Per la giornata dell’alimentazione 2.000.000 di persone al Villaggio della Coldiretti a Roma

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Sono stati circa 2.000.000 le presenze nel week end del ‘Villaggio Coldiretti’ al Circo Massimo a Roma, il più grande mai realizzato per sostenere l’agricoltura italiana, scesa in piazza alla vigilia della Giornata dell’Alimentazione per far conoscere i primati del Made in Italy e sostenere la sovranità alimentare: è stato il bilancio stimato dalla Coldiretti a conclusione della ‘grande festa di popolo’ con 500 stand tra mercati degli agricoltori, aree del gusto, street food, agriasili, animali della fattoria, orti, fattorie didattiche, agrichef, laboratori, nuove tecnologie e workshop, presso i quali è stato possibile degustare, apprendere, giocare e divertirsi al fianco di decine di migliaia di agricoltori, con i menu anti inflazione per un pasto completo a base di prodotti 100% italiani.

 Nel messaggio inaugurale papa Francesco ha sottolineato che nell’enciclica ‘Mater et Magistra’ san Giovanni XXIII sottolineò il valore del mondo agricolo: “Il lavoro agricolo, affermava il Sommo Pontefice, ‘va concepito e vissuto come una vocazione e come una missione’, in quanto getta luce sulla dimensione “responsoriale” della chiamata dell’uomo a far progredire il Regno dei cieli.

La creazione, infatti, è stata voluta da Dio come un dono e un’eredità affidati all’uomo. Fatta nel Verbo eterno e per mezzo di esso, essa non è uscita dalle mani del Creatore già ‘finita’, ma ‘in stato di via’, cioè aperta e diretta ad un compimento.

Nel consegnarla all’uomo, come un bene da custodire, Dio ha disposto che egli contribuisse ad indirizzarla a quella perfezione cui essa è destinata e che sarà raggiunta alla fine dei tempi. Dunque, rispondere all’invito di Dio, originario e sempre attuale, di far germogliare e fruttificare la terra, di trasformarla con rispetto e cura, significa cooperare al progetto iniziale di Dio”.

Ed ha evidenziato che la tecnologia, se non è usata bene, crea grandi disastri: “Assistiamo oggigiorno allo sviluppo di nuove tecnologie, sempre più efficienti e performanti, grazie alle quali l’uomo è in grado di accrescere il proprio potere sulla natura, spesso forzando la terra a dare frutto. L’uso sconsiderato e coercitivo della tecnologia, applicata a ritmi di produzione insostenibili, assoggettata a modelli di consumo omologanti, ha un prezzo altissimo.

Lo dimostra la crisi climatica che stiamo attraversando: l’impatto ambientale dei ritmi intensivi, finora adottati, ha influito negativamente sulle coltivazioni, creando circoli viziosi da cui è sempre più complesso riscattarsi.

Più maltrattiamo la terra, inquinando l’acqua e l’aria, più sottraiamo spazio alla biodiversità, abbattendo le foreste e compromettendo gli ecosistemi, più diventa difficile far fronte all’instabilità degli eventi metereologici.

Coltivare la terra mentre aumentano le ondate di calore, le piogge torrenziali, le improvvise gelate di freddo, rende il lavoro agricolo un’impresa sempre più difficile da realizzare”.

E tutto ciò si ritorce contro i poveri: “A pagarne il prezzo non è soltanto la natura, ma anche i poveri. E’ il paradosso ‘scandaloso’ della cultura dello scarto: produciamo alimenti sufficienti a sfamare l’intera popolazione mondiale, ma la maggior parte di essa vive senza il pane quotidiano.

Pertanto, è dovere di tutti estirpare questa ingiustizia mediante azioni concrete e buone pratiche, attraverso politiche locali e internazionali che abbiano il coraggio di scegliere il giusto e non soltanto l’utile, il conveniente, il profittevole.

Mentre riflettete su come valorizzare la distintività e la qualità del Made in Italy agroalimentare, vi invito a ricordarvi di chi manca del necessario per sfamarsi. Per favore, non dimentichiamoci dei poveri. Sogniamo un mondo in cui l’acqua, il pane, il lavoro, le medicine, la terra, la casa, siano beni disponibili per ogni individuo”.

Il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, ha sottolineato che l’agricoltura è volano per la cucina italiana: “La cucina italiana è leader mondiale potendo contare sull’agricoltura più green d’Europa di 5547 specialità sono ottenute secondo regole tradizionali protratte nel tempo per almeno 25 anni censite dalle Regioni, 320 specialità Dop/Igp riconosciute a livello comunitario e 415 vini Doc/Docg, la leadership nel biologico con circa 86.000 aziende agricole biologiche, 25.000 agriturismi che conservano da generazioni i segreti della cucina contadina, 10.000 agricoltori in vendita diretta con Campagna Amica”.

Per questo dai cuochi ai ristoratori, dai contadini agli artigiani, dai negozianti ai tecnici di sicurezza alimentare, dagli addetti della logistica ai sommelier la candidatura della cucina italiana a patrimonio immateriale dell’Unesco tutela 4.000.000 di lavoratori occupati in una filiera nazionale del cibo che vale ben € 580.000.000.000, un quarto del Pil:

“Il Made in Italy a tavola coinvolge dal campo al piatto 740.000 aziende agricole, 70.000 industrie alimentari, oltre 330.000 realtà della ristorazione e 230.000 punti vendita al dettaglio. Una rete diffusa lungo tutto il territorio che quotidianamente rifornisce i consumatori italiani e stranieri in ogni parte del pianeta”.

Infatti con un balzo del +9% è record storico per le esportazioni alimentari Made in Italy nel 2023 secondo l’analisi della Coldiretti sui dati Istat sul commercio estero relativi ai primi quattro mesi dell’anno che vedono le esportazioni alimentari in aumento sul record annuale di 60.700.000 fatto registrare nel 2022. Tra i principali mercati di riferimento per i prodotti italiani, nel 2023 sono cresciute di più le esportazioni alimentari in Francia, con un balzo del 17% davanti alla Germania (+10%), Gran Bretagna (+10%) e Stati Uniti (+3%).

Inoltre la ristorazione italiana è la più diffusa e apprezzata nel mondo con un valore che raggiunge i 205 miliardi di euro e registra i maggiori livelli di penetrazione negli Usa, con il 33% del totale dei ristoranti, e in Brasile (28%), ma ottimi risultati si raggiungono anche in Francia (22%), Spagna (24%), India (24%), Germania (16%), Cina (14%), Corea del Sud (12%) e Regno Unito (11%) secondo l’analisi della Coldiretti sul Foodservice Market Monitor 2022 di Deloitte.

(Foto: Coldiretti)

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