G8 di Genova: dopo 20 anni le previsioni erano giuste
“Io non ho indicazioni personali da darvi. Vorrei solo ricordarvi le parole di Gesù: ‘siate prudenti come il serpente e liberi come la colomba’. Voi avete preso l’iniziativa. Vi siete chiesti chi sono gli affamati, le vittime dell’ingiustizia e della violenza e avete proposto un impegno politico. Se in coscienza sentite che quell’impegno è giusto non fatevi frenare dall’eccessiva prudenza. Gesù ci invita a non essere avventati, ma anche ad essere liberi. Se pensate che sia giusto andare avanti, andate avanti. Siate puri e liberi come la colomba!”
Così diceva l’arcivescovo di Genova, card. Dionigi Tettamanzi, alle associazioni cattoliche, che gli presentarono un manifesto in occasione del G8, che si svolse a Genova dal 19 al 22 luglio 2001, a cui presero parte oltre all’Italia, Germania, Francia, Canada, Giappone, Regno Unito, Stati Uniti d’America e Ue e fu caratterizzato da gravi episodi di violenza e devastazione della città.
Per questo vertice le associazioni cattoliche si riunirono nelle settimane precedenti nel capoluogo ligure sul tema ‘Sentinelle del mattino. Guardiamo il G8 negli occhi’, per anticipare la riflessione sui grandi temi che sarebbero stati affrontati dai capi di Stato e di governo degli 8 Paesi presenti.
Ma gli eventi della storia presero altre pieghe violente, di cui ancora oggi la giustizia sta definendo le pene, culminate con la distruzione della città, l’uccisione di Carlo Giuliani da parte di Mario Placanica (accusato per omicidio ed assolto per legittima difesa) e l’irruzione finale da parte delle forze dell’ordine nella scuola di Bolzaneto e della Diaz, con la condanna di pochi giorni fa da parte della Corte europea.
Ma dopo 20 anni le riflessioni poste alla politica restano ancora valide: la protesta contro l’economia liberista e la deriva iperfinanziaria della globalizzazione; la ‘Tobin tax’ e le critiche allo strapotere delle multinazionali e del Fmi, accusate di imporre sacrifici ai Paesi in difficoltà per beneficiare degli aiuti, secondo il ricordo fatto dall’economista Riccardo Moro, allora coordinatore dell’associazionismo cattolico, ad Avvenire:
“Quando lanciammo le ‘Sentinelle del mattino’, partimmo da una citazione di Giovanni Paolo II: ‘non vi rassegnerete di fronte all’ingiustizia e alla guerra, ma sarete disposti anche a offrire la vita’. Scrivemmo il Manifesto con un gruppo di ragazzini che aveva una tensione etica altissima, mai vista prima di allora. Scegliemmo come simbolo il volto di Martin Luther King…
Dopo il G8 il percorso di gran parte di questo movimento non si interruppe: i giovani cattolici italiani furono ancora protagonisti del movimento pacifista che si mobilitò contro le guerre in Afghanistan e Iraq, le cui motivazioni si legavano in modo evidente alle dinamiche della globalizzazione.
La capacità di dialogo con realtà anche molto lontane dalle sensibilità ecclesiali furono notevoli. Il fisiologico ridimensionamento dei movimenti spontanei e una nuova stagione della vita ecclesiale interruppero quella stagione e il dialogo con la parte laica del movimento; la formazione sui temi della mondialità e dell’economia passava in secondo piano rispetto ai temi antropologici”.
Nel manifesto i cattolici sottolineavano che la vita umana è un valore universale: “Garantirla nel suo esistere e tutelarla nella sua dignità è responsabilità politica che la comunità internazionale, insieme a ciascuno di noi, è chiamata ad esercitare per il raggiungimento del bene comune.
Oggi nel mondo la dignità della vita umana è violata. Molti sono gli ambiti in cui questo accade, dalla guerra alla povertà, dal sapere privilegio di alcuni al potere monopolio di pochi. Noi sentiamo l’impegno di appartenere ad una famiglia, quella umana, che va oltre i confini nazionali e le logiche economiche”.
Rivolgendosi ai responsabili del G8, esplicitano il loro ‘sogno’: “Noi siamo qui perché anche noi abbiamo un sogno da realizzare: non vogliamo più essere i ricchi che guardano ai poveri da aiutare. Vogliamo essere cittadini di un mondo e di una comunità solidale che diano a tutti lo stesso diritto di avere necessità e offrire opportunità.
Noi siamo qui perché vogliamo realizzare il nostro sogno. Per questo facciamo a voi, che siete i nostri rappresentanti, le richieste che riteniamo punto di partenza perché ogni persona di oggi e di domani possa vivere autenticamente libertà, solidarietà e dignità”.
E riprendono le parole di san Giovanni Paolo II, che in occasione del Giubileo del 2000 aveva chiesto la remissione del debito: “Cancellare tutto il debito accumulato sino al 19 giugno 1999, la data della grande manifestazione di Colonia. Nel vostro linguaggio si tratta dello spostamento della data che divide il debito cancellabile da quello non cancellabile (cut off date);
cambiare i parametri che permettono di partecipare alla iniziativa internazionale per i paesi gravemente indebitati (iniziativa Hipc). Vogliamo che nei paesi indebitati siano assicurati beni e servizi fondamentali a tutti i cittadini. Solo il denaro restante dopo queste spese può essere utilizzato per pagare il debito;
concordare con i paesi indebitati e i rappresentanti della società civile del Sud e del Nord l’istituzione di un ‘Processo di arbitrato internazionale equo e trasparente’ per valutare in termini di giustizia l’ammontare effettivo del debito delle nazioni. La remissione del debito è questione di giustizia prima che di solidarietà”.
Nel manifesto si chiede di costruire il futuro attraverso la globalizzazione della solidarietà e le responsabilità: “Vogliamo che sia creato un sistema di regole nel commercio internazionale che permetta a tutti i paesi, e in particolare ai più impoveriti, di offrire sul mercato le proprie merci ad un prezzo equo, abolendo le barriere, a cominciare dalle nazioni del G8, e, per i prodotti agro-alimentari, prevedendo un meccanismo di regolamentazione produttiva e distributiva che definisca quote produttive alle nazioni e garantisca stabilità dei prezzi”.
Nel manifesto si chiede la tutela del lavoro e dell’ambiente: “Vogliamo che sia migliorata e venga applicata la legislazione internazionale che impedisce lo sfruttamento lavorativo delle persone. Costo del lavoro più basso e più competitivo non significa umiliante.
Vogliamo che siano riconfermati immediatamente gli accordi di Kyoto in tema ambientale e che sia indicato in modo trasparente il percorso futuro di rafforzamento dell´azione di tutela del creato”.
Ed anche una sanità pubblica: “Vogliamo che sia finanziata fortemente la ricerca pubblica in campo sanitario, per rendere possibile la produzione di farmaci per le malattie diffuse tra le popolazioni più povere.
Vogliamo regole che consentano produzione e distribuzione dei medicinali a costi sostenibili per le popolazioni più povere. Questo significa affrontare anche la questione della riforma della proprietà intellettuale”.
Il manifesto si conclude con l’esortazione ai giovani della Giornata Mondiale della Gioventù a Tor Vergata da parte di san Giovanni Paolo II: “Cari amici, vedo in voi le ‘sentinelle del mattino’ in quest´alba del terzo millennio. Nel corso del secolo che muore, giovani come voi venivano convocati in adunate oceaniche per imparare ad odiare, venivano mandati a combattere gli uni contro gli altri.
Oggi siete qui convenuti per affermare che nel nuovo secolo voi non vi presterete a essere strumenti di violenza e distruzione; difenderete la pace, pagando anche di persona se necessario. Voi non vi rassegnerete a un mondo in cui altri esseri umani muoiono di fame; restano analfabeti, mancano di lavoro.
Voi difenderete la vita in ogni momento del suo sviluppo terreno, vi sforzerete con ogni vostra energia di rendere questa terra sempre più abitabile per tutti”.
Un paio di mesi prima, nell’Ascensione, il card. Tettamanzi nell’omelia invitò i cattolici a salvare il lavoro dalla globalizzazione, prendendo spunto dal discorso di papa Paolo Giovanni II, pronunciato alla Pontificia Accademia delle Scienze Sociali:
“Ora, proprio il lavoro, che costituisce l´anello debole della catena economico-finanziaria, deve essere tutelato e protetto in questa stagione della globalizzazione. Sia pure brevemente accenniamo al perché e al come il lavoro può e deve essere tutelato”.
Nell’omelia l’arcivescovo faceva riferimento chiaro ai giovani cattolici con una nuova visione del mondo: “Vogliono giocare d´anticipo, due settimane prima del G8. Pacificamente. Il 7 luglio 2001, a Genova, si danno appuntamento giovani cattolici di numerose associazioni. Col patrocinio della Conferenza episcopale italiana. Il meeting l´hanno intitolato ‘Sentinelle del mattino. Guardiamo il G8 negli occhi’.
Ne è coordinatore Riccardo Moro, responsabile Cei del progetto di riduzione del debito dei paesi poveri. Ed estensore del manifesto attorno a cui ruoterà la riflessione.
La giornata si apre presso il teatro Carlo Felice di Genova. E si articola in gruppi di approfondimento su debito, ambiente, commercio internazionale e conflitti. In serata, concerto e marcia pacifica per le vie della città”.
(Foto:Vatican News)