Arezzo invoca la Madonna del Conforto per fare comunità
Ieri il segretario di Stato vaticano, card. Pietro Parolin, ha celebrato ad Arezzo la festa della Madonna del Conforto, nonostante le restrizioni a causa del covid 19, per inginocchiarsi davanti alla miracolosa terracotta mariana che nel 1796, illuminandosi, aveva fatto cessare il terremoto: “Siamo qui pieni di consolazione per contemplare personalmente Maria”.
Nell’omelia il vescovo della diocesi, mons. Riccardo Fontana, ha affermato che la Madonna è capace di confortare: “La Vergine di Nazareth, fin dal suo primo comparire nel Vangelo, ha dato prova della sua capacità di ascolto. Con la Parola di Dio in mano, di fronte all’Arcangelo Gabriele, che per conto dell’Altissimo le chiedeva collaborazione per soccorrere le persone ridotte in difficoltà dalla superbia del peccato, si fece pronta alla maternità di Gesù e di tutti i suoi fratelli, cioè noi cristiani che vogliamo raccogliere il Vangelo”.
La Madonna è stata sempre presente nella vita di Gesù ed in quella della Chiesa nascente: “Durante gli anni, da Betlemme al Calvario, non si separò mai dal Figlio di Dio – grazie a lei, diventato anche Figlio dell’Uomo… Un ascolto efficace, come quando a lei ti rivolgi e chiedi aiuto e sei certo che non si ferma alle apparenze, ma aiuta a risolvere.
Dopo la Resurrezione, alla Chiesa nascente, impaurita dalla Croce, è lei che si fa presente nel Cenacolo, ascolta e conforta ricordando la promessa che Dio non abbandona nessuno”.
E questa storia è stata istoriata dal pittore provenzale, Guillaume de Marcillat, nel rosone maggiore di questa Cattedrale, raccontando Maria, il giorno di Pentecoste, provvida accanto agli Apostoli e amici di Gesù:
“Il modo con cui la Madonna consola non sta in strepitosi atti che sovvertono l’ordine della natura. Induce tutti noi a recuperare il rapporto con Dio, facendosi attore della nostra Terra, non più suddito e neppure muto gregge, ma popolo credente, popolo di Dio.
Tu vieni a rinnovare la tua fiducia in Dio e con ciò stesso ti svincoli dalle preoccupazioni del tempo e, recuperando la qualità di figlio, ti fai libero; ritrovi il coraggio di fare la tua parte nel mondo, nella tua vita personale, ma anche nel tuo impegno nel sociale”.
Anche se è un sogno mons. Fontana vuole la città come comunità: “So bene che pare un’utopia difficilmente realizzabile anche solo concepire Arezzo come una comunità vera, ma questa è la Festa del risveglio possibile.
Questo giorno nelle brume dell’inverno serve per fermarci: stare per pensare e ricominciare da capo. E’ un’operazione riconducibile alla Madonna. Avviene nel segreto delle coscienze, dove a nessuno è lecito entrare, se non alla persona stessa e a Dio”.
La Madre di Dio dona conforto perché dà coraggio: “Il conforto viene dalla qualità. Ti rendi conto di essere una persona amata da Dio, qualunque siano i tuoi meriti o i tuoi sbagli fatti finora. Il conforto di Maria, Madre della Chiesa, è d’essere disposta sempre ad accogliere, pronta a ridarti fede e coraggio.
Quindi il conforto è una strada rigenerativa: “La Madre di Dio assume, nella tradizione biblica, il ruolo della Ghebirà, cioè la Madre del Re vincitore che intercede per i bisogni dei poveri. E’, al tempo stesso, la Madre della Chiesa che, accanto e in continuo dialogo con il Cristo, torna a ridarci fiducia, ogni volta che umilmente ci rivolgiamo a lei”.
Per questo il popolo aretino la invoca: “Il popolo che, di fronte ai mali che ci rattristano in questo tempo di pandemia, non ha cessato mai un solo giorno di invocare il suo aiuto. Sa di poter contare sulla Madre che ascolta, Madre che interviene, Madre mediatrice della Grazia divina”.
Però l’arcivescovo ha ribadito la necessità di fare comunità: “Dalla situazione di emergenza in cui siamo, si esce certamente. Occorre tuttavia non già ricostruire ciò che è andato perduto, ma fare comunità perché tutti insieme possiamo costruire una pagina nuova della storia, quella universale ma anche quella aretina. Il papa ci invita a riconoscerci fratelli tutti. Nella Scrittura, chi divide è il diavolo, che accusa, rifugge dal bene comune e produce ogni contrapposizione”.
Ed ha indicato la cattedrale come unità: “Questa Chiesa Cattedrale, visibile da tutta Arezzo, è il segno dell’unità possibile. Fatta da milioni di pietre, ci ricorda che c’è posto per tutti e che il sogno diventa realtà se, con l’aiuto di Maria Madre del nostro Conforto, che è Gesù, ci impegneremo a rimuovere le asperità che dividono e a trovare quella comunicazione essenziale e provvida, che riesce a farci un unico soggetto capace di meraviglie”.
(Foto: Diocesi di Arezzo)