Ricordando l’ambasciatore Attanasio

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Questa notte un aereo dell’Aeronautica militare ha riportato in Italia i corpi dell’ambasciatore  Attanasio e del carabiniere Iacovacci, uccisi da un gruppo di rapinatori nella Repubblica Democratica del Congo ed intanto papa Francesco, appresa la notizia, ha inviato un telegramma:

“Esprimo il mio sentito cordoglio per la scomparsa di questi servitori della pace e del diritto. Raccogliamo l’esemplare testimonianza del signor ambasciatore, persona di spiccate qualità umane e cristiane, sempre prodigo nel tessere rapporti fraterni e cordiali per il ristabilimento di serene e concordi relazioni in seno a quel paese africano; come pure quella del carabiniere, esperto e generoso nel suo servizio e prossimo a formare una nuova famiglia”.

Da molte organizzazioni non governative sono giunti molti attestati di cordoglio, come ha scritto il presidente di ‘Novae Epistolae’, Emanuele Fusi: “Carissimi amiche e amici, oggi è un giorno di estrema tristezza e dolore per la nostra fondazione… Luca Attanasio oltre ad essere una persona straordinaria era un grandissimo amico e sostenitore della Fondazione Novae Terrae ed ha collaborato attivamente con noi per tutte le nostre iniziative in Congo.

Solo qualche giorno fa Luca ha consegnato personalmente un farmaco salvavita ad una ragazza che versava in condizione gravissime e che grazie alla solidarietà internazionale noi siamo riusciti a fare arrivare in Congo.

Sono innumerevoli le sue iniziative a sostegno dei bisognosi. Lui, e la moglie Zaki, hanno fondato l’organizzazione ‘Mamma Sofia’ di cui più volte vi abbiamo parlato. Organizzazione a sostegno della vita e dei bambini degli orfanotrofi congolesi.

Grande cattolico, esempio di vita e persona straordinaria lascia tre bimbe, due gemelline di due anni e una di quattro e la moglie.

Credo che il modo migliore per ringraziarlo per il suo grande impegno a sostegno della vita e della nostra fondazione sia accompagnare con le preghiere il suo viaggio verso il Signore e, per dare continuità alla sua opera terrena, mi permetto di proporre una raccolta straordinaria di fondi da devolvere all’associazione ‘Mamma Sofia’. Io personalmente ho perso più di un amico, un vero fratello”.

Mentre l’Azione Cattolica Italiana, con Gianni Di Santo nel mensile ‘Segno nel mondo’, ha evidenziato la vita ‘bella’ dell’ambasciatore italiano: “La tragica vicenda dell’ambasciatore Luca Attanasio, del carabiniere Vittorio Iacovacci e dell’autista Mustapha Milanbo, in realtà è una storia che racconta la vita…

Luca, e gli altri, ci dicono che il buono e il bello ci sono, esistono, ma facciamo fatica a vederli, troppo presi dai nostri microcosmi parrocchiali e diocesani (per rimanere nei dintorni ecclesiali), troppo attenti a non guardare oltre la porta accanto, ai pianerottoli del secondo piano dove la vita scorre, e la storia minuscola riempie di pagine la Storia più grande…

Luca e gli altri, oggi, ci raccontano una storia di vita. Di impegno istituzionale, di volontariato sociale, di amore verso un popolo così distante dalle nostre comodità occidentali ma che ha bisogno della nostra attenzione e partecipazione, non solo emotiva.

Luca e gli altri, i nostri eroi della porta accanto. Che ci indicano una stretta feritoia, in quella piccola porta che dà sul cortile-mondo, che non è il buco della serratura, dove poter accarezzare le ferite dell’umanità. E, forse, anche le nostre”.

Anche il giornale dei Missionari Saveriani, a firma di Gianni Bregentani, ha ricordato che l’ambasciatore italiano era stato ospite della Casa Regionale dei Missionari Saveriani a Bukavu, nel Sud Kivu, accompagnato dal Console, sabato 20 e domenica 21 febbraio:

“Ufficialmente l’ambasciatore era in visita ai cittadini italiani di quella regione per prendere le impronte digitali e facilitare così il rinnovo dei loro passaporti, senza costringerli ad andare nella capitale Kinshasa, distante 2000 km, in un tempo difficile per i viaggi a causa della pandemia da Covid-19.

Anche l’anno scorso il diplomatico italiano si era recato a Bukavu, per esprimere vicinanza ai cittadini italiani e anche in quell’occasione era stato ospite dei Saveriani”.

L’articolo pone alcune domande cruciali: “C’è da chiedersi, come mai in quella strada, che corre parallela al confine con il Ruanda, continuino ad agire quasi indisturbati questi gruppi armati. Basterebbe un accordo tra i due paesi (Ruanda e Congo RD) per chiuderli in una morsa e metterli fuori gioco.

Manca forse, ci chiediamo, la volontà politica di metter fine a queste scorribande, che causano tanta morte e paura, per mantenere invece un clima di confusione, per allontanare la popolazione autoctona dalle proprie terre, le più ricche del paese, e lasciarle così in balia dei gruppi armati che controllano le miniere di materie prime importanti, dai diamanti all’oro al coltan?”

L’articolo evidenzia la drammatica situazione di quella zona: “L’uccisione del diplomatico italiano è solo la punta dell’iceberg di una tragedia immane, che oramai si consuma ogni giorno in quell’area del paese. Negli ultimi 20 anni sono milioni le persone che hanno perso la vita nei paesi dei Grandi Laghi.

Da qui l’esigenza di aprire un’inchiesta internazionale indipendente che chiarisca le ragioni non solo del barbaro assassinio dell’ambasciatore italiano e della sua scorta, ma anche della guerra infinita che ha già mietuto milioni di vittime, per la quale bisogna trovare una soluzione multilaterale tra tutti i paesi dei Grandi Laghi”.

Mentre don Tonio Dell’Olio, in ‘Mosaico di pace’ evidenzia il silenzio dell’informazione su un conflitto che si consuma nell’indifferenza, ricordando anche l’autista Baguma: “La perdita dei nostri due connazionali strazia l’anima delle loro rispettive famiglie e ci addolora. Non è giusto. Non deve succedere.

Mai e da nessuna parte al mondo. Ma chi ci racconterà di Mustapha Milambo Baguma? E’ l’autista congolese che guidava l’auto dell’ambasciatore Luca Attanasio e del carabiniere Vittorio Iacovacci. Di Mustapha nessuno ci riferisce se avesse una moglie o dei figli.

Sappiamo che era più fortunato di tanti suoi connazionali perché aveva un lavoro con un salario e sappiamo che è uno dei tanti congolesi vittime di violenze e razzie da parte di banditi, ribelli ed eserciti irregolari improvvisati che controllano le ricche miniere per conto terzi.

L’attentato di ieri ha aperto improvvisamente il sipario su una realtà che alcuni conoscono e denunciano da anni, molti ignorano completamente perché tanto non è cosa che ci interessa e pochi altri conoscono meglio di chiunque perché ne traggono lucrosi vantaggi economici con sistemi mafiosi che si camuffano come commercio internazionale di aziende multinazionali.

Se non sono i mandanti degli omicidi di ieri e degli altri giorni, sono tra i responsabili e quanto meno dovrebbero essere ascoltate come ‘persone informate sui fatti’”. 

La moglie dell’ambasciatore ucciso, Zakia Seddiki, è fondatrice e presidente dell’associazione umanitaria ‘Mama Sofia’, che aiuta 14.000 bambini di strada, garantendo assistenza alle loro madri, della Repubblica democratica del Congo, ricevendo il ‘Premio internazionale Nassiriya per la Pace 2020’, condiviso proprio con il marito.

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