Europa: costruisci ponti
‘La costruzione di muri e il ritorno dei migranti in luoghi non sicuri appaiono come l’unica soluzione di cui i governi siano capaci per gestire la mobilità umana’: così papa Francesco ha stigmatizzato ‘nazionalismi e populismi si riaffacciano a diverse latitudini’.
La situazione emergenziale è preoccupante: dalla Bosnia, alla Serbia, alla Polonia, alla Bielorussia, passando per la Grecia, tutti sono testimoni di una disumanità che stride con i valori su cui è fondata l’Unione Europea, come ha sottolineato nel dossier ‘Bussano alle nostre porte: Europa murata’ la Caritas:
“Il dialogo fra stati membri è necessario, ma è altrettanto necessario ribadire che alcuni valori non sono negoziabili, a partire dall’accoglienza e dalla protezione di chi, per una ragione od un’altra, è costretto a lasciare la propria casa.
La crisi dei migranti in questi giorni ha posto nuovamente l’attenzione sulla cosiddetta rotta balcanica, il percorso spesso utilizzato da chi, proveniente principalmente da Afghanistan, Pakistan e Siria, cerca di raggiungere l’Unione Europea alla ricerca di un futuro migliore. Una meta che diventa sempre più difficile e molti sono costretti a dormire all’aperto, in condizioni di estrema precarietà, fino a volte a morire di freddo”.
E’ un invito a non essere passivi, ha sottolineato p. Andrey Aniskevich, direttore della Caritas bielorussa: “La Caritas cerca di dare sostegno ai migranti attraverso le parrocchie e una rete di volontari distribuendo aiuti umanitari: coperte termiche, acqua minerale, barrette energetiche e guanti. Anche Caritas Polonia sta fornendo vestiti caldi, prodotti per l’igiene, giocattoli per bambini, cibo a 16 centri di accoglienza.
Nei prossimi giorni, nelle aree vicine al confine, verranno erette quattro delle cosiddette ‘Tende della Speranza’, a sostegno delle attività delle Caritas parrocchiali locali. Fungeranno da magazzini e luoghi di incontro dove verrà fornita tutta l’assistenza necessaria in questo momento di crisi. Questi aiuti includono la consegna e la distribuzione di vestiti invernali e la preparazione dei pasti”.
Secondo i dati di Frontex la rotta bielorussa nel primo semestre del 2021 è rimasta piuttosto secondaria rispetto alle altre, con 6.113 attraversamenti illegali. Nel solo mese di ottobre invece, i tentativi di accesso alla Polonia sono più che moltiplicati arrivando a quota 17.000, secondo quanto dichiarato dal governo di Varsavia, per un totale 30.000 dall’inizio dell’estate.
A partire dallo scorso agosto la stessa Polonia ha iniziato ad adottare una serie di misure per la militarizzazione della zona interessata nell’intento di limitare gli ingressi illegali. Tra le più significative, il dispiegamento di ulteriori 3.000 soldati lo scorso 19 ottobre ed altri 2.500 il successivo 25 ottobre, arrivando a contare un totale di circa 13.000 unità.
Inoltre, nelle settimane scorse, la Polonia ha annunciato l’intenzione di costruire un muro e rafforzare la recinzione al confine con strutture lunghe 180 chilometri, alte più di 5 metri, entro la prima metà del 2022, per una spesa totale di € 353.000.000:
“E proprio nel mese in cui ricorre l’anniversario della caduta del muro di Berlino, il dibattito all’interno delle Istituzioni europee ha visto alti esponenti appoggiare la richiesta dei paesi dell’Est Europa di fermare i flussi in arrivo dalla Bielorussia con muri e filo spinato, aprendo alla possibilità di usare i fondi dell’Unione per la realizzazione di tali barriere, anche sostenendo che nell’ambito del quadro legale attuale dell’Unione è possibile finanziare infrastrutture per la protezione dei confini della stessa.
Dichiarazioni che, sebbene smentite da altri esponenti, evidenziano la politica seguita sinora dalla Commissione e sostenuta da molti Stati membri per impedire, o almeno per contenere, i flussi migratori verso l’Europa occidentale, attraverso l’esternalizzazione delle frontiere e il finanziamento ai paesi membri nella gestione dei confini esterni, incluse infrastrutture per il monitoraggio dei confini”.
Nel contesto della situazione al confine con la Bielorussia, la Caritas polacca sostiene economicamente e materialmente i migranti attraverso pacchi umanitari contenenti cibo, acqua, coperte termiche e prodotti per l’igiene personale, in collaborazione con le parrocchie delle zone di frontiera. I beni necessari sono distribuiti anche ai centri d’accoglienza presenti in tutto il Paese.
Inoltre la Caritas bielorussa ha rilasciato una dichiarazione nella quale si sottolinea l’apprensione con cui tutto il mondo guarda alla situazione al confine tra Bielorussia e Polonia. Indipendentemente dal contesto politico, la crisi migratoria richiede soluzioni concrete e urgenti per il controllo dei flussi migratori e la solidarietà di tutti per raggiungere le persone, soprattutto le donne e i bambini, da troppi giorni bloccate alla frontiera. Dopo un incontro tra i vescovi della Bielorussia, è stata lanciata una raccolta di donazioni nelle diocesi.
Per sostenere gli interventi della Caritas per le popolazioni migranti in Bosnia Erzegovina e lungo le rotte migratorie europee si può donare on-line su www.caritas.it, oppure, specificando nella causale ‘Europa/ Rotte migratorie’ si possono utilizzare i seguenti conti intestati a Caritas Italiana:
Conto corrente postale n.347013; Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma –Iban: IT24 C050 1803 2000 0001 3331 111; Banca Intesa Sanpaolo, Fil. Accentrata Ter S, Roma – Iban: IT66 W030 6909 6061 0000 0012 474; Banco Posta, viale Europa 175, Roma – Iban: IT91 P076 0103 2000 0000 0347 013; UniCredit, via Taranto 49, Roma – Iban: IT 88 U 02008 05206 000011063119.
(Foto: Rsi.ch)