Papa Francesco invita a pregare per l’unità dei cristiani

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“Dopodomani, venerdì 22 gennaio, entrerà in vigore il Trattato per la proibizione delle armi nucleari. Si tratta del primo strumento internazionale giuridicamente vincolante che vieta esplicitamente questi ordigni, il cui utilizzo ha un impatto indiscriminato, colpisce in breve tempo una grande quantità di persone e provoca danni all’ambiente di lunghissima durata. Incoraggio vivamente tutti gli Stati e tutte le persone a lavorare con determinazione per promuovere le condizioni necessarie per un mondo senza armi nucleari, contribuendo all’avanzamento della pace e della cooperazione multilaterale, di cui oggi l’umanità ha tanto bisogno”.

Con questo appello papa Francesco ha concluso l’udienza generale in streaming dal Palazzo Apostolico per ricordare l’entrata in vigore del trattato legalmente vincolante per la completa proibizione delle armi nucleari, rendendole illegali, in un percorso verso la loro completa eliminazione, adottato da una conferenza delle Nazioni Unite il 7 luglio 2017.

Mentre l’udienza generale odierna è stata incentrata sul valore della preghiera per l’unità dei cristiani: “Egli, dopo l’Ultima Cena, ha pregato per i suoi, ‘perché tutti siano una sola cosa’. E’ la sua preghiera prima della Passione, potremmo dire il suo testamento spirituale. Notiamo, però, che il Signore non ha comandato ai discepoli l’unità.

Nemmeno ha tenuto loro un discorso per motivarne l’esigenza. No, ha pregato il Padre per noi, perché fossimo una cosa sola. Ciò significa che non bastiamo noi, con le nostre forze, a realizzare l’unità. L’unità è anzitutto un dono, è una grazia da chiedere con la preghiera”.

L’unità è sempre richiesta nella preghiera, come testimonia san Paolo: “Anche l’apostolo Paolo sentiva dentro di sé un conflitto lacerante: volere il bene ed essere inclinato al male. Aveva così colto che la radice di tante divisioni che ci sono attorno a noi, tra le persone, in famiglia, nella società, tra i popoli e pure tra i credenti, è dentro di noi…

Dunque, la soluzione alle divisioni non è opporsi a qualcuno, perché la discordia genera altra discordia. Il vero rimedio comincia dal chiedere a Dio la pace, la riconciliazione, l’unità”.

L’unità è il frutto della preghiera: “L’unità può giungere solo come frutto della preghiera. Gli sforzi diplomatici e i dialoghi accademici non bastano. Gesù lo sapeva e ci ha aperto la via, pregando. La nostra preghiera per l’unità è così un’umile ma fiduciosa partecipazione alla preghiera del Signore, il quale ha promesso che ogni preghiera fatta nel suo nome sarà ascoltata dal Padre.

A questo punto possiamo chiederci: ‘Io prego per l’unità?’. E’ la volontà di Gesù ma, se passiamo in rassegna le intenzioni per cui preghiamo, probabilmente ci accorgeremo di aver pregato poco, forse mai, per l’unità dei cristiani.

Eppure da essa dipende la fede nel mondo; il Signore infatti ha chiesto l’unità tra noi ‘perché il mondo creda’. Il mondo non crederà perché lo convinceremo con buoni argomenti, ma se avremo testimoniato l’amore che ci unisce e ci fa vicini a tutti”.

Per questo occorre pregare perché l’unità prevalga sul conflitto: “Pregare significa lottare per l’unità. Sì, lottare, perché il nostro nemico, il diavolo, come dice la parola stessa, è il divisore. Gesù chiede l’unità nello Spirito Santo, a fare unità.

Il diavolo sempre divide, perché è conveniente per lui dividere. Lui insinua la divisione, ovunque e in tutti i modi, mentre lo Spirito Santo fa sempre convergere in unità. Il diavolo, in genere, non ci tenta sull’alta teologia, ma sulle debolezze dei fratelli. E’ astuto: ingigantisce gli sbagli e i difetti altrui, semina discordia, provoca la critica e crea fazioni”.

Però Dio è paziente: “La via di Dio è un’altra: ci prende come siamo, ci ama tanto, ma ci ama come siamo e ci prende come siamo; ci prende differenti, ci prende peccatori, e sempre ci spinge all’unità.

Possiamo fare una verifica su noi stessi e chiederci se, nei luoghi in cui viviamo, alimentiamo la conflittualità o lottiamo per far crescere l’unità con gli strumenti che Dio ci ha dato: la preghiera e l’amore. Invece alimentare la conflittualità si fa con il chiacchiericcio, sempre, sparlando degli altri.

Il chiacchiericcio è l’arma più alla mano che ha il diavolo per dividere la comunità cristiana, per dividere la famiglia, per dividere gli amici, per dividere sempre. Lo Spirito Santo ci ispira sempre l’unità”.

Ed al termine dell’Udienza generale il papa ha ricordato il tema della Settimana di preghiera per l’unità: “La radice della comunione è l’amore di Cristo, che ci fa superare i pregiudizi per vedere nell’altro un fratello e una sorella da amare sempre.

Allora scopriamo che i cristiani di altre confessioni, con le loro tradizioni, con la loro storia, sono doni di Dio, sono doni presenti nei territori delle nostre comunità diocesane e parrocchiali. Cominciamo a pregare per loro e, quando possibile, con loro. Così impareremo ad amarli e ad apprezzarli.

La preghiera, ricorda il Concilio, è l’anima di tutto il movimento ecumenico. Sia pertanto, la preghiera, il punto di partenza per aiutare Gesù a realizzare il suo sogno: che tutti siano una cosa sola”.  

Poco prima il papa aveva ricevuto in udienza i giocatori dello Spezia: “Prima di tutto, complimenti, perché ieri siete stati bravi. Complimenti! In Argentina si balla il tango, e il tango è la musica due per quattro. Voi oggi siete 4 a 2, va bene. Complimenti e coraggio!

E grazie per questa visita, perché a me piace vedere lo sforzo dei giovani e delle giovani nello sport, perché lo sport è una meraviglia, lo sport ‘porta su’ tutto il meglio che noi abbiamo dentro. Continuate con questo, perché ti porta a una nobiltà grande. Grazie per la testimonianza”.

(Foto: Santa Sede)

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