Il bilancio vaticano in rosso

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Un deficit di € 49.700.000, risultante da entrate per € 260.400.000 e uscite per € 310.100.000: questo è un saldo ‘pesantemente influenzato dalla crisi economica causata dalla pandemia di Covid-19’. Quindi le casse della Santa Sede soffrono del calo delle entrate come è stato per il 2020, del quale non è ancora disponibile il bilancio, mentre nel 2019 il ‘rosso’ era stato di soli € 11.000.000, dai -75 del 2018, grazie ad un forte miglioramento della gestione finanziaria dei portafogli.

Per la prima volta, con l’obiettivo di dare maggiore visibilità e trasparenza alle transazioni economiche della Santa Sede “il Budget 2021 consolida il fondo dell’Obolo di San Pietro e tutti i fondi dedicati. Con entrate pari ad € 47.300.000 ed erogazioni a favore di terzi beneficiari pari ad € 17.000.000, la Santa Sede prevede un saldo netto di € 30.300.000 da questi fondi”.

Escludendo l’Obolo e i fondi dedicati, il deficit della Santa Sede sarebbe quindi di € 80.000.000 nel 2021. I ricavi sono diminuiti del 21% rispetto al 2019, a causa della riduzione di attività commerciali, in particolare la chiusura dei Musei Vaticani, servizi e attività immobiliari, come pure di donazioni e contributi”.

Il budget riflette anche un significativo sforzo nel contenimento dei costi, con spese operative, esclusi i costi del personale, ridotte del 14% rispetto al 2019: “Il mantenimento dei posti di lavoro continua ad essere una priorità per il papa in questi tempi difficili.

Inoltre, coerentemente con la propria missione, la maggior parte delle risorse della Santa Sede nel 2021 sarà dedicata a sostenere le attività apostoliche, pari al 68% delle spese totali, mentre il 17% è destinato alla gestione del patrimonio e di altri beni, e un 15% all’attività di amministrazione e servizi”.

Il prefetto della Segreteria per l’Economia, p. Juan Antonio Guerrero Alves, ha spiegato che sono stati ridotto drasticamente i costi delle consulenze per € 1.500.000, sono stati annullati tutti gli eventi previsti per il 2020, incluse le Visite ad limina, le Assemblee Plenarie, le Conferenze, i Congressi e gli eventi similari e si sono risparmiati € 1.300.000 e niente viaggi con un risparmio di tre milioni di euro. Inoltre non sono previsti acquisti di mobili e ristrutturazioni, risparmiando € 5.000.000.

Quindi l’impegno è quello di mantenere le spese per la necessità della missione e della carità. C’è poi il lavoro dell’APSA che da una parte “cerca di essere solidale con le persone e le imprese che hanno difficoltà a pagare gli affitti.

Dall’altro si sta riorganizzando per essere più efficiente nei suoi servizi e per migliorare il rendimento degli investimenti sia immobiliari che mobiliari…

La riduzione totale delle spese prevista è dell’8%. Se escludiamo le spese per il personale, che non abbiamo ridotto perché la protezione dei posti di lavoro e dei salari è stata una priorità, la riduzione sarebbe del 15%…

Papa Francesco insiste sul fatto che risparmiare denaro non deve significare licenziare i dipendenti, è molto sensibile alla situazione delle famiglie. Un momento di sfida finanziaria non è un momento per arrendersi, per gettare la spugna, non è un momento per essere ‘pragmatici’, dimenticando i nostri valori.

Ciò comporta che, almeno a breve termine, il 50% della spesa non sia flessibile. Inoltre, molti dicasteri svolgono la loro missione praticamente soltanto contando sulle risorse umane, le loro spese sono rappresentate per il 70, 80% dal costo del personale”.

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