Carta di Roma: per i media i migranti sono ombre

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“Leggevo il tweet del giornalista Pape Diaw. Diceva che dopo quaranta anni che sei italiano, è deprimente essere chiamati ancora in televisione, ad interpretare una parte, un ruolo, quello dello straniero. Non so bene come ci si senta, per due ragioni: la prima è che io non rientro nella casistica degli ‘stranieri’ e la seconda è che la televisione la frequento per lavoro, sì, ma non per interpretare ruoli…

La narrazione distorta e distorcente che si fa delle migrazioni raggiunge il parossismo sui social. Le migrazioni qui si liquidano in quattro parole. Se in TV si recitano ruoli predefiniti, i social sembrano invece essere spazi dove tutto è consentito, dove non c’è controllo e non c’è sanzione. La riflessione ha ancora meno spazio. Costretta in 280 caratteri, buoni invece per i soliti slogan”.

Con questa introduzione del giornalista di Valerio Cataldi, presidente dell’Associazione ‘Carta di Roma’, inizia l’XI rapporto di ‘Carta di Roma Notizie’, curato dall’Osservatorio di Pavia, che ha evidenziato il calo di attenzione da parte dei media al fenomeno migratorio:

“In questi dieci anni ha resistito e si è consolidata la ‘macchina della paura’, quel meccanismo che si ripete uguale a se stesso, con una sequenza sempre identica che inizia in primavera con l’allarme di ‘1.000.000 di persone pronte a partire dalle coste della Libia’ e prosegue con la conta degli arrivi nei porti italiani…

Tuttavia l’analisi di questo ultimo anno di informazione sulle migrazioni, sui rifugiati, sui richiedenti asilo, rivela che c’è un binario parallelo su cui corrono la solidarietà per il popolo ucraino in fuga e l’ostilità in crescita verso i popoli in fuga in arrivo dal Mediterraneo.

Un racconto doppio che dimostra quanto sia pervasiva la propaganda politica nel giornalismo italiano. La rivoluzione del linguaggio giornalistico sulle migrazioni, deve aspettare ancora”.

Ed anche Giuseppe Milazzo, ricercatore dell’Osservatorio di Pavia, ha evidenziato la scarsa attenzione da parte dell’informazione al fenomeno migratorio, se non per alimentare la paura: “Nel 2022 si è rilevato un calo del 14% rispetto ai primi 10 mesi del 2021 e il livello minimo di copertura raggiunto dopo il 2014.

Il declino di attenzione sembra dovuto allo stravolgimento delle agende dei Tg, a lungo dominate dalla guerra in Ucraina. Il sentimento di insicurezza verso gli immigrati, rilevato a novembre, sale di 5 punti rispetto all’anno precedente ed è pari al 32%”.

Mentre il prof. Ilvo Diamanti, docente all’Università di Urbino ‘Carlo Bo’, ha sottolineato che i migranti non suscitano più ‘emozioni’: “Dopo molti anni di evidenza ed emergenza, sul piano mediatico e politico, ormai, gli immigrati non suscitano emozione. E neppure paura. Prevale, piuttosto, un diffuso senso di abitudine. Anche per chi li vede come ‘un male’…

Gli immigrati, dunque, non fanno più notizia come un tempo. Perché giungono da Paesi relativamente vicini, in fuga da guerre che inquietano anche noi. Perché ci siamo abituati a loro. Perché siamo stati ‘costretti’ a considerarne l’utilità, ben più elevata dei pericoli che comportano.

Così, chi in passato ne ha fatto una bandiera per attrarre consensi oggi deve cercare altri argomenti, se non altri nemici.  Per questo, conviene considerare gli immigrati non come ‘altri da noi’, ma ‘altri fra noi’. Che dobbiamo ‘integrare’. Per guardare avanti. Insieme”.

Lo scorso anno c’è stato un ulteriore calo dell’attenzione nei confronti del tema delle migrazioni, sia nell’informazione di prima serata sia sulle prime pagine dei principali quotidiani: sono 563 gli articoli sulle prime pagine dei quotidiani dedicate al tema dell’immigrazione in ulteriore calo rispetto all’anno scorso (il 17% in meno): è il dato più basso degli ultimi 8 anni (dal 2015 al 2022).

I due quotidiani che hanno dedicato più titoli al tema immigratorio nel periodo 2015-2020 sono Avvenire ed Il Giornale, due testate che confermano, con tagli divergenti, un interesse spiccato per il tema. Nel 2020, Avvenire rimane il quotidiano con più notizie (291), segue La Stampa (129), La Repubblica (117), Il Giornale (116), il Corriere della Sera (91) ed Il Fatto Quotidiano (90). Sempre nell’anno in considerazione l’attenzione al tema è stata discontinua, più elevata nei mesi estivi (luglio, agosto e settembre) e più contenuta nei mesi dell’emergenza sanitaria.

Inoltre, l’agenda dei temi sull’immigrazione evidenzia la centralità dei flussi migratori: i titoli delle prime pagine dei quotidiani, nel 53% dei casi, si concentrano sui flussi migratori: sono gli arrivi via mare a fare notizia sulle prime pagine dei quotidiani.

La voce ‘Società e cultura’, con il 12%, si colloca al secondo posto, ben lontana dalla copertura dei flussi. Seguono l’Economia ed il Lavoro con l’11%, l’accoglienza con il 10%, il Covid-19 (8%), la Criminalità e la sicurezza (5%) e il Terrorismo (1%).

Si registra anche una diminuzione significativa dei toni allarmistici nella stampa: l’8% degli articoli presenta toni allarmistici, il dato più basso dal 2015 ad oggi. Altrettanto contenuta la percentuale di articoli rassicuranti, pari al 2%.

Avvenire è il quotidiano che accoglie il maggiore numero di notizie rassicuranti, anche se in modo contenuto (4%). Il Giornale è la testata con il più alto numero di toni allarmistici (34% di notizie), in significativo calo rispetto agli anni precedenti. Nelle maggior parte delle testate prevalgono toni neutri.

Le testate hanno dedicato in media 21,3 titoli al giorno su migranti e migrazioni, passando da una media giornaliera di 12,9 titoli nel mese di aprile (in piena emergenza Covid-19 e lockdown) ad una media di 30,1 titoli ad agosto.

Le dieci testate più prolifiche sulle migrazioni (Avvenire, La Verità, Libero Quotidiano, Il Giornale, La Repubblica, La Stampa, Corriere della Sera, La Gazzetta del Mezzogiorno, Il Messaggero, Il Fatto Quotidiano) raccolgono il 67% di titoli del corpus.

Questi quotidiani di opinione sono anche quelli mediamente più attenti alla cronaca e al dibattito politico. L’attenzione al tema migranti è anche conseguenza della tematizzazione politica del fenomeno migratorio.

Inoltre lo studio realizzato dall’Osservatorio di Pavia ha osservato che la parola chiave che nel 2013 era Lampedusa, in un contesto di accoglienza e solidarietà, oggi è Cutro, luogo di un altro naufragio dove hanno perso la vita 94 persone a pochi metri dalla costa italiana. Ma stavolta il contesto è diventato ostile, di rifiuto.

Il 2023, dopo la pandemia e la guerra in Ucraina, vede un aumento delle notizie dedicate al tema dell’immigrazione rispetto a quanto osservato nel 2022, oltre ai naufragio tengono banco le politiche governative e gli accordi con Tunisia e Albania oltre al boom di arrivi. Gli articoli sulle prime pagine dei sei quotidiani analizzati sono 1536 rispetto ai 563 del 2022, quasi triplicati.

Le notizie da prima pagina con tono allarmistico rispetto alle rilevazioni degli anni precedenti, raddoppiano attestandosi al 9,5%, rispetto al 2022. Altro aspetto caratteristico dell’informazione sui migranti, oltre alla perenne emergenza è la strumentalizzazione politica da parte dei media. Il 31% dei pezzi contiene dichiarazioni di politici, solo il 7% la voce dei migranti. Per contro, il tema dell’accoglienza crolla al 4% rispetto al 2022, caratterizzato dall’arrivo dei profughi ucraini.

Infine dall’indagine emerge gli esponenti politici (più o meno consapevolmente) sfruttano la relazione avversativa veicolata dal connettivo mentre per indentificare una polarizzazione tra gruppi o istituzioni, creando di volta in volta in-group e out-group che contribuiscono a costruire una visione della realtà favorevole ai loro fini comunicativi e agli interessi politici del loro partito d’appartenenza.

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