Padre Ezechiele Ramin: martire della carità lo ha definito papa Giovanni Paolo II

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Padre Ezechiele Ramin è il 17° martire comboniano nella serie dei confratelli e delle consorelle che hanno dato la vita in conformità alla fedeltà alla propria vocazione restando sul posto nel momento del pericolo, e per un motivo di carità verso i poveri e gli oppressi.

Il 24 Luglio 1985 a Cacoal viene ucciso padre Ezechiele (Lele) Ramin, missionario comboniano. Aveva 32 anni. La sua uccisione è da attribuirsi alla sua azione in difesa degli Indios Suruì e dei lavoratori della terra nello Stato di Rondonia (Brasile).

Padre Ramin arriva al sacerdozio dopo un lungo periodo di sofferenza spirituale, generata, oltre che dal suo temperamento estremamente riflessivo e puntiglioso, anche dalle circostanze in cui è nato ed è stato educato.

Lele era un ragazzo di città, Padova. Era, inoltre, un Sessantottino. Nella formula dei Voti perpetui, pronunciati a Cabo san Lucas, Bassa California Sur, Mexico, il 18 maggio 1980, Lele si rivolge a Dio con una inconsueta apertura, data la sua riservatezza nell’esprimere i propri sentimenti.

“Padre buono, Tu mi hai creato, mi hai chiamato al Tuo servizio per andare tra i più poveri. Tu mi hai fatto vivere tutti questi anni perché Ti riconoscessi come il Dono della mia vita. Mi hai provato molto, però non mi è mai mancata la Tua tenerezza e il Tuo aiuto. Per questo,

Signore, con molta tranquillità e serenità di cuore, metto tutti i miei giorni nelle Tue mani confidando sempre nella Tua fedeltà verso di me. Una fedeltà che già molte volte ho sperimentato. Perciò (…)”, formula i suoi Voti,

“Padre buono, Ti chiedo che il mio cuore si converta a Te e che Tu mi mandi il Tuo Santo Spirito. Ricordo e Ti raccomando i miei genitori, i miei fratelli e quanti mi resero possibile questa professione. Benedici anche questa comunità che mi accompagna con fraterno affetto. Madre degli Apostoli, Vergine Santissima di Guadalupe, prega per me. Grazie, Signore. Molte grazie”.

Gli elementi principali della spiritualità di Lele sono: la consapevolezza delle prove sostenute, la certezza della fedeltà e tenerezza di Dio, il bisogno della continua conversione del cuore, la scelta dei poveri, la devozione alla Madonna, Regina degli Apostoli. Inoltre dimostra una pace della mente e del cuore finalmente raggiunta nel corso degli anni della formazione.

Ezechiele Ramin è nato a Padova il 9 febbraio 1953. La sua parrocchia è quella di San Giuseppe. Frequenta le elementari presso la scuola Alessandro Manzoni di Padova tra il 1959 e il 1964, le scuole medie e le superiori presso il Collegio Barbarigo dal 1964 al 1972.

Sua madre dice che l’unica cosa di cui si era sempre preoccupata era la formazione spirituale e religiosa dei suoi figli. Per questo volle che frequentassero la chiesa e le scuole cattoliche. I sei fratelli Ramin si sono tutti laureati o diplomati. Gaudenzio, più giovane di Ezechiele, è deceduto in un incidente stradale nel 1983.

Il dottor Paolo, fratello più vecchio di Lele, dice che la vocazione religiosa di costui è il frutto della fede della madre. Lele era un ragazzo normale: estroverso, allegro, sportivo, amante della montagna e della chitarra, ma si vedeva che qualcosa di diverso frullava nella sua testa.

Da liceale Ezechiele diviene il coordinatore del movimento Mani Tese a Padova. Era sempre stato interessato ai problemi del Terzo Mondo, dei miliardi di uomini indigenti e che non conoscono il Vangelo.

Lele consegue la maturità classica nel 1972 a pieni voti. Non decide subito circa il suo futuro e prende tempo per riflettere. Poi, verso la fine dell’estate, dice ai genitori di salire in macchina perché li avrebbe portati a vedere la facoltà che aveva scelto. Dopo un lungo giro, si ferma davanti all’Istituto dei Missionari Comboniani, in via S. Giovanni da Verdara. “Ecco la mia facoltà” dice. Ai genitori che restano stupiti, ribadisce: “Missionario d’Africa! (…) Dico e faccio sul serio”.

Negli anni 1972-74 consegue il baccalaureato presso lo Studio Teologico Fiorentino. Il 6 ottobre 1974 Ezechiele entra nel noviziato di Venegono. Due anni più tardi, il 5 maggio del 1976, il giovane emette i Voti temporanei.

Ezechiele non ha le idee chiare sulla missione del dopo Concilio e vuole chiarirsele prima di mettere in gioco la propria vita, per onestà personale e verso la Chiesa. Chiede dunque di poter fare almeno una parte di scolasticato in una missione ed esprime la propria preferenza per l’Uganda. Invece viene inviato in Inghilterra, dove rimane per tutto l’anno scolastico 1976-77.

Nel 1977 parte per Chicago, Stati Uniti. I superiori riscontrano in lui eccellenti qualità fisiche, morali, intellettuali e di sensibilità. Ma Lele è ansioso:vuole capire subito quale strada Dio ha scelto per lui, ma ciò non è sempre possibile.

Lele ha anche un altro desiderio: quello di diventare medico-sacerdote-missionario. Ne scrive al padre Generale e si offre di affrontare 6/7 anni di studi in medicina, per portare in missione una capacità n più e un ulteriore segno di testimonianza.Invece della laurea in medicina, si diploma in teologia con la specializzazione in missiologia.

Dopo poco più di due anni di soggiorno a Chicago, Ezechiele chiede di poter terminare gli studi e fare un po’ di esperienza pastorale in un territorio di missione. A Chicago aveva incontrato tanti messicani e aveva imparato lo spagnolo quindi sarebbe andato volentieri nella loro terra d’origine.

I confratelli della Bassa California hanno un’opinione molto positiva di lui ed esaltano il suo grande senso della vita comunitaria, il suo spirito di preghiera, la sua infaticabilità nel lavoro, la sua apertura verso tutti, specialmente verso i più poveri. Lo spirito di Dio illumina la sua anima e fa vedere con chiarezza a Lele che cosa vuole da lui.

Tornato in Italia nel 1980, viene ordinato sacerdote da mons. Edoardo Mason nella parrocchia di San Giuseppe, il 29 settembre 1980. Appena fatto sacerdote,  viene inviato a Napoli come aiutante di padre Nando Caprini al GIM. Quando nel novembre scoppia il terremoto in Irpinia, Lele e Caprini si prodigano nel soccorrere le vittime. Padre Ezechiele non solo dimostra doti pregevoli nell’organizzare gli interventi, ma riesce pure a farsi amare dalla gente per la sua carità e dedizione.

Passata l’emergenza, torna al suo lavoro di animazione giovanile. I giovani lo capiscono perché la vivacità napoletana si addiceva bene con quella messicana da poco lasciata.

Prima di ritornare in Italia, scrive: “Il mondo latino americano non mi ha nascosto il suo fascino. Mi sento molto in sintonia con questo mondo, con le sue angosce e le sue grandi speranze. Opto per il Brasile perché mi sembra che in tutta l’America Latina questo Paese presenti davvero le caratteristiche che ho sempre voluto incontrare”.

Padre Ezechiele viene destinato alla sua comunità di Cacoal (Rondonia) il primo settembre 1983, ma Iddio ha in serbo per lui un tragico epilogo. Alle ore 12.00 del 24 luglio 1985 infatti, p. Ezechiele Ramin cade sotto una gragnuola di colpi, ad opera di 7 jagunços (gente assoldata e armata dai fazendeiros) dentro la fazenda Catuva. che si trova a meno di 100 chilometri da Cacoal.

I contadini della fazenda sono minacciati e perseguitati dai jagunços. La mattina del 24 luglio, Padre Ezechiele, accompagnato dal Presidente del sindacato dei Lavoratori Rurali di Cacoal, Adilio di Souza, parte di buon mattino per una missione di pace.

Entrano nella fazenda senza essere ostacolati e riuniscono i contadini, ai quali comunicano le preoccupazioni dei missionari circa la situazione. La riunione dura poco e prima di mezzogiorno già stanno ritornando, ma i jagunços li circondano all’uscita.

I missionari che erano rimasti nella comunità aspettano invano il ritorno di P. Ezechiele quella sera. All’una di notte Adilio bussa alla porta e dà la notizia dell’imboscata. Lui era riuscito a fuggire nella foresta, ma si diceva preoccupato per Lele in quanto in quel momento lo aveva visto uscire dalla jeep dalla parte opposta alla sua, affrontando il fuoco del nemico.

I confratelli, in collaborazione con il Vescovo e la polizia si recano alla fazenda il giorno successivo. Verso mezzogiorno, poco più in là rispetto al cancello della fazenda, avvistano la jeep crivellata di pallottole e il cadavere di P. Ezechiele a terra, a circa 50 metri di distanza.

Non ci sono segni di qualche tipo di violenza addosso a lui, ma gli assassini hanno scaricato tutto il loro odio con una miriade di pallottole e piombini di fucile da caccia. Ma Lele ha ancora il suo orologio al polso, la collanina di cocco che gli indios Suruì gli avevano regalato ancora al collo, i sandali ai piedi. Nella jeep sono rimaste le sue cose: la chiave della macchina, il mazzo delle chiavi di casa, una amaca,

la borsa con la macchina fotografica, i suoi documenti e quelli della macchina. E’ evidente che l’unico obiettivo degli assassini era quella di uccidere P. Ezechiele. Infatti Lele aveva preso particolarmente a cuore la causa degli indios e dei contadini senza terra. I capi indios avevano fiducia in lui e andavano spesso a parlargli dei loro problemi nella casa di Cacoal. Lui era un amico per loro, li consigliava e rispettava.

Il villaggio degli indios Suruì era confinante con la Fazenda Catuva. Il conflitto tra i fazendeiros e i contadini era molto grande in quanto i primi assoldavano decine di jagunços armati fino ai denti. I confratelli avevano pensato di assisterli giuridicamente tramite la CPT (Commissione Pastorale della Terra) di Cuiabà. Era stato messo a disposizione un avvocato, Wilmar Schrader, per difendere giuridicamente gli agricoltori.

Il 23 luglio,  Padre Ezechiele visita le comunità della strada 7 e parlando con quei coloni intuisce che è urgente prendere delle misure immediate sul caso dei contadini della fazenda Catuva. Perciò il 24 mattina si dirige a Ji-Paranà e raggiunge la fazenda Catuva, costantemente perseguitata e minacciata. Là lui perde la vita per il suo impegno al loro fianco.

I genitori vogliono portare la salma del loro figlio a Padova. “In Brasile è rimasto tutto il suo sangue” dice il vecchio padre. Il fratello Paolo dichiara: “Noi perdoniamo e non vogliamo dare il via a processi da parte nostra. Primo, perché siamo cristiani; secondo, perché Ezechiele avrebbe certamente perdonato i suoi uccisori; terzo, perché là restano altri missionari che devono lavorare in pace, per quanto è possibile”.

In una lettera ad un amico Lele aveva scritto: “[…] Eppure questa è la situazione normale della gente. Gente che è trattata come cuccioli di cane ai quali sono riservati solo gli ossi. Molte volte sento una stretta alla gola che non ti dico. …Eppure tutto intorno ci sono grandi estensioni di terre e ancor più grandi ingiustizie e ruberie da parte dei padroni”.

In un’altra lettera, riprendendo un concetto di Santa Teresa del Bambino Gesù:” Io, in questa Chiesa di cui Cristo è il capo, vorrei essere il cuore. Chiedo troppo? Chiedete alla Madonna che mi aiuti ad essere cuore”.

Lele è tuttora un punto di riferimento nella riflessione vocazionale di tanti giovani e la sua memoria è viva in tante persone e in tante associazioni, anche fuori Padova. I familiari sono invitati frequentemente in varie parti d’Italia a parlare di Lele, sia durante celebrazioni religiose che in assemblee e gruppi di giovani, i quali spesso visitano la sua tomba.

Alcune biografie di Padre Ezechiele: “Lele, martire per la non violenza” Lele, “Lele, creare primavera”, “Padre Ezechiele Ramin, martire per il Brasile”, “Testimone della speranza” raccoglie Lettere e Scritti dal 1971 al 1985 di Padre Ezechiele. Sono 98 testi indirizzati ai Genitori, familiari, Superiori, confratelli, amici e associazioni. Sono presentati divisi in tre sezioni: 7-80 In cammino verso il sacerdozio; 80-83 Missione in Italia; 84-85 Missione in Brasile. Il libro (176 pagine, 5 euro) è reperibile presso i Missionari Comboniani di Padova (tel 049 – 875 15 06 E-mail: gimpadova@tin.it) e presso Fabiano Ramin (tel. 049 – 62 31 31 E-mail compa@protec.it)

E’ stato realizzato il film RAI La casa Bruciata liberamente ispirato alla storia di padre Ezechiele Ramin.

https://www.comboni.org/contenuti/100149?fbclid=IwAR0Ld45tn5CqqmsJHBpCpOvCy23PuG0NNzkQsgqgv2KzLHMZGMV6238-KxM

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