Papa Francesco ai giovani: non siate tristi

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A Kosice papa Francesco ha incontrato i giovani, che gli hanno posto domande sulla ‘buona vita’ a cui ha risposto: ‘Ci vogliono amore ed eroismo per fare grandi cose nella vita’,  additando loro l’esempio della Beata Anna Kolesarova, la ‘Santa Maria Goretti’ di Slovacchia, uccisa durante la Seconda Guerra mondiale da un soldato sovietico che voleva abusare di lei e beatificata nel 2018.

Ad accoglierlo, insieme a 30.000 giovani, è stato mons. Bernard Bober, arcivescovo metropolita di Košice: “Sentiamo questo giorno come un momento di rafforzamento e di incoraggiamento per la nostra vita. Tutti, e specialmente i giovani, viviamo in una strana confusione, propria di questa epoca, e non è facile superarla”.

Dopo le parole dell’arcivescovo di Košice, Petra Filová ha spiegato che il Sacramento della Riconciliazione ha cambiato la sua vita: “Si tratta del momento in cui ho riconosciuto il motivo della passione di Gesù sulla croce per me. Come un giovane dovrebbe superare gli ostacoli sulla via verso la misericordia di Dio?

A questa domanda il papa ha invitato a non essere tristi: “Non lasciatevi imprigionare dalla tristezza o dallo scoraggiamento rassegnato di chi dice che nulla mai cambierà. Se si crede a questo ci si ammala di pessimismo. Si invecchia dentro. E si invecchia giovani.

Oggi ci sono tante forze disgregatrici, tanti che incolpano tutti e tutto, amplificatori di negatività, professionisti della lamentela. Non ascoltateli, perché la lamentela e il pessimismo non sono cristiani, il Signore detesta tristezza e vittimismo.

Non siamo fatti per tenere la faccia a terra, ma per alzare lo sguardo al Cielo, agli altri e alla società. E quando siamo giù, che cosa possiamo fare? C’è un rimedio infallibile per rialzarci. È quello che ci hai raccontato tu, Petra: la Confessione”.

Ed ha ribadito che Dio perdona sempre: “Dio perdona sempre… “Dopo ogni Confessione, rimanete qualche istante a ricordare il perdono che avete ricevuto. Custodite quella pace nel cuore, quella libertà che provate dentro.

Non i peccati, che non ci sono più, ma il perdono che Dio vi ha regalato. Quello custodite, non lasciatevelo rubare. E quando la volta dopo andate a confessarvi, ricordatelo: vado a ricevere ancora quell’abbraccio che mi ha fatto tanto bene. Non vado da un giudice a regolare i conti, vado da Gesù che mi ama e mi guarisce”.

Poi ha invitato a superare la ‘vergogna’ della confessione, che non è una cosa cattiva: “Non è un problema, è una cosa buona. Se ti vergogni, vuol dire che non accetti quello che hai fatto. La vergogna è un buon segno, ma come ogni segno chiede di andare oltre. Non rimanere prigioniero della vergogna, perché Dio non si vergogna mai di te. Lui ti ama proprio lì, dove tu ti vergogni di te stesso. E ti ama sempre”.

E Dio gioisce quando siamo perdonati: “Quando ci rialza crede in noi come la prima volta, non si scoraggia. Siamo noi che ci scoraggiamo, Lui no. Non vede dei peccatori da etichettare, ma dei figli da amare. Non vede persone sbagliate, ma figli amati; magari feriti, e allora ha ancora più compassione e tenerezza. E ogni volta che ci confessiamo in Cielo si fa festa. Che sia così anche in terra!

E poi, rispondendo a Peter Lešak, sposato con Zuzka, un giovane manager dell’azienda ‘Laudatosi’, specializzata in costruzioni ecologiche, ha ricordato il valore dell’amore casto: “Amici, non banalizziamo l’amore, perché l’amore non è solo emozione e sentimento, questo semmai è l’inizio. L’amore non è avere tutto e subito, non risponde alla logica dell’usa e getta.

L’amore è fedeltà, dono, responsabilità. La vera originalità oggi, la vera rivoluzione, è ribellarsi alla cultura del provvisorio, è andare oltre l’istinto e oltre l’istante, è amare per tutta la vita e con tutto sé stessi. Non siamo qui per vivacchiare, ma per fare della vita un’impresa”.

Inoltre ha invitato a sognare di ‘formare la famiglia’ per generare i figli: “Se ci pensate, nelle grandi storie ci sono sempre due ingredienti: uno è l’amore, l’altro è l’avventura, l’eroismo. Vanno sempre insieme. Per fare grande la vita ci vogliono entrambi: amore ed eroismo.

Guardiamo a Gesù, guardiamo al Crocifisso, ci sono entrambi: un amore sconfinato e il coraggio di dare la vita fino alla fine, senza mezze misure. C’è qui davanti a noi la Beata Anna, un’eroina dell’amore. Ci dice di puntare a traguardi alti. Per favore, non facciamo passare i giorni della vita come le puntate di una telenovela”.

Per papa Francesco il sogno è segno della vita che si desidera: “Quando sognate l’amore, non credete agli effetti speciali, ma che ognuno di voi è speciale. Ognuno è un dono e può fare della vita un dono. Gli altri, la società, i poveri vi aspettano.

Sognate una bellezza che vada oltre l’apparenza, al di là delle tendenze della moda. Sognate senza paura di formare una famiglia, di generare ed educare dei figli, di passare una vita condividendo tutto con un’altra persona, senza vergognarsi delle proprie fragilità, perché c’è lui, o lei, che le accoglie e le ama, che ti ama così come sei”.

Ed ha chiesto di ‘selezionare’ i sogni: “I grandi sogni non sono l’auto potente, il vestito alla moda o la vacanza trasgressiva. Non date ascolto a chi vi parla di sogni e invece vi vende illusioni: sono manipolatori di felicità.

Siamo stati creati per una gioia più grande: ciascuno di noi è unico ed è al mondo per sentirsi amato nella sua unicità e per amare gli altri come nessuno può fare al posto suo. Non si vive seduti in panchina a fare la riserva di qualcun altro. No, ciascuno è unico agli occhi di Dio.

Non lasciatevi ‘omologare’; non siamo fatti in serie, siamo unici e liberi, e siamo al mondo per vivere una storia d’amore con Dio, per abbracciare l’audacia di scelte forti, per avventurarci nel rischio meraviglioso di amare”.

Ed infine un invito a non perdere le ‘radici’: “Perché l’amore porti frutto, non dimenticate le radici. Quali sono le vostre radici? I genitori e soprattutto i nonni: loro vi hanno preparato il terreno. Innaffiate le radici, andate dai nonni, vi farà bene: fate loro domande, dedicate tempo ad ascoltare i loro racconti.

Oggi c’è il pericolo di crescere sradicati, perché siamo portati a correre, a fare tutto di fretta: quello che vediamo in internet può arrivarci subito a casa; basta un clic e persone e cose compaiono sullo schermo. E poi succede che diventino più familiari dei volti che ci hanno generato.

Pieni di messaggi virtuali, rischiamo di perdere le radici reali. Disconnetterci dalla vita, fantasticare nel vuoto, non fa bene, è una tentazione del maligno. Dio ci vuole ben piantati per terra, connessi alla vita; mai chiusi, ma sempre aperti a tutti!”.

Prima dell’incontro con i giovani papa Francesco aveva visitato la comunità dei Rom nel quartiere Lunik IX, ringraziandoli per l’accoglienza: “Il Vangelo non va addolcito, non va annacquato. Non giudicate, ci dice Cristo. Quante volte, invece, non solo parliamo senza elementi o per sentito dire, ma ci riteniamo nel giusto quando siamo giudici rigorosi degli altri.

Indulgenti con noi stessi, inflessibili con gli altri. Quante volte i giudizi sono in realtà pregiudizi, quante volte aggettiviamo!.. Cari fratelli e sorelle, troppe volte voi siete stati oggetto di preconcetti e di giudizi impietosi, di stereotipi discriminatori, di parole e gesti diffamatori.

Con ciò tutti siamo divenuti più poveri, poveri di umanità. Quello che ci serve per recuperare dignità è passare dai pregiudizi al dialogo, dalle chiusure all’integrazione”.

Ed ha indicato l’integrazione come via alla convivenza pacifica: “La via per una convivenza pacifica è l’integrazione. E’ un processo organico, un processo lento e vitale, che inizia con la conoscenza reciproca, va avanti con pazienza e guarda al futuro. E a chi appartiene il futuro? Possiamo domandarci: a chi appartiene il futuro? Ai bambini.

Sono loro a orientarci: i loro grandi sogni non possono infrangersi contro le nostre barriere. Essi vogliono crescere insieme agli altri, senza ostacoli, senza preclusioni. Meritano una vita integrata, una vita libera. Sono loro a motivare scelte lungimiranti, che non ricercano il consenso immediato, ma guardano all’avvenire di tutti.

Per i figli vanno fatte scelte coraggiose: per la loro dignità, per la loro educazione, perché crescano ben radicati nelle loro origini ma al tempo stesso senza vedere preclusa ogni possibilità”.

(Foto: Santa Sede)

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