Galeotto il libro e chi non l’ha letto

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Il detto ‘Timeo hominem unius libri’, ossia ‘Temo l’uomo di un solo libro’ normalmente è colto come espressione della prudenza da usarsi verso chi ha una conoscenza ristretta a una sola fonte, ma può anche essere inteso come il timore a confrontarsi con colui che, rifuggendo da una cultura tanto vasta quanto superficiale, su un determinato argomento è ben preparato.

Conoscere bene un libro – ma lo stesso vale per un sito internet, agenzia di informazione e così via – significa studiarne i redattori, le finalità, l’attendibilità delle fonti, i finanziatori, la capacità comunicativa, le tecniche di stampa e così via. Ad esempio un approccio non superficiale al Liber di Angela da Foligno richiede il confronto con l’originale, una conoscenza almeno elementare del latino medievale così come della paleografia, alcuni rudimenti di codicologia nonché l’attenzione al lessico con gli inevitabili spostamenti semantici.

Certamente non tutti possono avere tali strumenti a cui ad esempio forma la Scuola Superiore di Studi Medievali della Pontificia Università Antonianum (cfr. Scuola Superiore di Studi Medievali e Francescani | Pontificia Università Antonianum), ma almeno le edizioni e traduzioni a cui si attinge devono essere attendibili. Inoltre estrapolazioni, disattenzione al cambio di significato dei termini e letture combinatorie, ossia che combinano molteplici citazioni senza considerare la globalità del testo, conducono a letture arbitrarie se non persino ideologiche.

Se dal testo di Angela da Foligno, saltando i passi iniziali di purificazione e conversione, si coglie solo il linguaggio sponsale avviene quella assolutizzazione del particolare tipica di ogni integralismo e ben distante da un approccio integrale grazie al quale traspare che la verità è sinfonica.

Si tratta dello stesso approccio selettivo, opposto all’avventura dell’alterità, di colui che è interessato agli altri unicamente per qualche aspetto gratificante quale può essere quello erotico. Proprio l’urgenza di un retto approccio interpretativo è quanto si constata al termine della lettura del testo ‘La Pasión Mística, espiritualidad y sensualidad’, pubblicato nel 1998 dal poco più che trentenne Víctor Manuel Fernández.

Una tematica così importante quanto delicata, che purtroppo a volte ha dato adito a devianze anche morali, sollecita una riflessione, studio e ricerca erudita che a volte sembra relegata al passato ma di cui la complessità del presente ha bisogno.

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