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Greenaccord Onlus e Fondazione For A Bright Future: partnership strategica per affrontare l’impatto dei cambiamenti climatici sui bambini svantaggiati

In un’iniziativa innovativa volta a coniugare la consapevolezza ambientale con l’empowerment dei giovani, Greenaccord Onlus e la Foundation For A Bright Future (‘For A Bright Future’ – FABF) di Louis Hernandez Jr. sono liete di annunciare una partnership strategica. Questa collaborazione, scaturita dal 16° Forum Internazionale dei Media tenutosi a Roma e Frascati lo scorso ottobre, mira a evidenziare l’importante connessione tra il cambiamento climatico e il suo impatto sproporzionato sui bambini provenienti da contesti svantaggiati.

La partnership unisce l’impegno di For A Bright Future nel supportare i giovani più vulnerabili con l’esperienza di Greenaccord nella formazione giornalistica ambientale. L’alleanza si propone di sensibilizzare i giornalisti che partecipano ai programmi formativi di Greenaccord riguardo all’impatto dei cambiamenti climatici sui bambini che vivono in contesti svantaggiati, tra i più colpiti da questa crisi; promuovere congiuntamente iniziative editoriali e mediatiche dedicate all’educazione ambientale rivolta ai bambini più vulnerabili.

“La nostra fondazione ha sempre creduto nel potere trasformativo dell’istruzione. Collaborando con Greenaccord, non stiamo solo aprendo opportunità ai bambini svantaggiati, ma stiamo fornendo loro gli strumenti per diventare custodi dell’ambiente. Questa partnership rappresenta un passo fondamentale nella formazione di una generazione che comprenda il valore della sostenibilità e della responsabilità comunitaria”, ha dichiarato Louis Hernandez Jr., fondatore e presidente del consiglio di amministrazione di For A Bright Future.

Alfonso Cauteruccio, Presidente di Greenaccord, ha aggiunto: “Da 23 anni Greenaccord è all’avanguardia nel promuovere il giornalismo ambientale. La collaborazione con For A Bright Future ci consente di ampliare il nostro impatto sulle nuove generazioni. Concentrandoci sui bambini svantaggiati, affrontiamo alla radice sia la consapevolezza ambientale che l’equità sociale”.

La visione di rendere l’istruzione accessibile a tutti i bambini è sempre stata la forza trainante dei programmi di For A Bright Future: “Unire le forze con Greenaccord per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle questioni ambientali è davvero stimolante. Questa collaborazione si allinea perfettamente con il nostro obiettivo di formare futuri leader a tutto tondo, socialmente consapevoli e responsabili”, ha dichiarato Gina Rogoto, vicepresidente senior delle operazioni e dei programmi di For A Bright Future.

La Louis Hernandez Jr.’s Foundation For A Bright Future è un’organizzazione no-profit 501(c)(3) dedicata a supportare i bambini sottorappresentati e svantaggiati attraverso programmi mirati all’istruzione, all’assistenza sanitaria, alle arti e allo sviluppo della leadership giovanile. Le iniziative della fondazione offrono pari opportunità e strumenti per aiutare ogni bambino a realizzare i propri obiettivi di vita e diventare membri attivi e costruttivi della comunità globale. Per ulteriori informazioni, visitate il sito forabrightfuturefoundation.org.

Greenaccord è un’associazione culturale senza scopo di lucro, ispirata ai valori cristiani e dedicata alla sensibilizzazione e al coinvolgimento di persone di ogni credo e religione per la protezione della ‘casa comune’. Greenaccord organizza forum nazionali e internazionali rivolti ai professionisti dei media, con l’obiettivo di approfondire il ruolo e la responsabilità del giornalismo nell’affrontare le questioni ecologiche.

Attraverso la collaborazione con esperti scientifici e giornalisti altamente qualificati, Greenaccord contribuisce a colmare le lacune comunicative e promuove una comprensione più approfondita delle problematiche ambientali. Fornisce strumenti essenziali per la creazione di un’opinione pubblica informata, capace di rispondere con efficacia alle sfide ecologiche. Per ulteriori informazioni, visitate il sito www.greenaccord.org.

COP29: La Global Alliance for Banking on Values (GABV) è la prima rete finanziaria a sostenere l’Iniziativa del Trattato di Non Proliferazione dei Combustibili Fossili 

Durante il ‘Finance Day’ alla COP29 la Global Alliance for Banking on Values (GABV) ha annunciato che 25 delle banche che fanno parte del network hanno aderito all’iniziativa del Trattato di Non Proliferazione dei Combustibili Fossili, segnando la prima adesione collettiva all’iniziativa da parte di istituzioni finanziarie. Il Trattato è una proposta per un piano globale vincolante per fermare l’espansione di nuovi progetti di carbone, petrolio e gas, e per gestire una transizione globale lontano dai combustibili fossili.

Fondata nel 2009, la GABV è una rete di 70 banche sostenibili che operano in tutte le principali regioni del mondo, unite dalla missione di “finanziare il cambiamento e cambiare la finanza”. Con l’adesione alla proposta del Trattato di Non Proliferazione dei Combustibili Fossili, queste 25 banche della GABV sollecitano il settore finanziario a intraprendere azioni concrete nella lotta contro i cambiamenti climatici, interrompendo i finanziamenti all’espansione dei combustibili fossili. Insieme queste banche, gestiscono un patrimonio di 117 miliardi di dollari USA e servono oltre 11,3 milioni di persone in tutto il mondo.

Le banche aderenti alla GABV rappresentano alcuni degli esempi più ambiziosi di finanza sostenibile. Le banche della GABV stanno fissando obiettivi ambiziosi per raggiungere emissioni nette zero già nel 2035, dimostrando che la finanza sostenibile non è solo possibile, ma essenziale.

“Nonostante gli impegni dichiarati, molte banche tradizionali continuano a finanziare l’industria dei combustibili fossili, alimentando ulteriori impatti climatici dannosi.

Se il settore finanziario è serio riguardo ai suoi impegni di sostenibilità, dovrebbe sostenere iniziative come il Trattato per la non proliferazione delle fonti fossili che stanno creando soluzioni reali per la crisi. Un Trattato internazionale aiuterà a collaborare direttamente con i governi, in particolare nei Paesi del Sud del Mondo, più vulnerabili ai cambiamenti climatici incontrollati”, ha detto Martin Rohner, Direttore Esecutivo di GABV.

“I trattati internazionali nella storia recente dell’umanità hanno avuto successo per arginare e contrastare alcuni dei fenomeni più pericolosi che l’umanità ha dovuto fronteggiare: pensiamo al trattato internazionale volto a ridurre la produzione e l’uso delle sostanze che minacciano lo strato di ozono, o a quelli di non proliferazione delle armi nucleari o delle mine anti-persona. Per questo siamo convinti che un trattato di non proliferazione delle fonti fossili sia uno strumento utile e raggiungibile per arginare la crisi climatica, anche con l’impegno di quante più banche possibile”, aggiunge il direttore generale di Banca Etica, Nazzareno Gabrielli.

“Il sostegno di un numero crescente di banche per il Trattato sui Combustibili Fossili riflette una vera leadership nel settore finanziario e un riconoscimento che la graduale eliminazione dei combustibili fossili non è solo auspicabile, ma realizzabile. Queste banche visionarie stanno facendo un passo audace come leader nella lotta contro la crisi climatica, riconoscendo il loro ruolo fondamentale nel promuovere una transizione giusta ed equa lontano dai combustibili fossili. Incoraggiamo altre banche ad unirsi a loro.

Sappiamo che la crescente minaccia di inondazioni, incendi e tempeste violente è causata da petrolio, gas e carbone e abbiamo bisogno che le istituzioni finanziarie, sia pubbliche che private, si impegnino e supportino una transizione verso sistemi energetici puliti e sicuri per proteggere ciò che amiamo. Da troppo tempo sentiamo banche dichiararsi leader sul clima mentre continuano a finanziare l’espansione del problema.

Il sostegno della GABV stabilisce un punto di riferimento per altre istituzioni finanziarie e invia un chiaro messaggio di supporto ai governi che hanno aderito al Trattato dei Combustibili Fossili e stanno iniziando a progettare questo complemento fondamentale all’Accordo di Parigi”, ha aggiunto Tzeporah Berman, Presidente e Fondatrice dell’Iniziativa del Trattato di Non Proliferazione dei Combustibili Fossili.

L’Accordo di Parigi sul Clima ha riconosciuto il settore finanziario come un fattore abilitante per raggiungere gli obiettivi climatici più ambiziosi. Da allora, ogni COP ha esplicitamente menzionato il ruolo del sistema finanziario nel sostenere una transizione giusta. Inoltre, questa COP29 è stata soprannominata la “COP della Finanza”, segnando il momento critico affinché i paesi ricchi finanzino la lotta contro la devastazione climatica.

Questa richiesta si applica anche al settore finanziario privato. Secondo il rapporto “Banking on Climate Chaos 2024”, le 60 maggiori banche del mondo hanno impegnato 6,9 trilioni di dollari in 8 anni per l’industria dei combustibili fossili, alimentando il caos climatico e causando impatti devastanti sulle comunità locali. Un rapporto di Topo Finance ha scoperto che se le maggiori banche e gestori di asset degli Stati Uniti fossero un paese, sarebbero il terzo maggior emissore al mondo, dopo Cina e Stati Uniti. 

L’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA) stima che il mondo debba investire circa 4 trilioni di dollari all’anno entro il 2030 solo per l’energia pulita. Le banche giocheranno un ruolo cruciale nel finanziare il passaggio verso modelli di business e pratiche sostenibili. Sebbene il numero di banche con impegni di zero emissioni entro il 2050 sia aumentato, un’analisi più approfondita mostra che non sono sulla buona strada per raggiungere i loro obiettivi.

Le Banche che hanno aderito all’iniziativa del Trattato sui Combustibili Fossili sono:

    Amalgamated Bank (USA)

    Alternative Bank Schweiz (Svizzera)

    Banca Etica (Italia, Spagna)

    BancoSol (Bolivia)

    Banco Popular (Honduras)

    Bank of Karditsa (Grecia)

    Beneficial State Bank (USA)

    Centenary Bank (Uganda)

    Charity Bank (UK)

    Clearwater Credit Union (USA)

    Climate First Bank (USA)

    Cultura Bank (Norvegia)

    Ekobanken (Svezia)

    Freie Gemeinschaftsbank (Svizzera)

    Finca DRC (Repubblica Democratica del Congo)

    Merkur Cooperative Bank (Danimarca)

    NMB Bank (Nepal)

    Summit Credit Union (USA)

    Sunrise Banks (USA)

    3Bank (Serbia)

    Triodos Bank (Paesi Bassi, Belgio, UK, Spagna, Germania)

    Umwelbank (Germania)

    Unity Trust Bank (UK)

    Vancity (Canada)

    vdk bank (Belgio)

La Global Alliance for Banking on Values (GABV) è una rete di banche indipendenti che utilizzano la finanza per promuovere uno sviluppo economico, sociale e ambientale sostenibile. Il loro obiettivo collettivo è cambiare il sistema bancario affinché sia più trasparente, supporti la sostenibilità economica, sociale e ambientale, e serva l’economia reale. La GABV conta oltre 70 membri e opera in 45 paesi, servendo più di 50 milioni di clienti, impiegando 145.000 persone e gestendo oltre 265 miliardi di dollari in asset. [gabv.org](https://www.gabv.org)

L’Iniziativa del Trattato di Non Proliferazione dei Combustibili Fossili è uno sforzo globale per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi, promuovendo la cooperazione internazionale per accelerare la transizione verso l’energia pulita per tutti, fermare l’espansione dei combustibili fossili e ridurre gradualmente la produzione esistente. Questo deve avvenire in modo rapido, giusto e finanziato, affinché nessun lavoratore, comunità o paese venga lasciato indietro, in linea con ciò che la scienza dimostra essere necessario per affrontare la crisi climatica. [fossilfueltreaty.org]

Età degli alberi e delle foreste ‘impatta’ sugli ecosistemi forestali sottoposti al cambiamento climatico

Un team di ricerca del Forest Modelling Lab del Cnr-Isafom ha svelato importanti informazioni sui fattori che influenzano la resilienza, produttività e stabilità dei boschi europei, concentrandosi in particolare sull’impatto dovuto all’età degli alberi e dei popolamenti forestali. I risultati sono in due studi condotti in collaborazione con l’Università di Firenze, pubblicati sulle riviste Journal of Environmental Management e Forests

L’età degli alberi e dei popolamenti forestali, come risultato della passata gestione forestale che ne ha modellato la diversità e le caratteristiche strutturali e fisiologiche, influenza significativamente il funzionamento di questi ecosistemi, e condiziona la loro capacità di mitigazione dei cambiamenti climatici.

E’ quanto hanno messo in luce due ricerche dell’Istituto per i sistemi agricoli e forestali del Mediterraneo del Consiglio nazionale delle ricerche di Perugia (Cnr-Isafom) che hanno coinvolto anche il Laboratorio di Geomatica Forestale dell’Università degli Studi di Firenze, pubblicate sulle riviste Journal of Environmental Management e Forests. Parte delle attività è stata svolta nell’ambito dell’impegno su NBFC, il National Biodiversity Future Center coordinato dal Cnr.

Gli studi sono stati condotti all’interno del Forest Modelling Lab del Cnr-Isafom, una struttura multidisciplinare specializzata nello studio degli ecosistemi forestali anche attraverso sistemi di simulazione avanzata: proprio mediante l’utilizzo del Three Dimensional – Coupled Model Carbon Cycle (3D-CMCC) – un modello tridimensionale che simula la dinamica dei flussi di carbonio, azoto, energia e acqua in foreste e con diverse specie vegetali, età, diametri degli alberi e classi di altezza-  è stato rilevato come l’età dei popolamenti influisca in maniera fondamentale sul bilancio del carbonio, sulla sua assimilazione e quindi sulla produttività dei popolamenti con effetti sulla resilienza e stabilità delle foreste sia nelle condizioni climatiche attuali che future.

In particolare, sono stati presi in esame siti europei di pino silvestre, abete rosso e faggio, tre specie tra le più importanti e comuni in Europa con diverse età: su tali popolamenti forestali, è stato applicato il modello bio-geo-chimico del Cnr, indagandone gli scenari di evoluzione naturale in un futuro “indisturbato”, cioè privo di interventi antropici.

Spiega Elia Vangi, postdoc presso il Forest Modelling Lab del Cnr-Isafom, primo autore di entrambi i lavori: “Analizzando l’impatto del cambiamento climatico e dell’età sulle foreste europee,  utilizzando cinque scenari diversi, si evince che – per tutte le specie studiate- le differenze tra età delle foreste risultano più significative rispetto a quelle tra scenari climatici.

La produttività delle foreste raggiunge il picco nei popolamenti giovani e di mezza età (16-50 anni), indipendentemente dalle condizioni climatiche. In particolare le faggete si dimostrano stabili e resilienti con l’aumento di CO2 atmosferica e temperatura mostrando un aumento della biomassa epigea -cioè chiome e tronchi- che invece  diminuisce nelle foreste di abete rosso, soprattutto nelle classi di età avanzate.

Il pino silvestre mantiene una capacità di stoccaggio della CO2 più stabile rispetto alle altre specie, ma vede una diminuzione dell’incremento annuo di volume. Comprendere queste dinamiche è cruciale per sviluppare strategie di gestione efficaci. Promuovere la diversità delle specie e delle età all’interno delle foreste può rafforzare la loro resilienza e adattabilità ai cambiamenti climatici futuri.

Gherardo Chirici, Professore Ordinario di Inventari forestali, pianificazione ed ecologia forestale presso l’Università degli Studi di Firenze e direttore e coordinatore scientifico del Laboratorio di Geomatica Forestale (geoLAB), aggiunge: “Questi risultati sottolineano la necessità di tenere conto della diversità delle classi di età – mancante nella maggior parte, se non in tutti, i modelli globali di vegetazione – per valutazioni affidabili e robuste degli impatti del cambiamento climatico sulla stabilità e capacità di resilienza delle foreste future”.

I risultati ottenuti hanno implicazioni significative per la gestione forestale futura a livello europeo. “L’incertezza climatica futura influenzerà in modo disomogeneo la funzionalità e i servizi ecosistemici delle foreste, variando in base alla specie, struttura e sviluppo del popolamento considerato.

Le foreste giovani potrebbero crescere più rapidamente ma anche vivere decisamente meno, mentre quelle mature mostreranno maggiore stabilità e resilienza grazie alla maggiore quantità di carbonio accumulata e ad una migliore capacità di adattamento. E’ cruciale considerare età e risposte adattative peculiari delle diverse specie per comprendere l’impatto del cambiamento climatico e adottare quindi approcci di gestione forestale appositamente mirati”, conclude Alessio Collalti, responsabile del Forest Modelling Lab del Cnr-Isafom, coordinatore di entrambi i lavori.

(Foto: CNR)

Da Banca Etica € 50.000.000 per la transizione energetica

In occasione dell’Earth Overshoot Day 2024, che cade domani, Banca Etica rinnova l’impegno per sostenere la transizione energetica: ‘entro la fine del 2024 vogliamo erogare € 50.000.000 di nuovi crediti per finanziare la rivoluzione green e il contrasto ai cambiamenti climatici’.

Domani cadrà l’Earth Overshoot Day 2024, il giorno in cui l’umanità avrà consumato le risorse che la Terra è in grado di generare in un anno. Adottando una visione orientata al benessere collettivo globale e alla tutela degli ecosistemi, Banca Etica (prima e tuttora unica banca italiana interamente dedita alla finanza etica) ha deciso di allocare una quota cospicua dei nuovi impieghi del 2024, 50 milioni di euro, per le domande di finanziamento mirate all’efficientamento energetico e allo sviluppo delle rinnovabili.

Attraverso un sistema organico di strumenti finanziari e di partnership Banca Etica vuole accompagnare persone, imprese e comunità nel percorso responsabile ed economicamente vantaggioso della transizione energetica, in piena sintonia con l’impegno nel promuovere progetti innovativi e nel rendicontare l’impatto ambientale e sociale, anche indiretto, di tutti i propri crediti.

Tra le iniziative di Banca Etica c’è il sostegno a chi vuole sviluppare Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) e Comunità Energetiche Rinnovabili Solidali (CERS), ovvero modalità d’intervento che realizzano concretamente iniziative di autoproduzione, autoconsumo e condivisione solidale dell’energia da fonti rinnovabili.

Banca Etica crede fortemente in questo tipo di soluzioni per decarbonizzare le comunità e ridurre la povertà energetica, e ha creato, in collaborazione con numerosi partner, la piattaforma di servizi per le CER cooperative RESPIRA,  proponendo inoltre opportunità di finanziamento a tasso agevolato e di bancassicurazione. Verso la riduzione dell’impatto ambientale collettivo è nata anche la partnership tra Banca Etica e Up2You finalizzata a creare un ecosistema unico di ascolto e rimando tra servizi finanziari e ambientali per le imprese, includendo consulenze, strumenti di calcolo dell’impronta di carbonio e supporti all’implementazione dei piani di transizione energetica ed ecologica. 

Mentre il rapporto Banking on climate chaos 2024 ci dice che 60 grandi banche globali hanno finanziato per 6.900 miliardi di dollari in 8 anni (2016-2023) le aziende che sfruttano gas, petrolio o carbone (quasi il triplo del PIL di un Paese del G7 come l’Italia), di cui 750 miliardi nel solo 2023 (in aumento rispetto al 2022), Banca Etica mostra il volto ben diverso della finanza etica che esclude a priori qualsiasi investimento nelle fonti fossili.

Così commenta Nazzareno Gabrielli, direttore generale di Banca Etica: “Dopo il boom della cosiddetta ‘finanza sostenibile’degli scorsi anni, da qualche tempo si susseguono analisi e rapporti che denunciano il greenwashing dilagante delle istituzioni finanziarie. Banca Etica continua a marcare la differenza: da sempre escludiamo dal credito la filiera dei combustibili fossili e sosteniamo invece la diffusione e lo sviluppo di energie rinnovabili e dell’efficientamento.

Ogni anno ci diamo degli obiettivi di impatto (IAF-Impact Appetite Framework): in ambito di “contrasto ai cambiamenti climatici ed economia circolare” quest’anno vogliamo impiegare ulteriori 50 milioni di euro, incrementando di circa il 10% le somme del 2023. Il nostro approccio integrale alla finanza etica include anche una puntuale misurazione degli impatti che effettivamente riusciamo a generare e che vengono resi pubblici con il Report di Impatto”.

Nel report di ‘Impatto 2024’ sono rendicontate tutte le emissioni di gas serra (dirette e indirette) connesse all’attività operativa e creditizia, nonché l’impatto sociale e ambientale di ogni finanziamento. Nel 2023 Banca Etica ha finanziato per quasi 63 milioni di euro circa 120 organizzazioni e più di 200 persone fisiche e famiglie che hanno utilizzato queste risorse economiche direttamente per attività di contrasto al cambiamento climatico.

L’impatto generato dai clienti ha consentito di evitare l’emissione di 150 mila tonnellate di CO2 equivalenti. In particolare, 36 organizzazioni con un impatto diretto in quest’area, grazie ai finanziamenti deliberati a loro favore nel 2023, hanno installato 143 impianti a energia rinnovabile per una potenza di 7 MW e hanno effettuato 105 interventi di efficientamento energetico risparmiando 214 MWh.

Inoltre Banca Etica, in collaborazione con Etifor persegue l’azzeramento degli impatti ambientali dei propri eventi.

(Foto: Banca Etica)

Papa Francesco: proteggere le persone e la natura

Oggi papa Francesco ha ricevuto in udienza i membri delle Pontificie Accademie delle Scienze e delle Scienze Sociali, che partecipano all’incontro ‘Dalla crisi climatica alla resilienza climatica’, che alla Casina Pio IV riunisce anche sindaci e governato, ribadendo l’urgenza di azioni concrete per difendere la vita delle persone e la natura:

“I dati sul cambiamento climatico si aggravano di anno in anno, ed è pertanto urgente proteggere le persone e la natura. Mi congratulo con le due Accademie per aver guidato questo impegno e aver prodotto un documento universale di resilienza. Le popolazioni più povere, che hanno ben poco a che fare con le emissioni inquinanti, dovranno ricevere maggior sostegno e protezione. Sono delle vittime”.

Ai partecipanti il papa ha posto una scelta, quella tra la difesa della vita e l’accettazione della morte: “Voi avete risposto che dobbiamo essere attenti al grido della terra, ascoltare la supplica dei poveri, essere sensibili alle speranze dei giovani e ai sogni dei bambini! Che abbiamo la grave responsabilità di garantire che non venga loro negato il futuro. Avete dichiarato di scegliere uno sviluppo umano sostenibile”.

E’ un invito ad affrontare seriamente i problemi, che si presentano oggi nel panorama mondiale: “Ci troviamo di fronte a sfide sistemiche distinte ma interconnesse: il cambiamento climatico, la perdita di biodiversità, il degrado ambientale, le disparità globali, l’insicurezza alimentare e una minaccia alla dignità delle popolazioni coinvolte. A meno che non vengano affrontati collettivamente e con urgenza, questi problemi rappresentano minacce esistenziali per l’umanità, per gli altri esseri viventi e per tutti gli ecosistemi”.

Occorre risolvere questi problemi, perché colpiscono i poveri: “Ma sia chiaro: sono i poveri della terra a soffrire maggiormente, nonostante contribuiscano in misura minore al problema. Le Nazioni più ricche, circa un miliardo di persone, producono oltre la metà degli inquinanti che intrappolano il calore. Al contrario, i tre miliardi di persone più povere contribuiscono per meno del 10%, ma sopportano il 75% delle perdite che ne derivano. I 46 Paesi meno sviluppati, per lo più africani, rappresentano solo l’1% delle emissioni globali di CO2. Al contrario, le nazioni del G20 sono responsabili dell’80% di queste emissioni”.

Comunque è consapevole della difficoltà di tale ‘conversione’: “I dati emersi da questo vertice rivelano che lo spettro del cambiamento climatico incombe su ogni aspetto dell’esistenza, minacciando l’acqua, l’aria, il cibo e i sistemi energetici. Altrettanto allarmanti sono le minacce alla salute pubblica e al benessere. Assistiamo alla dissoluzione delle comunità e allo sfollamento forzato delle famiglie. L’inquinamento atmosferico miete prematuramente milioni di vite ogni anno.

Oltre tre miliardi e mezzo di persone vivono in regioni altamente sensibili alle devastazioni del cambiamento climatico, e questo spinge alla migrazione forzata. Vediamo in questi anni quanti fratelli e sorelle perdono la vita nei viaggi disperati, e le previsioni sono preoccupanti. Difendere la dignità e i diritti dei migranti climatici significa affermare la sacralità di ogni vita umana ed esige di onorare il mandato divino di custodire e proteggere la casa comune”.

Davanti a questa crisi mondiale occorre prendere decisioni rapide: “In primo luogo è necessario adottare un approccio universale e un’azione rapida e risoluta, in grado di produrre cambiamenti e decisioni politiche. In secondo luogo, bisogna invertire la curva del riscaldamento, cercando di dimezzare il tasso di riscaldamento nel breve arco di un quarto di secolo. Allo stesso tempo, occorre puntare a una de-carbonizzazione globale, eliminando la dipendenza dai combustibili fossili.

In terzo luogo, vanno rimosse le grandi quantità di anidride carbonica dall’atmosfera, mediante una gestione ambientale che abbraccia diverse generazioni. E’ un lavoro lungo, ma è anche lungimirante, e dobbiamo intraprenderlo tutti insieme. E in questo sforzo la natura ci è fedele alleata, mettendoci a disposizione i suoi poteri, i poteri che la natura ha di rigenerare, poteri rigenerativi”.

L’unica soluzione per affrontare tale crisi è la cooperazione: “La crisi climatica richiede una sinfonia di cooperazione e solidarietà globale. Il lavoro dev’essere sinfonico, armonicamente, tutti insieme. Mediante la riduzione delle emissioni, l’educazione degli stili di vita, i finanziamenti innovativi e l’uso di soluzioni collaudate basate sulla natura, rafforziamo quindi la resilienza, in particolare la resilienza alla siccità”.

Ed anche un’altra finanza, in grado di riconoscere il ‘debito ecologico’: “Infine, va sviluppata una nuova architettura finanziaria che risponda alle esigenze del Sud del mondo e degli Stati insulari gravemente colpiti dai disastri climatici. La ristrutturazione e riduzione del debito, insieme allo sviluppo di una nuova Carta finanziaria globale entro il 2025, riconoscendo una sorta di ‘debito ecologico’ (dovete lavorare su questa parola: il debito ecologico), possono essere di valido aiuto alla mitigazione dei cambiamenti climatici”.

In precedenza il papa aveva ricevuto il metropolita Agathanghelos, direttore generale della Apostolikì Diakonia della Chiesa di Grecia e la delegazione del Collegio Teologico di Atene, sottolineando il cammino comunitario compiuto in questi anni, privilegiando la formazione culturale: “In questi vent’anni, superando anche periodi difficili (come per esempio quello della crisi economica che ha colpito la Grecia e quello della pandemia), l’Apostolikì Diakonia e il Comitato Cattolico per la Collaborazione Culturale hanno lavorato insieme per promuovere progetti di comune interesse sul piano culturale ed educativo.

Mi rallegro per la vostra scelta di privilegiare la formazione culturale, teologica ed ecumenica delle nuove generazioni. Infatti, proprio i giovani, sostenuti dalla speranza che si fonda sulla fede, possono spezzare le catene fatte di risentimenti, incomprensioni e pregiudizi, che per secoli hanno tenuto prigionieri cattolici e ortodossi, impedendo loro di riconoscersi fratelli uniti nella diversità, capaci di testimoniare l’amore di Cristo, specialmente in questo mondo così diviso e conflittuale”.

(Foto: Santa Sede)

Un mondo polarizzato,disuguale e pericoloso

“… Possiamo fare di meglio. Meglio dei cambiamenti climatici e delle pandemie fuori controllo. Meglio di un’ondata di trasferimenti di potere incostituzionali in un contesto di populismo crescente in tutto il mondo. Meglio di una cascata di violazioni dei diritti umani, meglio del massacro sfacciato di persone nelle loro case e nei loro luoghi di vita, negli ospedali, nelle scuole e nei campi dei rifugiati. Dobbiamo fare meglio di un mondo costantemente sull’orlo del collasso, un castello di carte socio-ecologico. Lo dobbiamo a noi stessi e agli altri, ai nostri figli e ai loro figli…” (Dal ‘Rapporto sullo sviluppo umano 2024’, PNUD)

Nel frattempo ci si riarma come non da tempo non accadeva. Senza inibizioni di sorta si torna a far parlare le guerre come unica strategia di risoluzione dei conflitti internazionali e locali . La radice di tutti i mali, la dimenticanza, sembra aver preso il potere nell’immaginario culturale e politico dei popoli. Senza la memoria delle macerie e del deturpamento irreversibile dei volti umani tutto ridiventa possibile.

Le parole, espressione del pensiero e  della visione del mondo che l’accompagna, si trasformano in armi di distruzione totale. Hiroshima e Nagasaki hanno gradualmente smarrito, col passar degli anni e dei testimoni, di essere un baluardo simbolico alle efferatezze umane. Forse non si è imparato nulla dalle sofferenze degli innocenti e le forze del male assoluto tornano a sedurre gli spiriti da tempo svuotati e espropriati dalla mercificazione del sistema capitalista. Uscire dal vicolo cieco nel quale è piombato il mondo è il titolo del rapporto.

Lo sviluppo umano, per le sue analisi, prende in considerazione tre aspetti. La speranza di vita, l’educazione e il reddito procapite dei cittadini. Questi fattori, combinati assieme e messi in relazione forniscono elementi di comprensione nell’ambito dello sviluppo umano integrale. Nove dei dieci Paesi nei quali lo sviluppo umano è più debole si trovano nell’Africa sub sahariana. Si tratta della Sierra Leone, il Burkina Faso, il Burundi, il Mali, il Ciad, il Niger, la Repubblica Centrafricana, il Sud Sudan e la Somalia. Unico Paese extra africano è lo Yemen.

Il rapporto del PNUD ricorda che i Paesi a governo populista presentano un tasso del Prodotto Interiore Bruto più debole degli altri Paesi. Il Niger, Paese nel quale ho il privilegio di risiedere da ormai 13 anni, continua, secondo l’indice del rapporto, a conservarsi fedelmente tra gli ultimi posti del pianeta. Ci si è gradualmente abituati a guardare la realtà dal basso che poi è un luogo di verità in quanto rivelatore del tipo di mondo che ci troviamo ad abitare.

 Un mondo polarizzato,disuguale e pericoloso recita il sottotitolo del rapporto citato. Polarizzato nel senso che si trova diviso all’interno come all’esterno tra minoranze abbienti e masse escluse,marginalizzate o semplicemente ‘zavorra’ del sistema globale di apartheid. La polarizzazione è frutto e radice della graduale sparizione dei poveri e non della povertà.

Le disuguaglianze si esprimono anche e soprattutto tramite le frontiere che di esse sono forse la metafora più eloquente. Frontiere economiche, politiche, culturali, religiose e simboliche. Un pezzo di carta e un visto possono radicalmente cambiare l’identità e il futuro di una persona. Le detenzioni, le deportazioni e i rimpatri forzati sono una delle espressioni più amare delle disuguaglianze umane.

Un mondo pericoloso, ricorda il rapporto. Pericoloso come, per chi e per quanto … Si vive, non da oggi, in questa continua strategia del ‘terrore’, ostaggi di paure, minacce, epidemie, guerre, carestie e mostri che ogni epoca inventa. Non tarderà dunque ad apparire, come da copione, il don Chisciotte della situazione che, col fedele scudiero che inutilmente cercava di farlo ravvedere, si batteva contro i mulini a vento come i  nemici da abbattere. Facciamo invece nostre le parole di Rosa Luxemburg che diceva…’io mi sento a casa mia dappertutto in questo vasto mondo, posto che siano nubi, uccelli e lacrime’.

Sipri: aumenta la domanda per gli armamenti

Secondo i dati pubblicati dall’Istituto Internazionale di Ricerca sulla Pace di Stoccolma (Sipri) nello scorso dicembre i ricavi delle vendite di armi e servizi militari da parte delle cento maggiori aziende del settore sono nel 2022 il 3,5% in meno rispetto al 2021, a scapito della sicurezza:

A Dubai papa Francesco invita alla buona politica

Oggi papa Francesco avrebbe voluto essere presente al Cop28 in svolgimento a Dubai, ma per motivi di salute non è potuto essere presente, ma il suo discorso è stato letto dal segretario di stato vaticano, card. Pietro Parolin, in sua rappresentanza, per promuovere un approccio multilaterale che rifugga nazionalismi e particolarismi, a non scaricare sui poveri o sulle nascite la colpa di quanto sta avvenendo, a evitare posizioni rigide e rimpalli di responsabilità tra ambientalisti radicali e negazionisti, a non disperdere energie nelle guerre:

“Purtroppo non posso essere insieme a voi, come avrei desiderato, ma sono con voi perché l’ora è urgente. Sono con voi perché, ora come mai, il futuro di tutti dipende dal presente che scegliamo. Sono con voi perché la devastazione del creato è un’offesa a Dio, un peccato non solo personale ma strutturale che si riversa sull’essere umano, soprattutto sui più deboli, un grave pericolo che incombe su ciascuno e che rischia di scatenare un conflitto tra le generazioni. Sono con voi perché il cambiamento climatico è ‘un problema sociale globale che è intimamente legato alla dignità della vita umana’… Vi chiedo, in modo accorato: scegliamo la vita, scegliamo il futuro! Ascoltiamo il gemere della terra, prestiamo ascolto al grido dei poveri, tendiamo l’orecchio alle speranze dei giovani e ai sogni dei bambini! Abbiamo una grande responsabilità: garantire che il loro futuro non sia negato”.

Nel discorso il papa ha sottolineato che i cambiamenti climatici dipendono anche da chi ostacola un cammino comune: “Le divisioni che ci sono tra noi. Ma un mondo tutto connesso, come quello odierno, non può essere scollegato in chi lo governa, con i negoziati internazionali che ‘non possono avanzare in maniera significativa a causa delle posizioni dei Paesi che privilegiano i propri interessi nazionali rispetto al bene comune globale’. Assistiamo a posizioni rigide se non inflessibili, che tendono a tutelare i ricavi propri e delle proprie aziende, talvolta giustificandosi in base a quanto fatto da altri in passato, con periodici rimpalli di responsabilità. Ma il compito a cui siamo chiamati oggi non è nei confronti di ieri, ma nei riguardi di domani; di un domani che, volenti o nolenti, o sarà di tutti o non sarà”.

Ed ha una ricetta per risolvere il problema ambientale, chiedendo che non si spenda denaro per le armi: “Ciò vale per la cura del creato così come per la pace: sono le tematiche più urgenti e sono collegate. Quante energie sta disperdendo l’umanità nelle tante guerre in corso, come in Israele e in Palestina, in Ucraina e in molte regioni del mondo: conflitti che non risolveranno i problemi, ma li aumenteranno! Quante risorse sprecate negli armamenti, che distruggono vite e rovinano la casa comune! Rilancio una proposta: ‘con il denaro che si impiega nelle armi e in altre spese militari costituiamo un Fondo mondiale per eliminare finalmente la fame’ e realizzare attività che promuovano lo sviluppo sostenibile dei Paesi più poveri, contrastando il cambiamento climatico”.

Questo è anche un compito politico tracciare una nuova visione: “E’ compito di questa generazione prestare orecchio ai popoli, ai giovani e ai bambini per porre le fondamenta di un nuovo multilateralismo. Perché non iniziare proprio dalla casa comune? I cambiamenti climatici segnalano la necessità di un cambiamento politico. Usciamo dalle strettoie dei particolarismi e dei nazionalismi, sono schemi del passato. Abbracciamo una visione alternativa, comune: essa permetterà una conversione ecologica, perché ‘non ci sono cambiamenti duraturi senza cambiamenti culturali. Assicuro in questo l’impegno e il sostegno della Chiesa cattolica, attiva in particolare nell’educazione e nel sensibilizzare alla partecipazione comune, così come nella promozione degli stili di vita, perché la responsabilità è di tutti e quella di ciascuno è fondamentale”.

E’ una questione di ‘buona’ politica: “Qui si tratta di non rimandare più, di attuare, non solo di auspicare, il bene dei vostri figli, dei vostri cittadini, dei vostri Paesi, del nostro mondo. Siate voi gli artefici di una politica che dia risposte concrete e coese, dimostrando la nobiltà del ruolo che ricoprite, la dignità del servizio che svolgete. Perché a questo serve il potere, a servire. E a nulla giova conservare oggi un’autorità che domani sarà ricordata per la sua incapacità di intervenire quando era urgente e necessario. La storia ve ne sarà riconoscente. E anche le società nelle quali vivete, al cui interno vi è una nefasta divisione in “tifoserie”: tra catastrofisti e indifferenti, tra ambientalisti radicali e negazionisti climatici… E’ inutile entrare negli schieramenti; in questo caso, come nella causa della pace, ciò non porta ad alcun rimedio”.

Infine ha ricordato un importante anniversario: “Il 2024 segni la svolta. Vorrei che fosse d’auspicio un episodio avvenuto nel 1224. In quell’anno Francesco di Assisi compose il Cantico delle creature. Lo fece dopo una nottata trascorsa in preda al dolore fisico, ormai completamente cieco. Dopo quella notte di lotta, risollevato nell’animo da un’esperienza spirituale, volle lodare l’Altissimo per quelle creature che più non vedeva, ma che sentiva fratelli e sorelle, perché discendenti dallo stesso Padre e condivise con gli altri uomini e donne. Un ispirato senso di fraternità lo portò così a trasformare il dolore in lode e la fatica in impegno. Poco dopo aggiunse una strofa nella quale lodava Dio per coloro che perdonano, e lo fece per dirimere (con successo!) una scandalosa lite tra il Podestà del luogo e il Vescovo”.

E’ un accorato invito alla pace: “Anch’io, che porto il nome di Francesco, con il tono accorato di una preghiera vorrei dirvi: lasciamo alle spalle le divisioni e uniamo le forze! E, con l’aiuto di Dio, usciamo dalla notte delle guerre e delle devastazioni ambientali per trasformare l’avvenire comune in un’alba di luce”.

(Foto: Rainews)

Cesvi: i giovani hanno il potere di plasmare i sistemi alimentari

“All’approssimarsi del 2030, quando mancano solo 7 anni per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, quasi 750.000.000 di persone non sono in grado di far valere il proprio diritto a un’alimentazione adeguata. La fame non è una novità, e non lo sono nemmeno le cause che la determinano. La novità è che ora viviamo in un periodo di quella che è stata definita ‘policrisi’.

Banca Etica premiata al Salone della CSR per il Report di impatto

Premiato al Salone della CSR e dell’innovazione sociale di Milano il Report di Impatto 2023, il documento con cui Banca Etica misura annualmente, da quattro anni, gli impatti sociali e ambientali di tutti i crediti erogati. Ritirato da Sonia Cantoni, consigliera di amministrazione di Banca Etica, il Premio Impatto è giunto alla sua la seconda edizione e onora un lavoro meticoloso generato in sinergia da tutte le persone di Banca Etica, certificando la volontà di trasparenza e l’assunzione di responsabilità praticate quotidianamente.

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