Le Chiese condannano le violenze in Terra Santa

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Il primo sabato di Quaresima a Gerusalemme si è aperto con il tradizionale ingresso solenne del Patriarca latino presso la Basilica del Santo Sepolcro. Accompagnato da due file di frati francescani, mons. Pierbattista Pizzaballa, patriarca dei latini, ha varcato le porte del Santo Sepolcro sabato 25 febbraio, anticipando di mezz’ora il rappresentante della chiesa armena, secondo i ritmi scanditi dallo Status Quo che regola la vita delle confessioni cristiane nei luoghi santi.

Ma nella notte di domenica 26 febbraio decine di coloni israeliani si sono scatenati nella città palestinese di Huwara, vicino a Nablus, uccidendo un uomo, ferendo decine di persone con aste di metallo e gas lacrimogeni, incendiando decine di edifici e automobili. Ciò è avvenuto come ritorsione dopo che un uomo armato palestinese aveva ucciso due coloni israeliani nei pressi della stessa città, un atto a sua volta in risposta all’uccisione di undici palestinesi a Nablus la settimana precedente.

Insomma una spirale di violenza i patriarchi e i capi delle Chiese di Gerusalemme hanno pubblicato una dichiarazione congiunta per condannare la violenza: “Questa recente intensificazione di violenza è avvenuta durante e dopo la conclusione di un raro incontro tra i leader israeliani e palestinesi ad Aqaba, in Giordania, in cui Israele ha promesso di fermare l’espansione degli insediamenti nelle aree palestinesi e di arrestare, insieme ai palestinesi, la violenza crescente e insensata”.

Quindi tale dichiarazione è un preciso invito a trovare una soluzione al conflitto: “Questi dolorosi sviluppi rendono sempre più necessaria non solo un’immediata attenuazione delle tensioni a parole e nei fatti, ma anche la ricerca di una soluzione più duratura al conflitto israelo-palestinese in conformità con le risoluzioni e le leggi internazionali”.

Infatti nella mattinata di domenica 26 febbraio, un attentatore palestinese ha tamponato l’auto di due giovani coloni ebrei (i fratelli Hallel e Yagel Yaniv, di 21 e 19 anni) per poi freddarli a colpi d’arma da fuoco. L’assassino è riuscito a fuggire e durante la caccia all’uomo da parte delle forze dell’ordine s’è sparsa la voce che provenisse dal borgo palestinese di Huwara, poco a sud di Nablus (città, quest’ultima, dove 11 palestinesi sono morti nel corso di un raid antiterrrorismo dell’esercito israeliano il 23 febbraio).

La rabbia dei coloni ebrei in Cisgiordania è subito montata, annunciando e organizzando una spedizione punitiva. Benché consapevoli dei possibili sviluppi, le forze dell’ordine israeliane non hanno fatto molto per mettere in sicurezza Huwara e i suoi 7.000 abitanti. Per ore, nel pomeriggio e nella serata del 26, dozzine di coloni si sono dati a scorribande violente per le vie del paese.

Il presidente israeliano, Isaac Herzog, si è rivolto con un messaggio video alla nazione, nel quale ha espresso il cordoglio per l’assassinio “di due dei nostri figli migliori… assassinati a sangue freddo da uno spregevole terrorista, solo perché ebrei, solo perché israeliani”.

Ed ha continuato nel condannare i disordini: “Con parole ferme il presidente ha poi continuato: “Lo Stato di Israele è uno Stato di diritto e ne siamo orgogliosi. I nostri principi e fondamenti, come popolo e come Paese, sono completamente contrari a qualsiasi attacco contro persone innocenti. Condanno fermamente i disordini brutali e violenti compiuti ieri sera contro gli abitanti del villaggio di Huwara. Questo non è il nostro modo di fare. Questa è violenza criminale contro persone innocenti. E’ qualcosa che fa male allo Stato di Israele e fa male a noi”.

E’ stato un richiamo al rispetto della legge: “Danneggia gli insediamenti; danneggia le forze di sicurezza impegnate a dare la caccia ai responsabili dell’attacco. E soprattutto ci ferisce come società morale e come Paese rispettoso della legge. Siamo in tempi difficili per il popolo di Israele. Mi rivolgo a tutto il pubblico e ai suoi leader e chiedo: comportatevi in modo responsabile. Rispettate la legge e consentite alle forze di sicurezza di svolgere il loro lavoro”.

(Foto: Terrasanta.net)

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