Dall’Azione Cattolica Ragazzi un invito a compiere ‘passaggi’

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Fine settimana dell’Immacolata di festa e di gioia al convegno nazionale degli educatori Acr ‘Passare per crescere’, con  centinaia di educatori, perché ‘educare non è questione di tecnica, ma capacità di essere appassionati, disponibili ad offrire ciò che siamo; a partire dai nostri talenti, che diventano luminosi nella misura in cui li offriamo agli altri’, come ha detto il presidente nazionale di Azione Cattolica, Giuseppe Notarstefano, che ha aperto i lavori.

In apertura Ignazio Punzi, psicologo e psicoterapeuta, presidente dell’associazione ‘L’Aratro e la Stella’, ha indicato la strada con alcune domande fondamentali: “Di cosa parliamo quando parliamo di passaggi?”, “Cosa succede quando passiamo e cosa succede ai bambini e ai ragazzi quando si trovano in momenti di passaggio?”, “In che senso un momento di passaggio coincide con una rinascita?”.

Dopo aver ricordato il suo essere stato acierrino, l’autore di ‘I quattro codici della vita umana. Filialità, maternità, paternità, fraternità’, ha ricordato: “Nasciamo mancanti e incompiuti, e che i passaggi di vita sono una possibilità, anzi una auspicabile possibilità da cogliere. Attraverso il nostro ‘saper essere in relazione’, del resto siamo strutturalmente in relazione: visto che noi nasciamo affidati come figli nelle mani e alla cura di altri senza i quali non possiamo vivere”.

Però la fragilità è accompagnata dalla paura: “Due sentimenti che non ci abbandoneranno mai nella vita. La paura va abitata, alla paura va data parola perché ci spiega dove ci troviamo. Ma senza mai soccombere ad essa…

Aiutare un bambino a compiere il proprio ‘passaggio’ significa aiutarlo a non avere paura e ad avere fede, avere fiducia nella vita. Come un bambino che con fiducia salta dal tavolo tra le braccia del padre, o del suo educatore”.

Sabato mattina i tre convegni di approfondimento alla Pontificia Università Lateranense per declinare al futuro l’impegno presente degli educatori Acr con Andrea Porcarelli, docente di pedagogia generale e sociale all’Università di Padova, che ha sottolineato che il ‘buon educatore’ sa stare dalla parte dell’educando, per aiutarlo a costruire l’identità personale.

Mentre don Claudio Burgio, cappellano al carcere minorile ‘Beccaria’ e fondatore dell’associazione Kayrós che dal 2000 gestisce comunità di accoglienza per minori e servizi educativi per adolescenti, ha sottolineato che occorre cogliere il tempo favorevole:

“Chi entra in Kayrós impara a distinguere i tempi della vita umana, a saperne discernere i segni, leggendo in essi la voce dello Spirito stesso di Dio. Soprattutto, vivere il Kayrós vuol dire lasciarsi educare dagli avvenimenti, rinunciando alla tentazione di istruire Dio sul come dovrebbero andare le cose”.

Infine la prof.ssa Lucia Vantini, docente di filosofia e di teologia fondamentale, ha evidenziato che il tempo è una sfida: “Il tempo in cui viviamo è un tempo di sfida per il Cristianesimo e questa sfida ci domanda non solo di fare attenzione a quello che accade, ma di fare attenzione a quello che nasce e a quello che muore intorno a noi.

Soprattutto ad avere il coraggio di dilatare l’orizzonte della cattolicità che nella storia è sempre più diventata sinonimo di legame con la Chiesa di Roma, ma che originariamente ci chiede di avere una parola buona per tutte le vite, ovunque si trovino e in qualunque condizione si trovino.

Se a ciò aggiungiamo l’orizzonte della Universalità, allora abbiamo anche la responsabilità di far incontrare la universalità del messaggio del Vangelo. Serve ripeterlo: il Vangelo vuole essere una forma per chiunque, e affidarsi al Vangelo significa fare una scelta che non è mai escludente”.

Nella celebrazione eucaristica in san Giovanni in Laterano il vicario della diocesi di Roma, card. Angelo De Donatis, ha sottolineato nell’omelia il compito degli educatori: “Dobbiamo agire come i profeti, come educatori-profeti che sanno leggere con il cuore l’universo dei ragazzi, sanno cogliere risorse e possibilità, sanno offrire spazio affinché ognuno sia veramente se stesso.

Gli educatori-profeti sanno trasfondere l’opera feconda di Dio su i ragazzi che vengono affidati alla loro cura. Sanno, come Mose, affidarli al fuoco che non si consuma; e loro per primi saranno amici di Dio in una stupenda e affascinante relazione”.

L’educatore è chiamato a condurre i ragazzi all’amore del Signore: “Il tempo dei nostri ragazzi diventa così il tempo di Dio, un tempo profetico, riempito della Parola e dell’Azione di Dio; e, soltanto dentro questo spazio, sapremo compiere passi che sono progetto di Dio Padre, passi che renderanno visibile la sua Verità…

Addormentarsi nell’amore significa segnare crescite che siano scelte di gratuita; ogni passaggio sarà un addormentarsi, un perdersi perché il criterio di ogni passo non sarà realizzare se stessi ma sarà la gratuita. Solo il dono di se stessi sarà garanzia di crescita, solo la gratuita segnerà i passaggi, quelli sostanziosi”.

In apertura il vescovo di Orvieto-Todi, mons. Gualtiero Sigismondi, assistente ecclesiastico generale dell’Azione Cattolica Italiana, ha evidenziato la necessità di compiere i passaggi:

“Ogni passaggio si configura come una svolta: conduce a un luogo sterrato, a un crocicchio, a uno svincolo, a un raccordo del ‘tronco autostradale’ della pedagogia umana e della fede. Ogni passaggio è un esodo che aiuta a scoprire il proprio mondo interiore, fatto di ombre e di luci, di nostalgie e di slanci, ‘di gioie e speranze, di tristezze e angosce’.

Ogni passaggio è una traversata che chiede di sciogliere gli ormeggi e le vele, di prendere il largo, di allentare le reti, di affrontare le tempeste della vita con coraggio, guidati dalla ‘luce gentile’ della fede, come la chiama John Henry Newman, in una sua pagina autobiografica”.

(Foto: Azione Cattolica Italiana)

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