‘Fratelli tutti’: enciclica sulle orme dei papi Giovanni XXIII, Paolo VI e Giovanni Paolo II

Condividi su...

“Ieri sono stato ad Assisi per firmare la nuova Enciclica ‘Fratelli tutti’ sulla fraternità e l’amicizia sociale. L’ho offerta a Dio sulla tomba di san Francesco, che me l’ha ispirata, come la precedente ‘Laudato sì’. I segni dei tempi mostrano chiaramente che la fraternità umana e la cura del creato formano l’unica via verso lo sviluppo integrale e la pace, già indicata dai Santi Papi Giovanni XXIII, Paolo VI e Giovanni Paolo II. Oggi, a voi che siete in piazza (e anche fuori dalla piazza), ho la gioia di regalare la nuova Enciclica, nell’edizione straordinaria dell’Osservatore Romano. E con questa edizione ricomincia la quotidiana edizione cartacea dell’Osservatore Romano. Che san Francesco accompagni il cammino di fraternità nella Chiesa, tra i credenti di ogni religione e tra tutti i popoli”.

Così papa Francesco nei saluti dopo l’Angelus ha raccontato la sua nuova enciclica, presentata ai giornalisti, che si conclude con una preghiera al Creatore: “Signore e Padre dell’umanità, che hai creato tutti gli esseri umani con la stessa dignità, infondi nei nostri cuori uno spirito fraterno. Ispiraci il sogno di un nuovo incontro, di dialogo, di giustizia e di pace. Stimolaci a creare società più sane e un mondo più degno, senza fame, senza povertà, senza violenza, senza guerre. Il nostro cuore si apra a tutti i popoli e le nazioni della terra, per riconoscere il bene e la bellezza che hai seminato in ciascuno di essi, per stringere legami di unità, di progetti comuni, di speranze condivise. Amen”.

Ed una preghiera cristiana ecumenica: “Dio nostro, Trinità d’amore, dalla potente comunione della tua intimità divina effondi in mezzo a noi il fiume dell’amore fraterno. Donaci l’amore che traspariva nei gesti di Gesù, nella sua famiglia di Nazaret e nella prima comunità cristiana. Concedi a noi cristiani di vivere il Vangelo e di riconoscere Cristo in ogni essere umano, per vederlo crocifisso nelle angosce degli abbandonati e dei dimenticati di questo mondo e risorto in ogni fratello che si rialza in piedi. Vieni, Spirito Santo! Mostraci la tua bellezza riflessa in tutti i popoli della terra, per scoprire che tutti sono importanti, che tutti sono necessari, che sono volti differenti della stessa umanità amata da Dio. Amen”.

Nella presentazione il segretario di stato vaticano, card. Pietro Parolin, ha sottolineato la cultura della fraternità nei rapporti tra gli Stati: “L’Enciclica ci ricorda l’integrazione tra Paesi, il primato delle regole sulla forza, lo sviluppo e la cooperazione economica e, soprattutto, lo strumento del dialogo visto non come anestetico o per ‘rattoppi’ occasionali, bensì come un’arma che ha un potenziale distruttivo molto superiore a qualsiasi armamento.

Infatti, se le armi e con esse la guerra distruggono vite umane, ambiente, speranza, fino a spegnere il futuro di persone e comunità, il dialogo distrugge le barriere del cuore e della mente, apre gli spazi per il perdono, favorisce la riconciliazione. Anzi, è lo strumento di cui necessita la giustizia per potersi affermare e nel suo significato ed effetto più autentico”.

Vista sotto questo aspetto la fraternità può rinnovare la ‘vita internazionale’: “Delineata in questo modo, la fraternità con il suo metodo e il suo obiettivo, può concorrere al rinnovamento di principi che presiedono la vita internazionale o essere in grado di fare emergere le necessarie linee per affrontare le nuove sfide e condurre la pluralità di attori che opera a livello mondiale a dare risposte alle esigenze della famiglia umana.

Si tratta di attori la cui responsabilità in termini politici e di soluzioni condivise risulta determinante specialmente quando si è di fronte alla realtà della guerra, della fame, del sottosviluppo, della distruzione della casa comune e delle sue conseguenze. Attori consapevoli di come la globalizzazione di fronte ai problemi effettivi e alle soluzioni necessarie, abbia espresso, anche di recente, solo aspetti negativi”.

Questa è la visione della Chiesa delineata da papa Francesco: “Nella prospettiva di Francesco la fraternità diventa pertanto il modo per far prevalere gli impegni sottoscritti secondo l’antico adagio ‘pacta sunt servanda’, per rispettare effettivamente la volontà legittimamente manifestata, per risolvere le controversie mediante i mezzi offerti dalla diplomazia, dal negoziato, dalle Istituzioni multilaterali e dal più ampio desiderio di realizzare ‘un bene comune realmente universale e la tutela degli Stati più deboli’.

Non manca, in proposito, il riferimento ad un tema costante dell’insegnamento sociale della Chiesa, quello del ‘governo’ (la governance, come oggi è d’uso dire) della Comunità internazionale, dei suoi membri e delle sue Istituzioni… 

All’accentramento di poteri, la fraternità sostituisce una funzionalità collegiale (qui non è estranea la visione ‘sinodale’ applicata al governo della Chiesa, che è propria di Francesco) determinata da ‘organizzazioni mondiali più efficaci, dotate di autorità per assicurare il bene comune mondiale, lo sradicamento della fame e della miseria e la difesa certa dei diritti umani fondamentali’.

Operare nella realtà internazionale mediante la cultura della fraternità, domanda di acquisire un metodo e un obiettivo capaci di sostituire quei paradigmi non più in grado di cogliere le sfide e i bisogni che si presentano nel cammino che la Comunità internazionale percorre, certo con fatica e contraddizioni”.

Il card. Miguel Ángel Ayuso Guixot, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, ha messo in rilievo che l’enciclica segue la missione dettata dal Concilio Vaticano II: “Fratelli tutti, con sguardo lungimirante e misericordioso, ci esorta a percorrere un terreno comune, legato ad un’antica verità che può suonare nuova nel mondo che ci circonda, spesso atrofizzato dall’egoismo: la fraternità umana. I credenti di diverse tradizioni religiose possono veramente offrire il proprio contributo alla fraternità universale nelle società in cui vivono…

Il credente, infatti, è testimone e portatore di valori che possono contribuire notevolmente alla costruzione di società più sane e giuste. La rettitudine, la fedeltà, l’amore per il bene comune, la preoccupazione per gli altri, soprattutto per i bisognosi, la benevolenza e la misericordia sono strumenti preziosi che fanno parte del tesoro spirituale delle varie religioni”.

Il Giudice Mohamed Mahmoud Abdel Salam, Segretario Generale dell’Alto Comitato per la Fratellanza Umana, ha ringraziato il papa per questa enciclica: “In questa fase decisiva della storia dell’umanità ci troviamo dinnanzi ad un bivio, tra una fratellanza universale nella quale gioisce l’umanità e una miseria acuta che aumenterà la sofferenza e la privazione della gente.

La strada della fratellanza è una strada vecchia e nuova, che si rinnova e si percorre all’ombra dei valori spirituali e morali, ed è governata dall’equilibrio e dall’armonia tra la scienza e la fede, tra questo mondo e la vita a venire. Sosteniamoci dunque a vicenda sulla strada della fratellanza, della conoscenza reciproca e della collaborazione per raggiungere la meta dove s’incontrano i nostri traguardi e i nostri obiettivi, il bene dell’umanità intera”.

La prof.ssa Anna Rowlands, Docente di Catholic Social Thought & Practice all’Università di Durham, ha richiamato il valore religioso nell’enciclica: “Questa lettera affonda le sue radici in un preciso incontro interreligioso e mostra senza reticenze il suo carattere religioso e il suo appello. Una verità trascendente non costituisce un fardello, bensì un dono che rende più stabili le radici del nostro comune agire…

Per questa ragione, l’enciclica ha ben chiaro il peso della responsabilità che grava sulle comunità religiose. I gruppi religiosi sono coinvolti dalla stessa cultura digitale e di mercato che ci danneggia. In modo non scusabile, i leader religiosi hanno tardato a condannare le pratiche ingiuste, passate e presenti.

Anche le religioni hanno bisogno di pentimento e di rinnovamento. Fratelli tutti le esorta a essere modelli di dialogo, mediatrici di pace e portatrici di un messaggio d’amore trascendente ad un mondo affamato, cinico e senza radici”.

Infine il prof. Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio e docente di Storia Contemporanea, ha evidenziato che l’enciclica offre una nuova visione del mondo, seguendo la strada di san Giovanni Paolo II ad Assisi nel 1986: “La guerra a pezzi mostra la frammentarietà arrogante del mondo globale, che considera un delirio, dice il Papa, i progetti con grandi obbiettivi di sviluppo per l’umanità…

L’enciclica mostra che ciascuno è custode della pace. C’è un compito delle istituzioni nell’ ‘architettura di pace’ da rivitalizzare. Ma anche noi, gente qualunque, non possiamo essere spettatori. L’artigianato della pace è compito di tutti: si deve osare di più contro la guerra con una rivolta quotidiana e creativa. Se tanti possono fare la guerra, tutti possono lavorare come artigiani di pace”.

(Foto: Santa Sede)

Free Webcam Girls
151.11.48.50