Holodomor: un eccidio da non dimenticare

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“Ieri la martoriata Ucraina ha commemorato l’Holodomor, il genocidio perpetrato dal regime sovietico che, 90 anni fa, causò la morte per fame di milioni di persone. Quella lacerante ferita, anziché rimarginarsi, è resa ancora più dolorosa dalle atrocità della guerra che continua a far soffrire quel caro popolo. Per tutti i popoli dilaniati dai conflitti continuiamo a pregare senza stancarci, perché la preghiera è la forza di pace che infrange la spirale dell’odio, spezza il circolo della vendetta e apre vie insperate di riconciliazione”: con queste parole, pronunciate ieri al termine della recita dell’Angelo,  papa Francesco ha ricordato il genocidio dell’esercito sovietico ai danni degli ucraini, che continua ancora oggi con l’invasione dei russi.

Holodomor è il nome con il quale si designa il genocidio per fame di oltre 6.000.000 di persone, perpetrato dal regime sovietico, a danno della popolazione ucraina negli anni 1932 – 1933, in cui gli ucraini subirono una terribile punizione, perché accusati di contestare il sistema della proprietà collettiva. Tutte le risorse agricole furono requisite e la popolazione affamata.

Un quarto della popolazione rurale, uomini, donne e bambini, fu così sterminata per fame. Secondo i dati dei ricercatori, le regioni più colpite dalla carestia sono state: l’attuale regione di Poltava, la regione di Sumy, la regione di Kharkiv, la regione di Cherkasy, la regione di Kyiv, la regione di Zhytomyr, con il 52,8% delle vittime. In realtà Holodomor si estese a tutto il Centro, Sud, Est e Nord dell’Ucraina.

La terribile carestia, che è oggi riconosciuta dall’Ucraina e da altri 17 paesi come un genocidio nei confronti del popolo ucraino, fu (secondo molti storici) non solo il risultato della politica di collettivizzazione forzata voluta dal governo sovietico, ma anche una deliberata scelta di Stalin per reprimere le aspirazioni nazionaliste dell’Ucraina.

Il 28 novembre 2006, la Verchovna Rada (il parlamento ucraino) ha adottato la legge ‘Sull’Holodomor del 1932-1933 in Ucraina’, che riconosce la ‘grande fame’ come un atto di genocidio nei confronti del popolo ucraino.

Ed in occasione della 90^ ricorrenza dell’avvenimento i vescovi della Chiesa greco-cattolica ucraina hanno ricordato questo ‘genocidio’: “Insieme all’intero popolo ucraino ci inchiniamo nel dolore davanti alla memoria di oltre sette milioni di ucraini sterminati durante il genocidio dell’Holodomor, commesso 90 anni fa dal miscredente regime del Cremlino.

Preghiamo per ogni anima, ogni famiglia, ogni casa. Attraverso il tempo tendiamo i nostri cuori alle mani fredde dei nostri fratelli e delle nostre sorelle. Ricordiamo i destini spezzati, le infinite perdite del nostro popolo. Nessuno può tessere questi fili, nessuno li può contare né concepire”.

I vescovi hanno ricordato ciò che avvenne: “Novant’anni fa l’Ucraina veniva uccisa a sangue freddo per ordine diretto e secondo il piano elaborato del regime comunista totalitario guidato da Stalin che mirava a distruggere il nostro popolo e la sua identità e a porre definitivamente fine alle sue speranze di una vita libera.

Il genocidio degli ucraini da parte del regime totalitario di allora non fu una accidentale deviazione dalla tradizione storica di Mosca. Al contrario, questo genocidio è diventato l’incarnazione più sanguinosa dell’ideologia secolare dell’imperialismo russo che da sempre arde di odio per l’Ucraina, disprezza ogni nazione vicina e desidera avidamente di possedere lo spazio mondiale”.

I vescovi hanno ricordato che tale metodo di soppressione fu usato consapevolmente: “Il metodo di uccidere per fame è stato scelto appositamente. Infatti, le baionette e i carri armati non sono sufficienti per sottomettere una nazione multimilionaria.

Per instaurare il dominio a lungo termine sono necessarie armi di distruzione di massa, capaci di seminare paura tra le generazioni e, come un colpo radioattivo, causare la degenerazione genetica delle persone, la loro fuga dalla lingua, dalla cultura, dalla memoria e dall’appartenenza stessa alla terra natia. Fu un terremoto millenario che avrebbe dovuto inghiottire il nostro popolo e la nostra nazione gettandoli nell’abisso”.

Tale ‘strategia’ persiste ancora oggi: “La guerra immotivata, cinica e genocida della Russia contro l’Ucraina persegue lo stesso obiettivo che il Cremlino si era prefissato durante l’Holodomor, e cioè liquidare il popolo ucraino, distruggere la sua libertà e il suo futuro, inghiottire i suoi figli da parte di un sistema totalitario senz’anima, oppresso da demoni secolari, impenitente, sconfinato nella sua crudeltà, disperazione e frustrazione.

Continuando l’immutata strategia imperiale, la Russia ancora una volta ha minacciato l’Ucraina e il mondo con aria di sfida. Novant’anni fa il mondo osservava in silenzio, con una cinica tranquillità, l’assassinio dei milioni di ucraini. Poco dopo, l’impotenza internazionale provocò un altro sinistro regime totalitario la cui aggressione portò ad un’esplosione planetaria e la morte di decine di milioni di persone nell’intero pianeta”.

Ed anche oggi la Chiesa ucraina lancia un appello per la libertà: “Come negli anni ’30 del secolo scorso, ovunque si sente la voce della nostra Chiesa e le sue parole che testimoniano la verità, spiegando in modo convincente quanto siano importanti per il futuro di tutta l’umanità la decisa solidarietà mondiale con il popolo ucraino e la lotta globale contro l’aggressione russa. La memoria dell’Holodomor è parte integrante di questa lotta, ne è il simbolo, la forza trainante e il sostegno”.

Oggi, come allora, la richiesta è quella di raccontare la verità: “Come in quei tempi terribili, in nome di milioni di vittime dell’Holodomor e in loro memoria invitiamo i nostri fedeli e tutte le persone di buona volontà alla solidarietà e all’aiuto reciproco nell’affrontare il feroce nemico.

Chiediamo una diffusione più efficace della verità sulla guerra in Ucraina in tutto il mondo, affinché la falsa propaganda del nemico non trovi posto nei cuori delle persone. Infatti, servire la verità, ripristinare e stabilire la giustizia è il denominatore comune di tutte le nostre azioni”.

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