Italia in fiamme: per i vescovi i piromani sono ‘assassini ambientali’
Il Sud Italia è in fiamme con una situazione critica in provincia di Reggio Calabria, dove bruciano molte località dell’Aspromonte. Su proposta del presidente Nino Spirlì, la Giunta regionale calabrese ha deliberato la richiesta al Governo di dichiarazione dello stato di emergenza ‘in relazione agli eventi calamitosi derivanti dalla diffusione di incendi boschivi che stanno interessando il territorio della Calabria’:
“Il territorio della Calabria è stato diffusamente interessato, già a partire dal mese di giugno 2021, da un numero estremamente rilevante di incendi boschivi e di interfaccia che hanno provocato ingenti e gravi danni all’intero ecosistema regionale, ivi comprese le colture agricole, gli allevamenti, gli insediamenti civili, rurali ed industriali.
In particolare nelle ultime settimane di luglio e in quella di agosto si è assistito a una drammatica recrudescenza dei fenomeni, che hanno messo in concreto e immediato pericolo sia il patrimonio boschivo (anche quello vetusto, oggetto di tutela dell’Unesco) che quello abitativo e produttivo, con il proliferare di incendi di interfaccia che hanno provocato ingenti danni alle cose nonché, circostanza ancor più grave, la perdita di vite umane”.
Il colonnello Marco di Fonzo, comandante del Nucleo Informativo Antincendio Boschivo del Comando Carabinieri Tutela Forestale, ha spiegato le cause degli incendi:
“Abbiamo mappato più di 40 cause alla base degli incendi boschivi dalle ripuliture dei fondi, alle bruciature delle stoppe ai comportamenti dei piromani, che sono una percentuale residuale, al vandalismo. E’ capitato anche di giovani che hanno dato fuoco per vedere in azione la macchina dei soccorsi…
Dal nostro osservatorio si registra un aumento significativo, ma non estremo. Un terzo per numerosità e dimensione riguarda Sicilia e Sardegna. Molto esposte in questo periodo dell’anno la Calabria e la Puglia”.
Secondo la Coldiretti il caldo spinge i grandi incendi che sono più che triplicati in Italia (+202%) nell’estate 2021 con danni per milioni di euro all’ambiente, all’economia, al lavoro e al turismo nell’intera penisola, dalla Sicilia alla Calabria, dalla Sardegna alla Puglia, dalla Campania alla Basilicata fino ad Abruzzo, Marche, Molise e Toscana:
“Ma al conto dei danni immediati vanno aggiunti quelli a lungo termine considerato che per far rinascere tutto l’ecosistema forestale e tutte le attività umane tradizionali, dalla raccolta della legna a quella dei tartufi e dei piccoli frutti, dai ricerca dei funghi all’ecoturismo, saranno necessari circa 15 anni.
Una situazione angosciante che l’Italia è costretta ad affrontare, perché se da una parte 6 roghi su 10 sono di origine dolosa, con i piromani in azione, dall’altra per effetto della chiusura delle aziende agricole, la maggioranza dei boschi nazionali si trova senza sorveglianza per l’assenza di un agricoltore che possa gestirli in un Paese come l’Italia dove più di un terzo della superficie, per un totale di 11.400.000 ettari, è coperta da boschi con quasi 1 su 3 (32%) che in Italia fa parte di aree protette”.
Infine la Coldiretti ha chiesto di creare condizioni per prevenire gli incendi: “Per difendere il bosco italiano occorre dunque creare le condizioni economiche e sociali affinché si contrasti l’allontanamento dalle campagne e si valorizzino quelle funzioni di vigilanza, manutenzione e gestione del territorio svolte dagli imprenditori agricoli, anche nei confronti delle azioni criminali.
Peraltro i roghi che devastano le foreste hanno anche l’effetto di aumentare il deficit commerciale nel settore del legno, dove l’industria italiana è la prima in Europa ma importa dall’estero più dell’80% del legname necessario ad alimentare l’industria del mobile, della carta o del riscaldamento, per un importo di € 3.400.000.000 nel 2020 ed un incremento del 27% nei primi quattro mesi del 2021”.
Nel frattempo i vescovi calabresi hanno definito i piromani ‘assassini ambientali’, che stanno deturpando le risorse naturali: “Ed un incendio, oltre a depredare il corpo vivo della Madre Terra, distrugge migliaia di specie vegetali, rischia di far scomparire per sempre alcune specie animali, dilava il territorio e i corsi d’acqua.
A parte i costi economici per arginare gli incendi e ripristinare lo stato dei luoghi della Calabria verde, fanno male certi atteggiamenti di sufficienza, e talvolta di strafottenza di alcuni cittadini. Da qui la necessità di una coscienza collettiva, ma anche di una più incisiva azione delle istituzioni, ad ogni livello, perché prevenzione e monitoraggio possano divenire barriera sempre più alta a difesa dai continui attacchi…
Ricorrere agli incendi è del tutto estraneo ad ogni etica umana e cristiana! Il Signore fermi la mano degli sciagurati piromani e dia forza a tutti coloro che stanno lavorando per frenare il disastro”.
Anche dalla Chiesa siciliana arriva un severo monito per gli incendi da mons. Giuseppe Marciante, vescovo di Cefalù e delegato per i Problemi sociali, il Lavoro, la Giustizia, la Pace e la Salvaguardia del Creato:
“Non possiamo che condannare tali atti criminali e sperare che la giustizia faccia il suo corso rintracciando e punendo i colpevoli che, non solo hanno messo a ferro e fuoco tante parti della Sicilia, ma anche in pericolo la vita di coloro che sono impegnati da giorni e con spirito di abnegazione a domare gli incendi. A loro va la nostra gratitudine e la nostra riconoscenza”.
L’invito dei vescovi alla popolazione è quello di denunciare l’illegalità: “Nello stesso tempo invitiamo i tanti cittadini onesti a denunciare i piromani e a non coprire con l’omertà questi attentati contro la natura. In questi anni gran parte delle riserve dei nostri territori e dei nostri parchi, sono andate completamente distrutte con un danno incalcolabile all’ecosistema, dato che tanti endemismi non potranno più essere recuperati”.
Per i vescovi occorre una prevenzione seria, che sconfigga il disinteresse al bene comune, come ha scritto il papa nell’enciclica ‘Laudato sì’: “Rivolgiamo un appello alle Istituzioni a fare di più e a fare meglio anticipando tutti quei lavori di prevenzione, necessari a scampare scenari peggiori, ad impiegare le risorse umane e lavorative di cui la nostra Regione Siciliana dispone tutto l’anno e non solo nella stagione calda per un monitoraggio continuo dei territori.
Siamo consapevoli di come negli anni la politica abbia mortificato l’impegno soprattutto dei lavoratori forestali, facendone esclusivamente una riserva di consenso elettorale e prospettando soluzioni di stabilizzazione mai realmente adottate.
Gli incendi non solo feriscono il volto bello e buono della terra, ma tolgono il futuro a intere generazioni che, attraverso le risorse naturalistiche in nostro possesso, avevano progettato occasioni di lavoro e di sviluppo in particolare per i territori delle nostre aree interne.
Seppur rimangono insoluti i dubbi circa il movente di tali atti delittuosi, ci appelliamo alla coscienza di ogni donna e uomo perché si assumano nuovi stili di vita e perché ogni comunità cristiana e tutta la società civile rafforzino il proprio impegno nella custodia e nella salvaguardia del Creato”.