Ponti ad Amman per l’aiuto dei cristiani nel Medio Oriente

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“Cari fedeli tutti, non potendo essere presente lì con voi, esprimo (attraverso questo messaggio) tutta la mia gioia per la realizzazione del progetto ‘Ponti ad Amman’ e per la benedizione della Casa Sacro Cuore, edificio ristrutturato e riqualificato a Centro polifunzionale che, dal mese di settembre, ospiterà le attività previste dal progetto”.

Così inizia il messaggio del presidente della Cei, card. Gualtiero Bassetti, inviato  al patriarca di Gerusalemme, mons. Pierbattista Pizzaballa, in occasione dell’avvio del progetto ‘Ponti ad Amman’, finanziato dal Servizio per gli Interventi caritativi a favore del Terzo Mondo della CEI attraverso i fondi 8xmille ed ideato dall’Università Cattolica del Sacro Cuore nell’ambito delle iniziative promosse per celebrare il primo Centenario dalla fondazione.

L’intervento si propone di contribuire all’inclusione dei cristiani iracheni richiedenti asilo presenti in Giordania ed in particolare ad Amman, attraverso la promozione di percorsi di formazione sul tema dell’educazione inclusiva rivolti a insegnanti, counselor e famiglie irachene e giordane, nella quale saranno coinvolti docenti e ricercatori della Facoltà di Scienze della formazione e Psicologia dell’ateneo milanese.

Sarà inoltre avviato, con il supporto del Gemelli medical center, un servizio di screening medico e psicologico di minori con ‘bisogni speciali’, nonché l’organizzazione di incontri di educazione sanitaria sia per donne, minori e famiglie. Nel messaggio il card. Bassetti ha sottolineato il significato di casa:

“La cura e la custodia non sono atteggiamenti o sentimenti puramente estetici, ma dicono tutto dell’interiorità. Quando parliamo di casa, il pensiero subito corre ai posti dove siamo cresciuti, dove sono tuttora custoditi i nostri affetti.

E’ difficile parlarne con chi è costretto a fuggire verso luoghi più sicuri. A ben vedere, però, la casa non esprime solo fisicità, ma racchiude anche le pulsazioni di un cuore che sa farsi dono per gli altri, senza tornaconto personale. La Casa Sacro Cuore indica questo impegno preciso: farsi prossimi, fasciare le ferite e prendersi cura. E’ l’atteggiamento del Buon Samaritano che radica nel Sacro Cuore di Gesù”.

L’idea è nata da una richiesta di supporto da parte delle comunità locali che vivono in un contesto come quello della Giordania che si colloca tra i primi cinque Paesi del mondo ad ospitare un ingente numero di richiedenti asilo provenienti da zone in stato di crisi.

La vita dei profughi iracheni in Giordania non è priva di difficoltà e criticità, si tratta di una minoranza non considerata che non ha accesso al sistema sanitario nazionale, né al sistema scolastico statale. Sono tutte persone che vivono una situazione di grande sofferenza, pur riuscendo a restare testimoni della fede cristiana.

(Foto: Vatican News)

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