Papa Francesco: la guerra è follia e la vita è inviolabile
Si è concluso il viaggio di papa Francesco in Kazakhstan, accolto dal presidente della Repubblica Sig. Kassym-Jomart K. Tokayev, all’ingresso della Sala Vip del Presidential Vip Terminal, dove ha luogo un incontro privato di alcuni minuti. Papa Francesco, attraverso il finger, sale per ultimo a bordo dell’aereo. Da Nur-Sultan a Roma/Fiumicino lo aspettano 7 ore e mezza di volo e la consueta conferenza stampa con i giornalisti. Giungerà in Vaticano intorno alle ore 20.30.
Nell’ultimo giorno papa Francesco ha ringraziato i partecipanti, affermando che la guerra è follia: “Grazie per esser venuti da diverse parti del mondo, portando qui la ricchezza dei vostri credo e delle vostre culture. Grazie per aver vissuto intensamente questi giorni di condivisione, lavoro e impegno nel segno del dialogo, ancora più preziosi in un periodo tanto difficile, su cui grava, oltre alla pandemia, l’insensata follia della guerra.
Ci sono troppi odi e divisioni, troppa mancanza di dialogo e comprensione dell’altro: questo, nel mondo globalizzato, è ancora più pericoloso e scandaloso. Non possiamo andare avanti collegati e separati, connessi e lacerati da troppe disuguaglianze. Grazie, dunque, per gli sforzi tesi alla pace e all’unità”.
Ha ricordato il motto del viaggio, ‘Messaggeri di pace e di unità’, ricordando la giornata di preghiera convocata da san Giovanni Paolo II: “E’ al plurale, perché il cammino è comune. E questo settimo Congresso, che l’Altissimo ci ha dato la grazia di vivere, ha segnato una tappa importante. Fin dalla sua nascita nel 2003, l’evento ha avuto come modello la Giornata di Preghiera per la pace nel mondo convocata nel 2002 da Giovanni Paolo II ad Assisi, per riaffermare il contributo positivo delle tradizioni religiose al dialogo e alla concordia tra i popoli.
Dopo quanto accaduto l’11 settembre 2001, era necessario reagire, e reagire insieme, al clima incendiario a cui la violenza terroristica voleva incitare e che rischiava di fare della religione un fattore di conflitto. Ma il terrorismo di matrice pseudo-religiosa, l’estremismo, il radicalismo, il nazionalismo ammantato di sacralità fomentano ancora timori e preoccupazioni nei riguardi della religione. Così in questi giorni è stato provvidenziale ritrovarci e riaffermarne l’essenza vera e irrinunciabile”.
In questo senso il papa ha ricordato che questa dichiarazione condanna ogni estremismo: “In proposito, la Dichiarazione del nostro Congresso afferma che l’estremismo, il radicalismo, il terrorismo e ogni altro incentivo all’odio, all’ostilità, alla violenza e alla guerra, qualsiasi motivazione od obiettivo si pongano, non hanno nulla a che fare con l’autentico spirito religioso e devono essere respinti nei termini più decisi possibili: condannati, senza ‘se’ e senza ‘ma’.
Inoltre, in base al fatto che l’Onnipotente ha creato tutte le persone uguali, indipendentemente dalla loro appartenenza religiosa, etnica o sociale, abbiamo convenuto nell’affermare che il mutuo rispetto e la comprensione devono essere considerati essenziali e imprescindibili nell’insegnamento religioso”.
Ha riaffermato che la fede non può essere repressa dalle Istituzioni civili: “Abbiamo chiesto con forza ai governi e alle organizzazioni internazionali competenti di assistere i gruppi religiosi e le comunità etniche che hanno subito violazioni dei loro diritti umani e delle loro libertà fondamentali, e violenze da parte di estremisti e terroristi, anche come conseguenze di guerre e conflitti militari. Occorre soprattutto impegnarsi perché la libertà religiosa non sia un concetto astratto, ma un diritto concreto. Difendiamo per tutti il diritto alla religione, alla speranza, alla bellezza: al Cielo”.
In base a questo assunto la Chiesa ha sempre ritenuto inviolabile la vita, come è scritto nella dichiarazione ‘Nostra Aetate’: “Perciò la Chiesa cattolica, che non si stanca di annunciare la dignità inviolabile di ogni persona, creata ‘ad immagine di Dio’, crede anche nell’unità della famiglia umana…
Per questo, sin dagli inizi di questo Congresso, la Santa Sede, specialmente attraverso il Dicastero per il Dialogo Interreligioso, vi ha partecipato attivamente. E vuole continuare così: la via del dialogo interreligioso è una via comune di pace e per la pace, e come tale è necessaria e senza ritorno. Il dialogo interreligioso non è più solo un’opportunità, è un servizio urgente e insostituibile all’umanità, a lode e gloria del Creatore di tutti”.
Ha ribadito ciò che disse nel suo viaggio apostolico san Giovanni Paolo II: “Vorrei dire oggi che l’uomo è anche la via di tutte le religioni. Sì, l’essere umano concreto, indebolito dalla pandemia, prostrato dalla guerra, ferito dall’indifferenza! L’uomo, creatura fragile e meravigliosa, che ‘senza il Creatore svanisce’ e senza gli altri non sussiste!..
Per compiere scelte che siano davvero grandi si guardi ai bambini, ai giovani e al loro futuro, agli anziani e alla loro saggezza, alla gente comune e ai suoi bisogni reali. E noi leviamo la voce per gridare che la persona umana non si riduce a ciò che produce e guadagna; che va accolta e mai scartata; che la famiglia, in lingua kazaka ‘nido dell’anima e dell’amore’, è l’alveo naturale e insostituibile da proteggere e promuovere perché crescano e maturino gli uomini e le donne di domani”.
Per questo la pace è urgente: “La pace è urgente perché qualsiasi conflitto militare o focolaio di tensione e di scontro oggi non può che avere un nefasto ‘effetto domino’ e compromette seriamente il sistema di relazioni internazionali…
Scaturisce dunque dalla fraternità, cresce attraverso la lotta all’ingiustizia e alle disuguaglianze, si costruisce tendendo la mano agli altri. Noi, che crediamo nel Creatore di tutti, dobbiamo essere in prima linea nel diffondere la convivenza pacifica. La dobbiamo testimoniare, predicare, implorare”.
Ecco l’esortazione ai capi di Stato di abbandonare le armi: “Perciò la Dichiarazione esorta i leader mondiali ad arrestare ovunque conflitti e spargimenti di sangue, e ad abbandonare retoriche aggressive e distruttive. Vi preghiamo, in nome di Dio e per il bene dell’umanità: impegnatevi per la pace, non per gli armamenti! Solo servendo la pace il vostro nome rimarrà grande nella storia”.
Ma la pace ha bisogno della collaborazione della donna: “E dunque essa va ricercata coinvolgendo maggiormente la donna. Perché la donna dà cura e vita al mondo: è via verso la pace. Abbiamo perciò sostenuto la necessità di proteggerne la dignità, e di migliorarne lo status sociale in quanto membro di pari diritto della famiglia e della società.
Alle donne vanno anche affidati ruoli e responsabilità maggiori. Quante scelte di morte sarebbero evitate se proprio le donne fossero al centro delle decisioni! Impegniamoci perché siano più rispettate, riconosciute e coinvolte”.
L’altra parola correlata sono i giovani: “Sono loro i messaggeri di pace e di unità di oggi e di domani. Sono loro che, più di altri, invocano la pace e il rispetto per la casa comune del creato. Invece, le logiche di dominio e di sfruttamento, l’accaparramento delle risorse, i nazionalismi, le guerre e le zone di influenza disegnano un mondo vecchio, che i giovani rifiutano, un mondo chiuso ai loro sogni e alle loro speranze.
Così pure religiosità rigide e soffocanti non appartengono al futuro, ma al passato. Pensando alle nuove generazioni, qui si è affermata l’importanza dell’istruzione, che rafforza la reciproca accoglienza e la convivenza rispettosa tra religioni e culture. Diamo in mano ai giovani opportunità di istruzione, non armi di distruzione! E ascoltiamoli, senza paura di lasciarci interrogare da loro. Soprattutto, costruiamo un mondo pensando a loro!”
(Foto: Santa Sede)