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Società di San Vincenzo De Paoli: vicini alla popolazione del Myanmar colpita dal sisma

La Federazione Nazionale Italiana Società di San Vincenzo De Paoli ODV esprime la sua profonda solidarietà alla popolazione del Myanmar, duramente colpita lo scorso 28 marzo dal doppio sisma di magnitudo 7.7 e 6.4. La nostra preghiera accompagna chi soffre per la perdita della propria casa, dei propri affetti e delle proprie certezze.
Attraverso la Confederazione Internazionale della Società di San Vincenzo De Paoli stiamo attivando un canale per fare arrivare in sicurezza le donazioni nelle zone colpite. Il Settore Solidarietà e Gemellaggi nel Mondo ha avviato una raccolta fondi che garantirà un sostegno che, come ci insegna il carisma dei nostri fondatori, sarà volto non solo a rispondere alle emergenze immediate, ma anche ad aiutare le famiglie con azioni strutturali e durature, capaci di favorire la ripresa sociale ed economica del territorio.
Non lasciamo sole le popolazioni duramente colpite dal terremoto: dai il tuo contributo e aiuta tante persone a riaccendere la speranza in Myanmar. Per aderire alla campagna clicca qui: https://www.sanvincenzoitalia.it/donations/terremoto-myanmar/
Yemen: la designazione degli Houthi come organizzazione terroristica straniera aggrava la crisi umanitaria

La recente decisione della nuova amministrazione Trump di classificare le autorità de facto nel nord dello Yemen, conosciute come Houthi, come “Foreign Terrorist Organization” (FTO, Organizzazione Terroristica Straniera) solleva serie preoccupazioni per l’impatto sulla già critica consegna degli aiuti umanitari nel Paese. Secondo i dati, lo Yemen vive una crisi senza precedenti dopo oltre un decennio di conflitto: circa 19.500.000 persone necessitano di assistenza umanitaria. Azione Contro la Fame ha espresso timori sul fatto che questa designazione potrebbe compromettere ulteriormente l’accesso ai beni essenziali per una popolazione già stremata.
Le comunità del nord dello Yemen dipendono in larga misura da importazioni di cibo, carburante e medicine, spesso attraverso il porto strategico di Hodeida, sotto il controllo degli Houthi. Questo scalo marittimo rappresenta uno dei due principali punti di ingresso per i rifornimenti vitali nel Paese.
“La classificazione degli Houthi come Organizzazione Terroristica Straniera potrebbe provocare restrizioni o ritardi nelle importazioni di beni essenziali, oltre a un aumento dei prezzi. In un contesto in cui il 49% della popolazione è a rischio alimentare e il 55% dei bambini sotto i cinque anni soffre di malnutrizione cronica, le conseguenze potrebbero essere catastrofiche” spiega Anne Garella, Direttrice delle Operazioni in Medio Oriente per Azione Contro la Fame.
Le aree settentrionali dello Yemen, dove vive circa il 70% della popolazione del Paese, stanno già affrontando gravi livelli di insicurezza alimentare acuta e crisi umanitarie. La scelta di considerare gli Houthi come Organizzazione Terroristica Straniera potrebbe ulteriormente ostacolare la distribuzione degli aiuti umanitari, dato che l’interazione con le autorità locali è indispensabile per operare in queste zone. “Esperienze in altri contesti umanitari, mostrano che questa designazione può causare la sospensione di progetti, il blocco di programmi e maggiori difficoltà operative legate a restrizioni burocratiche o legali”, sottolinea ancora Garella.
Un ulteriore rischio derivante da questa classificazione riguarda l’accesso ai servizi finanziari. “Un cittadino yemenita su dieci dipende dalle rimesse inviate dall’estero per soddisfare i propri bisogni di base. Questi trasferimenti, essenziali per stabilizzare l’economia locale, potrebbero essere gravemente ostacolati. Inoltre, la misura potrebbe complicare i bonifici bancari, il pagamento degli stipendi agli operatori umanitari e l’implementazione di programmi di aiuti economici, pilastro della sicurezza alimentare” prosegue Anne Garella.
L’annuncio della classificazione arriva in un momento critico, segnato dalla crescente politicizzazione degli aiuti umanitari nello Yemen e da una riduzione globale dei finanziamenti destinati all’emergenza. Recentemente, i fondi internazionali sono stati diretti sempre più spesso verso le aree meridionali, sotto il controllo del governo yemenita riconosciuto dalla comunità internazionale, su pressione dei donatori. “Se questa tendenza prosegue, il nord dello Yemen rischia un isolamento maggiore e la sua popolazione potrebbe essere ancora più vulnerabile”, conclude Anne Garella.
A dicembre 2024, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato la Risoluzione 2761 che stabilisce un’esenzione umanitaria permanente applicabile a tutti i regimi di sanzioni delle Nazioni Unite: “E’ essenziale che tutti gli attori, specialmente i governi e il settore bancario, rispettino questa risoluzione e proteggano la consegna degli aiuti umanitari”.
‘Azione Contro la Fame’ è presente in Yemen dal 2013 e lavora nel Paese per accedere al cibo nei mercati, rafforzare la capacità delle famiglie di generare reddito e sostiene i centri sanitari nelle aree più colpite dalla malnutrizione. Inoltre, fornisce supporto psicologico alle persone colpite da violenza e abusi, e lavora per supportare la riabilitazione delle infrastrutture igienico-sanitarie e l’accesso all’acqua potabile. Nel 2023, i programmi dell’ONG hanno supportato più di 323.000 persone in tutto il Paese.
Caritas Ugento per sostenere la popolazione del Medio Oriente

La Diocesi di Ugento – S. Maria di Leuca comunica che oggi, III Domenica di Avvento, si svolge l’ ‘Avvento di Carità 2024’, una proposta di animazione comunitaria per vivere nella solidarietà e nella fraternità il tempo che ci prepara al Natale e come segno concreto verso il Giubileo.
Papa Francesco, nella ‘Spes non confundit’, bolla di indizione del Giubileo 2025 ha scritto: “Lasciamoci fin d’ora attrarre dalla speranza e permettiamo che attraverso di noi diventi contagiosa per quanti le desiderano. Possa la nostra vita dire loro: ”Spera nel Signore, sii forte, si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore”(Sal 27,14). …. invitando tutti a essere ‘Pellegrini di speranza’.
La questua di Domenica 15 dicembre, nelle 43 Parrocchie, sarà a sostegno della mensa in Saranda-Albania e della Caritas libanese per il sostegno alla popolazione coinvolta nella guerra .
Dall’anno scolastico 2006/07 le suore Marcelline di Saranda in Albania, hanno messo sù una MENSA dove ogni giorno, dal lunedì al venerdì, più di 70 bambini e ragazzi dei villaggi che frequentano le scuole in Saranda ricevono un pranzo caldo per consentire una crescita sana e prevenire i disturbi fisici e mentali derivanti da una nutrizione scarsa, poco varia e con limitato valore nutrizionale. Si offre ad ogni bambino un pranzo caldo comprendente primo, secondo di carne e verdura, frutta, per 5 giorni alla settimana da gennaio a giugno 2025, l’obiettivo è di raggiungere la somma di 833,33 euro al mese per sei mesi, per un totale di € 5.000,00.
CARITAS LIBANO SOSTEGNO AGLI SFOLLATI A CAUSA DELLA GUERRA:
Padre Michel Abboud, presidente di Caritas Libano scrive: “La guerra ci ha colti di sorpresa… Ha spostato le nostre famiglie e appesantito i nostri cuori. Non ci saremmo mai aspettati che le cose potessero degenerare a questo punto…Tutti sono in stato di massima allerta, stanno facendo l’impossibile per aiutare ogni persona anziana, ogni bambino, padre e madre. Nei primi giorni della crisi, operatori, operatrici e volontari di Caritas Libano, molti giovanissimi, si sono attivati per assistere centinaia di migliaia di sfollati in tutto il Paese.
Sono state attivate squadre di emergenza che hanno distribuito generi di conforto alle tante famiglie in fuga bloccate negli ingorghi, generi di prima necessità nei centri di accoglienza e avviato attività di animazione per i bambini. Nei primi due giorni sono già state assistite più di 6.187 persone (distribuiti 3.925 pasti caldi, 276 kit igienici, 1.000 pezzi di vestiario, 500 kit alimentari, 868 kit alimentare leggeri). Si sono rivolti a noi di Caritas Libano, chiedendo: Cosa potete offrirci? La nostra risposta è stata: Vi daremo tutto ciò che possiamo. Ma la dolorosa verità è che le nostre risorse sono scarse, poiché abbiamo già fornito ciò che avevamo a coloro che soffrono ancora per la crisi in corso nel Libano”.
Per aiutare concretamente i due progetti è possibile effettuare un’ offerta detraibile a favore della Fondazione Mons. Vito De Grisantis, causale: Avvento di Carità 2024: IBAN: IT23K0306234210000002904373 – Centro Caritas Ugento-S. Maria di Leuca – Piazza Cappuccini, 15 – 73039 Tricase (Le). Info: https://www.caritasugentoleuca.it/ email: segreteria@caritasugentoleuca.it telefono:0833/219865.
Italia sempre più vecchia

Al 1° gennaio di quest’anno, certificato dall’Istat, la popolazione residente in Italia è pari a 58.990.000 unità, in calo di 7.000 unità rispetto alla stessa data dell’anno precedente (-0,1 per mille abitanti), che conferma quanto già emerso nel 2022 (-33.000 unità) proseguendo il rallentamento del calo di popolazione che, dal 2014 al 2021 (-2,8 per mille in media annua), ha contraddistinto l’Italia nel suo insieme.
La variazione della popolazione nel 2023 rivela un quadro eterogeneo tra le ripartizioni geografiche: nel Mezzogiorno la variazione è negativa, peraltro consistente nella misura del -4,1 per mille, mentre nel Nord, invece, la popolazione aumenta del 2,7 per mille. Stabile quella del Centro (+0,1 per mille). A livello regionale, la popolazione risulta in aumento soprattutto in Trentino-Alto Adige (+4,6 per mille), in Lombardia (+4,4 per mille) ed in Emilia-Romagna (+4,0 per mille). Le regioni, invece, in cui si è persa più popolazione sono la Basilicata (-7,4 per mille) e la Sardegna (-5,3 per mille).
Però con appena 379.000 bambini nati, l’anno appena concluso ha messo in luce l’ennesimo minimo storico di nascite, l’undicesimo di fila dal 2013. Un processo, quello della denatalità, che dal 2008 (577.000nascite) non ha conosciuto soste. Calano anche i decessi (661.000), l’8% in meno sul 2022, dato più in linea con i livelli pre-pandemici rispetto a quelli che hanno caratterizzato il triennio 2020-22: emerge un saldo naturale ancora fortemente negativo (-281.000 unità).
Le iscrizioni dall’estero (416.000) e le cancellazioni per l’estero (142.000) determinano un saldo migratorio con l’estero positivo di 274.000 unità, compensando quasi totalmente il deficit dovuto alla dinamica naturale con una dinamica migratoria favorevole, con un sostanziale equilibrio.
La popolazione residente di cittadinanza straniera al 1° gennaio di quest’anno è 5.308.000 unità, in aumento di 166.000 individui (+3,2%) sull’anno precedente; di conseguenza l’incidenza sulla popolazione totale tocca il 9%. Il 58,6% degli stranieri, pari a 3.109.000 unità, risiede al Nord, per un’incidenza dell’11,3%; altrettanto attrattivo per gli stranieri è il Centro, dove risiedono 1.301.000 individui (24,5% del totale) con un’incidenza dell’11,1%, mentre è più contenuta la presenza di residenti stranieri nel Mezzogiorno, 897.000 unità (16,9%), che raggiunge un’incidenza appena del 4,5%. Nel frattempo, sfiora 200.000 il numero di cittadini stranieri che nello scorso anno hanno acquisito la cittadinanza italiana, dato in linea con l’anno precedente (214.000), pur se in parziale calo.
Intanto i nati residenti in Italia sono 379.000, con un tasso di natalità pari al 6,4 per mille (era 6,7 per mille nel 2022) e la riduzione della natalità riguarda indistintamente nati di cittadinanza italiana e straniera. Questi ultimi, pari al 13,3% del totale dei neonati, sono 50.000, 3.000 in meno rispetto al 2022. La diminuzione del numero dei nati residenti del 2023 è determinata sia da una importante contrazione della fecondità, sia dal calo della popolazione femminile nelle età convenzionalmente riproduttive (15-49 anni), scesa a 11.500.000 al 1° gennaio, da 13.400.000 che era nel 2014 e 13.800.000 nel 2004. Anche la popolazione maschile di pari età subisce lo stesso destino nel medesimo termine temporale, passando da 13.900.000 nel 2004 a 13.500.000 nel 2014, fino agli odierni 12.000.000 persone.
Il numero medio di figli per donna scende così da 1,24 nel 2022 a 1,20 nel 2023, avvicinandosi di molto al minimo storico di 1,19 figli registrato nel lontano 1995: nel Nord diminuisce da 1,26 figli per donna nel 2022 a 1,21 nel 2023, nel Centro da 1,15 a 1,12; infine il Mezzogiorno, con un tasso di fecondità totale pari a 1,24, il più alto tra le ripartizioni territoriali, registra una flessione inferiore rispetto all’1,26 del 2022. In tale contesto, riparte la posticipazione delle nascite, fenomeno di significativo impatto sulla riduzione generale della fecondità, dal momento che più si ritardano le scelte di maternità più si riduce l’arco temporale disponibile per le potenziali madri. Dopo un biennio di sostanziale stabilità, nel 2023 l’età media al parto si porta a 32,5 anni (+0,1 sul 2022). Tale indicatore, in aumento in tutte le ripartizioni, continua a registrare valori nel Nord e nel Centro (32,6 e 32,9 anni) superiori rispetto al Mezzogiorno (32,2), dove però si osserva l’aumento maggiore sul 2022 (era 32,0).
Il Trentino-Alto Adige, con un numero medio di figli per donna pari a 1,42, continua a detenere il primato della fecondità più elevata del Paese, sebbene sia tra le regioni con la variazione negativa maggiore rispetto al 2022 (1,51). Seguono Sicilia e Campania, con un numero medio di figli per donna rispettivamente pari a 1,32 e 1,29 (contro 1,35 e 1,33 nel 2022). In queste tre regioni le neo-madri risultano mediamente più giovani che nel resto del Paese: 31,7 anni l’età media al parto in Sicilia; 32,2 anni in Trentino-Alto Adige e Campania.
La Sardegna continua a essere la regione con la fecondità più bassa. Stabilmente collocata sotto il livello di un figlio per donna per il quarto anno consecutivo, nel 2023 si posiziona a 0,91 figli (0,95 nel 2022). La precedono altre due regioni del Mezzogiorno: la Basilicata, dove il numero medio di figli per donna scende da 1,10 nel 2022 a 1,08 nel 2023; il Molise rimasto stabile a 1,10. La Sardegna e la Basilicata sono, insieme al Lazio, le tre regioni in cui il calendario riproduttivo risulta più posticipato, con età medie al parto rispettivamente pari a 33,2, 33,1 e 33 anni.
Scendendo a livello provinciale, il più alto numero medio di figli per donna si registra nella Provincia Autonoma di Bolzano/Bozen (1,56), che presenta una significativa discesa rispetto al 2022 (era 1,64). Seguono le Province di Gorizia (1,42), Palermo (1,39), Reggio Calabria (1,37), Ragusa (1,36) e Catania (1,36). Tutte le Province sarde, ai minimi nazionali, presentano una fecondità inferiore al figlio per donna: da quelle di Cagliari e del Sud Sardegna (0,86 per entrambe) a quelle di Oristano (0,93), Sassari (0,95) e Nuoro (0,99). A queste seguono la Provincia di Massa Carrara (1,02), nel Centro, e quella di Verbano-Cusio-Ossola (1,06), nel Nord.
Quindi ad inizio di quest’anno la popolazione residente presenta un’età media di 46,6 anni, in crescita di due punti decimali (circa tre mesi) rispetto all’inizio dello scorso anno: la popolazione ultrasessantacinquenne, che nel suo insieme ad inizio anno conta 14.358.000 individui, costituisce il 24,3% della popolazione totale, contro il 24% dell’anno precedente; è anche in aumento il numero di ultraottantenni, i cosiddetti grandi anziani: con 4.554.000 individui, quasi 50.000 in più rispetto a 12 mesi prima, questo contingente ha superato quello dei bambini sotto i 10 anni di età (4.441.000 individui). Questo rapporto, che è ora sotto la parità, era di 2,5 a 1 venticinque anni fa e di 9 a 1 cinquanta anni fa.
Diminuiscono inoltre gli individui in età attiva e i più giovani: i 15-64enni scendono da 37.472.000 (63,5% della popolazione totale) a 37 milioni 447mila (63,5%), mentre i ragazzi fino a 14 anni di età scendono da 7.344.000 (12,4%) a 7.185.000 (12,2%). Il Centro e il Nord, caratterizzati da una struttura di popolazione relativamente più anziana, presentano una proporzione di giovani (0-14 anni) rispettivamente pari al 12,1% e all’11,8%. Nel Mezzogiorno la quota è invece del 12,5%, ancora la più alta pur se in calo. In conclusione il numero stimato di ultracentenari (individui di 100 anni di età e più) raggiunge a inizio 2024 il suo più alto livello storico, superando 22.500 unità, oltre 2.000 in più rispetto all’anno precedente.
Fermare lo scontro in Terra Santa

Sabato 21 ottobre l’esercito israeliano ha lanciato volantini sull’intero nord della striscia di Gaza, ordinando l’immediata ‘evacuazione’, dichiarando le vite dei residenti a rischio e affermando esplicitamente che ‘chiunque scelga di non lasciare il nord della Striscia di Gaza per andare verso il sud, oltre il fiume Wadi Gaza, sarà considerato complice di un’organizzazione terrorista’. Inoltre il lancio dei volantini era stato preceduto, una settimana prima, da un ultimatum che avvisava 1.100.000 persone a dirigersi verso sud, come ha dichiarato Donatella Rovera, alta consulente di Amnesty International per le risposte alle crisi:
Si fermi il genocidio nel Nagorno-Karabakh

Oltre 4.000 civili sono entrati in Armenia dal Nagorno-Karabakh, dopo l’offensiva militare azera delle scorse settimane che ha provocato centinaia di vittime, feriti e dispersi. Lunghe code di macchine sono cominciate ad affluire dal corridoio di Lachin (che connette la regione contesa al territorio armeno) riaperto dalle autorità di Baku dopo un anno di chiusura.
Turchia, tre mesi dopo il terremoto la presenza della Chiesa cattolica

A fine marzo il Dicastero per il Servizio della Carità, su sollecitazione di papa Francesco, ha inviato circa 10.000 medicine, destinate alla popolazione, in collaborazione con l’ambasciata turca presso la Santa Sede. Immediatamente dopo il terremoto, che in Turchia ha provocato quasi 2.000.000 di sfollati, l’Elemosineria Apostolica si era mobilitata inviando soprattutto cibo in scatola, così come pure pannolini e altro materiale per le necessità più impellenti. A Iskenderun sono arrivate circa 10.000 maglie termiche da distribuire tra Turchia e Siria.
Dal Medio Oriente appelli per togliere sanzioni a chi è colpito dal sisma

Oltre 5.000.000 di persone potrebbero essere rimasti senza tetto in Siria dopo il devastante terremoto che ha colpito il Paese e la Turchia lunedì 6 febbraio, secondo l’Alto Commissariato per i rifugiati dell’Onu: “L’Unhcr si sta concentrando sulle strutture per i rifugiati, assicurando che i centri dove vengono inviati gli sfollati abbiano equipaggiamento adeguato, come tende, coperte termiche, materassini, abiti invernali”, ha dichiarato Sivanka Dhanapala, rappresentante in Siria dell’agenzia Onu.
Rapporto di Amnesty International: Russia colpevole della guerra ma Ucraina ha messo a rischio la popolazione
Papa Francesco invita a costruire un Paese fondato sul rispetto dei diritti

A metà del viaggio ‘penitenziale’ papa Francesco è giunto a Quebec, capitale del Québec e seconda città più popolosa della provincia del Canada Orientale, situata sul fiume San Lorenzo con un ruolo amministrativo. La città dal 1985 è Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, europea nello stile, fondata nel 1608 dall’esploratore francese Samuel de Champlain, la sua storia ha tuttavia inizio già nel XVI secolo, con l’arrivo dell’esploratore Jacques Cartier.