Papa Francesco invita le religioni ad adoperarsi per la pace

Questa mattina papa Francesco ha chiuso il ‘Bahrain Forum for Dialogue’, che è una delle espressioni per un maggiore dialogo e coesione religiosa nel Paese, dove c’è un tasso di immigrazione tra i più alti del mondo, lanciando un appello per una umanità riconciliata, che sappia accantonare i conflitti e ricordando un detto popolare che dice che ‘Ciò che la terra divide, il mare unisce’:
“Ed il nostro pianeta Terra, guardandolo dall’alto, si presenta come un vasto mare blu, che congiunge rive diverse. Dal cielo sembra ricordarci che siamo un’unica famiglia: non isole, ma un solo grande arcipelago. E’ così che l’Altissimo ci vuole e questo Paese, un arcipelago di oltre trenta isole, può ben simboleggiarne il desiderio”.
Nonostante tutto l’umanità è divisa ed il nome dello Stato ospitante può stimolare alla riflessione: “Il nome ‘Bahrein’ può aiutarci ancora a riflettere: i ‘due mari’ di cui parla si riferiscono alle acque dolci delle sue sorgenti sottomarine e a quelle salmastre del Golfo.
Similmente, oggi ci troviamo affacciati su due mari dal sapore opposto: da una parte il mare calmo e dolce della convivenza comune, dall’altra quello amaro dell’indifferenza, funestato da scontri e agitato da venti di guerra, con le sue onde distruttrici sempre più tumultuose, che rischiano di travolgere tutti. E, purtroppo, Oriente e Occidente assomigliano sempre più a due mari contrapposti”.
Partecipando al Forum il papa ha ricordato la crisi che il mondo sta vivendo, privilegiando la ‘rotta’ dello scontro, anziché quella del dialogo: “Dopo due tremende guerre mondiali, dopo una guerra fredda che per decenni ha tenuto il mondo con il fiato sospeso, tra tanti disastrosi conflitti in ogni parte del globo, tra toni di accusa, minacce e condanne, ci troviamo ancora in bilico sull’orlo di un fragile equilibrio e non vogliamo sprofondare”.
Il papa non ha mancato di sottolineare questa divisione, paragonata ad un gioco drammatico: “Un paradosso colpisce: mentre la maggior parte della popolazione mondiale si trova unita dalle stesse difficoltà, afflitta da gravi crisi alimentari, ecologiche e pandemiche, nonché da un’ingiustizia planetaria sempre più scandalosa, pochi potenti si concentrano in una lotta risoluta per interessi di parte, riesumando linguaggi obsoleti, ridisegnando zone d’influenza e blocchi contrapposti.
Sembra così di assistere a uno scenario drammaticamente infantile: nel giardino dell’umanità, anziché curare l’insieme, si gioca con il fuoco, con missili e bombe, con armi che provocano pianto e morte, ricoprendo la casa comune di cenere e odio“.
Questo avviene se non si è disposti all’ascolto ed al dialogo: “Queste sono le amare conseguenze, se si continuano ad accentuare le opposizioni senza riscoprire la comprensione, se si persiste nell’imposizione risoluta dei propri modelli e delle proprie visioni dispotiche, imperialiste, nazionaliste e populiste, se non ci si interessa alla cultura dell’altro, se non si presta ascolto al grido della gente comune e alla voce dei poveri, se non si smette di distinguere in modo manicheo chi è buono e chi cattivo, se non ci si sforza di capirsi e di collaborare per il bene di tutti. Queste scelte stanno davanti a noi. Perché in un mondo globalizzato si va avanti solo remando insieme, mentre, navigando da soli, si va alla deriva”.
Quindi richiamando il ‘Documento sulla Fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune’ per un incontro tra Occidente ed Oriente il papa ha chiesto di respingere il ‘pensiero isolante’, che chiude lo sguardo alla realtà: “Desideriamo che le liti tra Oriente e Occidente si ricompongano per il bene di tutti, senza distrarre l’attenzione da un altro divario in costante e drammatica crescita, quello tra Nord e Sud del mondo.
L’emergere dei conflitti non faccia perdere di vista le tragedie latenti dell’umanità, come la catastrofe delle disuguaglianze, per cui la maggior parte delle persone che popolano la Terra sperimenta un’ingiustizia senza precedenti, la vergognosa piaga della fame e la sventura dei cambiamenti climatici, segno della mancanza di cura verso la casa comune”.
E perché avvenga ciò è necessaria la preghiera: “Ecco perché la preghiera, l’apertura del cuore all’Altissimo è fondamentale per purificarci dall’egoismo, dalla chiusura, dall’autoreferenzialità, dalle falsità e dall’ingiustizia.
Chi prega, riceve nel cuore la pace e non può che farsene testimone e messaggero; e invitare, anzitutto attraverso l’esempio, i propri simili a non diventare ostaggi di un paganesimo che riduce l’essere umano a ciò che vende, compra o con cui si diverte, ma a riscoprire la dignità infinita che ciascuno porta impressa.
L’uomo religioso, l’uomo di pace è colui che, camminando con gli altri sulla terra, li invita, con dolcezza e rispetto, a elevare lo sguardo al Cielo. E porta nella sua preghiera, come incenso che sale verso l’Altissimo, le fatiche e le prove di tutti”.
Il discorso del papa è stato un richiamo alla libertà religiosa: “Ogni costrizione è indegna dell’Onnipotente, in quanto Egli non ha consegnato il mondo a degli schiavi, ma a delle creature libere, che rispetta fino in fondo. Impegniamoci allora perché la libertà delle creature rispecchi quella sovrana del Creatore, perché i luoghi di culto siano protetti e rispettati, sempre e ovunque, e la preghiera sia favorita e mai ostacolata.
Ma non è sufficiente concedere permissioni e riconoscere la libertà di culto, occorre raggiungere la vera libertà di religione. E non solo ogni società, ma ogni credo è chiamato a verificarsi su questo.
E’ chiamato a chiedersi se costringe dall’esterno o libera dentro le creature di Dio; se aiuta l’uomo a respingere le rigidità, la chiusura e la violenza; se accresce nei credenti la vera libertà, che non è fare quel che pare e piace, ma disporsi al fine di bene per cui siamo stati creati”.
Ma la libertà religiosa può esistere solo se c’è un’educazione: “È vero, dove mancano opportunità di istruzione aumentano gli estremismi e si radicano i fondamentalismi.
E, se l’ignoranza è nemica della pace, l’educazione è amica dello sviluppo, purché sia un’istruzione veramente degna dell’uomo, essere dinamico e relazionale: dunque non rigida e monolitica, ma aperta alle sfide e sensibile ai cambiamenti culturali; non autoreferenziale e isolante, ma attenta alla storia e alla cultura altrui; non statica ma indagatrice, per abbracciare aspetti diversi ed essenziali dell’unica umanità a cui apparteniamo”.
Dove manca la libertà religiosa si scatena il conflitto: “E’ infatti indegno della mente umana credere che le ragioni della forza prevalgano sulla forza della ragione, utilizzare metodi del passato per le questioni presenti, applicare gli schemi della tecnica e della convenienza alla storia e alla cultura dell’uomo.
Ciò richiede di interrogarsi, di entrare in crisi e di saper dialogare con pazienza, rispetto e in spirito di ascolto; di imparare la storia e la cultura altrui. Così si educa la mente dell’uomo, alimentando la comprensione reciproca.
Perché non basta dirsi tolleranti, occorre fare veramente spazio all’altro, dargli diritti e opportunità. E’ una mentalità che comincia con l’educazione e che le religioni sono chiamate a sostenere”.
E dopo aver delineato alcune urgenze educative ha chiesto la condanna del mercato delle armi e del terrorismo ‘ideologico’: “L’uomo religioso, l’uomo di pace, si oppone anche alla corsa al riarmo, agli affari della guerra, al mercato della morte. Non asseconda ‘alleanze contro qualcuno’, ma vie d’incontro con tutti: senza cedere a relativismi o sincretismi di sorta, persegue una sola strada, quella della fraternità, del dialogo, della pace”.
In conclusione il discorso del papa è stato un invito a riscoprire Dio fautore di misericordia: “Stringiamo tra di noi legami più forti, senza doppiezze e senza paura, in nome del Creatore che ci ha posto insieme nel mondo quali custodi dei fratelli e delle sorelle.
E, se diversi potenti trattano tra di loro per interessi, denaro e strategie di potere, dimostriamo che un’altra via d’incontro è possibile. Possibile e necessaria, perché la forza, le armi e il denaro non coloreranno mai di pace il futuro. Incontriamoci dunque per il bene dell’uomo e in nome di Colui che ama l’uomo, il cui Nome è Pace”.
E’ stato un appello alle religioni per intraprendere strade di pace, auspicando il termine della guerra in Ucraina: “Promuoviamo iniziative concrete perché il cammino delle grandi religioni sia sempre più fattivo e costante, sia coscienza di pace per il mondo! E qui rivolgo a tutti il mio accorato appello, perché si ponga fine alla guerra in Ucraina e si avviino seri negoziati di pace”.
(Foto: Santa Sede)