Dolore per il naufragio in Grecia: l’Europa sia all’altezza della situazione

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“Provo tanto dolore per la morte dei migranti, tra cui molti bambini, nel naufragio avvenuto nel Mar Egeo. Dobbiamo fare tutto il possibile affinché i migranti che fuggono dalla guerra e dalla povertà non trovino la morte mentre cercano un futuro di speranza. In questa festa e in questo mese del Cuore di Gesù, chiediamo al Signore di rendere il nostro cuore simile al suo e di essere suoi strumenti perché Lui possa ‘passare facendo del bene’ a tutti”.

Con questo tweet papa Francesco ha ricordato le vittime del naufragio avvenuto nello spazio marino della Grecia, vicino le coste del Peloponneso, a Pylos, di cui finora sono 104 i sopravvissuti su circa 700 persone a bordo e secondo le informazioni disponibili a bordo c’erano almeno 40 bambini, alcuni testimoni parlano di 100. Molti di loro, insieme alle donne, erano stipati nella stiva della nave.

L’attivista Nawal Soufi, che già martedì 13 ha lanciato l’allarme sulle condizioni dell’imbarcazione ha raccontato ad Antonella Camilli dell’agenzia di stampa ‘Redattore Sociale’ di essere stata contattata nelle prime ore del mattino dai migranti che parlavano di una situazione difficile:

“Dopo cinque giorni di viaggio, l’acqua era finita, il conducente dell’imbarcazione li aveva abbandonati in mare aperto e c’erano anche sei cadaveri a bordo. La situazione si è complicata quando una nave si è avvicinata all’imbarcazione, legandola con delle corde su due punti della barca e iniziando a buttare bottiglie d’acqua.

I migranti si sono sentiti in forte pericolo, poiché temevano che le corde potessero far capovolgere la barca e che le risse a bordo per ottenere l’acqua potessero causare il naufragio. Per questo motivo, si sono leggermente allontanati dalla nave per evitare un naufragio sicuro.

Durante la notte, la situazione a bordo dell’imbarcazione è diventata ancora più drammatica: i migranti erano confusi e non capivano se quella fosse un’operazione di soccorso o un modo per mettere le loro vite ancora più in pericolo.

Io sono rimasta in contatto con loro fino alle 23:00 ore greche, cercando di rassicurarli e di aiutarli a trovare una soluzione. Per tutto il tempo mi hanno chiesto cosa avrebbero dovuto fare e io continuavo a dire che i soccorsi greci sarebbero arrivati”.

Per questo le organizzazioni non governative Sea-Watch, Open Arms, Medici Senza Frontiere, Emergency, Mediterranea Saving Humans, ResQ, Sos Mediterranee, impegnate con navi di soccorso nel mar Mediterraneo, hanno proclamato il lutto universale,  come si legge sulla pagina facebook di Sea-Watch:

“Il naufragio avvenuto due giorni fa a poche miglia dalla Grecia è uno dei più gravi della storia migratoria recente. Per noi sono giorni di lutto #universale e rabbia collettiva… Il Mar Mediterraneo sta diventando una fossa comune. Intanto la fortezza Europa alza le barriere.

Chiediamo chiarimenti immediati e conseguenze per le autorità competenti. Chiediamo all’Ue una missione europea di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo per fermare le morti sul confine più letale del mondo. Chiediamo #passaggiosicuro per tutti”.

Anche il Centro Astalli ha sottolineato che si tratta di un’ecatombe che l’Europa avrebbe dovuto evitare: “A pochi giorni dal nuovo Patto UE per la migrazione e l’asilo, la vacua retorica securitaria e l’ipocrita propaganda emergono davanti al terribile naufragio in cui hanno perso la vita esseri umani in cerca di salvezza.

Si continua a morire alle frontiere d’Europa perché non vi è un’azione comune di ricerca e soccorso dei migranti ma si continuano a investire risorse sulla chiusura e l’esternalizzazione delle frontiere, facendo accordi con Paesi di transito illiberali e antidemocratici; manca la volontà degli Stati europei di istituire vie d’accesso legali e sicure per chi cerca protezione in Europa, unico vero strumento per contrastare il traffico e la tratta di esseri umani;

non si ha il coraggio e l’intelligenza politica di varare un piano europeo per l’accoglienza e la redistribuzione di richiedenti asilo e rifugiati nei 27 Stati membri che superi il Regolamento di Dublino e che non sia gestito solo su base volontaria”.

Inoltre il presidente del Centro Astalli, p. Camillo Ripamonti, ha sottolineato che alcune vite non hanno nessun valore: “L’Europa continua a proteggere i confini e a difendersi da coloro che sono le vittime di un mondo ingiusto. Dovremmo aver imparato negli anni, ormai troppi, che non si fermano gli arrivi ostacolando le partenze, rendendo più difficoltosi i viaggi. L’unico risultato di queste politiche è l’aumento delle morti alle frontiere. La drammatica e cinica conclusione di questo agire è che di fatto riteniamo alcune vite sacrificabili”.

Mentre le Acli invitano a fermare le stragi nel mar Mediterraneo: “Ancora morti al largo della Grecia nell’indifferenza generale di chi dovrebbe pattugliare i confini dell’Europa e invece lascia che bambini, donne e uomini muoiano nel Mediterraneo…

Le Acli in troppe circostanze simili hanno denunciato l’indifferenza dell’Europa di fronte ad una delle più grandi tragedie del secolo e hanno tentato di indicare l’unica politica di cui l’Unione sembra incapace: apertura di vie legali all’accesso e affermazione del diritto internazionale e europeo. Davanti all’ennesima strage, le Acli si stringono ai familiari delle vittime”.

Ed anche l’Arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia Ieronymos II ha sottolineato il ‘dovere’ dell’Europa di essere solidale con chi emigra: “Lo stesso identico dolore è provato oggi da tutti i greci, che piangono davanti all’indicibile dramma di queste persone, che cercavano un domani migliore per sé e per le loro famiglie e una fortuna migliore, lontano dalla povertà e dalla miseria assolute, una fortuna persa per sempre in fondo al Mediterraneo.

Poiché le vite umane non sono sacrificabili, non sono né numeri né dati statistici. Sono uniche e preziose, tutte ugualmente grandi e importanti per il Creatore. Sono madri, padri e figli, fratelli, parenti e amici, come lo siamo tutti noi, indistintamente e senza eccezione”.

Ed ha pregato affinchè non avvengano più tali ‘tragedie’: “Desidero e prego che Dio conceda che, con il superamento negli sforzi eroici delle squadre di soccorso, le perdite siano limitate. Desidero e prego che Dio riposi le anime delle vittime innocenti. Ma spero e prego che la tragedia di oggi sia finalmente l’ultima.

Possano i vertici dell’Unione Europea e i potenti di questo mondo essere all’altezza della situazione e dare decisamente un colpo di grazia agli spregevoli circuiti dei trafficanti criminali di persone deboli e disperate e, allo stesso tempo, le soluzioni di solidarietà e umanità per la questione dell’immigrazione e della situazione dei rifugiati, onorare i principi e i valori della nostra cultura”.

(Foto: Guardia costiera greca)

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