Farina parla con Minoli a “Il mix delle cinque” sul caso Becciu

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Oggi, 9 maggio 2022, con la regia di Mimmi Micocci, su Rai Radio 1 a Il mix delle cinque, Giovanni Minoli dopo le parole di Papa Francesco sulla guerra in Ucraina ha intervistato Padre Sergio Mercanzin: il ponte tra Russi ortodossi e cattolici è crollato? E, dopo il Salamino di Pietrangelo Buttafuoco, alle ore 17.10.15, ha tentato con Renato Farina di far luce sul caso Becciu.

Un’intervista breve, ma importante che sia stata fatta, perché nella sua misura essenziale, dà l’opportunità all’ascoltatore attento di carpire dove sta la verità, con le domande di Minoli che tocca punti importanti del caso Becciu e le risposte date da Farina. Una buona intervista che aiuta a capire che la verità non è troppo distante da noi. Farina è stato bravo a tradurre in modo semplice ciò che per l’ascoltatore medio sarebbe difficile da capire. Innanzitutto perché il Vaticano non è facile da decifrare; per chi non lo conosce è come un dedalo senza uscita. Dopo a Scaraffia [*], Minoli ha fatto un’intervista a Farina. Si capisce che Minoli sa quale sentiero seguire per scoprire la verità.

[*] Muro impenetrabile della Santa Sede. Silenzio assordante dell’Espresso. Che dicano la verità. Scaraffia e Libero non allentano la presa sul killeraggio mediatico dell’Espresso – 26 novembre 2020

L’intervista a Renato Farina sul caso Becciu al 10’ 15”.

Trascrizione dell’intervista a Renato Farina con Giovanni Minoli
andata in onda nel Mix delle 5 su Rai Radio 1, 9 maggio 2022


Giovanni Minoli: Che è un’altra tempesta che agita il Vaticano. È il processo sulla gestione dei fondi dell’Obolo di San Pietro. Durante la quattordicesima udienza, il Cardinale Angelo Becciu, ex Sostituto della Segreteria di Stato, ex Prefetto delle Cause dei Santi, insomma, l’ex numero 3 della gerarchia vaticana, ha respinto tutte le accuse a suo carico. Becciu ha potuto difendersi, superando il segreto vaticano da cui è stato dispensato dal Papa. Ecco Renato Farina, giornalista, su Libero tu hai scritto che questa decisione del Papa è stata coraggiosa. Coraggiosa, perché?
Renato Farina: Perché si è messo totalmente nelle mani di un uomo, il Cardinal Becciu, che lui stesso, il 24 settembre del 2020, aveva trattato come un farabutto, mentitore e ladro e perciò lo aveva condannato ad una sorta di crocifissione cautelare.

Minoli:
Adesso si è affidato a lui.
Farina:
Certo, mettendo a rischio se stesso personalmente.

Minoli:
Però, non è normale che uno che si deve difendere, debba poter parlare?
Farina: Sembra ovvio, ma in Vaticano nulla lo è. Ma ricordiamo, che anche in tutti gli Stati di diritto, cosa che il Vaticano non è, esiste il segreto di Stato che tutela la sicurezza nazionale. Uno non può usare certe cose per difendersi, perché metterebbe a rischio la sicurezza nazionale. Ma il Papa questo rischio lo ha voluto correre.

Minoli:
Coraggioso quindi in questo senso.
Farina: Sì molto.

Minoli: Ma questa notizia è arrivata dopo che il Cardinal Becciu aveva chiamato anche il Papa a testimoniare?
Farina: No. Allora, Becciu non ha mai chiamato il Papa a testimoniare. Non avrebbe mai osato per stima del Papa e perché conosce la legge vaticana, che equivale a quello italiano del 1913, dove il Re non può testimoniare. Sono stati altri avvocati a chiederlo.

Minoli: Senti, ma può segnalare, come pensano in molti, che il Papa si è reso conto di essere stato indotto in un errore di valutazione sui reali comportamenti di Becciu. Questo atteggiamento?
Farina: Adesso il Papa vuole la verità. Becciu dice che il Papa ha dichiarato di saperlo innocente. Non so bene in che sede lo abbia udito dire così, ma lo dice. Di fatto dandogli la voce, ha consentito di smontare tutte le accuse. Ci sono avvocati che non c’entrano nulla con Becciu, i quali mi hanno detto: “Ma a questo punto il processo è finito, perché ha dimostrato, carte alla mano, che lui è innocente”.

«La religiosa francescana di Maria Immacolata, di nazionalità colombiana, Suor Gloria Cecilia Narvaez Argoti, rapita nel febbraio 2017 dai jihadisti in Mali, è stata rilasciata. Lo ha annunciato la Presidenza del Mali in un comunicato. Suor Gloria Cecilia Narvaez Argoti era stata rapita il 7 febbraio 2017 a Karangasso, nel distretto di Kutiala, nel sud del Mali vicino al confine con il Burkina Faso, dove lavorava come missionaria. Secondo la Presidenza del Mali il rilascio è “il coronamento di 4 anni e 8 mesi di sforzi congiunti di diversi servizi di intelligence”. Il Presidente della Transizione in Mali, il Colonnello Assimi Goita, assicura che “sono in corso sforzi” per liberare tutti i rapiti in Mali. La liberazione della suora colombiana è stata confermata all’AFP dall’Arcivescovo metropolita di Bamako, Monsignor Jean Zerbo, che ha assicurato che la religiosa “sta bene”. La Presidenza del Mali ha reso omaggio in un tweet al “coraggio” della suora colombiana» (Rai News, 10 ottobre 2021).

Minoli: Nella sua deposizione, Becciu ha parlato di un milione di euro necessari per liberare una suora colombiana rapita in Mali nel 2017, è così?
Farina: Sì sì, Suor Gloria. E parlando riferendo al Papa della circostanza, il Papa aveva detto che si doveva fare di tutto per liberarla.

Minoli: Senti, Becciu ha sostenuto che il Papa era d’accordo con lui nell’operazione, lo credi?
Farina: Ci credo perfettamente, tra l’altro c’è una tradizione cristiana, c’è anche un Santo, San Pietro Nolasco, che ha liberato migliaia di cristiani dalle mani dei musulmani pagando riscatti, per cui non è una cosa nuova per la Chiesa.

Minoli: Ecco, ma se fosse confermato questo particolare, però cambia tutto?
Farina: Cambia tutto, cambia tutto, perché questa era l’accusa più infamante che si potesse fare a un Cardinale, cioè di aver spartito con la sua amante – perché questa è stata fatta passare dalla stampa, che è all’orecchio dei magistrati – e per farle comperare delle borsette.

Minoli: Il Cardinale Becciu dice che fu il Papa a vincolarlo al segreto e avrebbe detto, dobbiamo saperlo solo io e te questo fatto che tu puoi spendere questo milione di euro per liberarla. Se è vero che avrebbe detto così, perché la necessità di questo segreto?
Farina: Perché esiste un principio di tutela verso tutti i missionari, perché esporre questo fatto avrebbe indotto a dei rapimenti. Per questo Becciu sperava quasi di essere dispensato dalla liberatoria, è una questione di coscienza molto grave. Infatti, il Papa è stato criticatissimo dai media, inglesi soprattutto, quelli italiani non hanno detto niente, perché sono molto servili.

Minoli: Ma chi doveva fare la trattativa, doveva essere una società inglese ed era presente anche la signora Marogna, e così?
Farina: Sì è così.

Minoli: Ecco, ma quale sarebbe il ruolo della Marogna di cui si è parlato e sparlato tantissimo?
Farina: Il ruolo della Marogna era quello di essere un po’ il ponte tra i servizi segreti italiani – che non riesco a capire come abbiano potuto non esaminarla precedentemente e accreditarla – e il Vaticano. Lei era incaricata di trovare soluzioni a questo problema.

Minoli: Quindi la signora Marogna ha avuto un ruolo da servizio segreto, diciamo così?
Farina: Sì, ma lei era già parte dei servizi segreti italiani, fonte diciamo.

Minoli: Quindi il milione non era il compenso per la signora, ma i soldi necessari per liberare la suora?
Farina: Sì, esatto.

Minoli: E la Marogna avrebbe fatto questo gratuitamente?
Farina: No, no. Becciu l’ha detto. Poi a parte, a successo avvenuto, sarebbe stata ricompensata. Il Papa paga il lavoro.

Minoli: Dunque anche per l’acquisto del famoso palazzo a Londra, Becciu, rispetto ai soldi necessari, fa riferimento ai fondi della riserva della Segreteria di Stato e non all’Obolo di San Pietro da cui Becciu sarebbe stato accusato di averli prelevati. Perché?
Farina: Ma perché lui aveva il permesso da parte dei suoi superiori, cioè prima da Bertone, poi da Parolin, di disporre dei denari in mano alla Segreteria di Stato per creare utili necessari alla sopravvivenza di quel mondo grandioso che è la Chiesa, che ha molte necessità. Non è stata una decisione presa a capocchia per ingrassare gli altri.

Minoli: Ecco Renato, Becciu ha parlato anche di Monsignor Perlasca, è vero che chi ha avallato l’operazione sarebbe stato proprio lui, il capo dell’Ufficio, Perlasca?
Farina: Perlasca aveva una competenza specifica e ha caldeggiato l’operazione. Becciu, che dice che i rapporti vaticani si basano sulla fiducia, ha detto di sì, ma tutto questo è stato poi confermato dalla catena di comando Peña Parra – che ha sostituito Becciu -, Parolin, e quindi anche un po’ più su.

Minoli: Quindi Becciu ha parlato anche di Monsignor Perlasca. È vero che ha tentato di fare pressione per fargli ritirare l’accusa che aveva fatto verso di lui?
Farina: Lui ha negato risolutamente, lo ritiene una calunnia e per questo l’ha denunciato. Mi sembra che agire attraverso gli strumenti offerti dalla giustizia sia giusto.

Minoli: Calunnia per cosa?
Farina: La calunnia era sul fatto che Becciu avesse ordito delle trame per arricchire i suoi fratelli, per usare l’Obolo per interessi personali e così via. L’ha accusato di tutto, cioè tutto quello che ha fatto Perlasca, di cui era accusato Perlasca, cioè di avere agito in combutta con dei finanzieri internazionali per arricchire se stesso e gli altri, l’ha rovesciato su Becciu.

Minoli: Sui fondi inviati da Becciu in Australia, Monsignor Perlasca, che cosa ha dichiarato poi esattamente? Ha fatto marcia indietro insomma?
Farina: È incredibile. 700.000 euro non erano destinati per pagare testimonianze contro Pell, ma per pagare i legali di Pell.

Minoli: Quindi, in sostanza è lui, è Perlasca che ha scagionato Becciu?
Farina: Sì, anche se tutto questo non è poi rifluito nelle requisitorie, nel rinvio a giudizio dei magistrati vaticani.

Minoli: Anche Becciu ha dichiarato che i fondi inviati in Australia non erano per comprare i testimoni contro Pell, ma per acquistare un dominio Internet “catholic”, segnalato proprio da Pell. Ci sono le prove di questo?
Farina: Sì, ci sono i bonifici e la lettera dello stesso Pell, che disponeva l’acquisizione, prodotta da Becciu in udienza.

Minoli: Quindi se è così, fu lo stesso Pell, il nemico di Becciu teorico, ad autorizzare il bonifico?
Farina: Non il bonifico, ma l’operazione di acquisizione. Sono particolari, però su queste cose ci si sgozza in Vaticano.

Minoli: Ecco fin dall’inizio tu, insieme a Feltri su Libero, hai seguito la vicenda molto dettagliatamente. Cosa non vi convinceva del caso Becciu?
Farina: La totale mancanza di prove e il fumus persecutionis, che era visibile dal fatto che era iniziata una campagna con documenti riservati su un settimanale.

Minoli: Dunque è possibile che il Papa sia caduto in una trappola, cioè sia stato indotto in errore?
Farina: Non è infallibile su queste cose, anzi, lo dice lui stesso, è umorale. Già ha fatto parecchi errori, poi si scusa. La sua forza è quella. Lo ha fatto con il Cardinal Comastri, anche se la cosa non è risaputa, che era stato accusato di aver guadagnato con non so quali appalti su San Pietro. Ha capito che non era vero e ha chiesto scusa.

Minoli: Ecco quindi può capitare la stessa cosa per Becciu, cioè reintegrarlo?
Farina: Reintegrarlo, mah. Guarda, tutto questo è stato imbastito, secondo me turlupinando il Papa, per impedire a Becciu di entrare in Conclave. Ci sono troppi papabili.

La “scatola nera” che è bianca, consegnata dal Papa emerito Benedetto XVI a Papa Francesco il 23 marzo 2013 nella residenza papale di Castelgandolfo, con sopra una grande busta bianca e accanto una busta bianca piccola.

Minoli: Da chi?
Farina: Allora io credo che ci sia una scatola, la scatola che Ratzinger ha consegnato al suo successore, con il rapporto di tre cardinali, che avevano indagato sulle lobby. Bisognerebbe aprire quella scatola e studiarla.

Minoli: Insomma, nella più classica tradizione italiana, Becciu potrebbe sembrare il classico capro espiatorio, ma per coprire che cosa? Quello che c’è dentro la scatola?
Farina: Certo, per coprire quello che c’è dentro la scatola e anche per rabbonire Moneyval che aveva messo sotto accusa le finanze vaticane. Il Vaticano dice, se c’è una mela marcia, noi la facciamo fuori e, in questo senso, una grossa mela marcia era l’ideale. Per cui c’era un doppio aspetto, ma il principale era: Becciu non deve entrare in Conclave.

Minoli: Ecco, il 18 maggio continuerà l’interrogatorio di Becciu. Tu ti aspetti delle rivelazioni clamorose?
Farina: Ne sono sicuro.

Minoli: Rivelazione clamorosa di che genere?
Farina: Di tutti i generi. Ricordiamo, che con la strana compiacenza del Presidente del Tribunale Pignatone, i Promotori di Giustizia non hanno consegnato moltissima parte del materiale che si sono riservati di usare. Quindi possiamo aspettarci di tutto. Io naturalmente credo, che poi le cose cadranno. Ma intanto, naturalmente, le accuse avranno una risonanza mondiale.

Minoli: Mi pare che adesso Becciu le stia già smontando. Ecco, quindi il Papa, mi hai detto, non testimonierà?
Farina: Non testimonierà, anche se questo Papa è capace di sorprese straordinarie.

Minoli: Potrebbe anche farlo?
Farina: Potrebbe anche farlo, ma sarebbe un corto circuito pazzesco, perché lui riassume in sé tutti i tre poteri e non me lo vedo attaccato da avvocati con l’uncino; lui è abituato alle conferenze stampa con le pecorelle sull’aereo.

Minoli: Va bene grazie, vedremo come andrà il 18 maggio.

Postscriptum

1. Vale la pena rileggere oggi anche nostro articolo dell’8 marzo 2021: Se per ogni bugia detta dai lanciatori di coriandoli de L’Espresso avessimo in cambio un solo centesimo, oggi avremmo in tasca un capitale. Ripeto qui solo una frase: “Feltri, Farina, Scaraffia, Minoli: sono nomi autorevoli, dai quali provengono critiche che inchiodano a responsabilità inequivocabili L’Espresso, i suoi falsari [QUI] e i suoi lanciatori di coriandoli [QUI e QUI](V.v.B,)

2. Propiniamo alla lettura… e riflessione, anche quanto segue.

Papa ingannato su Becciu e Pell. Caccia ai colpevoli
Chi ha ingannato il Papa creando nella Chiesa “uno scandalo di inaudita gravità?” E perché?
di Felice Manti
Ilgiornale.it, 7 maggio 2022

Chi ha ingannato il Papa creando nella Chiesa «uno scandalo di inaudita gravità?» E perché? Una domanda che cade nel vuoto. In 30 documenti in parte inediti, depositati dai legali Fabio Viglione e Maria Concetta Marzo, ci sono le prove dell’innocenza del cardinale Giovanni Angelo Becciu, imputato di peculato per la gestione dei fondi della Segreteria di Stato per il palazzo londinese di Sloane Avenue, ultimata quando Becciu non c’era più. Ma non c’è alcun peculato sui soldi alla coop Spes perché «le somme elargite erano carità». E nessun familiare si è mai arricchito.

«La ricerca della verità giudiziaria m’impone di dire quanto so in obbedienza al Santo Padre», ha detto Becciu l’altro giorno davanti al Tribunale vaticano, rivelando di aver salvato dal suicidio monsignor Alberto Perlasca, che proponeva gli investimenti e ne curava l’istruttoria, quando gli fu comunicato che avrebbe dovuto abbandonare il Vaticano. Una serie di messaggi depositati lo testimoniano. Mai Becciu decise in modo difforme dall’ufficio di Perlasca. Che archiviato e fuori dal processo vorrebbe costituirsi parte civile. Altro che pentito…

Nella lunga difesa c’è poi il ruolo di due donne. La prima, Genoveffa Ciferri Putignani, sedicente amica di Perlasca, dopo alcune «singolari telefonate» avvisò Becciu: «Se non farà di tutto per restituire onore e impiego a lui, perderà la sua berretta cardinalizia e il suo cappello sarà un semplice ricordo ignominioso per Lei!». Così accadde, dopo una singolare successione di eventi, che Becciu ha ricostruito. Fino al messaggino sull’affaire inglese con Perlasca: «Ma tu ed io possiamo essere ritenuti responsabili di qualcosa?» chiese Becciu. «Lei credo proprio di no» rispose Perlasca.

Quanto alla misteriosa Cecilia Marogna e al rapporto con questa donna «distorto con illazioni offensive, di infima natura, lesive della mia dignità sacerdotale», il cardinale manda in tilt chi aveva già pensato a spiegazioni implausibili. Fu col Papa che Becciu parlò per farsi autorizzare le attività per la liberazione di una suora rapita in Mali. Quando Bergoglio lo chiamò per comunicagli le accuse, Becciu rivelò: «Mi ha già condannato. Spero ci ripensi…». Ora può accadere. I segnali non mancano. Cresce e si diffonde ormai un’idea inquietante: il Santo Padre è stato ingannato. Chi ha progettato questa diabolica macchinazione? Anche la querelle sul cardinale George Pell, «nemico» di Becciu, accusato ingiustamente di pedofilia, è stata documentalmente chiarita. Qualcuno insinuò che dietro i suoi carnefici ci fosse Becciu. Una lettera del 29 aprile 2022 firmata da Segretario di Stato Pietro Parolin – pubblicata da Libero – ne dimostra l’innocenza. Nessuna macchinazione. Ieri Pell ha tentato di replicare alla dichiarazione resa in udienza. Ma più che a Becciu dovrebbe rispondere al Segretario di Stato che ha scritto la risposta.

3. Procuratore Marogna: “Dopo parole Becciu chiaro fosse legittimata dal Papa”
Adnkronos, 9 maggio 2022

“Sono contento che finalmente tutti siano stati messi a conoscenza delle competenze professionali indiscusse di Cecilia Marogna, così come del fatto che sia stata cristallizzata la circostanza che sia stata lei a introdurre al Cardinale Angelo Becciu i vertici dei servizi segreti”. Lo afferma all’Adnkronos Riccardo Sindoca, procuratore in atti di Cecilia Marogna, commentando l’esito della deposizione del Cardinale Angelo Becciu al processo in corso in Vaticano nato dallo scandalo del palazzo di Londra e che vede imputati, tra gli altri, anche l’ex numero due della Segreteria di Stato e la consulente cagliaritana.
Sindoca di dice “attonito per il fatto che si sia passati dal silenzio”, rispettato “fino ad apporre il segreto di Stato”, al “fare riferimento a Papa Francesco per diverse questioni e circostanze. Ma – aggiunge – questa è una scelta insindacabile e un diritto da parte di colui che risulta esserne stato sciolto per potersi giustamente difendere”. In ogni caso, sottolinea, dalla deposizione di Becciu, “è emerso chiaramente che Cecilia Marogna avesse piena legittimazione da parte di Papa Francesco sia per quanto riguarda la propria professionalità, profusa nell’interesse esclusivo della Santa Sede, sia per i pagamenti ricevuti, autorizzati dal Sommo Pontefice”.
“Mi risulta invece poco credibile la circostanza riferita da Becciu che il Vaticano avesse stanziato un milione di euro per coprire le spese della gestione informativa e operativa relativa alla liberazione della suora colombiana. Se e quanto sia stato pagato in ordine a questa liberazione, nel caso, lo sapranno, forse i servizi segreti italiani che si son prodigati nell’andare a prelevarla e a portarla in Vaticano e non certo Cecilia Marogna che – sostiene il procuratore in atti – mai ha ricevuto ordine dalla Santa Sede di pagare alcun riscatto a fronte di un sequestro”. L’incarico della Marogna, infatti, spiega era semmai quello “di creare un servizio informativo e preventivo contro tali fenomeni. Fatto peraltro ben circostanziato dalle parole intercettate durante il pranzo al ristorante lo Scarpone tra Becciu e Perlasca, quando, parlando proprio della liberazione della suora, lo stesso Becciu fa presente a Perlasca che ‘se ne sarebbe parlato solo fra qualche anno…’”.
“Nemmeno è tanto credibile – aggiunge – la circostanza riferita che Cecilia Marogna non avrebbe dovuto percepire alcun compenso se non a liberazione ottenuta, visto che, diversamente, la parte che rappresento, che lavorava in quegli anni in via esclusiva per la Santa Sede, non si comprenda come avrebbe potuto sostentare se stessa e la propria figliola: è implicito e logico che un professionista impieghi parte dei denari incassati con la sua società anche quale appannaggio personale, quale rimborso da amministratore ad esempio, e per poter vivere, oltre che per poter pagare tutte le spese organiche e sociali e di rappresentanza”, sostiene Sindoca, che, quanto all’esito del processo si dice ottimista: “Sono certo che tutto volgerà per il meglio, man mano che si va avanti. Ora attenderemo il proseguo con massima serenità”.

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La Rassegna Stampa sul “caso Becciu” a cura di Andrea Paganini [QUI].

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