‘Una mano da sola non applaude’: p. Dall’Oglio nel racconto di Riccardo Cristiano
‘Una mano da sola non applaude’: è il titolo del libro di Riccardo Cristiano, giornalista e vaticanista, presidente dell’associazione ‘Giornalisti Amici di padre Dall’Oglio’, dedicato al gesuita p. Paolo Dall’Oglio e pubblicato in occasione del decimo anniversario del suo sequestro che ricorre oggi, sabato 29 luglio, e il cui esito non è stato ancora appurato.
Il volume, nel quale l’autore ripercorre la figura e la storia di padre Dall’Oglio, fondatore della comunità monastica cattolico-siriana di Deir Mar Musa, ha la prefazione di p. Antonio Spadaro, direttore de ‘La Civiltà Cattolica’:
“Padre Paolo Dall’Oglio, dunque, emerge come un gesuita che si è fatto avamposto della riconciliazione tra i figli di Abramo e anche tra loro e i ‘post-credenti’, come lui stesso li definiva, lungo il cammino di Abramo, su quei sentieri di un Levante che, se non fosse plurale, cesserebbe di essere quel che è stato per secoli e di ispirare alla pluralità e all’incontro tutto il bacino del Mediterraneo, che il cammino di Abramo definisce geograficamente.
Per l’autore padre Paolo è un cattolico conciliare, un cristiano d’Occidente che va a ‘farsi arabo’ per rafforzare in quelle terre un metodo necessario per tutti, e probabilmente dell’urgenza di questo ‘metodo’ si trova conferma e traccia nel senso del recente viaggio in Bahrein (novembre 2022) di papa Francesco”.
Quindi per p. Dall’Oglio le ‘Primavere arabe’ del 2011 erano “un’occasione per costruire quel Mediterraneo delle cittadinanze che archiviasse l’ideologia dello scontro di civiltà, della protezione o dell’invasione. Solo andando incontro a chi chiedeva di uscire dall’epoca dell’arbitrio il Mediterraneo poteva fare di sé stesso quel lago di Tiberiade di cui aveva parlato Giorgio La Pira”.
All’autore del volume chiediamo il motivo di questo volume, presentato nei giorni scorsi a Roma: “Siamo a 10 anni dal suo sequestro, un sequestro anomalo e mai rivendicato dall’Isis. Anomalo perché non lo hanno catturato come accade di norma, ma lui è andato a cercarli. E se lo hanno ucciso non hanno avuto il coraggio di dirlo, per paura della reazione islamica. I musulmani siriani già allora amavano p. Paolo, non l’Isis”.
Per quale motivo una mano da sola non applaude, che è un proverbio arabo?
“E’ il motivo per cui è andato dall’Isis. Non si sconfigge il terrorismo negando i problemi, ma sfidandolo a risolverli davvero. Lui portava anche un’ambasciata dei curdi iracheni per i suoi peggiori nemici, i capi dell’Isis. La gente di Raqqa lo ha capito anche se i curdi non lo confermano. E applaude Paolo da dieci anni di vero amore, per quello che ha fatto per loro, non a parole, ma mettendo in gioco la sua vita”.
Perché scelse di stabilirsi a Raqqa?
“Non è proprio così; lui andò a Raqqa quando tutti fuggivano di lì. La rivoluzione siriana aveva cacciato il regime, ma quelli dell’Isis ormai erano in città e li combattevano con tutt’altra efficienza. Era chiaro che stava per venire giù il mondo, con genocidi e espulsioni di intere comunità. L’unico vero tentativo di impedirlo lo ha fatto Dall’Oglio”.
In quale modo p. Dall’Oglio intendeva prosciugare il ‘pantano’, che era la sua teoria per ‘eliminare’ la clandestinità criminale, costringendo milioni di profughi, tra cui molti cristiani, all’esodo?
“Ecco, è il punto! Lui aveva capito che nell’oscura cloaca dei traffici di droga, armi, servi segreti e via saccheggiando ogni complotto era possibile. Bisognava difendere la rivoluzione siriana, quella vera, per evitare che il pantano ci sommergesse, convincendoci di una guerra tra ‘i ladri di Pisa’, come il regime e l’Isis, prodotti della medesima aberrazione, il disprezzo per l’uomo.
Solo il pantano può nasconderci una tale evidenza, ma se noi volessimo avremmo tutti gli strumenti per liberarci dalla melma di questa oscura cloaca, basterebbe rinunciare all’urgenza di avere un nemico, nel nome della cui ferocia giustificare ogni opposta ferocia. Già 40 anni fa aveva capito quale nuovo nemico avrebbe giustificato agli occhi di molti di noi e di loro il pantano. E ha lavorato all’amore islamo-cristiano”.
Come è possibile che la collera possa diventare luce?
“La collera è luminosa se rifiuta di chiudersi nell’orgoglio ferito: allora riesce a divenire energia e quindi a mostrarci la luce di un progetto più grande, divino ma non codificato”.
Per quale motivo dopo 10 anni c’è ancora bisogno di ricordare p. Dall’Oglio?
“Per tutto il poco che ho detto credo che padre Paolo dieci anni fa abbia visto quel che succederà domani, anche in Ucraina. Quindi lui ancora oggi può aiutarci a produrre energia, luce. Il dialogo infatti è vitale, ma non solo quello tra un vescovo e un mufti, bensì nella realtà quotidiana!
Se vogliamo sconfiggere i fondamentalisti dobbiamo sconfiggerli ovunque, ci sono in tutti i campi. Allora si capisce perché diceva che per ogni fondamentalista fuori dalla vera fede ci sono solo false credenze e quindi una falsa umanità. Così è più facile capire perché sia stato un vero precursore dell’enciclica ‘Fratelli tutti’, per la quale si sarebbe commosso”.