Valentina Castiello chiede alla Chiesa di non trascurare i single cattolici

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Il concetto di ‘Single Cattolico’ è divenuto un fenomeno demografico ed una realtà storica e culturale senza precedenti nella storia, perché prima si era single per una frazione della storia: oggi si può essere single a vita. Per questo in Italia esiste un progetto dedicato alla ‘singolitudine;’ un apostolato cattolico che riunisce i single d’Italia con un portale, www.singlecattoliciitalia.it, curato e ideato da Valentina Castiello, una giovane napoletana.

Lei è esperta di internet, in quanto è programmatrice ed e-commerce manager. Attraverso video su web ha scoperto le realtà dei corsi vocazionali di Assisi creati da p. Giovanni Marini ed ha iniziato a navigare i siti dedicati ai single cattolici: “Mi sono sentita come Abramo. Come se Dio mi dicesse: ‘Cammina sulla strada che ti indicherò’, in un fidarsi in cui il cammino stesso sembrava portarmi”.

A lei abbiamo chiesto di spiegarci il motivo della creazione di un sito specifico per i single cattolici: “Grazie per questa opportunità oggi tanto necessaria a questa categoria. La chiesa non ha una pastorale specifica per i single adulti: è presente per i giovani fino a circa 30 anni, ma le persone che restano sole oltre questa età non sono seguite/curate in modo particolare. C’era, appunto, bisogno di creare uno spazio specifico per loro, anche con nuove iniziative e riferimenti sul territorio”.

Chi è il single cattolico?

“E’’ una persona non sposata, che magari ha avuto difficoltà nelle relazioni o nelle amicizie (non per forza eventi voluti o procurati, ma spesso anche subiti), credenti praticanti che cercano persone simili con questi stessi valori, ed anche persone che vogliono migliorare, cercare il Signore ed il bene”.

Come è considerato nella Chiesa il single?

“Come un laico nella massa senza distinzione. Alcuni sacerdoti li rimandano alle catechesi per adulti ma sono tipicamente frequentate da famiglie: la vita ed i problemi delle persone sole, però, sono completamente diversi. Necessitiamo quindi di pastorale dedicata”.

Cosa può offrire alla Chiesa il single?

“Tutto ciò che offre alle altre categorie: catechesi, direzione spirituale, dei locali dove poter dare spazio alla socialità ed alla nascita di nuove amicizie per aiutare queste persone a sentirsi meno sole, e si può pensare anche a tanto altro tipo delle forme di comunità dove condividere anche più momenti della giornata o della settimana…”.

Ci sono santi o mistici single?

“Sono più di quel che pensiamo. Penso a tutti quei ragazzi che sono passati dall’ ‘altro lato’ amando in maniera più piena. Nel sito www.singlecattolicitalia.it  ho voluto inserire molti di loro ed ho già tanti altri nomi da aggiungere. Possiamo invocarli con fiducia, l’amore non viene mai meno.

Ho scelto Carlo Acutis come patrono del progetto SCI (Single Cattolici Italia): amava la famiglia, gli amici ed anche gli ‘estranei’, persino la moderna informatica, però in primis cercava Dio che è l’Amore supremo. Aveva capito bene dov’è la Sorgente necessaria alla quale dissetarsi per vivere in questo mondo pieno di difficoltà dovute al peccato: se tutti riuscissimo a seguire il suo esempio certamente a noi arriverebbe molta più Grazia e pace”.

Quindi anche il single può essere chiamato alla santità?

“La santità è per tutti: tutto ciò che è stato creato proviene dal Signore. Proprio per la felicità, siamo chiamati ad essere come Lui. Santità non vuol dire perfezione ma ‘amare in modo pieno’, per esempio riempirsi di piccoli gesti semplici e puri tipo sorridere, ringraziare, cercare di non arrabbiarsi (non serve), accettare la diversità altrui e non categorizzarla come fosse un bene o un male assoluto, dialogare invece di chiudere i ponti (chiarirsi è  tutto!), aiutare qualcuno, essere gentili…

Questa è la spiritualità dell’altro nostro patrono, mons. Guglielmo Giaquinta, fondatore del Movimento Pro Sanctitate, che proclamava questa santità possibile a tutti, quotidiana, semplice. Perché Dio è semplice”.

Lei ha scritto anche una lettera indirizzata a tutti i ‘consacrati’: per quale motivo?

“Iniziai a scrivere una lettera poiché volevo far presente a tutti i religiosi che esistiamo e che vorremmo fare un cammino. E’ indirizzata a tutte le diocesi d’Italia e chiediamo qualche persona di buona volontà che si formi sulle nostre tematiche e ci possa guidare. Ad essa ho allegato una locandina: esporla in tutte le bacheche delle chiese farebbe conoscere a tutti questa buona notizia che vuole portare un soffio di speranza.

La buona novella è proprio questa: far capire alle persone che non sono più sole, far sapere che qualcuno le pensa e le vuole curare, per fare arrivare alla felicità e santità anche se non si sono realizzate completamente in questa vita.

Questa speranza è per tutti e vorremmo che fosse proclamata dai pulpiti. Spero che questo sensibilizzi molte più persone e che possa riaccendere in loro quella bella fiamma della speranza che ci può portare all’Amore vero, che è Gesù Cristo… e noi siamo proprio chiamati tutti ad essere ‘simili’ a Lui”.

In sostanza nella lettera cosa chiede?

“Vorrei che i sacerdoti si formassero su questa pastorale specifica; diffondessero dai pulpiti le informazioni riguardo ai punti di incontro che vorrei si realizzassero. Così si fanno anche emergere i single, massa spesso silenziosa.

Ai single non bastano i tradizionali percorsi catechetici per adulti, in cui spesso il target è quello delle famiglie: ci vuole qualcosa di specifico per questa fetta di popolazione che rimane ‘appesa’. Ci vuole la concretezza dell’incontrarsi di persona: i giovanissimi sono sempre più legati al virtuale, il mondo diventa sempre più astratto, e manca equilibrio nei rapporti uomo/donna”.

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