XXXIV Domenica del Tempo Ordinario: Solennità di Cristo Re dell’Universo

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La solennità di Cristo Re conclude l’anno liturgico. Diversamente dall’anno civile scandito dai dodici mesi, l’anno liturgico è scandito dalle tre feste: Natale, Pasqua e Pentecoste; il Natale poi è preceduto da quattro settimane dette di ‘avvento’. La solennità odierna ci ricorda che Gesù, il buon pastore, alla fine di questo cammino ritornerà come Re per giudicare i buoni e i cattivi.

La nostra vita infatti ha due tempi: il primo è quello terreno, quello che stiamo vivendo dove incontriamo Cristo ‘buon pastore’, tempo propizio che Dio mette a disposizione per la nostra salvezza. Seguirà poi il secondo tempo: quando varcheremo la soglia per entrare in una fase diversa: Gesù, che abbiamo conosciuto ‘buon pastore’; che nell’Eucaristia   è rimasto cibo delle nostre anime, che ci ha lasciato Maria, sua madre, come madre i tutti; questo stesso Gesù verrà come Re e Giudice dei buoni e dei cattivi.

Nessuno potrà sottrarsi al suo giudizio: sia quelli posti alla sua destra che quelli della sinistra. Non ci saranno posti preferenziali: tutti saremo giudicati  sull’amore, sulle opere di misericordia corporali. Il discorso di Gesù, letto nel Vangelo, è il discorso escatologico e riguarda gi ultimi tempi quando parteciperemo al trionfo dell’amore.

Il giudizio infatti verterà sull’amore dimostrato sulla terra in favore dei fratelli. La bilancia di Dio è tarata non sui peccati commessi  ma sull’amore concreto  dimostrato a Cristo nella persona dei fratelli poveri. Il Signore ci chiederà, come un giorno a Caino: dov’è tuo fratello?, cosa hai fatto a tuo fratello?

Posso anche avere condotto una vita apparentemente esente da peccati ma vivo in una situazione di peccato se non esco fuori da una mentalità egoistica e non mi apro ai fratelli e alle sorelle in ansia e in bisogno. Vivere davanti a Dio è amare, amare è servire.

La via infallibile per conseguire la salvezza è imitare Cristo che ha amato tutti: i piccoli, i poveri, gli affamati, gli assetati … ! Gesù predilige l’amore concreto  e ci avvisa: ‘Qualunque cosa hai fatto ad uno di questi miei fratelli, l’hai fatto a me’. 

Vuoi o non vuoi, il giudizio universale ci sarà e la chiave di Volta con la quale saremo giudicati, il metro con il quale saremo misurati da Dio è l’amore. Dio infatti è Amore. Se avrai qualche attenuante, Egli saprà tenerne conto: ti conosce bene, ci conosce bene; meglio di come noi conosciamo noi stessi.

Il Giudizio Universale sarà certamente una scena drammatica per tanti: il giudizio che sintetizza la risposta veritiera alla domanda: ‘Che cosa hai fatto di tuo fratello?’ perché Cristo Gesù viene ad identificarsi con il povero, il bisognoso, il sofferente, con l’uomo che soffre.

Egli rimane sempre il Buon Pastore: un pastore che sta in mezzo alle sue pecore, che cerca la pecorella smarrita, che pasce ciascuna di esse con giustizia e solerzia; Egli rimane sempre il Salvatore, che ha dato la sua vita per ciascuno di noi, ma rispetta la nostra libertà, le nostre scelte. La vittoria di Cristo Gesù sul peccato e sulla morte segna anche la nostra vittoria e ‘come Cristo è risorto anche noi risorgeremo’.

Nell’attesa di questo ultimo giorno siamo chiamati tutti a lavorare per il Regno di Dio che è eterno ed universale: regno di vita, di santità e di grazia; regno di giustizia, di amore e di pace. Sarà condannato all’inferno solo che ha scelto di vivere lontano da Dio e dai fratelli. Si riconosce la regalità e la signoria di Dio quando sappiamo riconoscerla nel volto dei fratelli. 

Questa solennità è nata nel 1925, a coronamento dell’anno giubilare e come antidoto, come rimedio al laicismo imperante, per contrastare la nascita e crescita di una società lontana da Cristo e per coerenza con la preghiera insegnata da Gesù: ‘Padre, venga il tuo regno!’ La festa di oggi è uno stimolo a risvegliarci dal sonno dell’indifferenza e dell’accomodamento. Se mettiamo in pratica l’amore per il prossimo facciamo spazio alla Signoria di Dio.

A Gesù crocifisso, sfigurato, i suoi avversari lo insultavano: ‘Se sei figlio di Dio, scendi dalla croce e ti crederemo’. Solo chi ha Fede vera sa riconoscere Gesù, Figlio di Dio: Maria, che ai piedi della croce aggiunge l’ultima tessera al mosaico del suo martirio.

Il buon Ladrone che lo supplica: ‘Ricordati di me quando sarai nel tuo Regno’. Gesù risponde a questi: ‘Oggi sarai con me in Paradiso’. La vergine Maria, la più umile tra tutte le creature, la più grande agli occhi di Dio, oggi siede Regina alla destra di Cristo re. Alla sua intercessione affidiamoci  con fiducia filiale per realizzare ciascuno la propria missione cristiana.

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