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Rapporto Immigrazione: i giovani sono una risorsa
I giovani di origine straniera, nati o cresciuti in Italia, sono i protagonisti silenziosi della trasformazione del Paese. Non solo destinatari di interventi, ma generatori di speranza, portatori di identità plurali e di un futuro da costruire insieme: è il messaggio al centro della 34^ edizione del ‘Rapporto Immigrazione’, realizzato da Caritas Italiana e Fondazione Migrantes, intitolato ‘Giovani, testimoni di speranza’, con gli interventi di mons. Carlo Redaelli (presidente di Caritas Italiana), Manuela Di Marco (Caritas Italiana), Simone Varisco (Migrantes), Maurizio Ambrosini (Uni Milano), Noura Ghazoui (presidente Conngi), Rosanna Rabuano (Ministero dell’Interno), Alberto Caldana (Festival della migrazione), mons. Pierpaolo Felicolo (direttore Migrantes).
Il volume (392 pagine, con la firma di 48 tra curatori e collaboratori), dopo una premessa sul contesto internazionale, offre una rappresentazione della situazione degli immigrati residenti in Italia secondo otto ambiti di vita quotidiana: cittadinanza, economia, scuola, sanità, disagio sociale, sport, comunicazione e appartenenza religiosa.
La sfida raccolta dal Rapporto è quella di provare a fare dei tanti volti della mobilità il volto composito di un Paese. In Italia, gli stranieri regolarmente residenti sono oltre 5.400.000, pari al 9,2% della popolazione. Nel 2024, più del 21% dei nuovi nati aveva almeno un genitore straniero. I principali Paesi di origine dei cittadini stranieri in Italia restano i medesimi rispetto al recente passato, ma negli ultimi anni si osserva una crescita significativa di nuovi arrivi dal Perù e Bangladesh. Tutto questo si registra in un contesto globale in cui, nel 2025, nel mondo si contano 304.000.000 migranti internazionali, il doppio rispetto al 1990, ed oltre 123.000.000 profughi e sfollati.
Il Rapporto 2025 pone al centro i giovani con background migratorio, che rappresentano una risorsa vitale per la società italiana. Molti di loro affrontano difficoltà nel riconoscimento e nella partecipazione, ma la loro esperienza è una narrazione vivente di speranza e cambiamento. «Dare loro spazio non è un favore, ma un investimento per il futuro dell’Italia, che si costruisce anche – e soprattutto – con chi ha il coraggio di sognarlo, da dentro e da fuori», sottolineano Caritas Italiana e Fondazione Migrantes nell’introduzione al volume.
Nel 2024 gli occupati in Italia sono stati 24.000.000, di cui oltre 2.500.000 stranieri (10,5%) e crescono i rapporti di lavoro attivati con cittadini stranieri (+5,8% in un anno), ma persistono disuguaglianze e sfruttamento, soprattutto nel settore agricolo e in quello dei servizi. Le difficoltà abitative restano un nodo cruciale: l’indagine Caritas-Migrantes evidenzia forti discriminazioni e barriere di accesso alla casa per le famiglie straniere. Sul fronte economico, mentre l’incidenza della povertà tra i cittadini italiani si attesta al 7,4%, tra gli stranieri raggiunge il 35,1% (sono 1.727.000 i cittadini stranieri in condizione di povertà assoluta).
La disoccupazione, pur calando nel complesso (-14,6%), migliora soprattutto per gli italiani (-16%), meno per i non comunitari (-5,9%), che restano a un tasso del 10,2% contro il 6,1% degli italiani. Anche sul fronte dell’inattività, il quadro è diseguale: se dal 2021 il calo è stato di 2,2 punti, tra il 2023 e il 2024 il dato resta stabile, con un preoccupante +6,1% per i non comunitari. Nel complesso, emerge un mercato del lavoro fortemente segmentato, dove le opportunità non si distribuiscono in modo omogeneo né tra italiani e stranieri, né tra uomini e donne.
Parallelamente, cresce il ruolo attivo degli stranieri: nel 2024 sono stati attivati 2.673.696 rapporti di lavoro con cittadini stranieri, pari al 25% del totale (+5,8% rispetto al 2023). Le assunzioni si concentrano nel Nord-Ovest (340.000) e nel Nord-Est (267.000), dove la quota di stranieri supera il 21%, mentre il Sud e le Isole, pur con un’incidenza minore (16,6%), registrano l’incremento più marcato (+13,6%).
Accanto a questi elementi di dinamismo, restano aperte diverse criticità: la bassa partecipazione dei cittadini stranieri alle attività formative, le contraddizioni della gig economy, la diffusione del caporalato (tradizionale e digitale) e le incognite legate al futuro della care economy. Nonostante ciò, il mercato del lavoro italiano mostra una crescente dipendenza dalla manodopera immigrata, indispensabile per industria, servizi e welfare. L’agricoltura è un esempio emblematico: dal 2010 al 2024 il numero di lavoratori stranieri è raddoppiato, superando le 426.000 unità, con un’incidenza passata da un lavoratore su quattro ad uno su tre.
Nell’anno scolastico 2023/2024 è stata registrata la presenza di 910.984 alunni con cittadinanza non italiana, con un’incidenza pari all’11,5%, segno di una società sempre più multiculturale. La grande maggioranza dei figli di immigrati è nata e cresciuta in Italia: ragazze e ragazzi italiani di fatto, ma privi di cittadinanza formale. Sebbene la presenza di giovani con background migratorio nelle classi italiane sia di norma un valore aggiunto, negli ultimi mesi politica e mezzi di comunicazione hanno proposto analisi preoccupate e allarmi educativi e sociali in relazione a fatti di violenza che hanno avuto come protagonisti ragazzi e ragazze di origine straniera, spesso minorenni. La scuola (come l’università) può svolgere un ruolo importante nel necessario lavoro di costruzione e di cura dei legami sociali e di prossimità, di invenzione e di moltiplicazione di spazi e forme di interazione.
Lo sport si conferma terreno fertile di inclusione e cittadinanza attiva; tuttavia, soltanto il 35% delle ragazze straniere pratica attività sportiva, contro il 62% delle coetanee italiane, e merita attenzione il fenomeno dello sport trafficking, cioè il traffico internazionale di giovani atleti Sul piano della appartenenza religiosa, tassello fondamentale nella comprensione del senso di partecipazione alla comunità, si stima che all’inizio del 2025 il totale dei cristiani abbia superato ancora la maggioranza assoluta degli stranieri residenti in Italia, raggiungendo il 51,7%, seppure in netto calo rispetto al 53% stimato per il 2024.
Nel Messaggero di sant’Antonio di settembre l’età dei social: più connessi o più soli?
In anteprima l’ultima intervista a papa Francesco di Marcello Semeraro, giovani medici specializzandi a Lampedusa con i migranti, diario di un pellegrino dalla Francia all’Italia sulle orme di Antonio, la mostra sul dilemma della ricchezza, l’intervista al violinista Alaa Arsheed fuggito dalla Siria, i miti erediteranno la terra, la rubrica del rettore della Basilica del Santo
Filo conduttore del numero di settembre del «Messaggero di sant’Antonio» è il tema dell’educazione, con riferimenti particolari alle nuove tecnologie usate non solo dalle giovani generazioni, ma anche da quelle più âgé. Perché l’uso assiduo dei device e dei social sta cambiando il funzionamento delle nostre menti e le nostre abitudini sociali, anche se non sempre lo percepiamo.
Nell’era dell’iperconnessione, come tutelare le nostre capacità mnemoniche, l’attenzione, il pensiero critico e addirittura l’empatia? Ne scrive Sabina Fadel in ‘Cervelli al frullatore’, che tra i ‘consigli ai naviganti’ indica la diminuzione dei tempi online e la riscoperta dei libri come àncore di salvezza.
Nel dossier ‘Genitori al tempo della performance’ di Giulia Cananzi la psicologa dello sviluppo Daniela Lucangeli spiega come e perché l’essere genitori è diventato così complicato (pdf integrale in allegato). È possibile un’alternativa che renda più leggero il compito e più efficace e serena la relazione educativa con i bambini?
Le connessioni a 360°, sia dal punto di vista tecnologico che relazionale, sono anche il tema della XVII edizione del Festival Francescano, a Bologna dal 25 al 28 settembre, intitolato ‘Il Cantico delle Connessioni’. Un’occasione per riscoprire il legame profondo che ci unisce tutti e per aprire spazi di riflessione sulle tecnologie che plasmano la nostra quotidianità, orientandone l’utilizzo secondo un senso di corresponsabilità fraterna. L’articolo ‘Fratelli e connessi’ è di Cristiana Meloni.
Una speciale anteprima è dedicata all’ultima intervista a papa Francesco, frutto degli intimi colloqui che il pontefice ha avuto con il cardinale Marcello Semeraro nelle ultime settimane di vita. A metà settembre esce infatti postumo il libro di papa Francesco intitolato ‘Il mio san Francesco’ (ed. Emp), frutto di una serie di intimi colloqui tra Bergoglio e il cardinale. Al centro delle pagine, il rapporto del Papa argentino con la figura di san Francesco. Il ‘Messaggero di sant’Antonio’ ne anticipa eccezionalmente alcuni stralci in ‘Il mio san Francesco’ del card. Marcello Semeraro.
Fabio Dalmasso con ‘Miya-Miya, va tutto bene’ porta i lettori a Lampedusa, dove da tre anni, a rotazione, gruppi di giovani medici specializzandi della Scuola in Malattie infettive e tropicali dell’Università di Bari, accolgono sul Molo Favaloro i migranti. Dalla loro esperienza un libro ricchissimo di testimonianze: ‘Miya Miya. Riflessioni da uno scoglio di confine’ (ed. Edizioni La meridiana).
‘Diario di un pellegrino’ di Alberto Friso è la breve cronaca del primo mese di ‘En Route con sant’Antonio’, il progetto giubilare dei francescani conventuali del Nord Italia, che ripercorre il cammino del Santo dalla Francia a Padova, dove i pellegrini giungeranno il 21 settembre.
Nelle pagine di cultura Luisa Santinello nell’articolo ‘Il dilemma della ricchezza’ indaga il tema della ricchezza attraverso gli occhi di grandi artisti dal Quattrocento al Novecento presentati alla mostra ‘Ricchezza. Dilemma perenne’, alla Casa delle Esposizioni di Illegio (UD), fino al 9 novembre.
Fuggito nel 2011 dal feroce regime siriano di Bashar al-Assad, il violinista Alaa Arsheed è approdato in Libano e poi in Italia. La Siria sta attraversando un momento delicato, racconta: il rischio del ritorno di una dittatura, seppure diversa da quella di Assad, è dietro l’angolo. Lo intervista Lieta Zanatta in ‘Occhi aperti sulla Siria’.
A fare da contraltare alle violenze e alle guerre che funestano il nostro tempo è l’editoriale ‘I miti erediteranno la terra’ del direttore fra Massimiliano Patassini. Mite è chi sta nel presente senza ansie di controllo e volontà di prevalere. Chi sa creare spazi di accoglienza. Chi sa abitare la terra con gentilezza.
Tra le rubriche di questo mese da segnalare infine “Seguendo il Santo” firmata da fra Antonio Ramina, rettore della Pontificia Basilica di Sant’Antonio a Padova, che rilegge e attualizza le parole dei Sermoni antoniani. A settembre la rubrica è dedicata alla Città del Sole, espressione con cui sant’Antonio definiva gli occhi e lo sguardo.
Inoltre la copertina del ‘Messaggero dei Ragazzi’ di settembre è dedicata a Maria José Giorio, atleta paralimpica italo-venezuelana nel lancio del disco e getto del peso, che tra una gara e l’altra si dedica ad aiutare il prossimo con diverse iniziative di solidarietà. E’ lei la protagonista dell’articolo nella sezione speciale Giubileo ‘Maria la pellegrina atleta’ di Angelo Andrea Vegliante di Abilitychannel.tv.
All’interno ampio spazio è dedicato alla scuola e di come affrontarla, che sia una prima volta, un cambio di istituto, un nuovo corso di studi o semplicemente un nuovo anno scolastico. Tra i consigli ce n’è uno che può sembrare banale, ma non lo è affatto: fare una sana colazione! Ne scrive Davide Penello nell’inchiesta ‘Per una salutare partenza’. Insieme a un gruppo di adolescenti il giornalista ha discusso di questo tema: tante volte finiamo col sacrificare questo momento della giornata, e ci troviamo senza energie prima del tempo, perdendo l’attenzione e la voglia di fare, e tutto diventa tremendamente pesante.
Il dossier del mese ‘Caccia alle fake news’ a firma di Fabio Cruccu si occupa di quelle che una volta si chiamavano ‘bufale’. Il 70% dei giovani ritiene di riconoscerle, ma quasi uno su 3 mette un like a una fake news. Nel bombardamento di informazioni che arrivano dal web e dai social media non è facile riconoscere le notizie vere nemmeno per gli adulti, ma il MeRa propone alcune tecniche per riuscire a smascherarle.
Un’altra fonte di distrazione sono i tanti dispositivi elettronici a disposizione degli adolescenti e la montagna di possibilità o criticità (ad esempio il bullismo, l’ansia, disturbi del sonno, solo per citarne alcuni). Laura Pisanello in ‘Scuola libera dallo smartphone’ ha intervistato un esperto, Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta, che ha condiviso preoccupazioni e soluzioni.
Proseguono infine i due fumetti francesi pubblicati in esclusiva per il MeRa ed entrambi tradotti da Luisa Varotto: ‘La valle dei misteri’ disegnato dallo spagnolo Pau Valls e sceneggiato dal francese Chris Stygryt, con protagonisti l’adolescente Pietro, che trascorre le vacanze estive nella casa dei nonni, e l’amica coetanea Milly; e ‘Fratelli nel pallone’, sceneggiato da Mx18 e Ludovic Danjou e disegnato dall’italiano Alessio Zonno, con protagonisti Florian, calciatore di talento destinato a una grande carriera, e il fratello minore, Ezio, affetto da un disturbo autistico, di cui è tutore.
(Foto: EMP)
Lo sport è uno strumento di accoglienza e di dialogo
All’Università Europea di Roma (UER) si è concluso un altro anno di attività sportive, promosse dal Centro di Formazione Integrale dello stesso ateneo. Nell’UER lo sport ha una grande importanza perché accompagna lo studente nel suo percorso accademico, educandolo ai valori dell’impegno, della lealtà e di una sana competizione basata sulla cultura dell’incontro e del rispetto per gli altri.
Nel settembre del 2019 è nato il Gruppo Sportivo dell’Università, UER Panthers, che ha come simbolo una pantera ruggente. Quest’anno gli studenti hanno partecipato a sei discipline: calcio a 5 maschile, calcio a 8 maschile, calcio a 5 femminile, padel misto, scacchi e beach volley misto: “Abbiamo vissuto momenti bellissimi ed intensi”, racconta Matteo Anastasi, coordinatore del Gruppo Sportivo UER Panthers, che ogni anno accademico annovera fra le sue fila circa 180 studenti-atleti.
“Tra le esperienze più significative vorrei ricordare l’incontro con Giampaolo Mattei, Presidente di Athletica Vaticana, l’associazione sportiva ufficiale del Vaticano, nata da un’intuizione di Papa Francesco. Giampaolo ci ha parlato dello sport come strumento di dialogo, per vivere insieme una cultura di pace, accoglienza e condivisione.
Altro momento di grande emozione è stata la partecipazione dei nostri ragazzi al Giubileo dello Sport. Per noi è stato importante essere presenti in questo appuntamento spirituale, per riflettere insieme sui valori dello sport e partecipare alla Messa celebrata da Papa Leone XIV. Vorrei ricordare anche la partita delle Panthers di calcio a 5 femminile nel carcere di Rebibbia, dove hanno incontrato l’Atletico Diritti, squadra di ragazze detenute nel carcere.
Lo sport è un linguaggio universale che riesce ad andare oltre ogni confine, favorendo il dialogo e l’amicizia. La partita nel carcere di Rebibbia ha rappresentato per noi un forte messaggio di speranza ed un’opportunità per vivere concretamente quella cultura dell’incontro che ispira gli ideali del nostro Gruppo Sportivo”.
Un’estate tutta da leggere nel ‘Messaggero dei Ragazzi’ di luglio
Due fumetti lunghi (‘Fratelli nel pallone’ e ‘La valle dei misteri’) ed un racconto (‘Briciola’ di Laura Tangorra) in esclusiva per il MeRa, il fascino delle foreste coralline, ciclisti imbattibili di ieri e oggi, il ‘primo bacio’ nell’arte. Fumetti in copertina per il ‘Messaggero dei Ragazzi’ di luglio, che al suo interno dedica molto spazio alle strisce e ai racconti con finalità educative per accompagnare gli adolescenti durante le vacanze estive.
A campeggiare nella prima pagina del MeRa il fumetto ‘Fratelli nel pallone’, sceneggiato da Mx18 e Ludovic Danjou e disegnato dall’italiano Alessio Zonno, il cui esordio come disegnatore nel mercato Franco-Belga avvenne nel 2021 proprio con ‘Frères de Foot’ per le Editions Soleil. Di questo fumetto, composto attualmente da quattro volumi, viene ora ripubblicato in esclusiva per la rivista antoniana, con traduzione di Luisa Varotto, la prima parte intitolata ‘Uniti per la vita’.
Quattro le puntate fino a ottobre. Florian, calciatore di talento destinato a una grande carriera, è anche il tutore del fratello minore, Ezio, affetto da un disturbo autistico, che rende difficile per lui stare nella socialità, a scuola e in altri ambiti. Ma Ezio sviluppa un incredibile dono per il calcio e così inizia una nuova pagina della loro storia.
Anche quest’anno torna il sequel di ‘La valle dei misteri’, altro fumetto francese la cui prima parte era stata pubblicata da luglio dello scorso anno. Il fumetto, disegnato dallo spagnolo Pau Valls e sceneggiato dal francese Chris Stygryt, con traduzione sempre di Luisa Varotto, è pubblicato per la prima volta in Italia sempre in esclusiva per il MeRa e farà compagnia ai lettori del MeRa per quattro puntate.
Gli ingredienti principali sono l’incontro e l’amicizia, con un po’ di suspense. Il co-protagonista, l’adolescente Pietro, trascorre le vacanze estive nella casa dei nonni e in compagnia della coetanea, Milly. Li avevamo lasciati un anno fa con un insolito incontro con un extraterrestre, mentre oggi sono alle prese con un misterioso tesoro da scoprire, che li porterà a fronteggiare una banda di bulli della zona, collaborare per il raggiungimento dell’obiettivo e consolidare la loro amicizia.
In esclusiva per il Messaggero dei Ragazzi anche il racconto di Laura Tangorra, originale narratrice italiana che ha pubblicato per Mondadori e per le Edizioni Messaggero Padova (Sul mio divano blu), malata di Sla da molti anni, madre di tre figli, ora anche nonna. “Briciola”, questo il titolo del suo nuovo racconto, è una storia straordinaria di un bambino particolare, che invece di crescere diventa sempre più piccolo. Le illustrazioni sono di Cristina Pieropan, illustratrice di fama mondiale che quest’anno è stata selezionata per la 59° Mostra Illustratori della Bologna Children’s Book Fair (BCBF).
Nel MeRa di luglio ci sono anche tante altre sorprese, a partire dalle ‘MeRaviglie’ del mare, di cui scrive Fabio Dalmasso nell’articolo ‘Foreste coralline’, ecosistemi tropicali, veri e propri tesori naturali che affascinano per la loro bellezza, ma che vanno tutelati.
Nella rubrica di sport, Adalberto Scemma in ‘Gli imbattibili’ propone un giro sulle due ruote con il ciclismo del passato e del presente, aspettando quel che verrà, soprattutto nel Tour de France. Dal “Diavolo rosso” Giovanni Gerbi al “Campionissimo” Costante Girardengo, passando per Fausto Coppi e Gino Bartali, fino ai nuovi campioni di oggi, nostrani e non: Filippo Ganna, Tadej Pogačar, Wout Van Aert, Remco Evenepoel, Mathieu Van der Poel, Jonas Vingegaard.
Un tocco di bellezza e di passione è quello che porta Mattia Tridello, che parla del bacio e di come l’arte l’ha rappresentato. In occasione della giornata internazionale del bacio, che si è celebrata il 6 luglio, ‘Il primo bacio non si scorda mai, nemmeno nell’arte’ è il viaggio del MeRa nei quadri degli artisti di ieri e di oggi.
Papa Leone XIV agli sportivi: lo sport aiuta ad incontrare la Trinità
“Vi esorto a vivere l’attività sportiva, anche ai livelli agonistici, sempre con spirito di gratuità, con spirito ‘ludico’ nel senso nobile di questo termine, perché nel gioco e nel sano divertimento la persona umana assomiglia al suo Creatore’: prima della recita dell’Angelus per la solennità della Santissima Trinità papa Leone XIV ha concluso il giubileo degli sportivi sottolineando il valore del gesto ludico.
In questo periodo il papa ha ribadito che lo sport deve servire per costruire la pace: “Mi preme poi sottolineare che lo sport è una via per costruire la pace, perché è una scuola di rispetto e di lealtà, che fa crescere la cultura dell’incontro e della fratellanza. Sorelle e fratelli, vi incoraggio a praticare questo stile in modo consapevole, opponendovi ad ogni forma di violenza e di sopraffazione”.
Ed ha elencato alcune delle molte guerre in atto nel mondo, invocando la fine dei conflitti: “Il mondo oggi ne ha tanto bisogno! Sono molti, infatti, i conflitti armati. Nel Myanmar, nonostante il cessate-il-fuoco, continuano i combattimenti, con danni anche alle infrastrutture civili. Invito tutte le parti a intraprendere la strada del dialogo inclusivo, l’unica che può condurre a una soluzione pacifica e stabile.
Nella notte tra il 13 e il 14 giugno, nella città di Yelwata, nell’area amministrativa locale di Gouma, nello Stato di Benue in Nigeria, si è verificato un terribile massacro, in cui circa duecento persone sono state uccise con estrema crudeltà, la maggior parte delle quali erano sfollati interni, ospitati dalla missione cattolica locale. Prego affinché la sicurezza, la giustizia e la pace prevalgano in Nigeria, Paese amato e così colpito da varie forme di violenza. E prego in modo particolare per le comunità cristiane rurali dello Stato di Benue, che incessantemente sono state vittime della violenza”.
Non ha dimenticato la situazione nel Sudan, in Medio Oriente ed in Ucraina: “Penso anche alla Repubblica del Sudan, da oltre due anni devastata dalle violenze. Mi è giunta la triste notizia della morte del Rev.do Luke Jumu, parroco di El Fasher, vittima di un bombardamento. Mentre assicuro le mie preghiere per lui e per tutte le vittime, rinnovo l’appello ai combattenti affinché si fermino, proteggano i civili e intraprendano un dialogo per la pace.
Esorto la comunità internazionale a intensificare gli sforzi per fornire almeno l’assistenza essenziale alla popolazione, duramente colpita dalla grave crisi umanitaria. Continuiamo a pregare per la pace in Medio Oriente, in Ucraina e nel mondo intero”.
Mentre nella celebrazione eucaristica il papa ha collegamento lo sport alla solennità della Trinità: “Il binomio Trinità-sport non è esattamente di uso comune, eppure l’accostamento non è fuori luogo. Ogni buona attività umana, infatti, porta in sé un riflesso della bellezza di Dio, e certamente lo sport è tra queste. Del resto, Dio non è statico, non è chiuso in sé. E’ comunione, viva relazione tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, che si apre all’umanità e al mondo. La teologia chiama tale realtà pericoresi, cioè ‘danza’: una danza d’amore reciproco”.
Quindi ha messo in evidenzia che anche a Dio piace ‘giocare’: “E’ da questo dinamismo divino che sgorga la vita. Noi siamo stati creati da un Dio che si compiace e gioisce nel donare l’esistenza alle sue creature, che ‘gioca’, come ci ha ricordato la prima Lettura. Alcuni Padri della Chiesa parlano addirittura, arditamente, di un Deus ludens, di un Dio che si diverte. Ecco perché lo sport può aiutarci a incontrare Dio Trinità: perché richiede un movimento dell’io verso l’altro, certamente esteriore, ma anche e soprattutto interiore. Senza questo, si riduce a una sterile competizione di egoismi”.
Ed ha segnalato tre parole, di cui la condivisione è importante, perché unisce: “In primo luogo, in una società segnata dalla solitudine, in cui l’individualismo esasperato ha spostato il baricentro dal ‘noi’ all’ io, finendo per ignorare l’altro, lo sport (specialmente quando è di squadra) insegna il valore della collaborazione, del camminare insieme, di quel condividere che, come abbiamo detto, è al cuore stesso della vita di Dio. Può così diventare uno strumento importante di ricomposizione e d’incontro: tra i popoli, nelle comunità, negli ambienti scolastici e lavorativi, nelle famiglie!”
Un secondo elemento riguarda il contatto con la vita: “In secondo luogo, in una società sempre più digitale, in cui le tecnologie, pur avvicinando persone lontane, spesso allontanano chi sta vicino, lo sport valorizza la concretezza dello stare insieme, il senso del corpo, dello spazio, della fatica, del tempo reale. Così, contro la tentazione di fuggire in mondi virtuali, esso aiuta a mantenere un sano contatto con la natura e con la vita concreta, luogo in cui solo si esercita l’amore”.
Infine lo sport insegna a convivere con l’imperfezione, richiamando le parole di san Giovanni Paolo II durante il Giubileo degli sportivi del 2000: “In terzo luogo, in una società competitiva, dove sembra che solo i forti e i vincenti meritino di vivere, lo sport insegna anche a perdere, mettendo l’uomo a confronto, nell’arte della sconfitta, con una delle verità più profonde della sua condizione: la fragilità, il limite, l’imperfezione. Questo è importante, perché è dall’esperienza di questa fragilità che ci si apre alla speranza. L’atleta che non sbaglia mai, che non perde mai, non esiste. I campioni non sono macchine infallibili, ma uomini e donne che, anche quando cadono, trovano il coraggio di rialzarsi”.
Concludendo l’omelia ha ricordato uno sportivo d’eccezione, Pier Giorgio Frassati: “Pensiamo al Beato Pier Giorgio Frassati, patrono degli sportivi, che sarà proclamato santo il prossimo 7 settembre. La sua vita, semplice e luminosa, ci ricorda che, come nessuno nasce campione, così nessuno nasce santo. E’ l’allenamento quotidiano dell’amore che ci avvicina alla vittoria definitiva e che ci rende capaci di lavorare all’edificazione di un mondo nuovo.
Lo affermava anche san Paolo VI, vent’anni dopo la fine della seconda guerra mondiale, ricordando ai membri di un’associazione sportiva cattolica quanto lo sport avesse contribuito a riportare pace e speranza in una società sconvolta dalle conseguenze della guerra”.
(Foto: Santa Sede)
Giubileo dello Sport: atleti della speranza
“Nel programmare questo Giubileo dello Sport, il Dicastero per la Cultura e l’Educazione, l’organismo responsabile del rapporto tra la Chiesa e il mondo dello sport, ha deciso di elaborare un programma poliedrico, che unisse i diversi attori e realtà della pratica e della pastorale sportive. Più che un programma di gare, il Dicastero ha voluto collegare lo sport alla sua essenza, cioè ascoltarlo come quello che è: una grande esperienza umana di ricerca di senso, di maturazione positiva della importanza del collettivo e della comunità. L’esperienza sportiva, infatti, chiede oggi da essere prospettata come una ricca e decisiva azione culturale, perché, di fatto, lo è profondamente”: con queste parole iniziali il card. José Tolentino de Mendonça, prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione della Santa Sede, ha presentato il Giubileo dello Sport che si svolgerà in questo fine settimana.
Ed ha ricordato il Giro d’Italia di passaggio nelle strade della Santa Sede: “Serve a molto ricordare che lo sport è oggi una dell’esperienze culturali più estese e determinanti in termine della trasmissione dei valori. Durante lo storico passaggio del Giro d’Italia in Vaticano il 1° giugno, promosso da questo Dicastero per la Cultura e l’Educazione e dal Governatorato della Città del Vaticano, Papa Leone ha detto ai ciclisti: ‘Siete modelli per i giovani di tutto il mondo’. Questa frase mette bene in luce la alta responsabilità che lo sport rappresenta per la società”.
Ed ha auspicato che gli sportivi possano essere ‘missionari’ della speranza: “Auspichiamo che questo Giubileo dello Sport possa risvegliare negli atleti e nell’ampio pubblico interessato questa consapevolezza: che anche loro sono missionari della speranza. Parlare dello sport non è solo parlare di sport: è sempre parlare dell’umano, delle sue ragioni di vita, delle sue gioie, dei suoi desideri di trascendenza e d’infinito. Vale la penna ascoltare con attenzione il mondo dello sport”.
Molto intense saranno le giornate: “Così, sabato mattina, dopo che avremo ascoltato insieme la catechesi di papa Leone XIV nell’udienza giubilare, dove si aspetta un riferimento preciso al giubileo dello sport, organizzeremo il convegno internazionale ‘Lo slancio della speranza’, che si propone di riflettere sul valore umano, pedagogico e spirituale dello sport. Seguendo la metodologia della reciproca condivisione, ci propone di ascoltare le voci di chi è impegnato in prima persona nella pratica sportiva e di chi lavora nella pastorale dello sport. L’obiettivo è quello di discernere le strade che vanno percorse per affermare sempre di più lo sport come segno condiviso di speranza per tutti”.
Seguirà la premiazione dei vincitori del concorso fotografico ‘Sport in Motion’, promosso dal Dicastero: “In altre parole, abbiamo voluto rileggere lo sport attraverso gli occhi dei giovani, perché loro sono privilegiati ricercatori e portatori di uno “sguardo di speranza”. In questo senso, vorrei ricordare le cinque categorie del concorso: Sport e famiglia; Sport e disabilità; Sport e politica; Sport ed ecologia; Sport e speranza”.
Mentre l’atleta paralimpico, Amelio Castro Grueso, ha raccontato la propria partecipazione alle Paaralimpiadi di Parigi 2024 con la nazionale dei rifugiati: “Un anno fa, a Parigi, ho tirato di scherma con i più forti al mondo. Sono stato ammesso ai Giochi proprio all’ultimo momento. Ho perso e ho vinto. Sempre “per poco”. Mi sono mancate qualche stoccata e soprattutto tanta esperienza. A sostenermi a Parigi era con me, nello stile del volontario, Daniele Pantoni, tecnico della nazionale italiana (alle Olimpiadi ha vinto la medaglia d’oro con due schermitrici da lui allenate) che mi è accanto come un secondo padre da quando l’ho conosciuto, nel 2018 a Calì, in una competizione internazionale. Mi sono avvicinato ed è scoccata l’amicizia.
Nella squadra paralimpica dei rifugiati mi sento, umilmente, una piccola voce di coloro che non hanno voce, attraverso l’esperienza sportiva. A Parigi non ho vinto la medaglia. Ma ci ho creduto e ho imparato anche a godermi la sconfitta come momento fondamentale di crescita dopo che hai dato tutto te stesso. Con questo atteggiamento spero di vincere alle Paralimpiadi di Los Angeles nel 2028”.
Ed ha svelato il suo sogno: “Semplice: fare la volontà di Dio, essere suo strumento per testimoniare il suo amore alle persone che incontro in particolare nella realtà dello sport. So di non essere mai stato solo nella mia vita. E so che non sarò mai solo, perché Dio è accanto a me. Mi dicono che sono un po’ ‘loco’ perché sorrido sempre, nonostante le mie vicissitudini. Ma come si fa a non sorridere quando tocchi con mano che il Signore mai ti abbandona? Con la grazia e l’amore di Dio non mi lascerò mai rubare la speranza”.
Infine Giampaolo Mattei, presidente di Athletica Vaticana, ha sottolineato che il giubileo dello sport sarà un’esperienza cristiana, che avrà il suo momento più ‘bello’ nel passaggio della Porta santa: “Su queste linee vivrà il Giubileo dello Sport che non è un evento agonistico, un campionato, un torneo. E’ un’esperienza cristiana che gli sportivi (professionisti e amatori di ogni età, con dirigenti, allenatori, organizzatori, appassionati e i loro familiari) vivranno insieme. Come un’unica grande squadra, tutti con la stessa dignità senza guardare al medagliere. Un’esperienza di conversione che potrà consentire al mondo dello sport di prendere più consapevolezza del proprio ruolo, anche sulle questioni centrali di carattere inclusivo e sociale e della pace”.
Ed avverrà anche la consegna della ‘Croce degli sportivi’: “In questo contesto, una rappresentanza della Conferenza episcopale francese consegnerà ad Athletica Vaticana (l’Associazione polisportiva ufficiale della Santa Sede) la ‘Croce degli sportivi’, riferimento spirituale per le Olimpiadi e Paralimpiadi parigine del 2024 nella Cappella degli atleti nella chiesa della Maddalena. A questo passaggio sarà presente Thomas Bach, presidente del Comitato olimpico internazionale.
La stessa Croce è stata collocata nella Cappella per gli sportivi ai Giochi di Londra nel 2012 e Rio de Janeiro nel 2016. Benedetta da papa Francesco in occasione della Giornata mondiale della Gioventù di Rio de Janeiro nel 2013, è stata portata anche alla Gmg di Lisbona nel 2023”.
(Foto: Media Vaticani)
Al Giardino dei Giusti di Milano nuove targhe per gli sportivi
Ieri a Milano si è svolta la Cerimonia di posa delle sei nuove targhe al Giardino dei Giusti ad atleti e personalità sportive, in occasione delle Olimpiadi invernali del prossimo anno, dedicate a Bronislaw Czech, Harry Seidel, Emil e Dana Zatopek, Antonio Maglio, e Khalida Popal, alla presenza della presidente del Consiglio comunale di Milano, Elena Buscemi, che ha sottolineato il significato dell’iniziativa:
“Mi fa sempre molto piacere essere al Giardino dei Giusti. Viviamo in un momento in cui la confusione regna sovrana e aumenta la paura delle persone per quello che potrebbe succedere a livello internazionale. Purtroppo, si stanno rimettendo in discussione i punti cardinali che si erano fissati nel dopoguerra, prevale la confusione tra il vero il falso, tra l’aggredito e l’aggressore. Penso che luoghi come questo facciano bene a tutti noi perché ci consentono di ritrovare appigli in questa confusione”.
Mentre il presidente della Fondazione Gariwo, Gabriele Nissim, ha sottolineato alcuni aspetti dell’importanza dell’appello Giusti nello Sport rivolto a tutte le società sportive: “Vogliamo alimentare speranza nel futuro dell’umanità. Ogni persona può sempre fare una piccola cosa per migliorare il mondo. Noi oggi lanciamo da Milano, che si appresta a vivere le prossime Olimpiadi, una grande sfida: lo sport ha un potenziale enorme, sa unire come sottolineava Mandela persone di ogni nazione, ogni genere, ogni provenienza.
Lo sport vero e genuino come dovrebbe essere la democrazia mette insieme le persone con lo scopo di migliorare le proprie prestazioni e non pensando che l’avversario sia un nemico. Lo sport ha una grande responsabilità in un mondo lacerato da guerre e persecuzioni, di fronte al diritto internazionale messo in discussione. La collaborazione tra esseri umani è un antidoto potente all’odio all’arroganza del più forte.
Come diceva anche Spinoza, la forza viene sempre dalla relazione con gli altri. Abbiamo una grande ambizione, vorremmo che da qui alle Olimpiadi tutte le associazioni sportive partecipassero a questo grande movimento dei valori dello sport. Auspichiamo che ci siano gare, manifestazioni, marce non competitive che siano dedicate a questi valori”.
Inoltre Giorgio Mortara, a nome di UCEI, ha evidenziato l’importanza dei valori che questi ‘giusti’ dello sport hanno perseguito: “Purtroppo, in queste ultime settimane assistiamo a prese di posizioni aberranti, è proprio in questi frangenti che risulta importante evidenziare l’insegnamento dei giusti e sottolineare i loro valori etici. Sono persone comuni che di fronte a ingiustizie e persecuzioni sono stati capaci di andare con coraggio in soccorso dei sofferenti, rompendo la catena del male. I giusti che ricordiamo oggi hanno in comune il fatto di essere stati anche degli atleti, possono essere un veicolo di essere in grado di trasmettere ai giovani i valori per combattere le ingiustizie”.
Per quanto riguarda la cerimonia Jozef Wancer, economista polacco e membro della Fondazione ‘Giardino dei Giusti’ di Varsavia, ha ricordato Bronislaw Czech: “Ha aiutato diversi soldati polacchi e diversi ebrei a trovare la libertà, in generale salvava chi aveva bisogno di essere salvato. E’ stato arrestato quando non c’erano ancora i campi di concentramento, i tedeschi gli chiesero di allenare i soldati tedeschi. Lui disse un chiaro no e fu arrestato e, quattro anni dopo, deportato ad Auschwitz morì sette mesi prima della liberazione. La sua storia è davvero incredibile, in Polonia è di grande ispirazione soprattutto per i giovani”.
Mentre Maria Stella Calà Maglio, moglie del dott. Antonio Maglio, medico che ha cambiato l’approccio alla disabilità in Italia negli anni ’50, ha evidenziato il suo sogno ‘visionario’: “Il messaggio che ci ha lasciato Antonio Maglio è stato quello non di una persona disabile, ma quello di una persona con parità di diritti e di doveri, che ha promosso non solo il diritto a fare sport, ma ha promosso la pratica sportiva come riabilitativa proprio per condurre una vita giusta. La sua visione è straordinariamente attuale: oggi, più che mai, è fondamentale garantire che le persone con disabilità possano partecipare attivamente alla vita socio-lavorativa, superando barriere fisiche e culturali. Ringrazio ancora Fondazione Gariwo e Comune di Milano per averlo ricordato”.
Mentre Marco Marchei, ex maratoneta e mezzofondista italiano, ha voluto ricordare la figura di Emil Zatopek: “Emil Zatopek è stato uno dei più grandi corridori fondisti del secolo scorso capace di vincere una medaglia d'oro e una di argento alle Olimpiadi del 1948 e 3 ori nelle olimpiadi successive, impresa mai riuscita a nessuno altro. E’ stato un innovatore, sia a livello tecnico con allenamenti inusuali, sia a livello di tecnica di corsa, apparentemente affaticata, macchinosa, aveva un modo di correre particolare, sbuffante, era chiamato la locomotiva umana.
Appese le scarpette al chiodo, è diventato colonnello dell’esercito e persona importante del partito comunista della Cecoslovacchia. Era un eroe per tutti i suoi connazionali. Quando decise di firmare esponendosi il manifesto delle 2000 parole che diede il via alla primavera di Praga, pagò subito questo suo intervento: perse il lavoro, fu epurato dal partito e isolata dalla società”.
Molto importante è stato l’intervento della calciatrice afgana Khalida Popal: “Oggi non sono qui solo a mio nome, ma rappresento tutte quelle donne straordinarie che nel mondo usano lo sport per combattere e come strumento per farsi sentire. Ho scoperto l’amore per il calcio nelle strade di Kabul in Afghanistan, dove alle le donne dicono che appartengono alla cucina e al servizio degli uomini, non alla società. Volevo cambiare quella narrazione e combattere per i miei diritti, per cambiare quella cultura.
Il calcio è stato un importante strumento con cui abbiamo unito tante ragazze, siamo state unite per combattere per i nostri diritti. All’inizio giocavamo di nascosto, poi, quando abbiamo raggiunto un numero di partecipanti sufficiente, abbiamo iniziato a far sentire la nostra voce, grazie al calcio ci siamo battute contro la violenza domestica e contro la discriminazione”.
Ed ha ricordato le difficoltà che le donne afgane devono affrontare: “Nel 2007 prima volta squadra nazionale calcio femminile e abbiamo rappresentato le donne anche fuori dal nostro paese. Non è stato un viaggio facile. Quando qualcuno ti dice che non puoi farcela è dura. Ma essere insieme alle mie sorelle mi ha aiutato a superare tutte le violenze e gli abusi che abbiamo dovuto subire. Noi non abbiamo mai rinunciato, non ci siamo mai arrese, siamo sempre state unite.
Purtroppo ho dovuto lasciare il mio paese per poter sopravvivere, da quando siamo cadute nelle mani dei talebani, che hanno cancellato le donne dalla società. Le donne non possono neppure parlare tra di loro in pubblico, sono state messe a tacere. Oltre 600 persone che facevano parte della nostra associazione calcistica sono state messe in sicurezza sono dovute scappare dall’Afganistan, ma noi continuiamo a fare sentire la nostra voce. Al di là delle differenze siamo tutti essere umani e lo sport ci insegna che uniti possiamo fare la differenza”.
(Foto: Gariwo)
Acutis e Frassati santi nel 2025
“L’anno prossimo, durante la Giornata degli adolescenti, canonizzerò il beato Carlo Acutis, e nella Giornata dei giovani canonizzerò il beato Piergiorgio Frassati”, ha affermato papa Francesco nei saluti ai fedeli italiani nell’udienza generale di mercoledì scorso. E nel calendario dell’Anno Santo il Giubileo degli adolescenti è programmato da venerdì 25 a domenica 27 aprile; mentre il Giubileo dei giovani da lunedì 28 luglio a domenica 3 agosto.
Ed ha poi continuato dando appuntamento ai bambin nel prossimo febbraio: “In occasione della Giornata Internazionale dei diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, che si celebra oggi, desidero annunciare che il prossimo 3 febbraio si svolgerà qui in Vaticano l’incontro Mondiale dei diritti dei bambini intitolato ‘Amiamoli e proteggiamoli’ con la partecipazione di esperti, di personalità di diversi Paesi. Sarà l’occasione per individuare nuove vie volte a soccorrere e proteggere milioni di bambini ancora senza diritti, che vivono in condizioni precarie, vengono sfruttati e abusati e subiscono le conseguenze drammatiche delle guerre”.
A tal proposito il vescovo delle diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e di Foligno, mons. Domenico Sorrentino, ha sottolineato che la data di canonizzazione del beato Carlo Acutis, sarà domenica 27 aprile: “Assisi esulta per questa importante notizia che ci consente di avviarci al giorno della canonizzazione del beato Carlo Acutis con tutto l’entusiasmo e la buona preparazione necessaria. Abbiamo già in programma alcuni momenti significativi di approfondimento, riflessione e coordinamento che ci vedranno impegnati in città, in tutta la diocesi, nella diocesi sorella di Foligno e nelle diocesi umbre”.
Ed ha descritto il momento di ‘grazia’, che sta vivendo la Chiesa: “Sento questo momento come una grazia per la nostra Chiesa, la Chiesa italiana e del mondo intero. La Chiesa e specialmente i giovani sentono Carlo come un raggio di luce, come lo sono stati Francesco e Chiara sulle cui orme egli è venuto a santificarsi e ora riposa. E’ stato davvero originale non fotocopia, ha voluto conformarsi pienamente a Gesù, ha voluto essere un sorriso di Dio e una calamita di santità per i giovani. Condividono la nostra gioia il papà Andrea, la mamma Antonia, la sorella Francesca e il fratello Michele. E’ bello che Carlo ci indichi la strada della famiglia come strada di santità. Ringraziamo Papa Francesco e ci prepariamo con gioia a questo momento”.
Anche dalla città natale di Carlo Acutis l’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, ha evidenziato che egli è un santo della ‘porta accanto’: “La nostra terra è terra di santi. Ci sono i santi della porta accanto, quelli dei quali nessuno scrive la vita o per i quali nessuno costruisce altari. Sono la moltitudine che nessuno può contare e che quotidianamente, senza imprese degne di nota, silenziosamente tiene in piedi il mondo.
Ci sono i beati che hanno vissuto nei nostri paesi e che la Chiesa ha riconosciuto come vite esemplari, che meritano di essere conosciute perché possano essere imitate. Ci sono i santi che hanno vissuto tra noi ma che sono di tutti, che la Chiesa propone a tutti perché tutti li preghino con fiducia, ne ascoltino le parole, ne conoscano le opere”.
La canonizzazione di Carlo Acutis è un invito alla santità: “Posto sugli altari, potrà continuare a dire quanto ha detto in questi anni con la sua straordinaria popolarità. Ha detto – infatti – che tutti siamo chiamati alla santità: non solo i poveri, ma anche i ricchi, non solo le personalità straordinarie, ma anche le persone qualsiasi, non solo i fondatori di ordini religiosi, ma anche gli ammiratori dei consacrati e delle consacrate, non solo i sani, ma anche i malati, non solo gli adulti, ma anche gli adolescenti.
Il messaggio è quindi rivolto in modo particolare agli adolescenti: forse lo ascolteranno e saranno chiamati fuori di casa, fuori dalle loro tristezze, dai loro complessi, dalla loro rabbia, dalla loro inconcludenza. Forse ascolteranno la voce che viene dal cielo per loro e troveranno la gioia di vivere, il coraggio di amare, la fortezza nel soffrire. Troveranno forse la via della santità giovane, seguendo la pista percorsa da san Carlo Acutis”.
Anche l’Azione Cattolica Italiana è in festa per la canonizzazione del beato Pier Giorgio Frassati, che avviene a 100 anni dalla sua morte: “Una gioia e una gratitudine condivisa con le altre realtà ecclesiali presenti come l’Azione cattolica nel comitato di canonizzazione e parimenti con tutta la Chiesa.
La santità di questo giovane di Azione cattolica (a un secolo dalla morte, avvenuta a Torino il 4 luglio 1925) ancora oggi scalda i cuori e motiva i giovani a mettere al centro della loro vita l’amore di Dio e un servizio generoso e appassionato per il prossimo. La sua regola di vita, ‘lasciarsi coinvolgere’, è un monito contro l’indifferenza e l’isolamento, l’invito a sperimentare l’apertura del cuore da lui incarnata, uno spiraglio prezioso per entrare veramente in contatto con le persone e la realtà intorno a noi”.
La vita del beato Frassati è un esempio di impegno per la socialità nella città: “Specialmente per i più giovani, che quotidianamente si misurano con le tante insicurezze che minacciano la loro capacità di sognare il futuro, nell’opacità del disinteresse per il bene comune, nell’apatia che ogni tanto travolge le esistenze, il beato Pier Giorgio Frassati è esempio di persona che costruendo la sua vita sulla libertà ha saputo dimostrare che in poco tempo si possono raggiungere mete alte.
Come le vette delle montagne che amava scalare, la santità non è una vetta irraggiungibile; non un sentiero per pochi, ma un sentiero che ognuno può percorrere con i mezzi del quotidiano, di una vita normale ma ancorata a ideali alti”.
Tale notizia è uno stimolo in più per vivere l’Anno Santo: “Con il beato Pier Giorgio Frassati nel cuore, i ragazzi, i giovani e gli adulti di Azione cattolica si preparano a vivere in pienezza l’anno giubilare che si sta per aprire. Con la certezza di avere accanto un compagno di strada speciale, e con lui la numerosa schiera di santi, beati, venerabili e servi di Dio di Ac, donne e uomini di ogni età, laici e sacerdoti, testimoni ieri e oggi di un’Azione cattolica scuola di santità”.
Mentre l’arcivescovo di Torino, mons. Roberto Repole, ha ringraziato il papa per questo ‘regalo’ giubilare: “L’annuncio della canonizzazione del giovane Pier Giorgio Frassati è il più bel regalo che il papa poteva fare a Torino in vista del Giubileo della Speranza, che si apre fra poche settimane. Frassati è stato un grande testimone della Speranza cristiana:
aveva fiducia nella presenza viva e fedele di Cristo fra gli uomini. Era un giovane normale, studiava, amava lo sport, la montagna, ma aveva scoperto Dio e lo cercava nella preghiera quotidiana e in un esercizio instancabile della carità, soprattutto nei confronti dei poveri. Contagiò gli amici con il suo straordinario entusiasmo e lungo tutto il Novecento ha continuato a contagiare generazioni di giovani in tutto il mondo, fino ad oggi. Sarà proclamato Santo, questo è un giorno di grande festa per la Chiesa torinese e per tutta Torino”.
Sport for Peace – Avversari sì, nemici mai a Cittadella della Pace
Oltre sessanta le persone che si sono riunite oggi intorno al tavolo nella Cittadella della Pace di Arezzo, accogliendo l’appello di Rondine“Sport for Peace – Avversari sì, nemici mai”. L’occasione la recente partita di calcio della Nazionale a Udine, per la quale Rondine è stata chiamata a collaborare per preservare lo spirito agonistico positivo dello sport. Da qui l’invito alle Istituzioni a incontrarsi nel borgo di Rondine per costruire iniziative che assicurino lo sport come naturale servizio alla pace.
“Oggi accade qualcosa di speciale: siete voi a essere maestri per questi giovani, testimoniando come gli adulti possono aiutare a dare loro coraggio, a superare il disorientamento e la paura. Siete qui per insegnare loro che si può costruire una cultura della convivenza e del riconoscimento reciproco, perché senza questo la parola “pace” rischia di perdere significato”. Ha affermato Franco Vaccari, presidente di Rondine. “Il nostro motto è ‘avversari sì, nemici mai.’ Ringrazio il mondo dello sport che è qui oggi, con cui speriamo di creare un’alleanza forte, per educare a essere avversari, ma mai nemici”.
Molti e differenti i soggetti locali e nazionali che hanno colto nell’iniziativa lanciata da Rondine l’opportunità per rilanciare il valore del calcio e dello sport come momento di dialogo e di pace tra le persone e tra i popoli. Dalle istituzioni allo sport, fino a esponenti delle diverse comunità religiose ma anche la scuola e l’università unite nel riconoscere il valore educativo dello sport. Da qui l’avvio della stesura di un documento, una dichiarazione d’intenti che ponga le basi per sviluppare azioni concrete, segni tangibili e duraturi per la costruzione di un mondo in cui la comprensione e la convivenza pacifiche prevalgono su ogni forma di conflitto armato.
“Oggi, la pace richiede azioni concrete. Per questo, dico a voi che siete qui con noi: vi prego, non riducete la pace a uno slogan. Vi invito a trasformare il dialogo di oggi in azioni che mantengano la promessa di pace, soprattutto per noi che rischiamo molto solo ad essere qui.
Questo incontro è un’opportunità: un’occasione per cambiare e ripensare il modo in cui lavoriamo per la pace, non solo attraverso politiche, ma anche con mezzi spesso poco usati, come lo sport”, ha detto Adelina, kosovara, a nome degli studenti della World House di Cittadella della Pace.
Comune obiettivo: garantire spazi sicuri dove la diversità possa continuare a coesistere nel riconoscimento dell’esistenza dell’altro, seppur nella divergenza di posizioni e visioni: “Nei tempi di oggi, in cui la guerra è diventata un argomento ancora più divisivo e in cui spazi di incontro e confronto diventano sempre più rari, riconosciamo la difficoltà nell’accettare il nostro invito, tentando di uscire dalla logica della polarizzazione e della delegittimazione”, aggiunge lo studente georgiano, Tornike.
All’incontro non ha potuto prendere parte il ministro dello Sport, Andrea Abodi come annunciato per via di impegni istituzionali inderogabili che ha tuttavia manifestato pieno supporto all’iniziativa. Supporto che è arrivato anche dalla FIGC come ha dichiarato Maurizio Francini, Responsabile Centro Tecnico Coverciano. “Lo sport è concreta testimonianza e utile strumento di dialogo, di pace e di convivenza civile, perché riconosce il rispetto per l’avversario nelle sue regole e nei suoi valori. Abbiamo aderito all’appello di Rondine perché è in sintonia con i principi che ispirano la sensibilità e l’agire della FIGC: avversari sì, nemici mai”.
Presente anche Beniamino Quintieri, presidente dell’Istituto per il Credito Sportivo e Culturale che ha ribadito il sostegno a Rondine. “L’Istituto per il Credito Sportivo e Culturale S.p.A sostiene questo progetto da tempo e intende continuare a farlo. Crediamo fortemente nel valore educativo dello Sport in quanto aggregatore sociale. Lo è a livello delle piccole comunità ma lo può essere anche a livello globale poichè strumento di promozione della pace e del dialogo tra i popoli. Siamo orgogliosi di essere vicini a Rondine, una realtà che attraverso lo Sport promuove i valori della solidarietà, dell’amicizia e del rispetto delle regole”.
“E’ stato emozionante oggi vedere un tavolo così numeroso, pieno di giovani, di istituzioni, di rappresentanti religiosi di fedi diverse. La partita tra Italia e Israele dello scorso 14 ottobre si è svolta, purtroppo, in un contesto di conflitto, creando divisioni”, ha affermato il sindaco di Udine, Alberto Felice De Toni.
“Vedere oggi che quella difficile occasione è stata tramutata in un momento di dialogo e di pace è per noi un grande orgoglio. Noi non dobbiamo lasciarci guidare dalle divisioni, ma cercare sempre la pace in ogni contesto. L’odio porta all’assenza di felicità, alla perdita dei propri cari, al dolore. La guerra porta solo altra guerra. Ecco perchè oggi a Rondine è stata una grande occasione di arricchimento per tutti quanti, un primo passo per iniziare insieme, un percorso concreto per portare il messaggio di pace nelle nostre realtà, partendo proprio dal mondo dello sport”, ha concluso il Sindaco.
Grande supporto anche da Mons. Riccardo Lamba, arcivescovo di Udine: “Per ritrovare la via della pace, dobbiamo riconoscerci e valorizzare la nostra unicità, anche nei contesti difficili come quelli di guerra. L’augurio è che ciò che stiamo vivendo possa essere un esempio che ciascuno di noi porterà con sé, e che possa ispirare anche gli altri. Possiamo ancora stupirci e, attraverso questa meraviglia, ritrovare la pace”.
Non è mancata inoltre la voce di Noemi di Segni, presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane: “La mia preghiera per i giovani qui è quella di avere il coraggio di guardarsi negli occhi, di riconoscere la dignità altrui. Abbiamo il dovere di creare capacità di convivenza nelle nostre comunità. Scegliendo la vita per noi, possiamo trasmetterla anche ai giovani. Voi ragazzi siete il futuro dell’Italia, e la vostra responsabilità è enorme”.
Importante presenza anche della comunità musulmana espressa dall’intervento di Izzedin Elzir per l’Unione delle Comunità Islamiche in Italia: “La situazione di conflitto armato non deve essere la normalità; deve diventare anormale. Dobbiamo creare un ambiente che permetta ai giovani di costruire fiducia e di superare la visione del nemico. Lo sport è uno strumento potente, ma deve essere utilizzato correttamente. Dobbiamo lavorare insieme, con grande sforzo, per realizzare progetti concreti. È fondamentale che chi è qui oggi lavori come una squadra”.
Grande partecipazione inoltre delle realtà socio-economiche del Friuli che hanno aderito come ha ricordato Piero Petrucco, vicepresidente reggente Confindustria Udine condividendo una proposta: “Sarebbe bello che, come rappresentanti del mondo del lavoro e delle imprese, cogliessimo da questa giornata l’opportunità di costruire un progetto concreto che suggelli una collaborazione con Rondine. Udine e Arezzo, in modo quasi casuale, si sono incrociate qui, e vorrei che questo incontro fosse solo l’inizio di qualcosa di solido e duraturo. Non deve esaurirsi in una giornata piacevole, ma rappresentare un punto di contatto anche per il futuro”.
Tra le varie sigle ed enti che hanno aderito Fondazione Friuli, Confartigianato Udine, CNA FVG, Legacoop FVG; CiGL FVG; CISL FVG; UR UIL FVG; CGIL Udine; CISL UD; PrimaCassa Credito Cooperativo FVG con il presidente Giuseppe Graffi Brunoro; Inoltre preziosa la presenza del Rettore dell’Università di Udine, Roberto Pinton e di Chiara Tempo, in rappresentanza del Liceo Percoto di Udine che già da anni ha avviato nell’Istituto una Sezione Rondine adottando il Metodo della Cittadella della Pace e formare gli studenti alla trasformazione del conflitto.
Infine Rappresentanti della Chiesa Evangelica Metodista di Udine, della Chiesa Serbo Ortodossa, (parrocchia di San Stefano Nuovo a Udine), del Patriarcato ortodosso di Costantinopoli, del COREIS – Comunità Religiosa Islamica Italiana. Presenti inoltre Giovanni Galli, da tempo vicino alla Cittadella e il vescovo Andrea Migliavacca che ha dato il benvenuto nella Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro.
L’incontro è stata l’occasione per ribadire il valore dello sport e dell’educazione come strumenti di coesione sociale e motori di cambiamento e per progettare insieme azioni concrete per la costruzione di un mondo in cui la comprensione e la convivenza pacifica prevalgano su ogni forma di conflitto armato.
(Foto: Rondine – Cittadella della Pace)




























