Papa Francesco in Mongolia lancia un appello per la pace nel mondo

Condividi su...

‘Passino le nuvole oscure della guerra, vengano spazzate via dalla volontà ferma di una fraternità universale in cui le tensioni siano risolte sulla base dell’incontro e del dialogo, e a tutti vengano garantiti i diritti fondamentali!’: con questo tweet papa Francesco ha iniziato il viaggio apostolico in Mongolia, dove è atterrato ieri, accolto dal presidente Ukhnaagiin Khürelsükh, che le relazioni tra Mongolia e Santa Sede hanno una lunga storia:

“Otto secoli fa, nel 1246, Giovanni da Pian del Carpine, inviato di Papa Innocenzo IV, arrivò a Karakorum, la capitale del Grande Impero Mongolo, e presentò una lettera del Papa a Guyug Khaan, nipote di Gengis Khaan, dando così inizio allo storico legame tra i nostri paesi.

Va riconosciuto che il sacerdote Giovanni da Pian de Carpine fu il primo inviato europeo ad entrare alla corte del Grande Impero Mongolo per stabilire relazioni ufficiali. A quel tempo, il sacerdote Giovanni da Pian del Carpine ebbe la grande occasione di essere invitato come ospite d’onore all’Incoronazione di Guyug Khaan.

Il suo racconto ‘Storia dei mongoli’, basato sui promemoria del suo viaggio, donati al mondo, è l’opera storica che non solo ha introdotto la storia e la cultura mongola nel mondo occidentale, ma continua ad essere una fonte preziosa nella ricerca storica sulla Mongolia e sull’Eurasia del Medioevo”.

Rapporti diplomatici rafforzati nei secoli:” legami tra i due paesi furono ulteriormente rafforzati con lo scambio di inviati e lettere di Il Khaan Abaga a Papa Gregorio X nel 1274, Papa Nicolò III a Khubilai Khaan nel 1278, Il Khaan Argun a Papa Onorio IV nel 1285, Papa Nicolò IV a Il Khaan Argun nel 1288 e nel 1289, Il Khaan Argun a Papa Nicolò IV nel 1290, Il Khaan Gazan a Papa Bonifacio VIII nel 1302; tali scambi rimangono come patrimonio storico delle nostre relazioni.

Inoltre, in tempi più recenti, i nostri due paesi celebrano il 31° anniversario delle relazioni diplomatiche, mentre continua la nostra collaborazione umanitaria nei settori della cultura, dell’istruzione e della scienza”.

Inoltre ha sottolineato il rispetto per le libertà religiose: “I Mongoli hanno un’antica tradizione di rispetto per la libertà spirituale e il pluralismo. Sin dall’era di Gengis Khaan e del Grande Impero Mongolo, nella capitale Karakorum, coesistevano in armonia 12 luoghi sacri buddisti, cristiani e islamici e re e statisti mongoli avevano un profondo rispetto per ogni religione e ogni luogo di culto e i templi godevano il privilegio di essere esenti dalle tasse statali.

I principi del rispetto della libertà spirituale e della fede sono stati ereditati e preservati nella Costituzione della Mongolia. Sin dai tempi antichi, noi Mongoli, con origini nomadi, abbiamo preservato e custodito il tesoro della Madre Terra e della natura da consegnare alle generazioni future”.

Ringraziando per l’accoglienza papa Francesco si è soffermato sulla sapienza mongola: “La vostra sapienza, la sapienza del vostro popolo, sedimentata in generazioni di allevatori e coltivatori prudenti, sempre attenti a non rompere i delicati equilibri dell’ecosistema, ha molto da insegnare a chi oggi non vuole chiudersi nella ricerca di un miope interesse particolare, ma desidera consegnare ai posteri una terra ancora accogliente, una terra ancora feconda.

Quello che per noi cristiani è il creato, cioè il frutto di un benevolo disegno di Dio, voi ci aiutate a riconoscere e a promuovere con delicatezza e attenzione, contrastando gli effetti della devastazione umana con una cultura della cura e della previdenza, che si riflette in politiche di ecologia responsabile.

Le ger sono spazi abitativi che oggi si potrebbero definire smart e green, in quanto versatili, multi-funzionali e a impatto-zero sull’ambiente. Inoltre, la visione olistica della tradizione sciamanica mongola e il rispetto per ogni essere vivente desunto dalla filosofia buddista rappresentano un valido contributo all’impegno urgente e non più rimandabile per la tutela del pianeta Terra”.

E dalla capitale Ulah Bator ha lanciato un appello alla pace: “Nei secoli, l’abbracciare terre lontane e tanto diverse mise in risalto la non comune capacità dei vostri antenati di riconoscere le eccellenze dei popoli che componevano l’immenso territorio imperiale e di porle al servizio dello sviluppo comune. Questo è un esempio da valorizzare e da riproporre ai nostri giorni.

Voglia il Cielo che sulla terra, devastata da troppi conflitti, si ricreino anche oggi, nel rispetto delle leggi internazionali, le condizioni di quella che un tempo fu la pax mongolica, cioè l’assenza di conflitti.

Come dice un vostro proverbio, ‘le nuvole passano, il cielo resta’: passino le nuvole oscure della guerra, vengano spazzate via dalla volontà ferma di una fraternità universale in cui le tensioni siano risolte sulla base dell’incontro e del dialogo, e a tutti vengano garantiti i diritti fondamentali!

Qui, nel vostro Paese ricco di storia e di cielo, imploriamo questo dono dall’Alto e diamoci da fare insieme per costruire un avvenire di pace”.

A questo compito può contribuire anche la comunità cattolica locale: “Auspico che, grazie a una legislazione lungimirante e attenta alle esigenze concrete, i cattolici locali, aiutati da uomini e donne consacrati necessariamente provenienti per lo più da altri Paesi, possano sempre offrire senza difficoltà alla Mongolia il loro contributo umano e spirituale, a vantaggio di questo popolo.

A tale riguardo, il negoziato in corso per la stipula di un accordo bilaterale tra la Mongolia e la Santa Sede rappresenta un canale importante per il raggiungimento di quelle condizioni essenziali per lo svolgimento delle ordinarie attività in cui la Chiesa cattolica è impegnata.

Tra queste, oltre alla dimensione più propriamente religiosa del culto, spiccano le numerose iniziative di sviluppo umano integrale, declinate anche nei settori dell’educazione, della sanità, dell’assistenza e della ricerca e promozione culturale: esse ben testimoniano lo spirito umile, lo spirito fraterno e solidale del Vangelo di Gesù, unica strada che i cattolici sono chiamati a percorrere nel cammino che condividono con ogni popolo”.

Questo è il significato del motto del viaggio apostolico: “Il motto scelto per questo Viaggio, ‘Sperare insieme’, esprime proprio la potenzialità insita nel camminare con l’altro, nel rispetto reciproco e nella sinergia per il bene comune.

La Chiesa cattolica, istituzione antica e diffusa in quasi tutti i Paesi, è testimone di una tradizione spirituale, di una tradizione nobile e feconda, che ha contribuito allo sviluppo di intere nazioni in molti campi del vivere umano, dalla scienza alla letteratura, dall’arte alla politica.

Sono certo che anche i cattolici mongoli sono e saranno pronti a dare il proprio apporto alla costruzione di una società prospera e sicura, in dialogo e collaborazione con tutte le componenti che abitano questa grande terra baciata dal cielo”.

(Foto: Santa Sede)

Free Webcam Girls
151.11.48.50