Peggiora la libertà religiosa nel mondo

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Nei giorni scorsi nella sala dell’Ambasciata italiana presso la Santa Sede è stato presentato l’ultimo rapporto di ‘Aiuto alla Chiesa che soffre’ sulla libertà religiosa nel mondo: 800 pagine in cui sono descritti gli orrori delle persecuzioni e superare l’indifferenza, come ha sottolineato Sandra Sarti, presidente di Acs Italia: ‘L’indifferenza ci rende complici verso chi viola il diritto di libertà’.

Suor Gloria Cecilia Narváez Argoti, suora francescane di Maria Immacolata, ha raccontato la sua storia: “Il 7 febbraio 2017, sono stata rapita a Karangasso, nel Mali meridionale, da quello che in seguito abbiamo scoperto essere un gruppo jihadista. Dopo quattro anni e otto mesi, sono stata rilasciata il 9 ottobre 2021. Senza dubbio, è stata una delle esperienze spirituali che più ha trasformato la mia vita. Oggi, ripensandoci, sebbene sembri paradossale, credo che sia stata una delle più grandi benedizioni donatemi da Dio. Ho iniziato a lavorare in questo Paese africano nel 2010.

Come suora in una regione prevalentemente musulmana, mi sono rivolta soprattutto alle donne. E voglio richiamare l’attenzione su questo fatto (lavorare in una regione a maggioranza islamica) perché il carisma di san Francesco d’Assisi per la mia comunità religiosa, le Suore Francescane di Maria Immacolata, pone un’enfasi particolare sulla fraternità come dono di Dio. E’ stata proprio questa natura fraterna a rendere il popolo del Mali così affezionato a noi missionari.

I musulmani della comunità in cui servivamo ci ammiravano per due cose: la preghiera costante e la fraternità aperta. Ci vedevano sempre unite e in preghiera, lavorando per gli altri, con gentilezza, a prescindere dai disagi o dalle condizioni precarie, con un sorriso e una vicinanza permanenti. Le diversità di etnia, classe o religione non facevano differenza per noi; trattavamo tutti con amore”.

Per quanto riguarda il rapporto si nota che nel contesto di un clima globale estremamente teso, influenzato dalle conseguenze della pandemia di COVID-19, dall’impatto della guerra in Ucraina, dalle pressioni militari ed economiche intorno al Mar Cinese Meridionale e dal rapido aumento del costo della vita a livello internazionale, la libertà religiosa è stata violata in Paesi in cui vivono più di 4.900.000.000 persone. In 61 Paesi sono state riscontrate gravi violazioni della libertà religiosa nei confronti dei cittadini.

Il mondo è stato diviso in ‘zone’: la categoria ‘Rossa’, che denota l’esistenza di persecuzioni, include 28 Paesi che ospitano 4,03 miliardi di persone, le quali rappresentano più della metà (51,6%) della popolazione mondiale. Di questi 28 Paesi, 13 si trovano in Africa, dove in molte regioni la situazione è drasticamente peggiorata.

La categoria ‘Arancione’, che segnala l’esistenza di discriminazioni, comprende 33 Paesi, dove vivono quasi 853.000.000 persone. La situazione si è aggravata in 13 di questi Stati. La categoria ‘Sotto osservazione’ comprende Paesi in cui sono stati evidenziati fattori critici emergenti che possono potenzialmente causare un deterioramento significativo della libertà religiosa.

Nelle nazioni appartenenti a tutte le categorie, possono verificarsi crimini di odio e altro genere di atrocità. Questi episodi sono manifestazioni della violazione della libertà religiosa: “Il resto dei Paesi non è stato classificato, ma questo non significa necessariamente che tutto sia perfetto in materia di libertà religiosa.

Durante il periodo in esame, la persecuzione intensa è diventata più acuta e concentrata, in un clima di crescente impunità. Questa persecuzione ha incluso violazioni estreme dell’Articolo 18 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani delle Nazioni Unite, il diritto alle libertà di pensiero, coscienza e religione”.

A livello globale, il mantenimento e il consolidamento del potere nelle mani di autocrati e leaders di gruppi fondamentalisti hanno portato a un aumento delle violazioni di tutti i diritti umani, inclusa la libertà religiosa. Una combinazione di attacchi terroristici, distruzione del patrimonio e dei simboli religiosi (Turchia, Siria), manipolazione del sistema elettorale (Nigeria, Iraq), sistemi di sorveglianza di massa (Cina), proliferazione di leggi anti-conversione e restrizioni finanziarie (Sud-Est asiatico e Medio Oriente) ha intensificato l’oppressione di tutte le comunità religiose.

I casi ‘ibridi’ di persecuzione ‘educata’ e al tempo stesso feroce sono diventati più frequenti. Nella maggior parte dei casi, i governi hanno applicato leggi controverse che limitavano la libertà religiosa o discriminavano alcune comunità religiose, senza che vi fosse alcuna protesta.

Allo stesso tempo, gli attacchi violenti contro coloro che appartengono alla religione ‘sbagliata’ sono stati ‘normalizzati’ e in larga parte non perseguiti (America Latina). Questo si è osservato anche in alcuni Paesi occidentali, ma il ricorso alla giustizia è stato più efficace. Finora, la maggior parte dei gruppi religiosi che hanno subìto persecuzioni apparteneva a comunità religiose minoritarie. Sempre più spesso anche le comunità religiose di maggioranza subiscono persecuzioni (Nigeria, Nicaragua):

“La risposta estremamente silenziosa della comunità internazionale alle atrocità commesse da regimi autocratici ‘strategicamente importanti’ (Cina, India) ha dimostrato una crescente cultura dell’impunità. Paesi chiave (Nigeria, Pakistan) sono sfuggiti a sanzioni internazionali e ad altre condanne in seguito a segnalazioni di violazioni della libertà religiosa ai danni dei loro stessi cittadini”.

La persecuzione ‘brutale’ è continuata in Cina contro gli uiguri, e anche i musulmani in India e Myanmar hanno subìto discriminazioni e persecuzioni. Sono stati segnalati sempre più episodi rilevanti di persecuzione intracomunitaria tra musulmani sunniti e sciiti (hazara in Afghanistan), tra interpretazioni musulmane nazionali e ‘straniere’, nonché tra forme dominanti e cosiddette ‘devianti’ dell’Islam (ahmadi in Pakistan).

Inoltre le aggressioni segnalate contro la comunità ebraica in Occidente sono aumentate dopo i lockdown imposti a causa della pandemia di COVID-19. I crimini di odio antisemita segnalati nei Paesi OSCE sono aumentati da 582 nel 2019 a 1.367 nel 2021.

I rapimenti, le violenze sessuali, che includono la schiavitù sessuale, e la conversione religiosa forzata, sono continuati senza sosta e sono rimasti in gran parte impuniti (Africa occidentale, Pakistan). I rapimenti e il traffico di esseri umani sono stati alimentati dall’aggravarsi della povertà e dall’aumento dei conflitti armati.

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