Riflessioni sparse nell’era dei bambini onnipotenti al potere. Per capire (spiegare non è giustificare) cosa sta succedendo realmente in Ucraina – Parte 9

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Prosegue dalla Parte 8: QUI.

Proseguiamo con la nostra “antologia messo insieme con pazienza” (come è stata definita dall’amico e collega Marco Tosatti), dedicata al conflitto russo-ucraino, con riflessioni sulla guerra in Ucraina. Qui non si fa cronaca di una terribile guerra, di cui siamo già sommersi, con bassa possibilità di verificare le notizie con cui veniamo bombardati, senza fare un fact checking vero. E occuparsi della crisi ucraina significa non solo vedere le atrocità che la guerra porta con sé, ogni guerra, ma anche dedicarsi all’archeologia storica. E facendo ciò si comprende che la questione è un po’ più complicato della scelta pro o contro Putin. Noi siamo contro la guerra, contro ogni guerra, e per la pace. Questo, ovviamente, non è di facile comprendio per analfabeti funzionali, avversi di metacognizione, in questa era dei bambini onnipotenti con il potere di poter scatenare una guerra atomica e nel frattempo di far finire inermi civili in fosse comuni (vedi in chiusura di questo articolo).

Perché la guerra in Ucraina non è iniziata con la più recente invasione della Federazione Russa iniziata il 24 febbraio 2022, ma già otto anni prima. È iniziata con la crisi della Crimea sfociata nella fase cruente il 26 febbraio 2014, quando un gruppo di uomini senza particolari segni di riconoscimento ha fatto irruzione nel Parlamento di Simferopoli, capitale della Repubblica autonoma di Crimea issando sul tetto la bandiera russa. Nei giorni successivi c’è stata una progressiva invasione di truppe russe in Crimea. Sull’inizia della crisi ci sono fatte diversi ipotesi:

  • La Russia spinge per creare una Ucraina suddivisa in federazioni per neutralizzare la presenza di una Ucraina anti Russia all’interno della NATO. La Russia non vuole che la NATO coinvolga Paesi che stanno oltre la Germania, non vuole farsi schiacciare a Ovest e l’occupazione della Crimea sarebbe stato un messaggio all’Occidente.
  • Putin vuole tornare all’idea di una nuova, grande Russia.
  • Putin sostiene di aver risposto alla richiesta di aiuto dell’allora Presidente dell’Ucraina Viktor Janukovy per sedare i disordini interni. L’occupazione della Crimea, dal suo punto di vista, era l’aiuto della Russia ad un paese sovrano vicino.

Poi, è iniziata la guerra dell’Ucraina orientale o guerra del Donbass, inizialmente indicata come rivolta (o crisi) dell’Ucraina orientale, un conflitto in corso che ha avuto inizio il 6 aprile 2014, quando alcuni manifestanti armati, secondo le testimonianze, si sono impadroniti di alcuni palazzi governativi dell’Ucraina orientale, ossia nelle regioni di Donetsk, Luhansk e Kharkiv. Solo un mese prima le autorità della Crimea avevano annunciato anch’esse l’indipendenza dall’Ucraina e avevano formalizzato l’adesione alla Federazione Russa. I separatisti, volendo emulare i crimeani, chiesero anch’essi un referendum per l’indipendenza che sarà negato dall’Ucraina. Il referendum, non riconosciuto e non verificato da alcuna organizzazione internazionale terza, si tenne comunque l’11 maggio 2014, sicché dal 6 aprile la Repubblica Popolare di Donetsk e la Repubblica Popolare di Luhansk proclamarono la loro indipendenza, riuscendo a prendere il controllo di parte dei rispettivi Oblast.

«Una ragazza di 16 anni a suo padre: “Prima il Covid, adesso la guerra da vicino. Quello che stiamo provando noi negli ultimi due anni, voi ve lo siete risparmiato per tutta la vita”. Dice il vero. Noi adulti da giovani avevamo sogni, loro incubi» (Carlo Verdelli).

«Non sono molto d’accordo. Noi abbiamo vissuto gli anni di piombo, la crisi energetica, il terrore della guerra fredda. Poi si devono valutare le situazioni specifiche: pensiamo, per esempio, ai giovani americani costretti ad andare a morire in Vietnam» (Alberto Maffioli).

«Tutto ciò che è già avvenuto accadrà ancora; tutto ciò che è successo in passato succederà anche in futuro. Non c’è niente di nuovo sotto il sole. Qualcuno forse dirà: “Guarda, questo è nuovo!”. Invece quella cosa esisteva già molto tempo prima che noi nascessimo. Nessuno si ricorda delle cose passate. Anche quello che succede oggi sarà presto dimenticato da quelli che verranno. Inutile cercar di capire» (Qoèlet 1, 9-11).

«Bisogna incoraggiarli i ragazzi a sperare in un domani non sappiamo quanto tempo ci vorrà ancora prima che la notte finisca. Ma finirà! E sarà un tempo di pace e nuova umanità…Siamo a cavallo tra un già vissuto e un nuovo tempo tutto da vivere e scoprire. E i ragazzi lo vivranno. Loro saranno la futura generazione che costruirà il Bene… Quando trionferà il Cuore immacolato di Maria… questo bisogna dire ai ragazzi ed esserne prima noi adulti convinti» (Graziella La Cognata).

“Nulla è perduto con la pace, tutto può esserlo con la guerra”: il 24 agosto 1939, nell’imminente pericolo della Secondo Guerra Mondiale, Papa Pio XII pronunciò questa frase in un radiomessaggio rivolto ai governanti e ai popoli.

Il dialogo tra il Patriarca e il Papa è già un ricordo
di Marco Grieco
Domani, 9 marzo 2022


Era il 2017 quando Papa Francesco riconobbe per la prima volta il sanguinoso conflitto in Ucraina, ricevendo il plauso della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina. Oggi, invece, la Santa sede sceglie la prudenza diplomatica.
I tentativi di negoziato promossi dalla Santa Sede per ora si sono risolti in una telefonata del Segretario di Stato Cardinale Pietro Parolin al Ministro degli Esteri della Federazione Russa Sergej Lavrov: apertura di corridoi umanitari e stop ai combattimenti è l’appello.
Gli accorati appelli del mondo cattolico a un intervento di Papa Francesco stanno sfumando. Per il momento la linea della Chiesa Cattolica è la cosiddetta «diplomazia umanitaria». Ma basterà?

Ucraina: Card. Parolin, parole Kirill favoriscono escalation
Da Lavrov no rassicurazioni su corridoi

(ANSA) – ROMA, 09 MAR – “Le parole di Kirill non favoriscono e non promuovono una intesa, anzi rischiano di accendere ancora di più gli animi e di andare verso una escalation e di non risolvere la crisi in maniera pacifica”. Lo ha detto il Segretario di Stato Cardinale Pietro Parolin, a margine di un convegno organizzato a Roma all’Angelicum dall’associazione “Sui tetti”, a proposito del discorso choc del patriarca russo Kirill sulla guerra giusta per arginare le lobby gay in Occidente [QUI].
Quanto alla possibilità di un incontro tra il Papa e Kirill che si era detto possibile tra giugno e luglio, Parolin ha spiegato: “La questione è molto complicata anche dalla tensione che esisteva tra Chiese quindi al momento non c’è stata possibilità”.
Non ci sono state “rassicurazioni” sui corridoi umanitari in Ucraina nella telefonata che il Cardinale Parolin ha avuto ieri con il Ministro degli Esteri russo Lavrov. “Abbiamo parlato anche dei corridoi umanitari – ha detto Parolin – che era una delle richieste fatte anche a nome del Papa, di rispettarli, oltre che il tema del rispetto dei civili in generale. Rassicurazioni direi di no, rassicurazioni non mi sono state date”. Lavrov, riferisce Parolin, “ha presentato il loro punto di vista”. Alla domanda se a suo parere esistano margini di trattativa per fare finire il conflitto russo-ucraino, il Segretario di Stato ha risposto: “Io spero di sì perché sennò non c’è possibilità che questa guerra finisca in maniera negoziata; certo sono margini molto ristretti ma la speranza è che si possa arrivare a una posizione negoziata” (ANSA).

«In tempi non sospetti (oltre vent’anni fa, forse trenta) Vittorio Messori ebbe ad osservare che forse il problema più grosso in Vaticano era la mediocrità diffusa. Nel frattempo altri problemi si sono dilatati e, probabilmente, si son fatti ancora più gravi. Ma la mediocrità resta sempre lì ed ultimamente sembra sia addirittura criterio di scelta, titolo preferenziale per una buona carriera» (Mauro Stella).

Si invoca dialogo e si prosegue con le purghe putiniane. «Ah, quella voglia “qualcosa”, come di… mediazione…» (Caterina Orrei).

Il vice di Kirill sospeso dall’università di Friburgo: “Non ha condannato la guerra, non può insegnare teologia”
di Vittorio Giovenale
Secoloditalia.it, 8 marzo 2022


La Facoltà di Teologia dell’Università di Friburgo ha sospeso dall’incarico di professore ordinario il metropolita Hilarion, numero due nella Chiesa ortodossa russa, dopo il patriarca Kirill, nonché direttore del Dipartimento per le relazioni esterne ecclesiastiche del Patriarcato di Mosca. In questione, il suo silenzio di fronte all’aggressione russa in Ucraina.

In una dichiarazione pubblica, Mariano Delgado, preside della Facoltà di Teologia, ricorda di aver chiesto il 2 marzo al metropolita Hilarion di “usare la sua influenza ecclesiastica e politica per condannare pubblicamente e inequivocabilmente l’invasione militare dell’Ucraina da parte della Russia”. Lo ha quindi invitato a richiedere pubblicamente e inequivocabilmente che il presidente Putin ritiri immediatamente le truppe russe. Nonché a impegnarsi pubblicamente e inequivocabilmente a una soluzione del conflitto basata sul dialogo. Il tutto sulla base del diritto internazionale e dei diritti umani”.

In una lettera del 3 marzo, il metropolita Hilarion ha replicato all’ateneo svizzero che lui e la sua Chiesa “sono impegnati in campo umanitario, soprattutto dal 2014, nel contesto del conflitto in Ucraina. Inoltre, starebbero facendo tutto il possibile per aiutare le persone bisognose e porre fine al conflitto”. La controreplica di Delgado è stata netta. Poiché questo “non corrisponde a ciò che la facoltà si aspetta da lui, ritiene opportuno sospenderlo dalla cattedra di cui è titolare”.

Il metropolita Hilarion Alfeyev è a capo del dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca. È considerato il numero due nella Chiesa ortodossa russa, dopo il patriarca Kirill. Nel 2011, l’Università di Friburgo gli aveva conferito una cattedra titolare.

Nelle “Massime Cardiane”, Franco Cardini ci offri la versione dei fatti che in Italia non può neanche essere detta, pena di essere etichettati “Putinversteher” (putiniani) e finire in liste di proscrizione. Questo è il destino dei comunicatori in ogni guerra, tra le parti in conflitto, nella propaganda e sul campo. De seguito riportiamo una di queste “Massime Cardiane”, consigliando la letture anche alle altre: «Lavoriamo per la pace, dunque. Ma facciamolo con realismo, senza piagnistei e senza isterismi manichei. Manifestare per la pace ma al tempo stesso “schierarsi con l’Occidente”, “senza se e senza ma”, significa solo contribuire a correre a passo di carica verso una prosecuzione e un allargamento del conflitto che non può giovare a nessuno. Le guerre, le perdono tutti».

Minima Cardiniana 367/2
di Franco Cardini
Francocardini.it, 28 febbraio 2022

Domenica 27 febbraio 2022
Ottava Domenica del Tempo Ordinario
Ultima domenica di carnevale
San Leandro Vescovo

EDITORIALE

Dal Vangelo di oggi (Luca, 6, 41-42)
“Perché guardi la pagliuzza ch’è nell’occhio del tuo fratello e non t’accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: – Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio -, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello”.

NEL DONBASS NON CI SONO BAMBINI CHE ABBRACCIANO PIANGENDO LE BAMBOLINE, E NEMMENO VECCHIETTE CHE ATTRAVERSANO PENOSAMENTE LA STRADA…

… così come non ce n’erano né la traccia né l’ombra, una manciata di anni o di mesi fa e anche adesso, né a Gaza, né a Beirut, né a Belgrado, né a Kabul, né a Baghdad, né a Tripoli, né a Damasco.

Cari miei, parliamoci chiaro. Sono ormai tre notti che quasi non dormo per seguire quel che avviene tra Russia e Ucraina, due paesi che mi sono carissimi e dove ho tanti amici; da tre giorni sto attaccato al telefono e al computer. Anch’io combatto, anch’io fo la mia guerra, come canticchiavano un’ottantina di anni fa bambini poco più grandi di me (io ero troppo piccolo per cantare). Questa guerra me la sento addosso, me la sento dentro: e mi fa male. Al tempo stesso, è chiaro che sono indignato e inferocito come forse non mai.

Fermare la guerra. Era già in atto da tempo, ma “l’Occidente” – questa parola infame e ambigua, che oggi sembra tornare di gran moda – non faceva nulla per ridurre il governo ucraino a più moderati consigli. Al contrario. L’aggressività di Zelensky nei confronti del Donbass si fondava sulla ferma convinzione che la NATO fosse disposta a tutto pur di metter a punto il suo disegno di avvicinarsi varie centinaia di chilometri alla frontiera russa e installarvi i suoi missili a testata nucleari puntati su Mosca, quelli in grado di colpire a oltre 3000 chilometri. Il governo russo ammoniva severamente, poi minacciava: ma si era sicuri che non avrebbe osato. Invece alla fine ha osato eccome. Non come aggressore, ma come a sua volta minacciato di aggressione.

Fermare la guerra. È questa la priorità. Forse si sarebbe dovuto agire prima: da parecchi giorni ormai la stretta ucraina sulle città del Donbass si era fatta più pesante, mentre Zelensky insisteva per essere ammesso nella NATO in extremis. Era una speranza disperata, una follia: ma era non meno chiaro che Putin prendeva in considerazione tale possibilità estrema, che se si fosse verificata gli avrebbe definitivamente legato le mani oppure costretto a considerarla come una dichiarazione di guerra de facto. Ma il presidente ucraino andava irresponsabilmente per la sua strada, certo di avere il gigante americano alle sue spalle. È incomprensibile, ma non si era reso conto che Putin a quel punto poteva fare solo quello che ha fatto: e farlo subito.

Fermare la guerra. Era la priorità fin dall’inizio. A livello diplomatico, quando una guerra incombe, si ricorre a trattative magari affrettate, magari “in perdita”, perfino col rischio di apparire deboli. Si fanno proposte, e quindi bisogna anche offrire qualcosa di appetibile. Ad esempio esporre in che misura e fino a che punto si è disposti ad alleviare un sistema sanzionario in atto a fronte di un arresto o di una ritirata del nemico ch’è ancora potenziale. Da quando in qua si risponde a una minaccia di guerra aggravando le ragioni che l’hanno provocata, a meno che quella guerra non la si voglia sul serio e a tutti i costi?

Ora, ecco qua. Un’aggressione degli ucraini contro il Donbass è irrilevante: non la si vede da lontano, ha modestissime dimensioni e può essere “dimenticata” tanto più che i russofoni della foce del Don non interessano a nessuno in Occidente. Ma quando si muove l’Orso di Mosca, tutto cambia aspetto: e giù col mostro aggressore, col tiranno assassino. Giù con i media asserviti quasi tutti alla politica (quindi al parlamento italiano eletto con un numero di votanti così basso come prima non si era mai visto), la quale con i suoi partiti esangui, sempre meno autorevoli presso la pubblica opinione e sempre più omologati – fra il “patriottismo sovranista” della Meloni, l’euratlantismo blindato di Renzi e l’euratlantismo solo apparentemente più articolato di Letta non c’è pratica differenza – è a sua volta asservita agli alti comandi della NATO e al presidente degli USA, a sua volta asservito alla logica del potere, del profitto e della produzione dettatagli dai Signori di Davos. Che poi questi ultimi comincino a loro volta a preoccuparsi per le ripercussioni delle sanzioni alla Russia, è un altro discorso: e ne vedremo in atto le conseguenze fra qualche giorno.

Attenti quindi al pacifismo peloso di chi si preoccupa per i suoi interessi e i suoi profitti: se Mosca piangerà, non rideranno né Wall Street, né la City, né Francoforte. Questo è quanto preoccupa ora lorsignori, non certo i disagi e le sofferenze della gente. Mentre si continuano a ignorare o a fraintendere i segnali. Ad esempio, i russi indugiano a sottoporre Kiev alla stretta finale. Davvero si crede che siano stati impressionati dal fatto che il governo ucraino ha fatto girare qualche fucile tra gli adolescenti e i vecchietti? Davvero non ci sfiora il sospetto che stiano fermi in quanto sono in corso trattative e Putin intende dare agli ucraini il tempo d’una pausa di riflessione che, se volesse, potrebbe tranquillamente negare?

Ma intanto sono senza dubbio le vittime del momento a salire al proscenio e ad essere sistemati nelle lucenti vetrine massmediali. Che c’inondano di bambini e di bambine che piangono abbracciando orsacchiotti e bambolette e gattini, di vecchiette che penosamente attraversano le strade sotto i bombardamenti, magari perfino con quel Grandguignol di volti insanguinati e di cadaveri dilaniati che specie in TV è oggetto da sempre di un trattamento bipolare: vi sono cadaveri di serie A che si debbono mostrare per trasformarli nella moneta sonante del consenso e cadaveri di serie B che è meglio nascondere per non “turbare” chi li vede. Ed è evidente che i morti di Kiev ucraini sono di serie A: come le bambine che piangono avvinghiate agli orsacchiotti e le vecchiette che penano ad attraversare la strada per porsi al riparo.

Ma di grazia, razza di vipere e sepolcri imbiancati che non siate altro; ci voleva Kiev per svegliarvi all’umana compassione suscitata per ricavarne risultati politici antirussi? È vero che, in un passato anche recente, le città di Gaza, di Beirut, di Belgrado, di Kabul, di Baghdad, di Damasco, erano piene di cadaveri di serie B dei quali non si doveva parlare per non “turbare” le nostre coscienze, ma davvero non vi eravate accorti della massa di sofferenza che i nostri bombardamenti “chirurgici” e le nostre bombe “intelligenti” stavano provocando? Anzi, mi ricordo i gridolini di gioia che si alzavano dai salotti delle buone famiglie italiane, in quelle notti del 2003 in cui la TV ci mostrava il bombardamento di Baghdad, con il fantastico sfrecciare di quei raggi verdi sugli edifici presi di mira. Che spettacolo! Ci pensavate alla pena e al terrore là sotto? Bene: ora è il turno degli ucraini per soffrire e per aver paura. Domani potrebbe arrivare anche il nostro turno, e pensare che ci preoccupiamo già del gas per il riscaldamento. Se comincia così, la nostra volontà di resistenza…

Lavoriamo per la pace, dunque. Ma facciamolo con realismo, senza piagnistei e senza isterismi manichei. Manifestare per la pace ma al tempo stesso “schierarsi con l’Occidente”, “senza se e senza ma”, significa solo contribuire a correre a passo di carica verso una prosecuzione e un allargamento del conflitto che non può giovare a nessuno. Le guerre, le perdono tutti.

Fa riflettere il punto di vista argomentato da Bertinotti, intervistato da Concetto Vecchio per la Repubblica: “Con Mosca bisogna trattare non per essere neutrali ma realisti”.

L’ex presidente della Camera e leader di Rifondazione comunista: “Ha ragione il cardinale Parolin. L’alternativa alla trattativa è la guerra atomica”
Republica.it, 8 marzo 2022

Fausto Bertinotti, cosa bisogna fare per fermare Putin?
“Faccio mie le parole del cardinale Parolin: “Evitare l’escalation, fermare la guerra, trattare, trattare, trattare”.

Putin vuole davvero trattare?
“Ho fatto per tanti anni il sindacalista per non sapere che all’inizio di ogni trattativa si è convinti che la controparte non intenda negoziare. Il Fronte di Liberazione algerino mai avrebbe immaginato che la Francia si sedesse a un tavolo. Nella guerra in Vietnam si discusse per mesi sulla forma del tavolo. Poi lo si trovò, e pure l’accordo”.

Finora il Cremlino ha respinto una vera mediazione diplomatica.
“Se l’obiettivo è la pace la si persegue. Provando a guadagnare, passo dopo passo, condizioni politiche, cominciando dal cessate il fuoco”.

Chi dovrebbe negoziare?
“Zelensky e Putin, aiutati in ciò dalle Nazioni unite, se ci fossero, ma anche da forze come la Cina”.

Quale sarebbe il punto di caduta?
“L’Ucraina può scegliere di entrare nell’Unione europea, ma non nella Nato”.

Putin accetterebbe?
“Non sono nella sua testa di Putin, ma questo deve essere l’obiettivo della politica”.

Si può essere equidistanti di fronte ai civili uccisi?
“Non si deve essere affatto equidistanti, ma realisti. Qual è l’alternativa? Quella che Papa Francesco, inascoltato, ha definito la terza guerra mondiale a pezzi? La guerra atomica?”.

Quindi non è d’accordo sull’invio di armi agli ucraini?
“Assolutamente no. Tutti gli aiuti, ma non le armi”.

Perché?
“Significa trasformare una guerra locale in un conflitto mondiale”.

Sergio Cofferati, su “Repubblica”, ha ricordato l’aiuto militare che gli alleati diedero ai partigiani.
“Con tutta l’amicizia lo trovo un esempio fuorviante. Intanto si tratta di due realtà incomparabili. Allora gli Usa conducevano una guerra dichiarata contro la Germania nazista. Oggi nessuno ha dichiarato guerra alla Russia”.

Putin è il nuovo Hitler.
“È un errore grave perché confonde un disegno di potenza come quello che sta perseguendo Putin, di espansionismo nazionalistico, con una guerra ideologica come fu quella di Hitler. In quel caso era giusto abbatterlo”.

È stata evocata l’invasione della Polonia nel 1939.
“Ma qui siamo più prossimi alla Prima guerra mondiale che non alla Seconda. Quello che muove Putin è l’espansionismo autocratico che può essere combattuto soltanto con iniziative di pace concrete, non affilando le armi del conflitto ideologico”.

Ma se cade Kiev Putin non avrà vinto?
“Perché se mandiamo le armi il suo destino sarà diverso? Kiev si difende con le trattative”.

Così non si fa il gioco di chi ha invaso?
“C’è una pericolosa propensione a trasformare quanto sta avvenendo in una guerra ideologica. Sistema contro sistema. Ieri capitalismo contro comunismo. Oggi democrazia contro autoritarismo. Se la Nato rispolvera la teoria di Bush di esportare la democrazia con le armi compie un errore fatale”.

È andato in piazza sabato?
“Non ho potuto per un impedimento, purtroppo, ma ero lì col cuore. Ci vorrebbero centinaia di piazze, come avvenne per l’Iraq nel 2003”.

Ritiene che Putin abbia le sue ragioni?
“Putin sta commettendo un crimine di guerra, che ha finito per oscurare le ragioni che la Russia pure aveva prima della guerra. Ragioni che gli stessi diplomatici del realismo politico, da Henry Kissinger a Sergio Romano, hanno rilanciato in questi giorni a proposito dell’espansione ad Est della Nato”.

Come sostenere ora, nel concreto, la resistenza ucraina?
“Gli ucraini stanno lottando per la loro indipendenza, e questo merita rispetto e solidarietà ma rafforza anche la mia convinzione: va trovata una soluzione che riguardi l’Ucraina, non la Russia. Non dobbiamo essere noi a rovesciare Putin, quello è un compito che spetta ai russi non alla coalizione mondiale che lo contrasta”.

Cosa pensa delle sanzioni?
“Sono da praticare con il massimo della coesione possibile contro la guerra e in funzione della trattativa”.

Insomma, l’unica è parlare con Putin?
“Non si tratta di parlare, ma di trattare”.

Zelensky ha aperto ad una soluzione negoziale su Donbass, Crimea e Nato. Putin ci starà?
“Il punto non è sapere se Putin ci sta, ma come indurlo ad accettare un accordo. È compito della politica. Serve la grande politica”.

Tornando indietro per capire

«Kiev aveva già in programma una offensiva su larga scala contro la regione del Donbass. Sono ormai otto anni che le popolazioni russofone dell’Ucraina Orientale subiscono indicibili violenze e abusi da parte del Battaglione Azov sostenuto dalla NATO e dall’UE».

Gli Stati Uniti hanno sabotato l’accordo dell’ultimo minuto tra Ucraina e Russia

Lo storico e politologo turco Mehmet Perinçek ha fornito a United World International informazioni cruciali sull’inizio dell’operazione militare russa. Perinçek ha spiegato che un giorno prima dell’inizio, Germania, Francia, Ucraina e Russia hanno tenuto un incontro. In questo incontro, la Russia ha chiesto all’Ucraina la neutralità riguardo alla NATO. Perinçek ha affermato quanto segue: “C’è un dettaglio importante che contribuisce all’inevitabilità e all’inizio di questa operazione militare. I rappresentanti di Ucraina e Russia si incontrano con gli altri partecipanti al Normandy Format un giorno prima dell’inizio delle operazioni. Qui, la parte russa chiede all’Ucraina una dichiarazione di neutralità. L’Ucraina accetta questa richiesta. Ma solo un’ora dopo, cambia idea e la rifiuta. Entro quest’ora, si osserva che contattano i rappresentanti degli Stati Uniti. E gli Stati Uniti impediscono all’Ucraina di dichiarare la neutralità”. Perinçek ha continuato: “Questa è la ragione della posizione dura e intransigente che il presidente russo Putin mostra in seguito. La Russia ha ricevuto una promessa, che viene annullata un’ora dopo. Tutto ciò che l’Ucraina doveva fare era dichiarare la neutralità, proprio come aveva fatto prima la Finlandia. Quando l’Ucraina ha respinto tale richiesta, l’operazione è iniziata”.

Europa destinata alla guerra?
USA minacciati da una saldatura Germania-Russia. L’analisi spregiudicata di George Friedman, Presidente di Stratfor al Chicago Council of Global Affairs
di Alberto Forchielli
Facebook, 3 maggio 2015


Fuori dal giro che conta non sono in tanti a conoscere George Friedman, Americano di origini ungheresi, genitori scampati all’Olocausto negli USA, Fondatore e Presidente del think-tank Stratfor, “un’autorità” in materia di intelligence tattica e strategica globale, come lo ha definito il New York Times.

Eppure il video di un suo discorso, sobriamente intitolato su YouTube “ Europa: destinata alla guerra?”, doppiato e tradotto in francese e tedesco e ripreso da vari blog, è diventato virale.

Forse anche perché il nostro, presentato in gran pompa alla platea, parlava al Chicago Council of Global Affairs, sorta di sede distaccata dell’influente Council of Foreign Relations dove peraltro ha parlato altre volte, nel cui board figura anche Michelle Obama.

La conferenza stampa di Friedman risale in realtà allo scorso febbraio [2015]. A rilanciarla in rete ci ha pensato i l sito filo-russo The Saker, da poco ristrutturato e multilingue che, accortamente dal suo punto di vista, contrappone le parole di Friedman a quelle di Vladimir Putin nella conferenza stampa internazionale trasmessa in diretta tv un paio di settimane fa.

Un accostamento strumentale? Certo.

Ma il video di Friedman si limita a registrare, e le sue parole pesano come pietre.

L’analisi dell’attualità politica internazionale e della geopolitica americana che espone rivela un cinismo e una spregiudicatezza sconosciuti alla narrazione mediatica mainstream. Friedman affronta senza complessi la politica cara ai neoconservatori americani e, esponendo la strategia di Washington per mantenere il predominio mondiale, tocca temi sensibili in piena trasparenza o, se vogliamo, con una sconcertante franchezza.

Eccone un ampio florilegio, che prende spunto dal post di un blog francese.

Sull’Europa
“L’Europa non sarà implicata in grandi guerre come prima ma seguirà lo stesso destino degli altri paesi: avranno le loro guerre. Non ci saranno più centinaia di migliaia di morti ma l’idea di una ‘esclusività europea’ a mio avviso la condurrà a delle guerre. Ci saranno dei conflitti in Europa. Ce ne sono già stati, in Yugoslavia, e oggi in Ucraina.
“Quanto ai rapporti con gli Stati Uniti, non abbiamo relazioni con l’Europa. Abbiamo rapporti con la Romania, ne abbiamo con la Francia. Non esiste una ’Europa’ con cui gli Stati Uniti avrebbero rapporti. Se interrogate un polacco, un ungherese o un romeno, si sviluppano in un mondo totalmente diverso da un tedesco o da uno spagnolo, non ci sono punti in comune in Europa”.

Sulla geopolitica americana
“L’estremismo islamico è un problema per gli Stati Uniti ma non rappresenta una minaccia. La questione primaria per gli Stati Uniti, per la quale facciamo delle guerre da un secolo (guerre mondiali I e II, guerra fredda), è la relazione fra Germania e Russia. Perché uniti rappresentano la sola forza che potrebbe minacciarci, e bisogna fare attenzione che non ci si arrivi”.
“Gli Stati Uniti controllano tutti gli oceani, di conseguenza possiamo invadere ogni paese al mondo mentre nessuno può invaderci, ed è una bella cosa”.
“Mantenere il controllo del mare e dello spazio è la base del nostro potere”.
“Il miglior modo per vincere una flotta nemica è impedire che venga costruita. I britannici riuscirono ad assicurarsi che nessuna potenza europea potesse averne una facendo in modo che si dilaniassero fra loro”.
[E qui, osserva il blog francese, Friedman osa dire quel che in tanti pensano]
“Gli Stati Uniti non possono intervenire in tutta l’Eurasia, dobbiamo essere selettivi. Però possiamo fare alcune cose: dapprima sostenere i diversi poteri rivali, fornendo sostegno economico, politico, economico, anche militare in modo che si concentrino su loro stessi; poi, come ultima ratio, prendere delle misure di disorganizzazione”.
“La politica che raccomando è finanziare entrambe le parti in modo che si battano l’una con l’altra. E’ cinico, non è molto morale, ma funziona.
“L’obiettivo non è vincere il nemico ma destabilizzarlo”.
“La destabilizzazione è il vero scopo delle nostre azioni estere. Non instaurare una democrazia. Una volta destabilizzato un paese, dobbiamo dire ‘missione compiuta’ e tornarcene a casa. (È quel che stupidamente non abbiamo fatto subito in Afghanistan). In quanto Impero, non possiamo occupare l’intera terra, e nemmeno l’Eurasia. Non avremmo i numeri. I Romani [del resto] non hanno inviato in giro grandi armate, hanno piazzato dei governatori pro-Romani”.
“Gli Imperi che controllano direttamente i territori, si estinguono, come il caso dell’Impero nazista. Nessuno è in grado di farlo, bisogna mostrarsi più intelligenti”.

A proposito di Ucraina
“Il Generale Hodges comandante dell’armata americana in Europa, si è recato in Ucraina per annunciare che gli addestratori americani vi andranno ormai ufficialmente e non più ufficiosamente”.
“Il Generale ha dato delle medaglie ai combattenti ucraini, cosa che normalmente non è in grado di fare perché è riservata ai militari americani, ma l’ha fatto per mostrare che era il suo esercito”.
“Ci stiamo posizionando in tutti i paesi dell’Est europeo, approfittando della loro russofobia. Il generale Hodges è andato nei paesi Baltici per annunciare che verranno dispiegati blindati, e artiglieria pesante in quei paesi e in Polonia, Romania, Bulgaria.
“Ovviamente agiamo al di fuori del quadro NATO, qualcuno potrebbe opporsi, i Turchi per esempio.

… e di Russia
“Per la Russia lo status dell’Ucraina è un fatto esistenziale: non possono lasciar perdere. La questione per i russi è sapere se riusciranno a mantenere una zona neutrale cuscinetto, o se l’Occidente vi penetrerà così profondamente da ritrovarsi a 100 km da Stalingrado e a 500 km da Mosca”.
“Per gli Stati Uniti la questione è: dove si fermeranno i russi? Di qui l’annuncio del generale Hodges sulle armi che saranno dispiegate dal Baltico al mar Nero”.
“Il nostro scopo è creare un cordone sanitario intorno alla Russia. Questa è la soluzione per gli Stati Uniti”.
“La Russia lo sa. Gli Stati Uniti hanno messo le loro carte sul tavolo. La domanda a cui non abbiamo risposta è: cosa farà la Germania?”.

A proposito della Germania (e di una minaccia russo-tedesca)
Mentre gli Stati Uniti stendono il loro cordone sanitario e fra Europa e Russia e la Russia cerca di tirare l’Ucraina dalla sua parte, non conosciamo la posizione della Germania.
“Per gli Stati Uniti la paura fondamentale è che il capitale finanziario e la tecnologia tedeschi si saldino con le risorse naturali e la mano d’opera russe”.
“È l’unica alleanza che fa paura agli Stati Uniti, cerchiamo di impedirla da un secolo”.
Mentre gli Stati Uniti stendono il loro cordone sanitario e fra Europa e Russia e la Russia cerca di tirare l’Ucraina dalla sua parte, non conosciamo la posizione della Germania – che con la Russia ha relazioni particolari (per es. l’ex Cancelliere Schoeder oltre a presiedere il consorzio NorthStream è nel cda di Gazprom.
“La Germania è la nostra incognita. Cosa farà? Non lo sanno nemmeno loro, i tedeschi. È l’eterno problema della Germania, gigante economico, fragile a livello geopolitico. Dal 1871 la questione europea è questione tedesca”.

NOTA
In questo Grande Gioco Euroasiatico l’Europa più che alleata degli USA appare una mera pedina senza alcun peso, anzi, magari oggetto di alcune delle misure “destabilizzanti” ben illustrate da Friedman (sostegni a partiti pro Europa e anti Europa? Infiltrazioni/ pressioni/‘ricatti’ a livello finanziario? Politiche e narrazioni che contrappongono un paese all’altro?) e addirittura presto coinvolta in una nuova guerra, contro i nostri stessi interessi economici – così come a nostro danno sono state le sanzioni alla Russia. O è una neanche troppo larvata minaccia, nel caso qualche paese si vorrebbe opporre al disegno?
“Non siamo complottisti, siamo semplicemente meglio informati “– è il commento finale del blog francese dal quale, fra gli altri, abbiamo tratto spunto. Lo stesso post riporta il video sottotitolato in francese (qui quello doppiato, qui l’originale di YouTube con la presentazione).

Putin, invece…
Consapevoli del rischio di dar fiato alla propaganda russa, riportiamo alcune delle frasi significative del Presidente Russo riferite da The Saker nel cui post c’è anche un video, doppiato in francese, della conferenza stampa putiniana.
“La Russia non attacca l’Occidente, non aggredisce nessuno, difende solo i suoi interessi. Noi abbiamo solo due basi militari fuori dalla Russia, alla frontiera dell’Afghanistan, anche nell’interesse degli Usa. Loro hanno più di mille basi nel mondo. E saremmo noi gli aggressori? Il bilancio del Pentagono è 10 volte maggiore del nostro, e siamo noi che conduciamo una politica aggressiva…Per caso siamo noi ad avere delle basi ai confini degli Usa? Chi ha rinnegato il trattato sui missili? Chi installa missili alla frontiera dell’altro? Noi vogliamo relazioni paritarie con l’Occidente, in accordo coi nostri interessi nazionali. Abbiamo aspettato 20 anni prima di essere accettati dal WTO (Organizzazione Mondiale del Commercio) facendo molte concessioni; adesso [con le sanzioni alla Russia ndr] le norme del WTO vengono violate, e anche quelle dell’ONU e del diritto internazionale. Le sanzioni economiche sono il prezzo che paghiamo non per la Crimea ma per la nostra volontà di esistere come nazione e civiltà libera. Dopo la caduta del Muro di Berlino ci avevano promesso un congelamento della NATO, oggi è dappertutto alle nostre frontiere, è un nuovo Muro. Gli Occidentali hanno deciso che erano i vincitori. Bisogna smettere di costruire nuovi muri, e dar vita a un mondo comune umano, prospero e sicuro. Qualunque cosa facciamo per la distensione, incontriamo sempre rifiuti e resistenze da parte dell’Occidente. Gli ultimi Giochi Olimpici invernali di Sochi sono stati calunniati e dileggiati prima, durante e dopo: perché? L’Occidente vuole incatenare l’orso russo anche se ne sta nella sua tana, vuole strappargli unghie e denti, le sue armi nucleari. Poi lo impaglierà e si impadronirà del suo territorio. Noi non vogliamo che la pelle dell’orso russo venga appesa al muro. Non ha niente a che vedere con la Crimea”.

Il Ministero della Difesa russo afferma che l'”operazione speciale” dell’esercito russo avrebbe anticipato e sventato un’offensiva su larga scala delle truppe ucraine nel Donbass. Questa affermazione viene fatta sulla base di documenti pubblicati, redatti secondo l’accusa russa dalla Guardia nazionale ucraina, che confermano la preparazione da parte di Kiev di un’offensiva nel Donbass all’inizio di marzo. Secondo i documenti le truppe ucraine, che avrebbero dovuto essere impiegate nel Donbass, sarebbero state addestrate da istruttori americani e britannici a Lviv.

Guerra, “voi non capite, la Russia è con Putin”. Nipote di Gramsci tifa Zar
“Solo questo presidente garantisce la stabilità e gli interessi della nazione, io lo voterò ancora. I media occidentali non capiscono la situazione”
Affaritaliani.it, 8 marzo 2022


La guerra in Ucraina continua, Putin non ha nessuna intenzione di fermarsi, vuole conquistare Kiev e far cadere il governo Zelensky. Questa decisione ha portato alla presa di posizione netta di tutto l’Occidente e la Nato che hanno inflitto pesanti sanzioni alla Russia e armato gli ucraini. Ma c’è anche l’altra faccia della medaglia. “Mi ritengo – spiega Antonio Gramsci, nipote del fondatore del Pci – un moderato sostenitore di Vladimir Putin”. Parlare con lui significa anche fare un viaggio nella testa dell’elettore medio russo. Per provarci, a capire davvero. Nato e cresciuto a Mosca, dove nel 1921 il nonno, appena arrivato ammalato di tisi, aveva conosciuto in sanatorio e poi sposato Julia Schucht, da un quarto di secolo è un docente di musica e di biologia che insegna alla scuola in lingua italiana della nostra ambasciata. “Nessuna delle persone con le quali parlo è d’accordo con i media occidentali, che secondo me non ci stanno capendo molto, quando dicono che il presidente ha iniziato questa guerra senza alcuna ragione”.

“Il diavolo – prosegue Gramsci al Corriere – è sempre nei dettagli di questi otto anni di tensione continua con l’Ucraina, di un conflitto a bassa intensità nel Donbass che è andato avanti senza che il governo di Kiev facesse nulla per fermarlo. Nella Russia di oggi non esistono valide alternative a Putin. Questo la gente lo sente, lo capisce. Certo, a ogni elezione esiste un’altra possibilità di scelta, ma nessuna garantisce la stabilità di questo Paese come lui. Per questo l’ho votato e, quando sarà, penso che lo farò ancora”.

La guerra batteriologica

Il Ministero della Difesa russo afferma che i biolaboratori (di cui abbiamo già riferito nelle Parti precedenti) creati e finanziati dagli Stati Uniti in Ucraina hanno documenti che mostrano esperimenti con campioni di coronavirus di pipistrello. Secondo i documenti scoperti, la parte americana prevedeva di lavorare sui patogeni di uccelli, pipistrelli e rettili, con un’ulteriore studio sulla peste suina africana e l’antrace. Secondo il rapporto, di particolare interesse sono state le dettagliate informazioni sull’attuazione da parte degli Stati Uniti di un progetto per studiare il trasferimento di agenti patogeni attraverso gli uccelli che migrano tra l’Ucraina e la Russia e altri paesi vicini.

Il Ministero della Difesa russo ha affermato che lo scopo di questa e di altre ricerche biologiche finanziate dal Pentagono era la creazione di un meccanismo per la diffusione segreta di agenti patogeni mortali.
Gli Stati Uniti stavano conducendo le ricerche segrete sul coronavirus non solo in Ucraina, ma anche (dal 2017) nel laboratorio segreto dell’American Lugar Center di Tbilisi.

L’appaltatore del Pentagono nell’ambito di questo programma ha anche studiato i coronavirus nei pipistrelli in Cina poco prima dell’inizio della pandemia – fino al 2019.

Il finanziamento del governo degli Stati Uniti per questi studi è di circa 10,2 milioni di dollari, di cui 6,5 milioni di dollari in Georgia, Armenia, Azerbaigian, Turchia e Giordania e 3,7 milioni in Cina. E’ una parte del contenuto dei documenti recentemente rilasciati dalle autorità russe aventi ad oggetto le attività di ricerca biologica condotte dal governo USA in Ucraina.

A breve, il dipartimento della difesa russo pubblicherà il successivo pacchetto di documenti ricevuti dai dipendenti ucraini dei laboratori biologici e presentare i risultati del loro esame (RIA Novosti).

Ucraina: appello di Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk per Mariupol, “città trasformata in un cimitero”. “A tutto il mondo diciamo no alle uccisioni di massa”
Sir, 10 marzo 2022

“Ieri abbiamo visto le strazianti immagini del bombardamento di una clinica ostetrica. Abbiamo visto anche le immagini di fosse comuni nelle quali depongono centinaia di corpi esanimi. Oggi dobbiamo dire a tutto il mondo: No, No alle uccisioni di massa in Ucraina!”.

Sono parole di dura condanna quelle pronunciate oggi da mons. Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa greco-cattolica ucraina nel quotidiano videomessaggio. “Oggi è il 10 marzo 2022, ed è la quindicesima giornata di questa terribile guerra. Oggi la mia coscienza, la coscienza di ogni cristiano ci costringe ad alzare la voce per far suonare nel mondo intero la decisa parola “NO”, dichiarare la forte protesta contro il massacro della gente in Ucraina. In particolare, in questi ultimi minuti abbiamo visto le uccisioni di massa nella città assediata di Mariupol. Questa città, fondata dalla comunità greca come città di Maria, oggi si è trasformata in un cimitero per decine, migliaia di persone”. “Dai tempi di nazismo, dai tempi delle repressioni di Stalin, l’Ucraina non ha più visto queste sepolture di massa e le fosse comuni delle persone: senza dovuto rispetto, senza preghiera cristiana. Oggi dobbiamo dire a tutto il mondo: fermate le uccisioni di massa della gente!”. L’arcivescovo maggiore si sofferma a parlare della città di Mariupol. “Ormai da due settimane è completamente assediata. La gente muore di fame. La gente muore di freddo. Sulle loro teste cadono i razzi, i missili, le bombe. Oggi dobbiamo ricordare di loro, e a nome loro rivolgerci al mondo intero: chiediamo di aprire i corridoi umanitari. Date la possibilità a bambini, donne, anziani di uscire da questa città assediata e fredda. Date la possibilità di mandare loro viveri, medicine, dateci la possibilità di salvare la gente. A nome della città di Mariupol ci rivolgiamo al mondo intero: salvate il cielo sopra l’Ucraina. Fate di tutto per chiudere il cielo ucraino per le armi russe, per l’aviazione russa che bombarda la popolazione civile”. L’arcivescovo rivolge anche un accorato appello per gli sfollati: “Vi chiedo di non fare caso a che lingua parlano, che chiesa frequentano, che abitudini hanno. Aprite loro i propri cuori, le proprie case, accoglieteli nel nome di Dio. Oggi davanti ai nostri occhi in Ucraina si sta verificando un’enorme, terribile catastrofe umanitaria. Ma insieme possiamo farcela. Possiamo fermarla. Possiamo fermare questa guerra”. (M.C.B.)

Un mucchio di cadaveri viene gettato in una fossa comune alle porte di Mariupol, in Ucraina. In città è diventato impossibile dare sepoltura ai morti a causa degli intensi bombardamenti. Sono foto che facciamo fatica a pubblicare. Ma lo riteniamo necessario. L’ha spiegato bene la vicedirettrice del @corriere @bastefanelli: “Che senso ha guardare queste foto? Che senso ha farle mentre i bambini muoiono? Il senso è non sfuggire alla verità ultima, o prima, che al centro delle guerre – sotto le dichiarazioni, i deliri, le mappe, le macerie – ci sono persone che vengono ammazzate, cancellate dalla storia, la loro storia, unica e irripetibile come tutte le nostre storie, persone fatte volare via come fossero piume senza peso. «Mostrale a Putin», ha detto un medico al reporter dell’Ap” (Corriere della Sera, 10 marzo 2022 – AP Photo/Evgeniy Maloletka).

Segue parte 10: QUI.

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