Gigi De Palo: un fisco giusto per la famiglia

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“E’ necessario passare dalla cultura del figlio come costo individuale a carico delle famiglie, alla pratica del figlio come bene ed investimento per la società. Mettere al mondo un figlio, educarlo ed aiutarlo a diventare un buon cittadino è una esperienza umana straordinaria e il beneficio generato è per tutta la società”: con questo incipit del presidente nazionale del Forum delle Associazioni familiari Adriano Bordignon, nelle scorse settimane alla Camera dei Deputati si è svolto il convegno sulla natalità, promosso dalle Associazioni familiari Italiane.

Infatti i dati Istat, rielaborati dall’Università di Verona, basati sui consumi delle famiglie indicano che il costo di mantenimento di un figlio, che si riferisce alla spesa dei beni necessari quali gli alimenti , la casa e i vestiti, di età compresa tra 0 e 5 anni è di circa € 530 al mese, pari a circa la metà del costo della vita di un adulto. Per un figlio di età dai 6 ai 18 anni, il costo è di circa € 390, pari al 40% del costo di un adulto.

Mentre il costo del semplice mantenimento di un figlio rappresenta una stima conservativa rispetto al cosiddetto costo di accrescimento di un figlio che, invece, incorpora le spese per beni non strettamente necessari e per la cura dei figli e della casa, quali l’istruzione, lo sport, le attività culturali e ricreative, le vacanze, l’assistenza dei figli…  Il costo di accrescimento è stato stimato in un costo medio di € 1.100 mensili, che aumenta ad € 1.600 quando si tiene conto anche del ‘lavoro non pagato’ impiegato nella cura dei figli e della casa.

Partendo da questi dati ed in attesa della definitiva approvazione della manovra finanziaria al presidente della Fondazione per la Natalità, Gigi De Palo, abbiamo chiesto di spiegare se questa legge finanziaria premia la famiglia: “No. Questa legge di bilancio sembra non premiare le famiglie e non dare seguito al discorso relativo alla natalità, a cui servirebbero politiche impattanti e di ‘totale sistema’, cioè che non coinvolgano solo il Ministero per la famiglia e per la natalità, ma anche quello dell’economia.

Serve una legge fiscale, che permetta finalmente alle famiglie di essere considerate soggetto di sviluppo. Insomma una riforma fiscale che tenga conto nel pagamento delle tasse anche della composizione familiare. Questa è una legge di bilancio che, come sempre, dà una risposta alle famiglie per quanto riguarda le dinamiche sociali, cioè è un’ottima legge di bilancio che continua nella logica del contrasto alla povertà, ma non fa gli investimenti necessari per risolvere, o almeno di cambiare, il tema della natalità”.

Allora quale inverno sarà per le famiglie?

“Sarà un inverno esattamente identico a quello che è stato negli ultimi 40 anni, senza nessun tipo di segnale di attenzione nei confronti delle famiglie. Anzi, con la difficoltà dell’inflazione e, mi permetto di dire, con la sensazione che i fasti e gli investimenti del PNNR, in cui sono state investite molte risorse per vari progetti, stiano lentamente finendo senza portare il beneficio che tutti si aspettavano. Purtroppo bisogna dirlo.

Il bonus 110% per quanto riguarda le ristrutturazioni è stato fatto senza tener conto della sostenibilità di un sistema. Ed ancora per anni saremo qui a ridirci queste cose e pagheremo i debiti che sono stati fatti non solo per la nostra generazione, ma anche per quella futura. Questa è una vergogna, perché veramente mi fa arrabbiare il fatto che chi ha portato avanti questa proposta, ancora oggi pontifichi. Quindi è un inverno come gli altri con questo bonus che è un costo, che nei prossimi anni ci metterà ancora in difficoltà”.

Di quali misure strutturali ha bisogno la famiglia?

“La famiglia ha bisogno che si creano veramente le fondamenta di serie politiche familiari in Italia. L’assegno unico è stato solo un inizio; ora bisogna necessariamente cambiare la fiscalità italiana. Oggi si pagano le tasse in base al reddito, che è considerato sul singolo, mentre va considerato all’interno della composizione familiare: oggi una persona che vive da sola e prende € 50.000 paga le identiche tasse di una persona che vive con cinque familiari, guadagnando complessivamente la stessa cifra.

Questo non è giusto, perché a disposizione di una persona ci sono € 50.000; mentre nell’altro caso quella cifra va divisa in cinque componenti. E’chiaro che per una questione di equità fiscale e di giustizia sociale andrebbe creato un meccanismo diverso.

Poi bisogna migliorare l’assegno unico e cercare di creare le premesse, perché si creino nuove famiglie; quindi un lavoro più stabile ai giovani e la possibilità di creare di accedere alla prima casa attraverso un mutuo in maniera più semplice… Queste sono le fondamenta su cui costruire i servizi necessari alla famiglia”.

Per quale motivo le poche nascite sono motivo di preoccupazione?

“Le poche nascite sono motivo di preoccupazione perché il nostro sistema di welfare, come quelli europei, si basa sulle tasse. Quindi se aumentano a dismisura, come succede in Italia, i pensionati e diminuiscono i lavoratori, che sono in grado di pagare le tasse, permettendo di far proseguire il sistema del welfare, è chiaro che tra un po’ crollerà tutto, perché diminuendo i lavoratori ed aumentando i pensionati, diminuisce il PIL e le risorse per il welfare ed anche le risorse per il sistema previdenziale…

Poi anche a livello culturale ci saranno molte ricadute:per i giovani ci saranno meno risorse riguardanti l’innovazione; senza i giovani c’è meno attenzione per l’ambiente… Problemi che viviamo senza una generazione che ci aiuti a superarli con freschezza e fantasia. Il tema è molto grande; senza dimenticare che i giovani portano con sé cambiamenti per un futuro migliore. Quindi senza le nascite manca la speranza per il nostro Paese”.

Come si può cambiare mentalità?

“La mentalità non si cambia con un colpo di bacchetta. Dobbiamo cercare di lavorare per raccontare la famiglia e la natalità come qualcosa di bello e non di pesante. Le giovani generazioni non sono messe nella condizione di realizzare questo desiderio: questo è un grande peccato. Allora, si deve lavorare cercando di fare una narrazione diversa, parlando anche della fertilità in maniera scientifica, in quanto esiste un’età relativa alla fertilità, che stiamo totalmente saldando.

Occorre cambiare l’aspetto sociale dell’Italia, perché non è un Paese che sfrutta le famiglie, che assicurano invece sussidiarietà. Occorre modificare questa cultura ed andrebbero create le premesse affinchè le famiglie non siano lasciate sole attraverso anche una tassazione più equa e una contrattazione lavorativa più strutturata. Eppoi, a mio avviso, occorre cambiare anche il linguaggio: oggi dobbiamo renderci conto che tutto quello che stiamo vivendo è frutto di semi gettati o non gettati negli anni passati.

Quindi dobbiamo sapere che un cambio culturale presuppone tempo. Con gli ‘Stati generali della natalità’ da quattro anni cerchiamo di trasformare la natalità in qualcosa che riguarda tutti e non solo chi ha i figli, perché tutti dobbiamo tifare affinchè in Italia ci siano più politiche familiari, che permettano la ripartenza delle nascite, in quanto anche il single ha necessità di una ripartenza delle nascite per assicurargli un sistema sanitario e di welfare più sostenibili”.        

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