I cattolici chiedono la riconversione delle testate nucleari

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Dal 22 gennaio è in vigore il trattato Onu che espressamente vieta sviluppo, sperimentazione, produzione, trasferimento, utilizzo, sostegno tecnico e logistico alla fabbricazione e al trasferimento delle armi nucleari: almeno 13.410 testate attive, di cui il 90% in gestione di Russia ed USA, a cui devono essere sommati 37.000 ‘cuori di plutonio’, già smantellati e stoccati in depositi ad hoc.

Anche papa Francesco nell’enciclica ‘Fratelli tutti’ ha sottolineato che lo smantellamento delle testate nucleari è ormai ‘sia una sfida sia un imperativo morale e umanitario’:

“Con il denaro che si impiega nelle armi e in altre spese militari costituiamo un Fondo mondiale per eliminare finalmente la fame e per lo sviluppo dei Paesi più poveri, così che i loro abitanti non ricorrano a soluzioni violente o ingannevoli e non siano costretti ad abbandonare i loro Paesi per cercare una vita più dignitosa”.

Partendo da questa affermazione abbiamo chiesto ad uno dei coordinatori dell’iniziativa contro le armi nucleari che ha coinvolto il mondo cattolico italiano, prof. Anselmo Palini, autore di libri su mons. Oscar Romero, don Primo Mazzolari, Marianella Garcia Villas, mons. Hélder Câmara, abbiamo chiesto di spiegarci come si è sviluppata l’iniziativa del mondo cattolico con la richiesta di ratifica del Trattato Onu di proibizione delle armi nucleari:

“Nel corso del mese di gennaio 2021, Mese della Pace, Brescia ha visto convergere, su un documento che chiedeva la ratifica del Trattato Onu di proibizione delle armi nucleari, gran parte delle associazioni cattoliche diocesane, centinaia di singole persone, esponenti del mondo della cultura, dell’università, del volontariato, Parrocchie e Unità Pastorali, decine di singoli sacerdoti.

Questo documento, con tutte le adesioni, è stato consegnato e illustrato alle autorità locali e al Vescovo, mons. Tremolada. Abbiamo poi esteso l’esperienza bresciana a livello nazionale proponendo un documento simile da far sottoscrivere ai Presidenti nazionali dei movimenti, delle associazioni e delle realtà del mondo cattolico italiano.

Anche questa iniziativa ha avuto un grandissimo e insperato riscontro: ben 44 presidenti nazionali hanno firmato l’appello con la richiesta a Governo e Parlamento di ratifica del Trattato Onu di proibizione delle armi nucleari.

Hanno firmato i presidenti nazionali di Azione cattolica e delle Acli, della Fraternità di Comunione e Liberazione e del Sermig, di S. Egidio e della Comunità papa Giovanni XXIII, del Movimento dei Focolari e del Movimento Cristiano Lavoratori, di Pax Christi e dell’Agesci, della Fuci e del Meic, di Confcooperative e della Rete Viandanti, del gruppo Abele e di Libera, del Centro Sportivo Italiano e della Federazione nazionale della Società di S. Vincenzo de Paoli, della Focsiv e dell’Associazione Teologica Italiana, del Coordinamento delle Teologhe Italiane e degli Amici di Raoul Follerau e così via.

L’istanza che proviene dal mondo cattolico, unitamente a quella della campagna ‘Italia ripensaci’ che ha coinvolto centinaia di sindaci e realtà della società civile, chiede di essere ascoltata dalle Istituzioni del nostro Paese. Oltre 50 paesi hanno ratificato il Trattato Onu di proibizione delle armi nucleari, che così è entrato formalmente in vigore. Se c’è la volontà politica, anche l’Italia in breve tempo lo può ratificare”.     

Perché l’Italia dovrebbe ripensare la propria posizione di contrarietà alla ratifica del Trattato Onu?

“L’Italia non ha partecipato alla discussione in sede Onu in occasione dell’adozione, nel 2017, del Trattato di proibizione delle armi nucleari e poi non ha portato in Parlamento la proposta della ratifica di tale documento, che ha tra i primi firmatari invece la Santa Sede.

L’Italia dovrebbe rivedere questa propria posizione in quanto le armi nucleari sono armi di distruzione di massa, dunque eticamente inaccettabili. Inoltre la presenza nelle basi di Ghedi (BS) e Aviano (Pordenone) di armi nucleari è in contrasto con l’art. 11 della nostra Costituzione dove si dice che il nostro Paese ripudia la guerra come strumento di offesa verso altri popoli.

Le armi nucleari sono evidenti strumenti di offesa in quanto armi atomiche di distruzione di massa, dunque non dovrebbero essere presenti sul territorio del nostro Paese”.

Perché l’Italia non ha ancora ratificato il Trattato dell’ONU?

“L’Italia non ha ancora ratificato il Trattato Onu di proibizione delle armi nucleari, e  neppure ha avviato una discussione in merito in sede parlamentare, poiché ha forze politiche in gran parte insensibili a queste tematiche, nonostante a più riprese la voce autorevole di papa Francesco abbia posto il nostro Paese e il mondo intero di fronte all’immoralità anche del semplice possesso di questi ordigni atomici.

L’Italia poi fa parte della Nato e per alcuni politici questo impedirebbe la ratifica del Trattato Onu. Una tale posizione non corrisponde alla realtà. In passato l’Italia ha ratificato il Trattato ONU contro le mine anche se molti Paesi Nato non hanno fatto la medesima scelta. Dunque è possibile che ogni Paese, nella sua autonomia e indipendenza, decida se ratificare o no il Trattato contro le armi nucleari”.

Come è possibile la conversione delle armi nucleari?

“La conversione ad usi civili delle armi nucleari non è possibile o comunque molto complicata. Le armi nucleari vanno semplicemente distrutte e gli arsenali smantellati. Il nostro Paese, che siede al G8, ossia al tavolo dei grandi della terra, con la propria ratifica darebbe un grande segnale in questa direzione”.

Come si articola il progetto del vostro comitato?

“La nostra iniziativa intendeva coinvolgere l’associazionismo cattolico italiano su questi temi, in coerenza con i ripetuti interventi di papa Francesco. Questo coinvolgimento è avvenuto ed ha avuto grande risalto sui mass media del mondo cattolico.

Ora si tratta, all’interno della campagna ‘Italia ripensaci’, di fare in modo che il mondo politico prenda atto di queste istanze che provengono dalla società civile e avvii un confronto parlamentare sulla proposta di ratifica del Trattato Onu contro le armi nucleari”.

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