Da Milano mons. Delpini traccia la vita cristiana

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Venerdì 8 settembre, con il pontificale presieduto da mons. Mario Delpini, si è aperto il nuovo anno pastorale della Diocesi ambrosiana, in occasione della festa della Natività di Maria, patrona della cattedrale. Durante la celebrazione eucaristica si è svolto il Rito di ammissione di 11 seminaristi al percorso verso l’ordinazione sacerdotale e di un laico che inizia il cammino per diventare diacono permanente.

Nell’omelia mons. Delpini ha parlato del dispiacere (ma non troppo) degli ultimi avvenimenti): “Sì, ognuno si ritiene libero; sì, anche se in gran parte siamo condizionati dall’algoritmo, ognuno ritiene di poter fare quello che vuole; sì, anche siamo sconvolti dalla violenza dei forti sui deboli, di alcuni uomini sulle donne, di una persuasiva opera di corruzione, riusciamo a sdegnarci ed ad invocare provvedimenti e pene esemplari, ma non riusciamo a individuare ed estirpare la radice della violenza;

sì, anche se ci proclamiamo uomini e donne di pace, dobbiamo subire decisioni di guerra e stentiamo a resistere alla tentazione di rassegnarci; sì, anche se riteniamo rovinosi alcuni comportamenti per chi li pratica, forse anche i nostri familiari e i nostri amici, ci arrendiamo però a quello che ciascuno sceglie, perché ciascuno può fare quello che vuole. Sì, però ci dispiace”.

Questo atteggiamento è una tendenza che induce all’individualismo: “Questo individualismo induce a vivere per sé stessi, secondo il proprio inappellabile criterio che decide che cosa sia bene e che cosa sia male. L’individualismo presume di costruire il mondo avendo come riferimento l’individuo, quindi, una solitudine che costruisce e decostruisce rapporti secondo la sua volontà e poiché l’individuo è irrimediabilmente condannato a morte, l’individualismo tende alla morte”.

Di contro ha tracciato anche una via ‘alternativa’: “Dio ha reso possibile la vita secondo lo Spirito che tende alla vita e alla pace. Noi non siamo autorizzate a giudicare nessuno, ma ci dispiace di troppi nostri fratelli e sorelle che vivono nella persuasione di morire, che vivono nella persuasione che essere soli sia meglio che assumere responsabilità per altri, che vivono senza prendersi cura che vivano altri. Ci dispiace”.

E’ un invito alla responsabilità: “Abbiamo però la responsabilità di accogliere il dono di Dio, perché cerchiamo di credere in Dio e abbiamo ricevuto la rivelazione che ciò che era impossibile alla Legge, resa impotente a causa del peccato Dio lo ha reso possibile. Ha reso possibile con la missione del Figlio suo Gesù Cristo ricevere lo Spirito e vivere secondo lo Spirito, che tende alla vita e alla pace.

Perciò noi viviamo nella gratitudine, viviamo di una vita ricevuta e non riteniamo questa condizione come un limite, ma come la vocazione a partecipare alla vita di Dio. L’alternativa radicale all’individualismo che tende alla morte è la fede che accoglie la vita come un dono e vive la propria libertà come risposta a Dio che chiama”.

E’ un invito ad accogliere Dio: “Abbiamo però la responsabilità di accogliere il dono di Dio, perché cerchiamo di credere in Dio e abbiamo ricevuto la rivelazione che ciò che era impossibile alla Legge, resa impotente a causa del peccato Dio lo ha reso possibile. Ha reso possibile con la missione del Figlio suo Gesù Cristo ricevere lo Spirito e vivere secondo lo Spirito, che tende alla vita e alla pace.

Perciò noi viviamo nella gratitudine, viviamo di una vita ricevuta e non riteniamo questa condizione come un limite, ma come la vocazione a partecipare alla vita di Dio. L’alternativa radicale all’individualismo che tende alla morte è la fede che accoglie la vita come un dono e vive la propria libertà come risposta a Dio che chiama”.

Concludendo l’omelia ha presentato la proposta pastorale di questo anno, intitolata ‘Viviamo di una vita ricevuta’, completato da un versetto della Genesi come sottotitolo, ‘Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona’:

“La proposta pastorale che offro alla Diocesi di Milano in questo inizio dell’anno pastorale 2023-2024 non dovrebbe neppure chiamarsi ‘proposta pastorale’, ma piuttosto programma di lavoro per gli anni a venire.

Infatti ho ribadito che la proposta pastorale di ogni anno è la celebrazione dell’unico mistero che salva, celebrato, accolto, pensato nell’anno liturgico: la proposta pastorale è accogliere il dono dello Spirito nella celebrazione dei santi misteri. Dobbiamo ancora imparare a celebrare in modo che i santi misteri siano principio della vita cristiana e ci conformino a Cristo, il Figlio, per essere figlie e figlie per il dono dello Spirito Santo”.

Nella proposta l’arcivescovo ambrosiano ha sottolineato il ‘ruolo’ della comunità cristiana nell’annuncio di Cristo: “La comunità cristiana è al servizio della vita di ogni persona perché incontri Gesù e con Gesù costruisca la sua risposta alla vocazione.

Pertanto la comunità cristiana ha la responsabilità di proporre percorsi di educazione affettiva, sessuale, relazionale perché chi segue Gesù impari ad amare come Gesù ha amato, viva, nell’amore, la fedeltà indissolubile, come Gesù che ha amato fino alla fine, accolga con gratitudine la grazia e la responsabilità dell’amore fecondo che genera figli e figlie per il futuro del mondo e della Chiesa, interpreta in chiave vocazionale anche il lavoro e l’impegno per la pace”.

(Foto: Diocesi di Milano)

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