Chiese ed associazioni: pace in Medio Oriente

Condividi su...

Si è svolto fino al 7 novembre a Belgrado l’incontro del Comitato congiunto CCEE-CEC con la delegazione della Conferenza Europea delle Chiese (CEC) con il suo presidente mons. Nikitas, arcivescovo di Thyateira e del Regno Unito, e quella del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE) con il presidente mons. Gintaras Grušas, arcivescovo di Vilnius, sono state accolte dall’arcivescovo di Belgrado, mons. Ladislav Nemet, vice presidente del CCEE.

Fra i temi all’ordine del giorno, la presentazione dei lavori della XVI Assemblea ordinaria del Sinodo dei vescovi, a cura del card. Jean-Claude Hollerich, Relatore generale del Sinodo; il rapporto del Gruppo di lavoro per l’aggiornamento della Carta Ecumenica europea, a cura della sig.ra Lea Schlenker, della Chiesa protestante in Germania, e del card. Grzegorz Ryś, arcivescovo di Łódź; una riflessione sulla situazione in Europa: ‘La guerra contro l’Ucraina’, a cura del rev. Rostyslav Vorobii, della Chiesa ortodossa di Ucraina, e ‘La posizione attuale di migranti e rifugiati dai Balcani alla Palestina’, a cura di p. Stanko Perica, direttore regionale del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati dell’Europa sud-orientale:

La violenza e la crudeltà dei terroristi di Hamas, che hanno colpito Israele il 7 ottobre, hanno sbalordito e inorridito il mondo. Noi, leader delle Chiese cristiane in Europa, esprimiamo la nostra profonda compassione per quanti che sono morti, per coloro che sono rimasti feriti, per quelli che hanno perso una persona cara, e rivolgiamo il nostro pensiero agli ostaggi e alle loro famiglie”.

Nel testo si analizza il contesto storico: “Riconosciamo il contesto storico di colonialismo, antisemitismo e islamofobia che ha portato alla situazione attuale. Riconosciamo l’immensa sofferenza di entrambe le parti di questo conflitto. Siamo profondamente rattristati dalla distruzione dei luoghi sacri che sono tradizionalmente visti come luoghi di rifugio.

Siamo solidali con coloro che in Israele e in Palestina lavorano per promuovere la pace e affermiamo che la violenza non può essere un modo per difendere una causa. La distruzione della vita non promuove né la libertà, né la verità, né la giustizia”.

I vescovi europei hanno chiesto la cessazione delle violenze: “Chiediamo ai leader politici di tutti i partiti di esercitare la propria responsabilità per garantire un cessate il fuoco su tutti i fronti. Chiediamo che i terroristi siano assicurati alla giustizia, che tutte le vite civili – ebrei, cristiani e musulmani – siano protette e che i corridoi umanitari siano aperti per consentire l’accesso alle cure e all’evacuazione.

La grave situazione in cui vive la popolazione di Gaza, limitata nei suoi diritti fondamentali e costretta a subire ingiustizie, va avanti da troppo tempo. Chiediamo all’intera comunità internazionale di mobilitarsi e sostenere il diritto internazionale, in particolare le risoluzioni delle Nazioni Unite, con l’obiettivo di aprire negoziati seri per creare una pace duratura, nella verità e nella giustizia”.

Ed infine un invito per soluzioni di pace:”E’ urgente, ora più che mai, ricercare la via della giustizia, rivelataci nel Vangelo, sull’esempio di Gesù Cristo, Principe della pace, il quale, con la sua morte e risurrezione, ci ha riconciliati con Dio, rendendoci tutti figli di Dio. Invitiamo i fedeli delle nostre Chiese a pregare per tutti coloro che soffrono e invochiamo per tutti la misericordia di Dio, ricordando che siamo tutti membra dell’unica famiglia umana.

Preghiamo e speriamo anche che coloro che detengono autorità sulle nazioni si impegnino in un dialogo autentico che sostenga la dignità umana di tutti e renda possibile una coesistenza pacifica dei due popoli in due Stati”.

Inoltre l’associazionismo pacifista ha chiesto un’azione di pace per liberare gli ostaggi e risparmiare i civili:  “In memoria degli assassinati e per il bene dei vivi, dobbiamo agire insieme (ebrei e arabi) per la liberazione dei rapiti e dei prigionieri, per la fine della guerra, per la fine dell’occupazione e del conflitto, per la pace.

Noi, che crediamo nella via della democrazia e della pace, facciamo appello a: sforzarsi di raggiungere un cessate il fuoco stabile, all’interno del quale avviare immediatamente i negoziati per un accordo politico basato sul reciproco riconoscimento del diritto dei due popoli all’autodeterminazione; un accordo che garantisca sicurezza, libertà e benessere per entrambi i popoli; promuovere immediatamente un ampio accordo sui prigionieri (‘tutti per tutti’); smettere immediatamente di fare del male a civili innocenti.

Non c’è e non può esserci alcuna giustificazione per fare del male agli innocenti; agire immediatamente per frenare la violenza dilagante dei coloni in Cisgiordania, con l’appoggio dell’esercito, e per frenare il trasferimento che questa violenza sta cercando di promuovere.

Fermare la persecuzione e l’oppressione dei cittadini palestinesi di Israele e di coloro che esprimono solidarietà con i residenti di Gaza e si oppongono alla guerra. Fermare la violazione dei diritti fondamentali, tra cui la libertà di espressione, la libertà di manifestazione e altro ancora.

Tutti noi abbiamo sperimentato i cicli di violenza. E’ sempre evidente che non esiste, né potrà mai esistere, una soluzione militare a questo conflitto. L’unico modo per fermare lo spargimento di sangue è un accordo politico che garantisca sicurezza, giustizia e libertà a entrambe le nazioni. Non ci sono vincitori in guerra. Solo la pace porterà sicurezza”.

(Foto: CCEE)

Free Webcam Girls
151.11.48.50