Suprema lex salus animarum. Va bene far finta che tutto vada bene?

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 26.08.2023 – Vik van Brantegem] – Continuiamo la nostra copertura della polemica innescata recentemente da una serie di articoli ben ponderati a firma di Luisella Scrosati apparsi su La Nuova Bussola Quotidiana, pubblicati per precisare quelli che dovrebbero essere gli atteggiamenti da tenere nei confronti della Fraternità Sacerdotale San Pio X, fondata dall’Arcivescovo francese Marcel Lefebvre. Aurelio Porfiri, nella sua riflessione molto onesto ed equilibrato Il problema sono i lefevriani? [QUI], ha osservato: «Gli articoli, firmati da Luisella Scrosati, affrontano vari aspetti del fenomeno lefevriano e certamente partono da una constatazione evidente: la crisi della Chiesa sempre più devastante spinge le persone a cercare nei lefevriani o gruppi simili, quel conforto spirituale che non trovano più nella Chiesa cattolica, nella sua liturgia devastata da decenni di iniziative “pastorali” e che pastorali non sono, in quanto al popolo è stato negato quel senso di adorazione, quella bellezza, quella sacralità di cui avrebbe veramente bisogno».

Dopo un primo contributo, che abbiamo ripreso nell’articolo La polemica sulla FSSPX. Esattamente ciò di cui non c’era nessun bisogno
[QUI], Cristiano Lugli ha inviato a Stilum Curiae ulteriori riflessioni sulla polemica fra la Nuova Bussola Quotidiana e la Fraternità Sacerdotale San Pio X, che condividiamo di seguito.

Nelle sue iniziali riflessioni, Lugli ha osservato: «Non è dunque fra le mie intenzioni, come dicevo, quella di de-costruire passo dopo passo la sequenza di ciascun articolo pubblicato da La Nuova Bussola Quotidiana: questo, tuttalpiù, è un compito che spetta ai diretti interessati, ovvero la FSSPX, se deciderà di ribattere». Questo è puntualmente avvenuto, con due articoli pubblicato sul sito FSSPX.it:

  • L’apostolato della FSSPX e lo “stato di necessità” di Don Mauro Tranquillo del 23 agosto 2023 [QUI]: «Perché i sacerdoti della Fraternità San Pio X esercitano un apostolato, pur non avendo una struttura canonica “ufficiale”? In questo articolo l’autore dimostra come l’attuale situazione “straordinaria” venutasi a creare nella Chiesa da quarant’anni a questa parte rende necessario il ricorso a “norme straordinarie”, previste dal Codice di Diritto canonico, le quali non solo giustificano, ma impongono a detti sacerdoti l’apostolato in favore delle anime, la cui salvezza è la legge suprema (da La Tradizione Cattolica, anno XXI, n° 3 [76], 2010, pagg. 18 – 24)».
  • La Bussola che punta al sud del 24 agosto 2023 [QUI]: «Ovvero come sbagliare la rotta da seguire nella crisi che attraversa la Chiesa: cenni di risposta ad un dossier sulla Fraternità San Pio X redatto dal quotidiano online conservatore La Nuova Bussola Quotidiana[QUI]».

Segue il contributo Una tentazione pericolosa a firma di Aurelio Porfiri su Traditio di oggi, 26 agosto 2023: «Sia detto con chiarezza che La Nuova Bussola Quotidiana (con cui collaboro con piacere da anni) si è sempre distinta per una critica serrata verso le deviazioni nella Chiesa. È un riferimento per molti, quindi dispiace che alcuni lettori si siano sentiti traditi dagli articoli sulla FSSPX. Io penso che il problema qui non è la FSSPX, come ho detto, ma lo smarrimento enorme in cui si trovano tanti fedeli che si sentono esuli nella loro stessa patria».

Inoltre, segue La crisi della fede. Per una giusta terapia, una diagnosi precisa. Riflessioni di un medico cattolico a firma di Paolo Gulisano pubblicato sul sito Maurizioblondet.it il 21 agosto 2023.

Infine, riportiamo da FSSPX.it l’articolo La storia della Fraternità Sacerdotale San Pio X. Un bel mistero: «La storia della Fraternità Sacerdotale San Pio X, come del resto la storia della Chiesa Cattolica, è un bel mistero… Entrambe hanno continuato a svilupparsi nonostante fossero contrastate e perseguitate. Iniziata in sordina, la FSSPX è cresciuta in maniera esponenziale e, ad oggi, predica la Fede in tutto il mondo».

La Nuova Bussola Quotidiana e l’ostinazione a far finta che tutto vada bene
di Cristiano Lugli
Stilum Curiae, 25 agosto 2023


Leggendo l’ultimo articolo di Luisella Scrosati pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana [QUI],  a conclusione della serie di articoli sulla Fraternità Sacerdotale San Pio X sono ancora più convinto, dopo il mio precedente articolo gentilmente pubblicato su Stilum Curiæ [QUI], di quanto la questione la si faccia quasi più complessa di quanto veramente sia.

Dico questo perché, ancora una volta, i temi così puntuali e dotti trattati dalla Scrosati, per quanto sacrosanti in una situazione normale, continuano a non tener conto della situazione anormale nella quale ci troviamo, nella quale si trovano tanti fedeli smarriti e in cui versa, dolorante, la Santa Chiesa.

Il riferimento all’Enciclica Mystici Corporis di Papa Pio XII sulla natura giuridica della Chiesa quale espressione della sua dimensione visibile è certamente importante, ma precede — anche se già si erano ampiamente gettati i semi — il disastro del Concilio Vaticano II.

Dal 1962 al 1969 si è visto il rovesciamento di ogni cosa, ben peggiore, anche se parrà strano, di ciò al quale assistiamo oggi. Immaginatevi di essere stati normali cattolici in quegli anni: di punto in bianco avreste visto cambiare la dottrina, la concezione della morale, la lingua liturgica, la Messa, i paramenti, l’abbigliamento, e potrei andare avanti ancora molto. In particolare con l’avvento del nuovo Messale di Paolo VI, nel 1969, il fedele cattolico ha assistito ad un rovesciamento abissale dal punto di vista teologico/liturgico. In un lasso di tempo brevissimo se si considera la portata gigantesca dei cambiamenti che la riforma liturgica protestantizzata ha adottato e portato. Nulla di tutto questo, oggi. Negli ultimi anni può essere leggermente cambiata la forma, ma non certo la sostanza di quei cambiamenti che vanno avanti, imperterriti, dal Concilio e dal suo trionfo pratico: il nuovo Messale di Paolo VI.

Ogni riferimento alla natura ed alla struttura giuridica della Chiesa non può non tenere conto del disastro che ha portato il Concilio.

E dirò di più: mai mi sono trovato d’accordo con quella corrente più moderata del tradizionalismo secondo la quale «solo il 5% del Concilio è sbagliato», perché è proprio quel 5% di cose che ha la capacità di avvelenare tutto il resto rendendolo subdolo come è stato ed è, di fatto, tutto l’agire del modernismo. Poiché secondo quanto il noto adagio conosciuto dagli antichi e ripetuto da San Tommaso, “bonum ex integra causa, malum ex quocumque defectu”, basta un solo elemento (circostanza) non buono o falso per rendere non buono e falso tutto l’insieme, proprio come appare chiaramente dalla Vaticano II e dalla sua (coerente) applicazione.

Il problema sta essenzialmente tutto qui: se la Scrosati e la Bussola non credono che il Concilio e la nuova Messa siano stati e siano ancora oggi un problema, allora ogni discorrere risulta vano. Tuttavia, questa non comprensione non può essere lasciata al caso o fatta passare in secondo piano, perché è invece il nocciolo della questione. Anzi: la FSSPX, contro la quale la Bussola ha lanciato la propria campagna di generale “messa in guardia”, è nata proprio in funzione di questo clamoroso ed oggettivo disastro, senza il quale certamente Mons. Lefebvre sarebbe rimasto al suo posto.

Eppure egli ha dovuto fare ciò che c’era da fare, ovvero resistere, creare qualcosa che potesse continuare a dare ciò che la Chiesa ha sempre dato e che aveva ed ha smesso di dare a causa di chi ha tradito il mandato della Chiesa stessa ed il fine per la quale Essa esiste, cioè la salvezza delle anime.

Con ciò si vuol affermare che tutto ciò che di odierno esiste aldilà della Fraternità o dei satelliti e delle realtà più piccole che cercano di resistere sia sbagliato o porti certamente al fuoco eterno? Evidentemente nessuno ha l’autorità per dirlo, ma è oggettivo che ci sono molteplici rischi per la Fede, per la professione della Fede Cattolica.

Ogni volta che un fedele assiste alla Messa nuova e pronuncia le parole “Signore io non sono degno di partecipare alla Tua mensa (…)” non sta mettendo a rischio la propria Fede proclamando qualcosa di contrario alla Fede Cattolica? E questo solo per fare uno degli esempi più lampanti e partecipati del Nuovo Rito. Se per la Scrosati e La Nuova Bussola Quotidiana questi non sono problemi, allora va ribadito ancora una volta che tengono di più alla lettera che allo spirito, senza curarsi della grave, gravissima situazione che ci attanaglia, e del conseguente pericolo per le anime, che hanno invece più che mai dei veri sacramenti, della vera dottrina, di sacerdoti preparati, formati e potremmo dire forgiati ad essere controvento rispetto allo spirito del mondo e rispetto a ciò che di più effeminato ormai l’attuale chiesa, purtroppo, offre.

Si potrebbe ulteriormente dire che esistono delle alternative alla Fraternità, alternative più “addentro” alla Chiesa, ma chi sostiene questo si dimentica che tutte queste realtà, pronte, come già si è visto in passato, a sgretolarsi al primo soffiar di vento, esistono tuttalpiù in funzione e grazie all’opera di Mons. Lefebvre.

Tralasciando tutte queste quisquilie, che si sono effettivamente rivelate un boomerang per l’ambiente conservatore, oramai vedovo di tante cose in cui ha sperato ma che non sono arrivate, bisogna piuttosto stare attenti al tentativo di Roma, a mio avviso oramai palese, di incanalare tutto in un unico canale, che potrebbe essere probabilmente quello della Fraternità — da qui la rabbia dei tanti anti-bergogliani di vedovanza ratzingeriana che non riescono ad accettare, in questo caso comprensibilmente, che Roma stia sgretolando il Summorum Pontificum e gli Ecclesia Dei trattando quasi con i guanti di seta la Fraternità fondata dall’acerrimo nemico Lefebvre —, per poi colpirlo violentemente una volta levati di torno quelli facili da piegare.

Sarà eventualmente in quel momento, se mai si presenterà (e spero di no) che la Fraternità Sacerdotale San Pio X dovrà mostrare una volta per tutte la volontà di rimanere ancorata alla Chiesa Cattolica aderendo «con tutto il cuore e con tutta l’anima alla Roma cattolica custode della fede cattolica e delle tradizioni necessarie al mantenimento della stessa fede, alla Roma eterna, maestra di saggezza e di verità».

Una tentazione pericolosa
di Aurelio Porfiri
Traditio, 26 agosto 2023


Gli articoli che questi giorni si susseguono riguardo la situazione della FSSPX sono veramente utili per capire una cosa importante: la profondità della crisi che viviamo. A mio avviso il tradizionalismo cattolico (nome che, ho già detto, trovo problematico) è una reazione ad uno stato d’emergenza, ma da alcune reazioni che ho potuto leggere al mio precedente scritto, sembra che per alcuni essere nella Chiesa cattolica si traduce nell’essere nella FSSPX o gruppi simili. No, la Chiesa cattolica non si identifica esclusivamente con questo o quel gruppo, ma accoglie coloro che con cuore puro e sincero cercano la via della salvezza.

Se le persone che fanno di gruppi particolari l’unica via di salvezza conoscessero un po’ di storia, saprebbero che l’intenzione di Mons. Lefebvre, ad esempio, non era certamente di costruire una Chiesa parallela. Nel momento di massima tensione con Paolo VI fu rimproverato dal Pontefice di volersi ergere quasi a sostituto del Papa e lui disse chiaramente che non era questa la sua intenzione. Intendeva offrire un’esperienza della Tradizione a coloro che erano confusi dalle derive dottrinali nella Chiesa, sperando in un ritorno della stessa alla sua ragione d’essere. Per questo ho affermato che il tradizionalismo è un momento di passaggio, non la meta finale. La meta finale è che la Chiesa ritrovi veramente sé stessa. La vera questione è questa, non altre.

Ecco perché la questione per me è in fondo semplice, pur se le conseguenze sono colossali: la Chiesa possiede la verità tutta intera per mandato divino. Se si vuole essere cattolici bisogna credere in questo. Romano Amerio ci dice qualcosa che andrebbe sempre meditata: “E qui conviene formulare la legge stessa della conservazione storica della Chiesa, legge che è insieme il criterio supremo della sua apologetica. La Chiesa è fondata sul Verbo incarnato, cioè su una verità divina rivelata. Certo le sono date anche le energie sufficienti a pareggiare la propria vita a quella verità: che la virtù sia possibile in ogni momento è un dogma di fede. La Chiesa però non va perduta nel caso che non pareggiasse la verità, ma nel caso che perdesse la verità. La Chiesa peregrinante è da sé stessa, per così dire, condannata alla defezione pratica e alla penitenza: oggi la si dice in atto di continua conversione. Ma essa si perde non quando le umane infermità la mettono in contraddizione (questa contraddizione è inerente allo stato peregrinale), ma solo quando la corruzione pratica si alza tanto da intaccare il dogma e da formulare in proposizioni teoretiche le depravazioni che si trovano nella vita”.

Ecco, in questo passaggio c’è in fondo tutto il dramma di cui i tradizionalismi sono un sintomo, non necessariamente una soluzione. Essi sono la denuncia di una crisi ma non la soluzione definitiva. Nella mentalità di alcuni c’è il rischio di ricavarsi la proprio Chiesa personale per sfuggire all’horror vacui della Chiesa attuale. Da quello che ho compreso, non mi sembra questo quello che la FSSPX vuole. Essa parla di “stato di necessità”, che così spiega: “Vuol dire precisamente che il fedele cattolico, membro della Chiesa, pur avendo diritto a ricevere da essa l’insegnamento della Fede e i sacramenti, non può più farlo nel contesto abituale delle parrocchie e in generale nel contesto ecclesiale post-conciliare poiché quest’ultimo è viziato dall’errore dottrinale e dalle cattive riforme liturgiche che non gli permettono l’accesso ai sacramenti tradizionali. E, ciò che conta, questa situazione è purtroppo avallata dalla gerarchia e dallo stesso pontefice regnante, oggi nel 2023 come durante questi sessant’anni dal Concilio, senza alcuna, fosse pur breve, interruzione. La salvezza eterna del fedele cattolico, privato dell’insegnamento della Fede e dal nutrimento dei veri sacramenti, è in pericolo; questa crisi, lo ripetiamo, non è deplorata dall’autorità papale (come lo era all’epoca della crisi ariana o quella protestante) ma incoraggiata da essa: è una crisi dell’autorità stessa. Il corto-circuito delle fallaci argomentazioni dei conservatori sta precisamente in ciò: si invoca un’obbedienza al Papa, garante della Fede, il legame al quale è essenziale per l’appartenenza alla Chiesa (e questo è sacrosanto), dimenticando però che il modernismo professato apertamente vizia l’uso stesso dell’autorità papale e in generale della gerarchia, che, pur conservando sempre tale autorità, rifiuta di usare per il fine per il quale è stata istituita: la salvezza delle anime” (fsspx.news). Io credo il  vulnus sia proprio in questo aspetto, nell’indicare il dito (la FSSPX) ma perdere di vista la luna (la crisi della Chiesa). Perché lo stato di necessità o come si vuole chiamare, certamente esiste.

Sia detto con chiarezza che La Nuova Bussola Quotidiana (con cui collaboro con piacere da anni) si è sempre distinta per una critica serrata verso le deviazioni nella Chiesa. È un riferimento per molti, quindi dispiace che alcuni lettori si siano sentiti traditi dagli articoli sulla FSSPX. Io penso che il problema qui non è la FSSPX, come ho detto, ma lo smarrimento enorme in cui si trovano tanti fedeli che si sentono esuli nella loro stessa patria.

La crisi della fede. Per una giusta terapia, una diagnosi precisa
Riflessioni di un medico cattolico
di Paolo Gulisano
Maurizioblondet.it, 21 agosto 2023


La Chiesa è in crisi, come ormai ben noto e documentato. Uno degli strumenti con cui misurare lo stato di salute del malato sono le indagini di tipo sociologico, paragonabili a quelli che sono in Medicina gli esami del sangue. Nel bel mezzo del Sinodo tedesco, venne effettuata un’indagine sulle caratteristiche, idee, convinzioni dei cattolici tedeschi, con esiti desolanti.

Questi risultati vennero peraltro fatti propri dai vescovi impegnati nel processo di demolizione sinodale di quel che resta del Cattolicesimo in Germania, che evidenziarono che i cambiamenti radicali che sono nei loro progetti sono quelli che “la base” richiede: matrimonio tra persone dello stesso sesso, matrimonio dei preti, ordinazione sacerdotale delle donne e gli altri temi progressisti promossi dalle agenzie di consenso laiciste. Se ce lo chiedono i fedeli, dicono gli ecclesiastici progressisti, nel nome della democrazia non possiamo non concederglielo.

Analoghi “sondaggi” vengono fatti periodicamente anche in altri Paesi, e gli esiti sono quasi sempre gli stessi. Di recente è toccato anche all’Italia.
Il mensile Il Timone ha effettuato un sondaggio tra gli italiani che si dichiarano cattolici. I cosiddetti praticanti, molti dei quali sono coinvolti anche nelle attività parrocchiali, di tipo catechetico, caritativo, educativo, che fanno parte dei consigli pastorali, che “animano” le liturgie.

I risultati del sondaggio sono particolarmente significativi: chi va a Messa e partecipa alle sopracitate attività pastorali non si confessa quasi mai, ignora cosa siano eucaristia e peccato, approva aborto, contraccezione e matrimonio omosessuale.

Secondo il sondaggio, metà dei cattolici ritiene che per quanto riguarda le ostie consacrate, si tratti unicamente di un simbolo, e un altro quindici per cento le considera “una particolare ostia che ricorda il pane dell’ultima cena”. Meno di un terzo è convinto che vi sia la presenza reale di Cristo.

Il 44 per cento ritiene l’aborto un diritto – non una scelta o una possibilità, proprio un diritto – approva al 42 per cento le nozze omosessuali e il 18 per cento è indifferente. Persino la pratica dell’utero in affitto ha circa un quarto di sostenitori, unito a un significativo quindici per cento che non si pronuncia. Divorzio e contraccezione sono accolti a larghissima maggioranza, e un terzo dei cattolici non obietta neppure sull’adozione a coppie omosessuali, così come un quarto non vede problemi nell’utero in affitto, unito all’incredibile quindici per cento di disinteressati a questi temi. Un dieci per cento ritiene che Gesù sia stato solo un uomo ispirato da Dio o addirittura un mito.

In buona sostanza, i frequentatori delle parrocchie la pensano su quasi tutto come vuole il pensiero dominante irreligioso, tanto che si potrebbe dire che non c’è alcuna differenza tra i cattolici praticanti e quelli che un tempo venivano definiti lapsi, cioè che hanno abbandonato la pratica religiosa.

Questo l’esito degli esami. Il mensile poi si è rivolto ad alcuni “esperti”, addetti ai lavori ecclesiastici, per cercare di rispondere alla domanda che sorge immediata: che fare? Tuttavia il responso degli specialisti è stato in quasi tutti i casi vago e insufficiente. Il fatto è che per dare una terapia efficace, occorre porre una diagnosi giusta e corretta.

Qual è la causa di questa grave carenza di idee chiare nel mondo cattolico, e della conseguente mondanizzazione? C’è una parola che magari non è gradita alle orecchie, ma che spiega questi sintomi: ignoranza.

Attenzione: per ignoranza non si intende la bassa scolarizzazione, o la mancanza di cultura: letteralmente significa non sapere, e quindi non capire. L’odierno popolo cattolico dopo 60 anni di insufficiente o addirittura assente catechesi, non sa in cosa credere, e perché credere, e quindi non capisce perché vivere in un certo modo, perché pregare, perché praticare e ricercare le virtù. Non ci possiamo meravigliare se la gente non sa cosa significhi la transustanziazione del pane e del vino nel corpo e nel sangue di Cristo, se nessuno glielo ha spiegato.

Non possiamo meravigliarci se la gente non vede l’orrore del delitto dell’aborto, se manca una voce forte e chiara che si faccia sentire e risvegli le coscienze e le menti ipnotizzate dalla cultura dominante, dai media, dai social, che fanno credere che è tutto lecito.

La gente ignora non solo la morale cristiana, ma anche le basi dottrinali, i fondamenti della fede. Il Cristianesimo è solo un vago ricordo nei più. E non parliamo solo dei giovani, verso i quali si concentrano spesso le lamentele degli addetti ai lavori. Sono gli adulti che non conoscono più il Cristianesimo.

Si è sostituito ad esso una serie di vaghi “valori” che sono condivisi tra l’altro tra praticanti e non praticanti, riconducibili fondamentalmente a “onestà e sincerità”. La “brava persona” è quella che è “diretta” nell’esprimersi, e poco importa se questa presunta “schiettezza” si traduce in comportamenti arroganti e offensivi: l’importante è “essere se stessi”. In quanto all’onestà, questo valore è inteso esclusivamente come “non rubare”, o meglio, non commettere furti, magari con rapine. Onestà è ben altro: significa integrità morale, in tutti i campi.

E qui siamo davvero al punto dolente: la crisi della Chiesa nasce dall’ignoranza non solo della dottrina e dei valori non negoziabili. La gente ignora cos’è il peccato. Siamo davvero alle fondamenta di tutto: la dimenticanza e l’ignoranza della legge mosaica, dei Dieci Comandamenti. Da sempre lì si è purtroppo trasgrediti, fa parte della natura umana decaduta, ma questo determinava il riconoscimento del proprio peccato, il pentimento, la confessione.

Oggi la gente non ritiene di trasgredire nulla, ritiene di avere ragione in quello che fa, e se Dio la pensa diversamente, è Dio che deve cambiare. E infatti la nuova Chiesa che vuole stare al passo con i tempi e compiacere i poteri dominanti li ha accontentati: ha tolto di mezzo dalla predicazione e soprattutto dalla trasmissione dei contenuti della Fede ogni riferimento a verità scomode, ogni riferimento al peccato.

Allora se la diagnosi corretta è questa, la terapia non può essere che questa: tornare alle basi, alle fondamenta, e trasmettere la Fede, annunciarla, ripartendo proprio dai Comandamenti, dai Sacramenti, dalle preghiere. Un compito davvero immane, perché la gente non vuole ascoltare, perché ritiene di poter fare a meno della Verità cristiana, ma cui non possiamo sottrarci.

La storia della Fraternità Sacerdotale San Pio X
Un bel mistero


La storia della Fraternità Sacerdotale San Pio X, come del resto la storia della Chiesa Cattolica, è un bel mistero… Entrambe hanno continuato a svilupparsi nonostante fossero contrastate e perseguitate. Iniziata in sordina, la FSSPX è cresciuta in maniera esponenziale e, ad oggi, predica la Fede in tutto il mondo.

Fondazione

In risposta alle pressanti richieste da parte di alcuni giovani, che chiedevano una formazione sacerdotale tradizionale, Monsignor Marcel Lefebvre fondò la Fraternità Sacerdotale San Pio X, il 1° novembre 1970. All’epoca aveva 65 anni e alle spalle un lungo servizio alla Chiesa Cattolica: come Vescovo di Dakar prima, poi come Delegato Apostolico per l’Africa francofona, quindi come Superiore generale dei Padri del Santo Spirito, una congregazione clericale missionaria. Undici giovani iniziarono allora i loro studi sotto la direzione di Monsignore, presso il nuovo seminario di Ecône, in Svizzera. Il Vescovo di Friburgo, ritenendo che il nuovo Seminario avrebbe portato un gran bene alla Chiesa Cattolica, non tardò a concedere la sua approvazione ufficiale.

La nascita della nuova congregazione sacerdotale fu tuttavia mal compresa da molti e dalle stesse autorità romane. Molti pensarono che il vecchio Arcivescovo si stesse ribellando contro il Papa per il solo fatto di non permettere nel suo Seminario che l’antico rito latino della Santa Messa. Al contrario, Mons. Lefebvre assicurò più volte il suo rispetto e l’onore dovuto al Santo Padre ma contemporaneamente continuò una Tradizione Cattolica ininterrotta: egli amava il Rito della Santa Messa tridentina e sapeva, per esperienza, quanto esso fosse benefico, anzi cruciale, per la formazione di Santi Sacerdoti. Soprattutto sapeva che il rito Tridentino non era mai stato soppresso, anche se il nuovo rito vernacolare era ormai permesso.

Resistenza

Il monsignore si opporrà a molte altre tendenze del modernismo: l’ecumenismo, che considera parimenti valide e buone tutte le religioni; la collegialità, che spinge la Chiesa nella direzione di un processo democraticistico e che vede nelle Conferenze Episcopali da un lato la restrizione del potere papale, unico Capo della Chiesa Universale, dall’altro la perdita di autonomia e di indipendenza dei Vescovi nelle loro stesse Diocesi. La fermezza di Mons. Lefebvre su queste questioni, dispiacque a certe autorità romane che spingevano affinché il solo rito vernacolare fosse celebrato in una Chiesa più “moderna” e liberale.

Nel 1974 ebbe luogo la Visita Apostolica del Seminario di Ecône. A creare scandalo furono tuttavia, le opinioni eterodosse che i due visitatori (Mons. Descamps e Mons. Onclin) espressero davanti a seminaristi e professori.
In reazione a ciò mons. Lefebvre stimò doveroso rendere pubblica la famosa dichiarazione del 21 novembre 1974.

Soppressione

Monsignor Lefebvre fu presto chiamato a Roma ed interrogato da tre cardinali. Qualche settimana più tardi, improvvisamente, il 6 maggio 1975, il nuovo Vescovo di Friburgo sopprimerà la FSSPX. Sorpreso, Mons. Lefebvre farà ricorso contro quella decisione e domanderà le ragioni nascoste dentro una misura così drastica. Né Roma, né Friburgo risponderanno mai. Nel 1976 Il monsignore fu sospeso ab ordinum collatione, ossia fu sospeso dal poter ordinare diaconi e sacerdoti; più tardi sarà sospeso a divinis, ossia sospeso da tutte le azioni sacre, compresa quella di dire la Santa Messa.

Perplesso dalla brusca soppressione e dall’inesplicabile silenzio delle autorità, il monsignore deciderà essere suo dovere continuare a compiere le funzioni episcopali e quelle di Direttore del Seminario di Ecône, anche confortato dal Diritto Canonico che sancisce come alcuna soppressione o sospensione sia efficace stante un ricorso ufficiale aperto, e che tale resterà, senza mai risposta alcuna. Per questo continuò ad ordinare i sacerdoti, come di consueto; per questo continuò ad accompagnarli in pellegrinaggio a Roma, come segno della sua buona fede.

Le Consacrazioni episcopali

La FSSPX, a dispetto della sua apparente soppressione, si svilupperà molto rapidamente; nuovi seminari si apriranno presto in Germania, negli Stati Uniti, in Argentina, in Australia. Religiosi e religiose di diverse famiglie, assieme ai loro terziari, si aggiungeranno sempre più numerosi ed andranno ad ingrossare le fila di questo sviluppo; nel 1987 la Fraternità aveva già esteso il suo apostolato in tutti i continenti del mondo.

Monsignor Lefebvre, dopo molte, ripetute, infruttuose trattative con Roma, nel 1988 deciderà di procedere alla Consacrazione di quattro nuovi Vescovi, al servizio della FSSPX e dei suoi fedeli. In risposta alle Consacrazioni episcopali il Papa emise un documento ufficiale di scomunica che gravava sul monsignore e sui quattro nuovi vescovi. Nonostante questo restasse un cruccio per il monsignore, egli era convinto in coscienza di non aver potuto agire diversamente al fine di preservare la FSSPX e di continuare il suo apostolato mondiale. Monsignor Lefebvre morirà tre anni più tardi, il 25 marzo 1991.

La situazione attuale

La FSSPX continuò il suo apostolato, malgrado la morte del suo fondatore. Nel 1994 Mons. Bernard Fellay fu eletto Superiore Generale. Durante l’anno Giubilare del 2000, egli condurrà il pubblico pellegrinaggio a Roma, con tutti i sacerdoti religiosi e seminaristi esprimendo con l’occasione tutto il rispetto e l’amore dovuto al Santo Padre. Nel 2007 Papa Benedetto XVI deciderà di liberalizzare la Santa Messa Tradizionale latina, attraverso il Motu proprio Summorum Pontificum e nel 2009 di togliere le «scomuniche» contro i quattro vescovi della Fraternità.

Oggi la Fraternità Sacerdotale San Pio X consta di circa 600 sacerdoti e di circa mezzo milione di fedeli, diffusi in tutto il mondo; essa continua coraggiosamente la sua opera apostolica.

Fonte: FSSPX.

Postscriptum

«Dobbiamo riacquistare la dimensione del sacro nella liturgia. La liturgia non è una festa; non è una riunione con scopo di passare dei momenti sereni. Non importa assolutamente che il parroco si scervelli per farsi venire in mente chissà quali idee o novità ricche di immaginazione. La liturgia è ciò che fa sì che il Dio Tre volte Santo sia presente fra noi; è il roveto ardente; è l’alleanza di Dio con l’uomo in Gesù Cristo, che è morto e di nuovo è tornato alla vita. La grandezza della liturgia non sta nel fatto che essa offre un intrattenimento interessante, ma nel rendere tangibile il Totalmente Altro, che noi [da soli] non siamo capaci di evocare. Viene perché vuole. In altre parole, l’essenziale nella liturgia è il mistero, che è realizzato nella ritualità comune della Chiesa; tutto il resto lo sminuisce. Alcuni cercano di sperimentarlo secondo una moda vivace, e si trovano ingannati: quando il mistero è trasformato nella distrazione, quando l’attore principale nella liturgia non è il Dio vivente ma il prete o l’animatore liturgico» (Cardinale Joseph Ratzinger, Discorso alla Conferenza Episcopale Cilena, 13 luglio 1988).

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