Margherita: la santa disabile
Alcune settimane fa papa Francesco ha firmato il decreto per la canonizzazione della mistica cieca ‘scartata’ anche dai genitori, autorizzando il decreto che estende a tutta la Chiesa il culto della mistica disabile vissuta fra il 1200 e il 1300 nella città dell’Umbria benché fosse originaria di Metola, nelle Marche. Scartata anche dai genitori, analfabeta, morta ad appena 33 anni, è stata un’ ‘ancella del Vangelo’ accanto agli ultimi e agli emarginati come lei.
Nata cieca e deforme in una famiglia della piccola nobiltà, viene rinchiusa in una cella perché resti nascosta agli occhi del mondo. A 5 anni è portata dai genitori a Città di Castello in cerca di un miracolo che non si compie, ed è abbandonata. Dopo aver mendicato per le vie del borgo, è accolta dalle suore, ma la ripudieranno anche loro, come ha sottolineato mons. Domenico Cancian:
“Davvero Margherita ha sperimentato l’esclusione. Ma Dio trasforma ciò che all’uomo appare come un inciampo in qualcosa di prezioso”. Ed è accolta da una coppia di devoti che la accolgono in casa, diventando l’educatrice dei figli, ma anche un’amica di carcerati e infermi.
La sua frequentazione della chiesa dei frati predicatori la spingerà a entrare a far parte delle Mantellate domenicane, poi Terziarie secolari di san Domenico, come ha osservato il postulatore p. Gianni Festa:
“A molti Margherita apparirebbe una perdente, ma la sua vicenda è un richiamo a prendersi cura degli altri. La sua santità non nasce a tavolino; si radica invece nel popolo e non si è mai interrotta riaffiorando come un fiume carsico lungo i secoli”.
Mons. Cancian descrive la sua vita: “Margherita non sapeva né leggere né scrivere. Eppure era in grado di recitare a memoria tutti i Salmi. Ed era una disabile segnata dalla cecità. Handicap che lei, illuminata dallo Spirito Santo, ha elevato a opportunità. La sua avventura spirituale può essere riassunta in un motto: era cieca ma viveva nella luce.
Tutto ciò è uno schiaffo alla cultura dello scarto che valuta l’uomo o la donna soltanto con il metro dell’utilitarismo. Margherita è la testata d’angolo ricavata dalla pietra scartata: prima dalla famiglia che, rifiutando i suoi deficit, l’aveva rinchiusa in casa e poi abbandonata a Città di Castello, e persino da una comunità religiosa dove lei era entrata.
La sua vita poteva essere marcata dai risentimenti che ritengo lei umanamente avesse anche avvertito, ma li ha vinti con l’amore. E così è stata una donna che ha portato fra la gente la bellezza di una vita di preghiera e di donazione agli altri nel segno della carità e della vicinanza agli ultimi”.
Nel Codice della Legenda maior, ritrovato nella biblioteca dei domenicani a Bologna, si racconta di un miracolo: “Una suora di nome Venturella raccontava in pubblico un altro miracolo di lei, cioè che, poiché ella stessa per una malattia pensava di perdere un occhio, si recò da un medico, cioè dal figlio del maestro Imberto, il quale le chiese per la cura di quell’occhio un fiorino, dicendo inoltre che era incerto sulla guarigione dell’occhio medesimo.
E siccome detta Venturella per la povertà non riusciva a trovare quel fiorino, lamentandosi riferì queste cose a Margherita. Ma Margherita, sospirando per la pietà, semplicemente col pollice della mano destra toccò l’occhio della predetta Venturella e all’istante ogni gonfiore svanì dall’occhio e così il suo occhio fu allora completamente risanato”.
Anche dopo la morte la Legenda maior racconta altri miracoli: “Dopo la morte di Margherita, mentre il suo corpo era trasportato alla chiesa dei frati Predicatori, si raduna una gran folla di uomini e di donne e, poiché i frati volevano seppellire il suo corpo nel chiostro, come per ispirazione divina tra il popolo si alza un grido degno di stupore: ‘Non sia seppellita nel chiostro, ma nella chiesa; infatti costei è santa e da tutti è considerata santa’. Allora per opera dei frati dell’ordine ricordato, il suo corpo viene posto in una cassa e riportato nella chiesa.
Accadde che una fanciulla, muta e rattrappita, viene presentata dai genitori presso il corpo della beata Margherita e il corpo della beata la prese per la mano e fece sollevare la fanciulla che giaceva distesa.
E improvvisamente raddrizzata e liberata dal suo male, incominciò a parlare con chiarezza ed a gridare: ‘Sono stata risanata dai meriti della beata Margherita’. E da allora, per volontà dei suoi genitori, prese l’abito del beato Domenico e con esso visse per molti anni in santità di vita”.