Andrea Mandelli: il racconto dell’umorismo cattolico

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Qualche anno fa, 2021, ho acquistato il libro ‘Diario della felicità’ scritto da Suor Dolores e Cecilia Galatolo: sono rimasta molto colpita dalla storia di Andrea Mandelli . Devo dire che mi ha fatto stare bene. Quel giorno ero inversa e non avevo voglia di leggere cose spirituali, ma mia mamma mi ha letto la storia di Andrea e il mio umore è cambiato. Mi ha messo allegria, voglia di ridere e mi sono sentita rilassata.

In sostanza mi sono resa conto che, oltre a sentire pace, quando sfogliavo le pagine dedicate ad Andrea, mi sono sentita bene ascoltando la sua storia e le citazioni inserite. Provo molta simpatia per lui. Leggere di lii, a volte, ti fa sentire come ‘a casa’. Ora che io devo iniziare con la mia famiglia un difficile cammino, ecco spuntare di nuovo il ricordo di Andrea.Ho preso coraggio ed ho contattato la sua famiglia poter scrivere un breve pezzo su Andrea.

Ho acquistato il libro ‘Ti regalo la mia molla. La vita di Andrea Mandelli’, edizione illustrata, su consiglio del padre. A me piacciono gli aneddoti e desidero riportare citazioni dei ragazzi di cui scrivo. Il libro è stata una manna, in quanto è un insieme di aneddoti che, tutti uniti, creano una biografia. Non una classica, ma una di quelle che io vorrei avere: un racconto degli amici. Ci sono ricordi degli amici ovunque.

Quello che colpisce di Andrea, è la capacità di fare amicizia ovunque e con chiunque. Questo lo rende diverso, seppur appaia un ragazzo normale per anni. Gioca, fa gli scherzi al nonno con i suoi numerosi fratelli, ama il lavoro manuale, le scalate in montagna… uno di noi. E’ così che lo definirei. Andrea è uno di noi in tutto. Forse è per questo che lo sento vicino. Non amava studiare, tanto che lo dice anche a uno dei suoi amici adulti, Don Gabriele. Lui vive la vita pratica.

Entra in GS, gruppo studentesco legato a CL di Don Giussani, e lì mostra il suo impegno, le sue capacità, organizzando i Raggi (momenti comunitari presieduti da un adulto autorevole o un sacerdote), dando idee per nuove attività… E’ uno di quei tipi che non stanno mai fermi e, pieni di cose da fare per il bene degli altri, continuano a dare. Da piccolo, è il primo ad aderire alla richiesta del padre di scavare un buco per il cavo del telefono. Scala col padre nonostante, cercando di fare un dolce da solo, si sia inferto delle vesciche enormi sulle mani, le quali erano state bucate la sera stessa.

Fin da bambino dimostra la voglia di fare e di non arrendersi facilmente. Il suo senso dell’umorismo si mostra quando decide di candidarsi per le elezioni. Mostra sempre slogan interessanti. L’amica Angela ha testimoniato: ‘Pur non avendo vinto alle elezioni del consiglio d’istituto, Andrea decide di partecipare alle elezioni, indette quell’anno stesso, della consulta provinciale degli studenti. La Lista Uno aveva fatto un enorme striscione con scritto: «Lista uno fa le cose in grande”.

Andrea prende un fogliettino qualsiasi e scrive: ‘Ma le cose più piccole sono sempre le più preziose – Lista due’. Ed attacca questo foglietto sotto la ‘Lista uno’: ‘Confesso che, quando ho letto questo, a causa della sua semplicità, mi ha fatto venire voglia di ridere. E’ una cosa così semplice che ti rende felice. Non c’è bisogno di grandi cose, no? Basta poco per essere felici”.

Infatti, Andrea vince con quel piccolo foglietto e una frase che indica semplicità e sobrietà. -Finalmente vince il bene-, ho pensato, felice. Andrea è un vero credente e la sua vita cambia. Dal trasferimento da una scuola all’altra, scopre di amare lo studio. Cerca di creare anche nel nuovo istituto, il ‘Sacro Cuore’, l’amicizia stretta tra i GS che lì, rispetto alla scuola di prima, sono tanti. Tuttavia Andrea dichiara che l’amicizia era più forte tra i ragazzi del primo istituto, anche se lì di GS c’erano pochi componenti. In poco tempo, però, Andrea stringe nuove amicizie anche nell’altra scuola.

Ha una forza incomprensibile, qualcosa che ha imparato a casa: la forza della fede. E’ quella che, qualche tempo dopo, lo aiuta a superare la malattia: un tumore osseo molto aggressivo. Gli amici, però, lo ricordano sereno: ‘Andrea diceva che l’unica cosa che vale è il momento, è lì che vivi la grandezza del tuo cuore. Ciò che il Signore ti dà da vivere, che è un bene per te, è nel presente non nel progetto futuro. Non è fare cose straordinarie, ma fare ogni piccola cosa con quel ‘accada di me’ che diceva la Madonna’.

A questo punto, colpita da tutto ciò che Andrea continuerà a fare per i suoi amici, dalla serenità con cui lui e la famiglia si sono Affidato a Dio e dal titolo di uno dei capitoli del libro: disponibile a un progetto non suo, ho chiesto al padre di Andrea di spiegarmi questo. Come affrontare la vita col sorriso? Volevo che fosse lui a spiegare. Leggendo il libro si capisce la profondità della fede della famiglia, ma è così intrisa nella vita quotidiana che non è facile da spiegare.

Ecco cosa scrive Antonio Mandelli: “Gentile signorina, mi pare che tutto si giochi sulla sua domanda: ‘come fare a superare tutto con un sorriso e accettare’.(…) nulla del dramma della malattia, il cui esito letale fu ben chiaro subito ad Andrea e a tutta la famiglia, è stato risparmiato. Per me personalmente è stato un colpo durissimo.

Andrea era quello dei miei figli che più mi era legato; quando mi vedeva fare i preparativi per qualche impresa alpinistica (tenga presente che la prima uscita che si faceva all’inizio di stagione era sopra i 4000 metri s.l.m.) era impossibile lasciarlo a casa. Soprattutto lui aveva un modo di stare di fronte alla realtà molto simile al mio: essenziale, pratico, sintetico, teso ad andare al fondo di tutto”.

Per quanto riguarda l’amicizia, Antonio mi scrive: “Una vera amicizia è fondata sull’amore della vita dell’altro, dell’amico. Ti sono amico perché desidero che la tua vita sia piena. Niente di sentimentale quindi, ma per niente privo di affezione. Anzi totalmente pieno di affetto vero. Uno vuol bene a un amico, vuole il bene dell’amico, uno vuole bene alla moglie, vuole il bene della moglie quando è disposto a dare tutto se stesso per il bene dell’altro”.

Ecco come Andrea riusciva a ricordare gli altri nonostante la malattia. Amava i suoi amici, i suoi fratelli, suo padre… amava tutto. Il suo più grande desiderio era diventare Santo e, di certo, lo è diventato in Cielo.

Andrea, un ragazzo nato nel 1971 e morto nel 1990, a pochi anni dalla mia nascita, è come se fosse un mio coetaneo. E’ molto simile ai ragazzi credenti dei primi anni ’90. Ciò che guida i GS e i componenti di CL è sempre la stessa cosa: l’amore per la vita, la semplicità e l’Eterno che ci attende.

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