Rapporto di Amnesty International: Russia colpevole della guerra ma Ucraina ha messo a rischio la popolazione
Il viaggio di papa Francesco a Kiev si farà e sarà prima’ della visita del Pontefice in Kazakhstan, quindi prima del 13-15 settembre, come ha twittato l’ambasciatore ucraino presso la Santa Sede, Andrii Yurash, al termine dell’udienza del papa.
Il viaggio in Ucraina, aveva sottolineato il ministro degli esteri vaticano, mons. Paul Richard Gallagher si farà sicuramente in treno, esattamente come hanno fatto anche altri leader europei, visto che in aereo vi sarebbero problemi insormontabili legati alla sicurezza. Il convoglio potrebbe partire dalla Polonia oppure dalla Romania e potrebbe ospitare a bordo anche un gruppo ristrettissimo di giornalisti.
In attesa della visita in un videomessaggio Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk ha ricordato l’importanza della Dottrina Sociale della Chiesa: “Oggi, la dottrina sociale della Chiesa dice infatti che esistono quattro condizioni per costruire uno stato di successo.
In primo luogo, è il rispetto per la dignità della persona e della vita umana. La seconda è la solidarietà. La terza è un bene comune. E quarta è la sussidiarietà o l’educazione, il sostegno all’iniziativa privata di ogni persona o di singole comunità. Quindi, invito tutti voi a sognare e a costruire”.
Intanto dall’inizio del conflitto Amnesty International ha investigato e documentato migliaia di crimini attribuiti alle forze di Mosca contro i civili ucraini. Materiale consegnato alla Corte penale internazionale davanti a cui l’organizzazione per la difesa dei diritti umani chiede che si svolga un processo nei confronti dei responsabili: “Le autorità russe stanno disperatamente tentando di nascondere le proprie responsabilità”.
Infatti alcuni giorni fa Amnesty ha rilasciato una dichiarazione dedicata ai presunti abusi commessi dalle forze ucraine. Si tratta di 29 casi, un numero non paragonabile alle accuse mosse contro Mosca, tanto da non meritare un rapporto ma una ‘dichiarazione’.
Le modalità con cui questa è stata diffusa stanno però provocando polemiche, oltre a un terremoto interno ad Amnesty International, con il capo della delegazione ucraina, Oksana Pokalchuk, che ha rassegnato le dimissioni in polemica con il quartier generale.
Pokalchuk ha accusato l’organizzazione di fare il gioco della propaganda del Cremlino: ha affermato di aver cercato di avvertire l’alta dirigenza di Amnesty che il rapporto era unilaterale e non aveva tenuto adeguatamente conto della posizione ucraina, ma è stata ignorata.
Proprio per questo report Amnesty International è rammaricata per le reazioni di rabbia e sgomento suscitate dal comunicato stampa del 4 agosto circa le tattiche di guerra delle forze ucraine:
“Dal febbraio 2022, quando è iniziata l’invasione russa, Amnesty International ha documentato col massimo rigore e ha denunciato i crimini di guerra e le altre violazioni del diritto internazionale umanitario commesse in Ucraina. Abbiamo incontrato centinaia di vittime e sopravvissuti, le cui testimonianze hanno messo in luce la brutale realtà della guerra di aggressione della Russia.
Abbiamo chiesto al mondo intero di dimostrare solidarietà alla popolazione ucraina nel modo più concreto e continueremo a farlo. La priorità di Amnesty International in questo, come in ogni altro conflitto, è la protezione dei civili: questo era dunque il nostro unico obiettivo quando abbiamo reso nota l’ultima ricerca, di cui confermiamo in pieno le conclusioni”.
Secondo Amnesty International per difendersi dall’invasione russa “le forze ucraine hanno messo in pericolo la popolazione civile collocando basi e usando armamenti all’interno di centri abitati, anche in scuole e ospedali. Queste tattiche violano il diritto internazionale umanitario perché trasformano obiettivi civili in obiettivi militari. Gli attacchi russi che sono seguiti hanno ucciso civili e distrutto infrastrutture civili”.
Agnès Callamard, segretario generale di Amnesty International, ha precisato che “essere in una posizione difensiva non esenta l’esercito ucraino dal rispetto del diritto umanitario internazionale”.
In altre località in cui Amnesty International ha concluso che la Russia ha commesso crimini di guerra, incluse aree della città di Kharkiv, l’organizzazione non ha trovato prove di forze ucraine dislocate nelle aree civili prese di mira illegalmente dall’esercito russo.
Durante queste ricerche, i ricercatori di Amnesty International hanno riscontrato prove che le forze ucraine hanno lanciato attacchi da centri abitati, a volte dall’interno di edifici civili, in 19 città e villaggi. Per convalidare ulteriormente queste prove, il Crisis Evidence Lab dell’organizzazione per i diritti umani si è servito di immagini satellitari.
La maggior parte dei centri abitati dove si trovavano i soldati ucraini era a chilometri di distanza dalle linee del fronte e, dunque, ci sarebbero state alternative che avrebbero potuto evitare di mettere in pericolo la popolazione civile.
Amnesty International non è a conoscenza di casi in cui l’esercito ucraino che si era installato in edifici civili all’interno dei centri abitati abbia chiesto ai residenti di evacuare i palazzi circostanti o abbia fornito assistenza nel farlo. In questo modo, è venuto meno al dovere di prendere tutte le possibili precauzioni per proteggere le popolazioni civili.
Sopravvissuti e testimoni degli attacchi russi nelle regioni di Kharkiv, del Donbass e di Mykolaiv hanno riferito ai ricercatori di Amnesty International che l’esercito ucraino era operativo nei pressi delle loro abitazioni e che in questo modo ha esposto la popolazione civile alle rappresaglie delle forze russe.
In cinque diverse località, i ricercatori di Amnesty International hanno visto le forze ucraine usare gli ospedali come basi militari. In due città decine di soldati stavano riposando, passeggiando o mangiando all’interno di strutture ospedaliere. In un’altra città i soldati stavano sparando nei pressi di un ospedale.
Molti degli attacchi delle forze russe documentati da Amnesty International nei mesi scorsi sono stati portati a termine mediante l’uso di armi indiscriminate, come le bombe a grappolo che sono messe al bando a livello internazionale, o di armi esplosive che producono effetti su larga scala. Altri attacchi sono stati condotti con armi guidate con vari livelli di precisione che, in alcuni casi, hanno effettivamente colpito il bersaglio designato.
Però la tattica delle forze ucraine di collocare obiettivi militari all’interno dei centri abitati non giustifica in alcun modo attacchi indiscriminati da parte russa. Tutte le parti in conflitto devono sempre distinguere tra obiettivi militari e obiettivi civili e prendere tutte le precauzioni possibili, anche nella scelta delle armi da usare, per ridurre al minimo i danni ai civili. Gli attacchi indiscriminati che uccidono o feriscono civili o danneggiano obiettivi civili sono crimini di guerra.
Ecco la conclusione di Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International: “Nel rammaricarci per il dolore causato, vogliamo chiarire alcuni aspetti di grande importanza. Nel nostro comunicato stampa abbiamo dichiarato che in tutte le 19 località visitate abbiamo trovato prove della presenza di forze ucraine vicino ai civili, che dunque venivano potenzialmente messi in pericolo dal fuoco russo.
Abbiamo fatto questa dichiarazione basandoci sulle norme del diritto internazionale umanitario, che chiedono a tutte le parti in conflitto di fare il massimo possibile per evitare di collocare obiettivi militari all’interno o nei pressi di luoghi densamente abitati. Le norme di guerra esistono anche per proteggere i civili ed è per questo motivo che Amnesty International sollecita i governi a rispettarle.
Questo non significa che Amnesty International ritenga le forze ucraine responsabili delle violazioni commesse dalle forze russe, né che l’esercito ucraino non stia prendendo precauzioni adeguate in altre zone del paese.
Vogliamo essere molto chiari: nulla di ciò che abbiamo documentato rispetto alle forze ucraine può in qualsiasi modo giustificare le violazioni russe. La Russia è l’unica responsabile delle violazioni commesse contro la popolazione civile ucraina.
Il lavoro di Amnesty International degli ultimi sei mesi, fatto di rapporti e altra documentazione sui crimini di guerra e su altre violazioni del diritto internazionale umanitario da parte della Russia, riflette la dimensione e la gravità dell’impatto di queste azioni sui civili ucraini”.