A Bologna le religioni per un mondo di pace

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“Rivolgo un cordiale saluto ai Partecipanti al G20 Interfaith Forum, che quest’anno ha luogo a Bologna. Conservo un vivo ricordo della mia visita alla Città, caratterizzata, tra le altre cose, dall’antica Università… E’ bello che vi siate riuniti proprio nell’intento di superare i particolarismi e condividere idee e speranze: insieme, autorità religiose, leader politici e rappresentanti del mondo della cultura dialogate per promuovere l’accesso a diritti fondamentali, anzitutto alla libertà religiosa, e per coltivare fermenti di unità e di riconciliazione laddove guerra e odi hanno seminato morte e menzogne”.

Così papa Francesco nel messaggio inviato in cui ha sottolineato il ruolo delle religioni: “Vorrei ribadire che, se vogliamo custodire la fraternità sulla Terra, «non possiamo perdere di vista il Cielo». Dobbiamo però aiutarci a liberare l’orizzonte del sacro dalle nubi oscure della violenza e del fondamentalismo, rafforzandoci nella convinzione che ‘l’Oltre di Dio ci rimanda all’altro del fratello’.

Sì, la vera religiosità consiste nell’adorare Dio e nell’amare il prossimo. E noi credenti non possiamo esimerci da queste scelte religiose essenziali: più che a dimostrare qualcosa, siamo chiamati a mostrare la presenza paterna del Dio del cielo attraverso la nostra concordia in terra”.

In questa cornice a Bologna la Fondazione per le scienze religiose (Fscire) ha ospitato il G20 Interfaith Forum, la piattaforma annuale che raccoglie organizzazioni interreligiose e interculturali, leader religiosi, studiosi, enti umanitari e di sviluppo e attori economici e della società civile, per offrire intuizioni e raccomandazioni che concorrano a dare forma alle agende politiche globali, concluso dal card. Matteo Zuppi, arcivescovo della città, davanti a  370 partecipanti, provenienti da 70 Paesi:

“E’ questo il tempo per guarire. Si può guarire! Non farlo significa lasciare il mondo malato. Bisogna scegliere il tempo e in tempo, vivere questo tempo, non subire che sia questo a scegliere tanto che alla fine arriviamo solo ‘per contrarietà’. Il tempo è davvero superiore allo spazio. Ecco una delle ricchezze di questi giorni di dialogo. C’è un tempo per guarire”.

Il pensiero è corso all’esperienza di questo anno: “L’esperienza, dolorosissima, di questi lunghi mesi ci ha fatto capire, almeno per un attimo, che siamo sulla stessa barca. Lo capiamo, però, senza la rivoluzione copernicana per cui l’io trova se stesso non perché sta al centro ma perché entra in relazione con il prossimo, possiamo facilmente dimenticare questa consapevolezza, tanto da riprendere la logica del ‘salva te stesso’ o del ‘prima io’, che può diventare anche un ‘io’ collettivo”.

E’ un invito alla cura della ‘casa comune’: “Noi, dopo questi giorni, diciamo con ancora maggiore convinzione: ‘prima noi!’, perché solo insieme ne usciamo, a cominciare dai più indifesi. La pandemia ci ha ricordato che tutto è legato, che la casa è davvero comune e che quindi sfruttarla dissennatamente, pensando che il pezzo della casa è mio, mette in discussione la stabilità di tutta la casa e il futuro di coloro che hanno diritto, come noi, di poterla abitare”.

Nei giorni precedenti il presidente della Cei, card. Gualtiero Bassetti, ha parlato del Mediterraneo, come un ‘grande lago di Tiberiade’, secondo l’espressione di Giorgio La Pira, presentando l’incontro del 2022: “”Un’iniziativa che, come sapete, ha avuto una prima edizione a Bari nel febbraio 2020 e avrà una seconda edizione a Firenze nel febbraio 2022.

Se a Bari, infatti, c’è stato l’inizio di un cammino comune tra i vescovi delle diocesi che si affacciano sul Mediterraneo, a Firenze ci sarà la seconda tappa di questo discernimento comunitario che assume, come angolo prospettico e come luogo di incontro ecclesiale, quella regione del mondo che, con una locuzione consunta e abusata, viene ancora identificata nel discorso pubblico come mare nostrum.

Una definizione riduttiva che non ci restituisce appieno né la ricchezza interna del mondo mediterraneo né la sua cruciale collocazione geopolitica e oserei dire geo-religiosa”.

Mentre l’arcivescovo di Bologna, card. Giuseppe Betori, ha sottolineato il valore del dialogo interreligioso: “Il ruolo delle religioni è fondamentale. Lo può essere in senso negativo, quando le differenze religiose diventano il pretesto per conflitti che hanno in realtà ben altre motivazioni, geopolitiche, economiche, sociali.

Lo può essere nel bene: perché l’incontro e il dialogo tra le religioni può aprire un tempo nuovo. Questo riguarda, in modo particolare, l’incontro tra ebrei, cristiani, musulmani la cui convivenza in questo spazio ristretto, sulle sponde che circondano un piccolo mare, rappresenta una grave responsabilità di fronte all’umanità intera”.

Mentre il patriarca ecumenico Bartolomeo ha sottolineato l’importanza di curare il creato: “Non siamo soli, non viviamo solo per noi stessi, ma siamo una comunità umana che deve sapere convivere con tutte le sue proprie specificità, segno della ricchezza e dono di Dio e dobbiamo saper convivere, rispettare e proteggere la creazione di Dio dal suo primo nemico, l’uomo stesso, quando questi ha dimenticato il suo essere formato a immagine e somiglianza di Dio, Icona di Cristo…

Ma se dimentichiamo la umanità, con le sue sofferenze, se offendiamo con le nostre azioni la creazione ‘assai bella’, se la nostra dimensione cosmica diviene dimensione egoistica, allora abbiamo tradito Cristo. La nostra dimensione ecologica non è una moda dei tempi o una delle tante scienze dello scibile umano, ma è una azione spirituale che esige discernimento, autocontrollo, capacità di sacrificio”.

(Foto: Diocesi di Bologna)

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