XXV Domenica Tempo Ordinario: i pensieri di Dio non sono i nostri pensieri

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Dio non ama l’uomo per i meriti acquisiti ma per quello che siamo: suoi figli.  La parabole che la Liturgia oggi ci presenta è molto significativa: Dio con essa non vuole darci una lezione di giustizia sociale o salariale, ma ha voluto mostrare l’agire divino verso gli uomini: un agire di vero Padre che ama i suoi figli. Protagonista della parabola è Dio stesso che non si lascia guidare dalla logica del profitto ma dalla logica dei bisogni dell’uomo.

L’uomo, creato da Dio a sua immagine e somiglianza, si realizza nel lavoro e con esso è chiamato ad essere collaboratore dell’atto creativo . Il lavoro non è la causa del dolore o del peccato, ma nel lavoro e con il lavoro l’uomo è chiamato a dare il suo personale contributo per il bene della famiglia e della società.

La parabola appare molto semplice: il Padrone della vigna sin dalla prima ora cerca operai, braccianti; li trova e stabilisce di comune accordo un prezzo; lo stesso padrone ogni due ore esce, cerca operai, li invia nella sua vigna sino alla sera, quando ormai si è vicino al tramonto.

Arrivato il tramonto, il Padrone chiama l’amministratore ed ordina di pagare gli operai cominciando da quelli dell’ultima ora. Tutti ricevono lo stesso salario pattuito la mattina e ciò determina una forte mormorazione da parte di chi ha lavorato una intera giornata.

Il padrone della vigna non toglie nulla ai primi, non è ingiusto ma è generoso con tutti; è solo originale il modo di concepire la vita e la retribuzione per il lavoro: mette l’uomo prima del mercato, la dignità della persona umana prima delle ore lavorative effettuate. 

Sono tutti operai invitati a lavorare, tutti hanno detto il loro ‘sì’, anche se in ore diverse: la giustizia umana è dare a ciascuno il suo; la giustizia divina è dare a ciascuno il meglio.

Contro chi mormora, accusando il Padrone della vigna di ingiustizia, il Padrone interviene dicendo: non hai convenuto con me per un denaro?, prendi allora il tuo denaro e vai via; se io voglio dare  a tutti lo stesso denaro non faccio ingiustizia a nessuno. Ti lamenti perché sono generoso con gli altri? 

In te, allora, c’è solo gelosia ed invidia perché sono generoso. La generosità divina supera le regole della giustizia umana. Gli operai della prima ora non condividono l’agire del Padrone e, perciò, contestano il modo di pensare ed agire di quell’uomo. 

La loro logica li porta al confronto dimenticando che anch’essi sono stati raccolti e beneficati dall’attenzione del Padrone. Dio pensa diversamente da noi: la sua è la logica dell’amore. Dio guarda la risposta positiva degli operai all’invito, poi paga a seconda dei bisogni di ciascuno. 

La vita diventa bella e degna di essere vissuta non solo quando si dà a ciascuno il suo, ma quando si offre il meglio, quello di cui ciascuno ha bisogno. Il meglio, davanti a Dio, non è accarezzare il proprio gruzzolo, ma condividere la stessa mensa, la stessa gioia, laddove ognuno risponde positivamente e fa quello che può.  La verità è una sola: siamo tutti figli, tutti lo invochiamo ‘Padre nostro che sei nei cieli’.

L’agire del Signore spiazza tutti: sia quelli che hanno lavorato solo un’ora, i quali si vedono  offerto un denaro con gioia immensa e stupore, sia quelli cha hanno lavorato l’intera giornata e si vedono retribuiti con lo stesso denaro, come convenuto la mattina.

Giusta paga giornaliera. L’agire del padrone rimane giusto, onesto e legittimo: ‘Io voglio dare a quest’ultimo quanto a te; non posso fare delle mie cose quello che voglio?, oppure tu sei invidioso perché io sono buono?’ 

Dio non è un imprenditore economico;  non sta ad individuare solo i meriti di chi ha lavorato più ore per premiare la sua solerzia nel lavoro. Dio guarda il ‘sì’ generoso e fattivo dell’operaio ed agisce da Padre. 

Dio ci sazia con le sue sorprese che sono sempre ricolme di amore e misericordia per tutti. Mirabile è l’insegnamento di Gesù al quale interessa solo il nostro ‘sì’ in qualunque momento Egli ci chiama; da qui la differenza tra l’agire di Dio e l’agire dell’uomo.

Tutti siamo chiamati a lavorare nella vigna del Signore, a dare il nostro ‘sì’  generoso con le parole e con le opere. Per tutti è riservato da Gesù il premio:  Il regno dei cieli. Il buon ladrone si convertì all’ultimo istante della vita; ‘Ricordati di me, quando sarai nel tuo regno!’ e Gesù rispose: ‘Oggi sarai con me in paradiso’.

Gesù con la parabola vuole inculcare un concetto fondamentale: Dio è padre misericordioso; la bontà di Dio è imprevedibile e si manifesta in forme inattese e talvolta paradossali, tali da sconvolgere e scandalizzare i nostri schemi legati alla formula ‘do ut des’ (giustizia distributiva e matematica). 

La giustizia di Dio è misericordia e perdono. Dio invita l’uomo ad una avventura: quella della economia solidale dove tutti siamo chiamati a dare il nostro ‘sì’ al Signore, qualunque sia l’ora della chiamata.                                      

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