I corridoi umanitari di Caritas Italiana sono una piccola goccia di speranza

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La Caritas e l’Ufficio Migrantes della Diocesi di Ugento – S. Maria di Leuca comunicano che oggi, domenica 26 febbraio, presso la parrocchia ‘Madonna delle Grazie’ di Tutino in Tricase, durante la celebrazione della Santa Messa delle ore 17.30 mons. Vito Angiuli, il sindaco di Tricase, Antonio De Donno e la comunità parrocchiale di Tutino daranno il benvenuto  a Zawal Fayaz, un ragazzo afghano di 27 anni, giunto in Italia il 23 febbraio, in aereo a Roma, insieme ad altri 99 cittadini afghani, grazie al programma Corridoio Umanitario di Caritas Italiana.

Fayaz sarà accolto dalla Chiesa di Ugento – S. Maria di Leuca presso l’oratorio parrocchiale di Tutino per un anno, grazie alla disponibilità del parroco, don Pasquale Carletta; durante quest’anno la comunità sarà coinvolta in un cammino di accoglienza, protezione, promozione ed  integrazione, attraverso il supporto dell’equipe della Caritas diocesana.

La Caritas di Ugento-S. Maria di Leuca ha  indicato  il giovane Zawal Fayaz a Caritas Italiana, ciò è avvenuto grazie alla  segnalazione dal fratello Farhad, che opera nel Frontex, fatta agli operatori di Caritas diocesana durante le operazioni di sbarco dei profughi  nel  porto di Leuca.

L’equipe di Caritas Italiana, lo scorso novembre, ha  ascoltato Zawal Fayaz ad Islamabad in Pakistan, appurando le condizioni di pericolo di vita per il  giovane e fatto preparare tutti i documenti necessari per venire in Europa.

Anche il Corridoio Umanitario comporta delle difficoltà. Infatti Zawal Fayaz ha dovuto recarsi in Pakistan partendo dalla sua città in Afghanistan, ottenere i visti, aspettare e entrare nella enclave diplomatica di Islamabad, soggiornare per un periodo a Peshawar, attraversando i confini tra Afghanistan e Pakistan dove la polizia spara su tutti quelli che attraversano i confini.

La storia di Zawal Fayaz è comune a molti altri suoi concittadini.  Ha lavorato per la Nato e per il Governo Afghano, nato dopo la sconfitta dei talebani, ma con il ritorno dei talebani, nell’agosto del 2021, la vita per lui è diventata difficilissima come per moltissimi suoi connazionali. L’unica  soluzione è quella di fuggire via, di lasciare il proprio Paese dove per un breve periodo, durante l’assenza dei talebani,  ha avuto la speranza di poter restare e di poter costruirsi un futuro.

Il corridoio umanitario è la modalità più sicura per espatriare, per chi vive in situazione di pericolo nel proprio Paese.  Caritas Italiana per conto della CEI insieme alla Comunità S. Egidio e alla FCEI – Federazione delle Chiese evangeliche in Italia, sulla base dei protocolli siglati con il governo italiano, hanno realizzato i corridoi umanitari di contrasto all’immigrazione clandestina. Oggi, sono operativi per i profughi della Somalia, del Niger, della Siria e per ultimo dell’ Afghanistan.

Don Lucio Ciardo, direttore della Caritas di Ugento-Santa Maria di Leuca, ha dichiarato: “In questo ultimo periodo durante gli sbarchi nel porto di Leuca, abbiamo potuto constatare la presenza sempre maggiore di famiglie provenienti dall’Afganistan.

In modo particolare ci è rimasto impresso un padre solo, vedovo di  moglie, con la sua figlioletta, che ci ha raccontato che per dare un futuro di speranza alla sua bambina non poteva restare nel suo Paese, a causa di un regime sempre più avverso alla dignità delle donne.

Tenendo presente tutto ciò e accostandoci alle persone che arrivano via mare, alcuni anche disabili, dopo giorni di traversata e tanti chilometri fatti a piedi, abbiamo aderito alla proposta della Caritas italiana di fare nostro lo strumento dei Corridoi Umanitari nell’accoglienza di coloro che vivono in pericolo di vita nel proprio Paese.

I Corridoi Umanitari cercano di preservare la vita delle persone che hanno diritto alla protezione internazionale  permettendo  loro di arrivare attraverso un viaggio sicuro verso i Paesi in cui vivere liberamente, in contrasto all’immigrazione clandestina organizzata dalla criminalità e che pone a rischio la vita di queste persone”.

Quindi don Lucio Ciardo ha lanciato un altro appello: “Nei giorni in cui si organizzava il viaggio di Fayaz, lo staff di Caritas Italiana ha incontrato una famiglia di sette persone, Janan e Norina papà e mamma, i figli Rahmanullah, Armanullah, Sediqullah, le figlie Safia e la piccola Iqra che, a Dio piacendo, arriveranno in Italia con corridoio umanitario dopo Pasqua e che saranno accolti nella Diocesi di Ugento-S. Maria di Leuca.  Per loro c’è bisogno di una porta aperta e di una comunità che se ne prenda cura.

Come Caritas di Ugento-S. Maria di Leuca abbiamo aderito al programma Corridoio Umanitario dal Pakistan per profughi dell’Afganistan. Lo abbiamo fatto anche nel segno e nelle modalità che ci ha insegnato il venerabile don Tonino Bello che, come Papa Francesco ha sottolineato durante la sua visita sulla tomba, ‘ci richiama a non teorizzare la vicinanza ai poveri, ma a stare loro vicino, come ha fatto Gesù, che per noi, da ricco che era, si è fatto povero’.

Don Tonino sentiva il bisogno di imitarlo, coinvolgendosi in prima persona, fino a spossessarsi di sé. Non lo disturbavano le richieste, lo feriva l’indifferenza… questa vocazione di pace appartiene alla vostra terra, a questa meravigliosa terra di frontiera – finis-terrae – che don Tonino chiamava ‘terra-finestra’, perché dal Sud dell’Italia si spalanca ai tanti Sud del mondo, dove ‘i più poveri sono sempre più numerosi mentre i ricchi diventano sempre più ricchi e sempre di meno’. Siete una ‘finestra aperta, da cui osservare tutte le povertà che incombono sulla storia’, ma siete soprattutto una finestra di speranza perché il Mediterraneo, storico bacino di civiltà, non sia mai un arco di guerra teso, ma un’arca di pace accogliente”.

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