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Padre Bormolini: il Cantico delle Creature per un cambiamento di vita

“Altissimo, onnipotente, buon Signore, tue sono le lodi, la gloria e l’onore e ogni benedizione. A te solo, Altissimo, si confanno e nessun uomo è degno di ricordarti. Laudato sii, mio Signore, con tutte le tue creature, specialmente messèr fratello sole, il quale diffonde la luce del sole, e tu ci illumini per mezzo suo, e lui è bello, raggiante con gran splendore; di te, Altissimo, reca il significato. Lodato sii, mio Signore, per sorella luna e le stelle; le hai formate in cielo chiare e preziose e belle. Lodato sii, mio Signore, per fratello vento, e per ogni movimento del vento, per il nuvolo, il sereno e ogni tempo per il quale alle tue creature dà i sostegno. Lodato sii, mio Signore, per sorella acqua, che è molto utile, umile, preziosa e casta. Lodato sii, mio Signore, per fratello fuoco, per il quale illumini la notte, ed egli è bello, giocoso, robusto e forte.

Lodato sii, mio Signore, per sorella nostra madre terra, la quale ci sostenta e governa, e produce diversi frutti, con fiori colorati e erba. Lodato sii, mio Signore, per quelli che perdonano grazie al tuo amore, e sostengono malattie e guai. Beati quelli che sopporteranno in pace, che da te, Altissimo, saranno ricompensati. Lodato sii, mio Signore, per nostra sorella morte corporale, dalla quale nessun uomo che viva può scappare. Guai a quelli che morranno in peccato mortale; beati quelli che troverà nelle tue santissime volontà; che la seconda morte non gli farà male. Lodate e benedite il mio Signore e ringraziate, e servitelo con grande umiltà. Amen”.

Il ‘Cantico delle creature’ è stato composto nel 1224 da san Francesco d’Assisi composto intorno al 1224 ed è una lode a Dio e alle sue creature che si snoda con intensità e vigore attraverso le sue opere, divenendo così anche un inno alla vita; è una preghiera permeata da una visione positiva della natura, poiché nel creato è riflessa l’immagine del Creatore: oggi, 800 anni dopo, quelle parole continuano ad essere un invito a riconoscere la sinfonia del creato e il canto che vibra nel cuore di ognuno di noi, come prova il libro ‘Vivere il Cantico delle creature. La spiritualità cosmica e cristiana di san Francesco’, scritto da un poeta, David Rondoni, e da un monaco tanatologo, p. Guidalberto Bormolini, al quale chiediamo di raccontarci il motivo per cui san Francesco d’Assisi scrisse il Cantico delle Creature:

“San Francesco scrisse il Cantico in un momento particolare, soprattutto in tempo di una forte sofferenza. L’ispirazione gli cambiò la percezione di questa sofferenza e la prospettiva verso la vita; ma la cosa più bella è che san Francesco compose questo Cantico delle Creature, perché fosse portato a tutte le persone in vista della vera penitenza ed i suoi frati avrebbero dovuto cantarlo, concludendo: ‘siamo giullari del Signore, la penitenza che desideriamo è che entriate nella vera penitenza’. Ma la penitenza non è punizione, ma cambiamento di rotta. Se andavano nella direzione sbagliata, questo Cantico li avrebbe condotti nella direzione giusta”.

Quale era la spiritualità di san Francesco?

“La spiritualità di san Francesco era una spiritualità incarnata. In un tempo in cui l’amore per la natura non era lo stesso che abbiamo noi, che la consideriamo romantica. La natura era nemica, perché distruggeva il raccolto ed il bestiame. La sua spiritualità, in un epoca che niente era scontato, aveva  la capacità di vedere il divino nella materia. Era la spiritualità di un vero cristiano. Soprattutto se vista in un tempo in cui la contrapposizione con i catari era forte; uno spiritualismo disincarnato  ha visto contrapposta la mistica di un santo come Francesco, che vedeva nella materia la bellezza del Creatore”.

La spiritualità cosmica può essere anche spiritualità cristiana?

“La spiritualità cosmica e la spiritualità cristiana non sono assolutamente in contraddizione, soprattutto se sappiamo che tutto ciò che esiste nel cosmo forma una salda unità. Esiste un vincolo di concordia e di pace, come se tutti gli elementi fossero inseparabili, come afferma il card. Splidik che dice che i Padri della Chiesa consideravano l’unità del mondo come un tema molto familiare. Clemente Alessandrino affermava che i dannati simpatizzavano con i viventi nell’unità cosmica.

Sarebbero tanti i mistici cristiani che ci fanno intravedere questa spiritualità cosmica, cioè una spiritualità che vede l’artefice divino in tutta la bellezza che è stata creata. Soprattutto vede nella creazione e nei suoi elementi una scala cosmica, che ci protende verso il Cielo per andare incontro alla scala che dal Cielo è stata gettata. Questo, forse, potrebbe far comprendere in un senso profondamente mistico ed antropologico il meraviglioso Cantico delle Creature di san Francesco d’Assisi”.

Cura del creato e cura della vita: in quale modo coniugare?

“La cura è sempre cura integrale. L’essere umano non può essere curato solo fisicamente, se anche nei documenti scientifici psiche e corpo non sono disgiunti. Da qui bisogna abbracciare e coniugare sempre l’interezza umana, altrimenti una parte dell’essere sarà fuori dalla cura e non sarà sicuramente vera cura. Quindi la cura del creato e la cura della persona (la cura in generale) è sempre un abbraccio unico; siamo parte di tutto. Siamo dentro ad una comunione o, cristianamente, nel Corpo mistico con Cristo che abbraccia tutto ciò che esiste. Infatti, anche la creazione, come dice san Paolo, geme nelle doglie di un parto, perché è protesa verso questa Trasfigurazione: curare gli esseri umani e creare il creato è qualcosa di strettamente collegato alla vita”.

Il cantico può essere considerato un accompagnamento a vivere bene la morte?

“Sicuramente il Cantico delle Creature è un accompagnamento alla morte, perché è dentro in un tutto, in cui gli elementi sono insieme in un tutto, per cui il nostro ritorno alla terra è il nostro tornare al Cielo: ci mette in un’altra dimensione. E’ però anche un canto d’amore, perché amore è immortalità, o meglio è sostanza divina. Ben a ragione il Cantico delle Creature si conclude chiamando la morte ‘sorella’, perché non ci è nemica. La morte non è all’opposto della vita, ma è la porta della vita stessa”.

Ad 800 anni di distanza quale è l’attualità del suo messaggio?

“Ad 800 anni di distanza il messaggio del Cantico delle Creature è attualissimo. Sta dicendo che tutto il cosmo è dentro di noi e che se noi visitiamo la nostra interiorità abbiamo accesso ad esperienze che ci collegano con Dio; soprattutto ci insegnano che c’è una scala per protenderci verso Dio, ma non è quella di Prometeo e né quella della Torre di Babele, ma è una scala che è stata gettata per la salvezza; è una scala che la mistica cristiana fa coincidere con i ‘gradini’ delle ferite di Cristo, quindi noi possiamo parlare di tutto questo ad un mondo fortemente attratto da nuove spiritualità, in cui dobbiamo anche vedere il buono, cioè lo slancio verso qualcosa di grande.

Però, come cristiani, abbiamo da fare un dono ai ricercatori: questo slancio verso il più grande deve essere uno slancio verso un Amico divino, che ha cura di te e che è pronto a tutto per amore di te. Questa spiritualità cosmica del Cantico delle Creature è non solo attuale, ma la via di uscita ai tempi bui che stiamo attraversando e ci annuncia che nessuno buio può soffocare questo Amore divino, che si protende verso noi e vuole entrare nel nostro corpo e nella nostra anima attraverso un abbraccio infinito”.

(Tratto da Aci Stampa)

Don Tonio Dell’Olio: il ‘Cantico delle Creature’ è uno sguardo nuovo sul creato

“Tucte, tutte, nessuna creatura esclusa. La natura, sistema totale degli esseri viventi, animali e vegetali, e delle cose inanimate, diventa il paradigma plastico del tucte, nella sua diversità, nella espressione delle differenze, nella declinazione delle sfumature. La natura sembra chiedere, per essere compresa, uno sguardo ampio, inclusivo capace di cogliere sfumature, differenze. Eppure molta narrazione sembra non confermare questo sguardo: separiamo, poniamo paletti tra ciò che è naturale e ciò che è contronatura (dimenticando l’unica accezione dotata di senso che è tutto quanto facciamo contro la natura), tra ciò che è normale da ciò che è anormale, tra cosa (o chi) si avvicina alla media e ciò (o chi) devìa dalla media”: con questo pensiero del presidente della ‘Pro Civitate Christiana’ di Assisi, don Tonio Dell’Olio, domenica scorsa si è concluso l’82^ corso di Studi cristiani con una riflessione incentrata sul ‘Cantico delle Creature’.

Per il presidente della ‘Pro Civitate Christiana’ il Cantico francescano ha un ‘respiro’ universale’: “Non vi è chi non riconosca in Francesco d’Assisi un respiro universale che, pur essendo saldamente ancorato alla fede cristiana, riesce a parlare con autentica libertà ad ogni persona a qualunque fede appartenga. In questo senso il Cantico di frate Sole è l’espressione più alta della parola di lode che proviene da ogni elemento della natura e diventa gratitudine. All’umanità viene richiesto di compiere un’esperienza totalmente immersiva perché non si senta mai soggetto separato dall’insieme della natura perché è stata proprio la mancanza di questa concezione a causare i disastri che oggi ci troviamo a cercare di curare”.

In questo 800^ anniversario del Cantico di san Francesco abbiamo chiesto a don Tonio Dell’Olio di raccontarci il motivo della scelta di questo tema francescano, ‘Cum tucte le tue creature’: “Il tema francescano, anzi la citazione testuale dal ‘Cantico di frate Sole’, è stata una felice coincidenza; trovandoci nel tempo dei centenari francescani, abbiamo colto intuitivamente una pregnanza nuova di significati, pur nella essenzialità dell’inciso ‘cum tucte le tue creature’. La consapevolezza perfetta della fraternità universale suscita in Francesco d’Assisi l’urgenza della gratitudine e della lode. Crediamo che il tema francescano della fraternità, così come declinato nella ispirazione di Francesco, meriti un supplemento di riflessione, alla luce di quanto può suggerire la sensibilità del nostro tempo, per un contributo fondamentale di conoscenza e rivelazione”.

Cosa significa ’Cum tucte le tue creature’?

 “Cum tucte le tue creature significa ‘tutte’ le creature, proprio tutte, nessuna esclusa, a nostro avviso. Questo ci è sembrato lampante, nella congerie di parole, umori, contrapposizioni, distinguo: prima delle differenze, prima delle distinzioni, prima delle separazioni, non possiamo prescindere dalla consapevolezza dell’appartenenza che tutte le comprende. Ci chiediamo ‘chi siamo noi’ per mettere confini, per creare steccati, per segregare, per sopprimere l’abbondanza di forme che invece ci stupisce e ci anticipa, diremmo provvidenzialmente”.

In quale modo custodire la natura ‘cum tucte le sue creature’?

“Custodire la natura ‘cum tucte’ le sue creature è il principio sotteso, regolatore della natura, e quindi dell’ambiente in cui ci è dato di esistere, appunto come legge naturale, assolutamente possibile. Se solo ci rendessimo disponibili a tenerne conto, ad averne rispetto. Oggi recuperare la capacità di custodia di tutte le creature è un imperativo dell’umano, indifferibile davanti all’incombere di azioni e progetti forieri di distruzione e morte. E’ ormai un dato confermato dal rigore scientifico e sta diventando un dato di esperienza nelle vite di noi abitanti del mondo.

L’eliminazione di una sola specie, vegetale o animale che sia, produce inevitabilmente uno squilibrio ad effetto domino nella dinamica della biologia e delle interazioni dell’ecosistema. “Tutte” le creature hanno un valore ed un senso in relazione al tutto della vita sul nostro pianeta. Sacrificarne in parte è sacrificare la vita stessa del nostro pianeta. Acquisire consapevolezza del dato deve significare ‘decidere’ azioni umane nuove di compatibilità e quindi anche scelte di senso opposto a quanto fatto finora”.  

Quale è lo sguardo che la Sacra Scrittura offre sulla natura?

“La Sacra Scrittura propone uno sguardo inequivoco sulla natura: compagna, nutrimento, sollievo, mistero e meraviglia per l’umanità. Tutta la narrazione biblica è affrescata sullo sfondo di paesaggi nitidi di descrizioni ambientali e punteggiati dalla presenza ed anche dal protagonismo di animali domestici o di fiere, di piante descritte puntualmente, nonostante la prevalenza del deserto o del mare di Galilea.  

Almeno 68 sono le citazioni di specie di piante e oltre 70 solo le varietà spinose nella Bibbia, e tutte significative nell’economia del racconto, mai orpello inerte o vezzo descrittivo. Le piante sono oggetto non solo di interesse materiale come cibo e bevanda, ma strumenti per esprimere pensieri, emozioni, significati allegorici per esprimere considerazioni spirituali, messaggi religiosi, ecologici, culturali. Piante come simbolo di fertilità, di immortalità, di sapienza”.  

Perché la Cittadella di Assisi ha scelto di essere un luogo ‘Laudato Sì’?

“La Cittadella di Assisi ha scelto di definirsi un luogo ‘Laudato sì’, con slancio e sete di liberazione, alla luce della riflessione provocata dall’enciclica di papa Francesco, che abbiamo accolto con determinazione e di cui vogliamo informare le nostre azioni, incontro al cambiamento d’epoca, di cui vogliamo essere protagonisti. In continuità con le indicazioni di rotta del Concilio Vaticano II, di cui la Cittadella è stata fedele testimone ha scelto di assumere la ‘Laudato sì’ anche nel nome, a caratterizzare con un segno visibile la propria identità più autentica. 

Essere un luogo ‘Laudato sì’ significa  non solo (e non più)  uno spazio di gratitudine e di lode al dono della Vita, uno stile di sobrietà felice e di cordiale ospitalità, di “convivialità delle differenze”, secondo la felice espressione di mons. Tonino Bello vescovo, scelta instancabile della pace sempre, impegno e pratica della  nonviolenza, ma è anche sfida nel concreto impegno  e partecipazione alla conversione, finalmente, del modello economico e civile, luogo che effettivamente contribuisca nella ricerca e nell’ascolto, nel confronto delle intelligenze, nell’accoglienza di tutte le fragilità, ad ospitare la Speranza di un futuro possibile, per la vita sempre nuova”.  

(Tratto da Aci Stampa)

‘Dignitas infinita’: il magistero della Chiesa per la tutela della dignità umana

“Nel Congresso del 15 marzo del 2019, l’allora Congregazione per la Dottrina della Fede decise di avviare ‘la redazione di un testo evidenziando l’imprescindibilità del concetto di dignità della persona umana all’interno dell’antropologia cristiana e illustrando la portata e le implicazioni benefiche a livello sociale, politico ed economico, tenendo conto degli ultimi sviluppi del tema nell’ambito accademico e delle sue ambivalenti comprensioni nel contesto odierno’.

Un primo progetto al riguardo, elaborato con l’aiuto di alcuni Esperti nel corso dell’anno 2019, venne ritenuto insoddisfacente da una Consulta ristretta della Congregazione, svoltasi l’8 ottobre dello stesso anno. Si procedette ad elaborare ex novo un’altra bozza del testo da parte dell’Ufficio Dottrinale, sulla base del contributo di diversi Esperti. La bozza venne presentata e discussa da una Consulta ristretta svoltasi il 4 ottobre del 2021. Nel gennaio 2022 la nuova bozza fu presentata nella Sessione Plenaria della Congregazione, durante la quale i Membri hanno provveduto ad abbreviare e semplificare il testo”.

Con queste parole introduttive il prefetto del dicastero per la Dottrina della Fede, card. Victor Manuel Fernandez, ha firmato la dichiarazione ‘Dignitas infinita’, che ricorda il 75^ anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, riaffermando ‘l’imprescindibilità del concetto di dignità della persona umana all’interno dell’antropologia cristiana’, dopo un lavoro durato cinque anni di lavoro con l’inclusione di alcuni temi portanti del recente magistero pontificio che affiancano quelli bioetici: violazioni della dignità umana, aborto, eutanasia, maternità surrogata, guerra, povertà, migranti, tratta delle persone, superando la dicotomia esistente tra chi guarda in modo esclusivo nella difesa della vita nascente o morente, e tra chi si concentra sulla difesa dei poveri e dei migranti.

Infatti nell’introduzione si richiama la definizione di persona: “Giova qui, infine, ricordare che la definizione classica della persona come ‘sostanza individuale di natura razionale’ esplicita il fondamento della sua dignità. Infatti, in quanto ‘sostanza individuale’, la persona gode della dignità ontologica (cioè a livello metafisico dell’essere stesso): essa è un soggetto che, ricevendo da Dio l’esistenza, ‘sussiste’, vale a dire esercita l’esistenza in modo autonomo. La parola ‘razionale’ comprende in realtà tutte le capacità di un essere umano: sia quella di conoscere e comprendere che quella di volere, amare, scegliere, desiderare”.

Ed il ‘razionale’ non costituisce un pericolo per la ‘natura’: “Il termine ‘razionale’ comprende poi anche tutte le capacità corporee intimamente collegate a quelle sopradette. L’espressione ‘natura’ indica le condizioni proprie dell’essere umano che rendono possibili le varie operazioni ed esperienze che lo caratterizzano: la natura è il ‘principio dell’agire’. L’essere umano non crea la sua natura; la possiede come un dono ricevuto e può coltivare, sviluppare e arricchire le proprie capacità. Nell’esercitare la propria libertà per coltivare le ricchezze della propria natura, la persona umana si costruisce nel tempo.

Anche se, a causa di vari limiti o condizioni, non è in grado di mettere in atto queste capacità, la persona sussiste sempre come ‘sostanza individuale’ con tutta la sua inalienabile dignità. Questo si verifica, per esempio, in un bambino non ancora nato, in una persona priva di sensi, in un anziano in agonia”.  

Dopo un breve excursus nel tempo il documento ha evidenziato il concetto di dignità: “Per chiarire meglio il concetto di dignità, è importante segnalare che la dignità non viene concessa alla persona da altri esseri umani, a partire da determinate sue doti e qualità, in modo che potrebbe essere eventualmente ritirata.

Se la dignità fosse concessa alla persona da altri esseri umani, allora essa si darebbe in modo condizionato e alienabile, e lo stesso significato di dignità (per quanto meritevole di grande rispetto) rimarrebbe esposto al rischio di essere abolito. In realtà, la dignità è intrinseca alla persona, non conferita a posteriori, previa ad ogni riconoscimento e non può essere perduta. Di conseguenza, tutti gli esseri umani possiedono la medesima ed intrinseca dignità, indipendentemente dal fatto che siano in grado o meno di esprimerla adeguatamente”.

Anche il magistero della Chiesa ha apportato un contributo alla definizione di dignità: “Lo stesso magistero ecclesiale ha maturato con sempre maggior compiutezza il significato di tale dignità, unitamente alle esigenze ed alle implicazioni ad esso connesse, giungendo alla consapevolezza che la dignità di ogni essere umano è tale al di là di ogni circostanza…

Questo principio nuovo nella storia umana, per cui l’essere umano è tanto più ‘degno’ di rispetto e di amore quanto più è debole, misero e sofferente, fino a perdere la stessa ‘figura’ umana, ha cambiato il volto del mondo, dando vita a istituzioni che si prendono cura delle persone che si trovano in condizioni disagiate: i neonati abbandonati, gli orfani, gli anziani lasciati soli, i malati mentali, le persone affette da malattie incurabili o con gravi malformazioni, coloro che vivono per strada”.

Quindi il documento del dicastero invita a non abusare della parola ‘dignità umana’: “… il concetto di dignità umana, a volte, viene usato in modo abusivo anche per giustificare una moltiplicazione arbitraria di nuovi diritti, molti dei quali spesso in contrasto con quelli originalmente definiti e non di rado posti in contrasto con il diritto fondamentale della vita, come se si dovesse garantire la capacità di esprimere e di realizzare ogni preferenza individuale o desiderio soggettivo. La dignità s’identifica allora con una libertà isolata ed individualistica, che pretende di imporre come ‘diritti’, garantiti e finanziati dalla collettività, alcuni desideri e alcune propensioni che sono soggettivi”.

La dignità umana si fonda su diritti e doveri: “Ma la dignità umana non può essere basata su standard meramente individuali né identificata con il solo benessere psicofisico dell’individuo. La difesa della dignità dell’essere umano è fondata, invece, su esigenze costitutive della natura umana, che non dipendono né dall’arbitrio individuale né dal riconoscimento sociale.

I doveri che scaturiscono dal riconoscimento della dignità dell’altro e i corrispondenti diritti che ne derivano hanno dunque un contenuto concreto ed oggettivo, fondato sulla comune natura umana. Senza un tale riferimento oggettivo, il concetto di dignità viene di fatto assoggettato ai più diversi arbitrii, nonché agli interessi di potere”.

Quindi è ripresa la concezione di dignità umana, che si fonda sulla libertà, come ha enucleato san Giovanni Paolo II: “La dignità umana, alla luce del carattere relazionale della persona, aiuta a superare la prospettiva riduttiva di una libertà autoreferenziale e individualistica, che pretende di creare i propri valori a prescindere dalle norme obiettive del bene e dal rapporto con gli altri esseri viventi.

Sempre più spesso, infatti, vi è il rischio di limitare la dignità umana alla capacità di decidere discrezionalmente di sé e del proprio destino, indipendentemente da quello degli altri, senza tener presente l’appartenenza alla comunità umana. In tale comprensione errata della libertà, i doveri e i diritti non possono essere mutuamente riconosciuti di modo che ci si prenda cura gli uni degli altri”.

Quindi la libertà è indispensabile: “Si tratta di una liberazione che dal cuore delle singole persone è chiamata a diffondersi e a manifestare la sua forza umanizzante in tutte le relazioni. La libertà è un dono meraviglioso di Dio. Anche quando ci attira con la sua grazia, Dio lo fa in modo tale che mai la nostra libertà sia violata.

Sarebbe pertanto un grave errore pensare che, lontani da Dio e dal suo aiuto, possiamo essere più liberi e di conseguenza sentirci più degni. Sganciata dal suo Creatore, la nostra libertà non potrà che indebolirsi e oscurarsi. Lo stesso succede se la libertà si immagina come indipendente da ogni riferimento che non sia se stessa e avverte ogni rapporto con una verità precedente come una minaccia. Di conseguenza, anche il rispetto della libertà e della dignità degli altri verrà meno”.

Il documento si conclude con un ‘forte’ richiamo al rispetto della dignità umana, condannando tutte le violenze contro di essa con un invito agli Stati di difenderla e tutelarla: “E’ in questo spirito che, con la presente Dichiarazione, la Chiesa ardentemente esorta a porre il rispetto della dignità della persona umana al di là di ogni circostanza al centro dell’impegno per il bene comune e di ogni ordinamento giuridico.

Il rispetto della dignità di ciascuno e di tutti è, infatti, la base imprescindibile per l’esistenza stessa di ogni società che si pretende fondata sul giusto diritto e non sulla forza del potere. Sulla base del riconoscimento della dignità umana si sostengono i diritti umani fondamentali, che precedono e fondano ogni civile convivenza…

Anche oggi, davanti a tante violazioni della dignità umana che minacciano seriamente il futuro dell’umanità, la Chiesa incoraggia la promozione della dignità di ogni persona umana quali che siano le sue qualità fisiche, psichiche, culturali, sociali e religiose. Lo fa con speranza, certa della forza che scaturisce dal Cristo risorto, il quale ha rivelato in pienezza la dignità integrale di ogni uomo e di ogni donna”.

(Foto: Vatican News)

Da Assisi una lettura interreligiosa del Cantico di san Francesco d’Assisi

“Prendiamo in esame un testo chiave di san Francesco d’Assisi, il ‘Cantico di frate sole’ (o ‘Cantico delle Creature’) ed alcune delle sue tante possibili riletture, sul versante interreligioso. Francesco d’Assisi è un simbolo del dialogo interreligioso, fra l’altro per l’incontro in Egitto con il Sultano mussulmano al-Malik al-Kamil durante la quinta Crociata (1219)… L’obiettivo del corso macroecumenico per la ‘casa comune’,nel quadro della denominazione della Cittadella di Assisi, ‘Cittadella Laudato Sì’, è di favorire occasioni di incontro, di dialogo, riflessione tra esponenti ed esperti di tutte le religioni del mondo sull’ecologia integrale, nella convinzione che dal patrimonio di fede di ogni confessione religiosa si possano trarre insegnamenti e percorsi inediti. Ed il ‘Cantico di frate Sole’ offre molte suggestioni al riguardo”.

Il corso ‘Il Cantico delle fedi’, che si svolge online, inizia oggi pomeriggio con la scrittrice di racconti d’infanzia e vincitrice del Premio Andersen, Giusi Quarenghi, che propone una lettura laica del cantico del santo assisate; proseguirà giovedì 2 maggio con il missionario saveriano, Tiziano Tosolini, direttore del Centro Studi Asiatico di Osaka e docente di filosofia al Centro Studi Interreligiosi all’Università Gregoriana di Roma, che illustrerà la lettura buddhista del Cantico; giovedì 12 settembre il teologo. Adnane Mokrani, docente di studi islamici e di relazioni islamo-cristiane, offrirà una lettura mussulmana del Cantico; infine, giovedì 7 novembre la registra teatrale e studiosa di ebraismo, Miriam Camerini, proporrà ne lettura ebraica.

Al presidente della Pro Civitate Christiana di Assisi, don Tonio Dell’Olio, chiediamo di spiegarci in cosa consiste ‘il Cantico delle fedi’: “E’ la ricerca sapiente delle tracce e delle ispirazioni che permeano il ‘Cantico di Frate Sole’ di Francesco d’Assisi nella spiritualità e nel patrimonio di fede delle religioni. Il cantico delle fedi è un ‘laboratorio macroecumenico per la casa comune” composto da ricercatori appartenenti a diverse religioni e da esperti. A breve inizierà un Corso di formazione online che, organizzato dal Laboratorio, si rivolge primariamente agli insegnanti ma anche a tutte le donne e gli uomini che desiderano far crescere la propria conoscenza (e la propria esperienza) di fede e di vita in relazione con l’ambiente alla luce del Cantico delle creature”.

Quante ‘letture’ può offrire il ‘Cantico delle Creature’?

“Il ‘Cantico delle creature’ è un portone spalancato verso il cielo e verso la terra, verso Dio e verso tutte le sue creature. C’è una lettura teologica ma c’è una parola affidata al creato che si rivolge a Dio con i suoni del vento e dell’acqua, col crepitìo del fuoco e con il calore dei raggi del sole. Oggi si direbbe che si tratta di una lettura immersiva in cui nessuno può pretendere la delega di parlare a nome di altri ma tutti gli elementi del creato hanno dignità di parola perché fratelli e sorelle, talvolta anche madri. Poi il ‘Cantico delle Creature’ propone una rilettura del perdono e della morte con cui ci si confronta come donne e uomini in cammino sulla terra e nella storia”.

Come leggere oggi il ‘Cantico delle Creature’?

“Prima che leggerlo bisognerebbe ascoltarlo. Papa Francesco l’ha fatto pulsare in quell’enciclica stupenda che porta il nome del Cantico e tocca i nodi nevralgici del cambiamento d’epoca che stiamo vivendo. Ci insegna a rileggere il Cantico non solo come un inno della natura ma come una lente che ci educa a guardarci dentro intimamente, personalmente e come umanità”.

Per quale motivo lodare Dio per tutte le sue creature?

“Maturiamo quella lode come un’esigenza prima che come un dovere. Quando ci immergiamo nel creato non possiamo che aprirci al sentimento della gratitudine e della lode perché scopriamo che tutto è dono, anzi espressione gratuita dell’amore del Creatore”.

Perché la nuova denominazione ‘Cittadella Laudato Sì’?

“Innanzitutto per la collocazione assisana che è tutt’altro che una mera coincidenza: è la scelta di una spiritualità e uno stile di vita. Inoltre per rafforzare un’attenzione che la Pro Civitate Christiana, che è l’associazione che anima le iniziative e le attività di ‘Cittadella Laudato sì’, ha sempre riservato alla cura della casa comune. Basterebbe scorrere i titoli e i relatori dei convegni e dei Corsi di studio che da più di 80 anni vengono proposti, per rendersene conto. Infine ci sembra che in questo modo riusciamo a offrire un contributo specifico alla richiesta che ci viene formulata dal magistero di Papa Francesco”.

Eppoi ad agosto il corso ‘Cum tucte le creature: natura e contronatura’: in quale modo rapportarci con il creato?

“L’attenzione all’ecologia integrale non può prescindere dalla denuncia dei danni che vengono arrecati quotidianamente all’ambiente e alle persone vittime di sfruttamento, guerre e privazione di diritti. C’è un greenwashing diffuso e pervasivo che non può essere assecondato e va smascherato a 360 gradi. Inoltre crediamo che uno dei punti fermi del cammino verso una nuova coscienza ecologica consista nel sentirsi parte del creato: né superiori dominatori, nè dirimpettai”.

Papa Francesco ai sindaci: porre attenzione alla sostenibilità

Papa Francesco oggi ha ricevuto in udienza ii rappresentanti delle popolazioni del Centro-Italia colpite dal sisma del 2016-2017, sottolineando che, nonostante il terremoto sia un’esperienza devastante, occorre cogliere per rigenerare il territorio onde evitare lo spopolamento dei piccoli centri:

Per la giornata dell’alimentazione 2.000.000 di persone al Villaggio della Coldiretti a Roma

Sono stati circa 2.000.000 le presenze nel week end del ‘Villaggio Coldiretti’ al Circo Massimo a Roma, il più grande mai realizzato per sostenere l’agricoltura italiana, scesa in piazza alla vigilia della Giornata dell’Alimentazione per far conoscere i primati del Made in Italy e sostenere la sovranità alimentare: è stato il bilancio stimato dalla Coldiretti a conclusione della ‘grande festa di popolo’ con 500 stand tra mercati degli agricoltori, aree del gusto, street food, agriasili, animali della fattoria, orti, fattorie didattiche, agrichef, laboratori, nuove tecnologie e workshop, presso i quali è stato possibile degustare, apprendere, giocare e divertirsi al fianco di decine di migliaia di agricoltori, con i menu anti inflazione per un pasto completo a base di prodotti 100% italiani.

Dal Marocco un originale cammino sinodale

Era l’altra domenica a fine ottobre, subito dopo la messa, quando siamo partiti. Come inviato dall’assemblea, era un piccolo gruppo di studenti universitari subsahariani di Beni Mellal (Marocco) con le suore Chantale e Clotilde. Più di due ore di viaggio verso le alture del Medio Atlante. Un cammino sinodale originale su per i monti, in minibus.

Ci hanno accompagnato nella riflessione e nello scambio le frasi più belle dell’enciclica ‘Laudato si’. Le parole di papa Francesco preparano, così, la nostra mente a questo incontro sorprendente, una vera esperienza spirituale… Ci aspettava, infatti, ‘lo spettacolo naturale più bello del Marocco’: le cascate di Ozoud (che vuol dire mulino, in berbero, per la presenza di una dozzina di molini per l’olio). 

Cascate spettacolari di un’altezza di 110 m, che spesso si rivestono di un bell’arcobaleno. L’acqua e i suoi vapori cadono davanti ai nostri occhi in una vallata dove il verde della vegetazione contrasta con il terreno rossastro attorno, in un’oasi di uliveti, di mandorli e di fichi. Una vera meraviglia!

Nella nostra testa risuonano, però, le parole di papa Francesco: ‘La terra, la nostra casa, sembra diventare sempre più un immenso deposito di immodizia!’ Ma qui, spalancando gli occhi, la sua visione delle cose ci tocca e ci parla: ‘Tutto l’universo materiale è espressione dell’amore di Dio, del suo eccessivo affetto verso di noi. La terra, l’acqua, le montagne, tutto è carezza di Dio!’

Ancora immobili per questo stupore, qualcosa intanto ci accarezza, per davvero, la schiena e il viso… Sono le piccole scimmie che appaiono all’improvviso, a decine, e addomesticano i visitatori di questo luogo magico. Viene in mente, allora, quella bella osservazione della ‘Laudato si’: “Per la tradizione giudaico-cristiana dire ‘creazione’ è più che dire natura, perché è un progetto dell’amore di Dio, dove ogni creatura ha un valore e un significato!”.

Così, perso in mezzo a questo immenso Atlante, il nostro piccolo gruppo è invitato oggi a contemplare,… che è sempre stupirsi di qualcosa più grande di sé. Tuttavia, l’amara osservazione del papa sulla nostra società dei consumi, dal cuore incapace di meravigliarsi o di contemplare, ci intristisce non poco… ‘Più il cuore di una persona è vuoto, più oggetti ha bisogno di comprare, possedere e consumare’.

Soulaymane, una giovane guida berbera, socialmente impegnata, ci prende quasi per mano per mostrarci e contemplare questi luoghi… Così, Tanaghmelt, un antico e delizioso villaggio berbero, un mulino tradizionale, una cooperativa di tappeti berberi femminili, un centro di economia sociale, ci hanno aperto le loro porte e il loro mistero. Per dirci come cultura locale, economia, attività, uomini e natura,… tutto qui è tenuto insieme in una sinergia e un rispetto invisibili. Come la trama di un tappeto.

Infine, sulla via del ritorno, ci tornava continuamente in mente una domanda dell’enciclica del papa: “La natura è piena di parole d’amore, ma come ascoltarle in mezzo a un rumore costante, una distrazione permanente e ansiosa, o un culto dell’apparenza?” Sì, domanda vera, provocante.

Da Tolentino un appello ad aiutare le missioni cattoliche

Domenica 18 luglio all’Abbadia di Fiastra, polmone verde in provincia di Macerata, fino a qualche anno fa abitata dai Cistercensi, ora diocesana affidata a don Rino Ramaccioni e a don Alberto Forconi, si è svolta una cerimonia religiosa per la difesa della natura.

Il papa invita a ripristinare la natura danneggiata

Il Covid ha spinto 3.000.000 di italiani a trascorrere le vacanze estive 2021 in parchi, oasi naturalistiche e riserve, considerati tra i luoghi ideali per passare le ferie nella natura e in piena sicurezza rispetto ai rischi di assembramenti legati alla pandemia.

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