’: aiutano a irrobustirla, a renderla più forte, cioè più consapevole, la fanno crescere, la rendono più libera, più matura. La rendono più disposta a mettersi in cammino, ad andare avanti con umiltà, giorno dopo giorno. E la fede è proprio questo: un cammino quotidiano con Gesù che ci tiene per mano, ci accompagna, ci incoraggia e, quando cadiamo, ci rialza”.

Il papa ha sottolineato che è importante trovare un punto quando si smarrisce la strada con l’aiuto dello stupore: “Bisogna ritrovare il punto di partenza. Qual è? Per capirlo, mettiamoci in ascolto della vostra grande cultura classica.

Sapete quale fu il punto di partenza della filosofia, ma anche dell’arte, della cultura, della scienza? Sapete quale? Tutto cominciò da una scintilla, da una scoperta, resa da una parola magnifica: thaumàzein. E’ il meravigliarsi, lo stupore. Così è partita la filosofia: dalla meraviglia di fronte alle cose che sono, alla nostra esistenza, all’armonia del creato, al mistero della vita”.

La fede ha inizio dallo stupore: “Ma lo stupore non è solo l’inizio della filosofia, è anche l’inizio della nostra fede. Il Vangelo parecchie volte ci dice che quando qualcuno incontra Gesù si stupisce, sente lo stupore. Nell’incontro con Dio sempre c’è lo stupore: è l’inizio del dialogo con Dio. E questo è così, perché il nostro aver fede non consiste prima di tutto in un insieme di cose da credere e di precetti da adempiere”.

Ecco il perché la fede non è moralismo, ma realtà: “Il cuore della fede non è un’idea, non è una morale, il cuore della fede è una realtà, una realtà bellissima che non dipende da noi e che lascia a bocca aperta: siamo figli amati di Dio!

Questo è il cuore della fede: siamo figli amati di Dio! Figli amati: abbiamo un Padre che veglia su di noi senza smettere mai di amarci. Riflettiamoci: qualsiasi cosa tu pensi o faccia, fossero anche le peggiori, Dio continua ad amarti”.

Ed occorre stupirsi dell’amore di Dio, che ci considera meraviglia: “Non possiamo che stupirci di essere per Lui, nonostante tutte le nostre debolezze e i nostri peccati, figli amati da sempre e per sempre. Allora, anziché cominciare la giornata davanti allo specchio, perché non apri la finestra della camera e ti soffermi sul tutto, su tutto il bello che c’è, su tutto il bello che vedi? Esci da te stesso…

Noi, per Dio, siamo una meraviglia stupenda. Lasciati invadere da questo stupore. Lasciati amare da chi crede sempre in te, da chi ti ama più di quanto tu riesca ad amarti. Non è facile capire questa larghezza, questa profondità dell’amore, non è facile capirla, ma è così: basta lasciarsi guardare dallo sguardo di Dio”.

Inoltre lo stupore consente di vivere l’impegno come gioia: “Così si conosce Dio. Perché per conoscerlo non basta avere idee chiare su di Lui (questa è una parte piccola, non basta) bisogna andare da Lui con la vita. Forse è questo il motivo per cui tanti lo ignorano: perché sentono solo prediche e discorsi.

Invece Gesù si trasmette attraverso volti e persone concrete. Provate a prendere in mano gli Atti degli Apostoli e vedrete quante persone, volti, incontri: così i nostri padri nella fede hanno conosciuto Gesù. Dio non ci dà in mano un catechismo, ma si fa presente attraverso le storie delle persone. Passa attraverso di noi”.

E’ un invito a vivere nella realtà e non solo nei ‘social’ per essere ‘rivoluzionari’: “Non accontentarti di incontri virtuali, cerca quelli reali, soprattutto con chi ha bisogno di te: non cercare la visibilità, ma gli invisibili. Questo è originale, rivoluzionario. Uscire da sé stesso per incontrare l’altro.

Ma se tu vivi prigioniero in te stesso, mai incontrerai l’altro, mai saprai cosa è servire. Servire è il gesto più bello, più grande di una persona: servire gli altri. Tanti oggi sono molto social ma poco sociali: chiusi in sé stessi, prigionieri del cellulare che tengono in mano. Ma sullo schermo manca l’altro, mancano i suoi occhi, il suo respiro, le sue mani”.

Ed infine l’invito a nutrire il coraggio della speranza, come ha sperimentato Telemaco: “Scegliere è una sfida. E’ affrontare la paura dell’ignoto, è uscire dalla palude dell’omologazione, è decidere di prendere in mano la vita.

Per fare scelte giuste, potete ricordare una cosa: le buone decisioni riguardano sempre gli altri, non solo sé stessi. Ecco le scelte per cui vale la pena rischiare, i sogni da realizzare: quelli che richiedono coraggio e coinvolgono gli altri”.

E’ un invito a non rimanere seduti: “E, nel congedarmi da voi, vi auguro questo: il coraggio di andare avanti, il coraggio di rischiare, il coraggio di non rimanere sulla poltrona. Il coraggio di rischiare, di andare verso gli altri, mai isolati, sempre con gli altri.

E con questo coraggio, ognuno di voi troverà sé stesso, troverà l’altro e troverà il senso della vita. Vi auguro questo, con l’aiuto di Dio, che vi ama tutti. Dio vi ama, abbiate coraggio, andate avanti! Brostà, óli masí! (Avanti, tutti insieme!)”.

E, come consuetudine, prima di ritornare in Vaticano papa Francesco si è fermato nella Basilica di Santa Maria Maggiore e, rivolgendo il pensiero ai tanti incontri, ai volti e alle dolorose storie conosciute nei giorni scorsi, li ha affidati alla Vergine Salus Populi Romani, davanti alla cui icona si è fermato a pregare.

(Foto: Santa Sede)

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